QUESTI SONO DATI CHE HO PRESO DAL SITO DELL'INAIL, VEDRETE CHE GLI INFOTUNI E LE MORTI BIANCHE SONO DIMINUITE,QUESTO E SUCCESSO SICURAMENTE NON PERCHE E STATO MODIFICATO IL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA, MA SICURAMENTE SOLO PER IL SEMPLICE FATTO CHE NEL 2009 SONO SPARITI MOLTI POSTI DI LAVORO...QUINDI NON ABBASIAMO LA GUARDIA E NON GRIDIAMO VITTORIA I MORTI ANCORA CI SONO,ANCHE FOSSERO DIMINUITI AD UN MORTO SOLO IO NON GIOIREI,ESULTERO' SOLO QUANDO NON CI SARANNO PIU' MORTI BIANCHE...SOLO IN QUEL CASO ESULTERO' DI GIOIACalano infortuni e morti sul lavoro: è la flessione più alta dal 1993. Aspetto particolarmente significativo: la riduzione maggiore ha riguardato gli infortuni in occasione di lavoro - quelli effettivamente verificatisi durante lo svolgimento delle attività lavorative - per i quali il numero delle denunce si è ridotto del 10,2%, a fronte di un calo del 6,1% degli infortuni in itinere (avvenuti durante il tragitto casa/lavoro e viceversa).
Analoga - anche se in misura meno sostenuta - la flessione dei casi mortali: quelli in occasione di lavoro sono passati dagli 829 del 2008 ai 767 del 2009 (-7,5%), mentre i decessi in itinere sono scesi da 291 a 283 (-2,7%). Sempre nell'ambito degli infortuni mortali in occasione di lavoro, di particolare importanza è il numero di quelli occorsi sulla strada a lavoratori che operano in questo specifico ambito (autotrasportatori di merci o di persone, rappresentanti di commercio, addetti alla manutenzione stradale, ecc.), scesi comunque dai 338 casi del 2008 ai 303 del 2009 (-10,4%).
"E' dal 1993 - quando vi fu un calo dell'11,7% degli incidenti rispetto al 1992 - che nell'andamento complessivo degli infortuni non si registrava una flessione di questo livello" afferma Marco Sartori, Presidente dell'INAIL. "Nel 2008, anno pure molto positivo, la riduzione si era attestata invece intorno al 4,1%. In questo contesto, di per sé significativo, è importante sottolineare come parte sensibile della riduzione abbia riguardato gli infortuni relativi all'effettivo svolgimento dell'attività lavorativa: 79.064 casi in meno è un numero davvero rilevante". Per quanto riguarda, invece, "la diminuzione più contenuta dei casi mortali, diminuzione pure rilevante", ricorda Sartori, "è un ambito dove il margine di contenimento di per sé è minore, trattandosi di cifre già sensibilmente ridotte nel corso di questi ultimi anni: basti pensare che, nel 2001, i decessi erano stati 1.546".
La crisi economica riduce del 3% il tempo di esposizione al rischio. Il 2009 è stato un anno fortemente condizionato dalla grave crisi economica internazionale che ha interessato il nostro Paese già a partire dalla seconda metà del 2008 e poi si è protratta e acutizzata nel corso dei mesi successivi. Tutto ciò si è tradotto non solo in un calo del numero di occupati (secondo l'Istat pari al -1,6%), ma anche in una riduzione nella quantità di lavoro a seguito di interventi operati dalle aziende: dai tagli di straordinario e di lavoro temporaneo al ricorso alla cassa integrazione.
Complessivamente - sulla base di elaborazioni effettuate da una parte sui dati Istat in relazione agli occupati e alle ore lavorate pro-capite e, dall'altra, sulle informazioni dell'INAIL rilevate dagli archivi DNA (Denuncia nominativa assicurati) - è possibile stimare che il tempo di lavoro e, quindi, di esposizione al rischio di infortuni abbia subito una contrazione media generale di circa il 3%, con una forte variabilità a livello territoriale, settoriale e di dimensione aziendale. Una percentuale che fa ragionevolmente ritenere che la riduzione reale degli infortuni sul lavoro, calcolata in termini di incidenza - depurata cioè della componente "perdita di lavoro" - si possa stimare pari a -7% per gli infortuni in generale e a -3,4% per quelli mortali.
"L'effetto della crisi in termini di riduzione degli infortuni sul lavoro di sicuro c'è stato, ma ha riguardato solo una componente minoritaria del fenomeno", valuta Sartori. "Le riduzioni più significative in termini numerici sono, invece, da attribuire all'effettivo miglioramento dei livelli di sicurezza in atto ormai da molti anni nel nostro Paese e vanno interpretate, pertanto, come il risultato delle politiche messe in atto da governi, parti sociali - aziende e sindacati - e da tutti i soggetti che agiscono in materia di prevenzione, a partire certo dall'INAIL. Si tratta, del resto, di un dato in linea con un trend storico consolidato: se analizziamo, infatti, l'andamento infortunistico dal 2002 al 2009 vediamo come gli incidenti complessivi siano diminuiti del 20,4% e i casi mortali del 29%
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