La Cisl presa in contropiede avverte i "suoi" metalmeccanici ribelli, pronti a scioperare martedì prossimo sotto le bandiere della Cgil. Una mossa che ai piani alti di via Milazzo, sede del sindacato cattolico, non è andata proprio giù: «Attenti, così inseguite la Camusso, sono già abbastanza irresponsabili loro, non mettiamoci anche noi», dice il segretario regionale Cisl Giorgio Graziani.
Ma è un appello che rischia di cadere nel vuoto, almeno stando alle notizie che arrivano dalle fabbriche dove cresce la rabbia per la manovra del governo Berlusconi. Dopo la rivolta dei delegati sindacali della Fim alla Oerlikon - «non terremo in piedi questo esecutivo di dilettanti» - ieri anche i lavoratori della Saeco hanno annunciato uno sciopero di quattro ore in concomitanza con la manifestazione Cgil di martedì. E alla Gd di via Battindarno decideranno lunedì come muoversi: anche in questo caso l´ipotesi più probabile rimane quella dello stop di quattro ore.
«Vengano tutti in piazza con noi, deve essere una grande manifestazione di popolo», invita il segretario della Camera del lavoro Danilo Gruppi, che incassa anche l´adesione della Federazione della sinistra dopo che molti big del Pd locale hanno annunciato la loro presenza. Tra loro anche il sindaco Virginio Merola, che ieri, dopo l´annullamento dell´incontro con i sindaci del Nord a Venezia previsto per il 6 settembre, ha comunicato a Gruppi che sarà presente in piazza con la Camera del Lavoro.
«Lo sciopero generale di martedì prossimo - continua Gruppi - deve segnare davvero un´occasione straordinaria di reazione, di impegno, di partecipazione. Così, a Bologna, abbiamo inteso i nostri tre cortei e così abbiamo pensato la nostra manifestazione in Piazza Maggiore: l´iniziativa di un popolo grande e variegato che si rimette in cammino, per dire: basta. Cambiare si può».
Gruppi non ha però digerito del tutto l´uscita del presidente degli industriali bolognesi Alberto Vacchi, che vorrebbe continuare il dialogo su nuovi modelli contrattuali nonostante le divisioni sulla manovra. «L´articolo 8 deve essere stralciato altrimenti non si va da nessuna parte nemmeno a Bologna - dice Gruppi - non tratto con chi si incontra sottobanco col governo».
Intanto Cisl e Uil si muovono, spinti anche dai malumori che arrivano dalla loro base, annunciando sette giorni di mobilitazione con presìdi e gazebo in tutta la regione che si concluderanno sabato con una manifestazione in piazza Roosevelt davanti alla prefettura, sede locale del governo. «Ma in piena coerenza con la nostra strategia secondo cui lo sciopero non paga», sottolinea il segretario regionale della Uil Gianfranco Martelli. In perfetta sintonia col collega della Cisl Graziani, che però in più deve fare i conti con le tute blu ribelli. «In ogni grande organizzazione ci sono persone che vanno oltre - ammette - ma protestare con la Cgil e scioperare adesso è irresponsabile».
Pronto alla protesta anche il sindacalismo di base, che martedì organizza per il proprio sciopero cortei separati dalla Cgil («Le nostre richieste sono più radicali», attacca Massimo Betti dell´Usb) e dà vita a una «Via crisis» con fermate davanti ai luoghi simbolici «negativi della crisi»: consolato greco, prefettura e Confindustria, per finire in piazza Santo Stefano sotto casa di Romano Prodi, colpevole secondo i sindacati di base per l´ingresso nell´euro.
Ma è un appello che rischia di cadere nel vuoto, almeno stando alle notizie che arrivano dalle fabbriche dove cresce la rabbia per la manovra del governo Berlusconi. Dopo la rivolta dei delegati sindacali della Fim alla Oerlikon - «non terremo in piedi questo esecutivo di dilettanti» - ieri anche i lavoratori della Saeco hanno annunciato uno sciopero di quattro ore in concomitanza con la manifestazione Cgil di martedì. E alla Gd di via Battindarno decideranno lunedì come muoversi: anche in questo caso l´ipotesi più probabile rimane quella dello stop di quattro ore.
«Vengano tutti in piazza con noi, deve essere una grande manifestazione di popolo», invita il segretario della Camera del lavoro Danilo Gruppi, che incassa anche l´adesione della Federazione della sinistra dopo che molti big del Pd locale hanno annunciato la loro presenza. Tra loro anche il sindaco Virginio Merola, che ieri, dopo l´annullamento dell´incontro con i sindaci del Nord a Venezia previsto per il 6 settembre, ha comunicato a Gruppi che sarà presente in piazza con la Camera del Lavoro.
«Lo sciopero generale di martedì prossimo - continua Gruppi - deve segnare davvero un´occasione straordinaria di reazione, di impegno, di partecipazione. Così, a Bologna, abbiamo inteso i nostri tre cortei e così abbiamo pensato la nostra manifestazione in Piazza Maggiore: l´iniziativa di un popolo grande e variegato che si rimette in cammino, per dire: basta. Cambiare si può».
Gruppi non ha però digerito del tutto l´uscita del presidente degli industriali bolognesi Alberto Vacchi, che vorrebbe continuare il dialogo su nuovi modelli contrattuali nonostante le divisioni sulla manovra. «L´articolo 8 deve essere stralciato altrimenti non si va da nessuna parte nemmeno a Bologna - dice Gruppi - non tratto con chi si incontra sottobanco col governo».
Intanto Cisl e Uil si muovono, spinti anche dai malumori che arrivano dalla loro base, annunciando sette giorni di mobilitazione con presìdi e gazebo in tutta la regione che si concluderanno sabato con una manifestazione in piazza Roosevelt davanti alla prefettura, sede locale del governo. «Ma in piena coerenza con la nostra strategia secondo cui lo sciopero non paga», sottolinea il segretario regionale della Uil Gianfranco Martelli. In perfetta sintonia col collega della Cisl Graziani, che però in più deve fare i conti con le tute blu ribelli. «In ogni grande organizzazione ci sono persone che vanno oltre - ammette - ma protestare con la Cgil e scioperare adesso è irresponsabile».
Pronto alla protesta anche il sindacalismo di base, che martedì organizza per il proprio sciopero cortei separati dalla Cgil («Le nostre richieste sono più radicali», attacca Massimo Betti dell´Usb) e dà vita a una «Via crisis» con fermate davanti ai luoghi simbolici «negativi della crisi»: consolato greco, prefettura e Confindustria, per finire in piazza Santo Stefano sotto casa di Romano Prodi, colpevole secondo i sindacati di base per l´ingresso nell´euro.
(03 settembre 2011)

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