venerdì 10 febbraio 2012

Il figlio dell’operaio

Secondo un’indagine del Censis il 44,8% dei figli di operai fa l’operaio. Mentre il 40% dei figli di borghesi fa il borghese. E il 63,8% di quelli dei piccolo borghesi fa il piccolo borghese. E’ la fotografia drammatica di un Paese bloccato, nel quale la mobilità sociale è pressoché ferma e nel quale in qualche modo si è condannati (nel male per gli operai e nel bene per i borghesi) a fare quel che facevano i propri genitori. Vi ricordate la canzone di Paolo Pietrangeli “Contessa”? “Del resto mia cara di che si stupisce? / Anche l’operaio vuole il figlio dottore / e pensi che ambiente che può venire fuori / non c’è più morale contessa”.
Bene, siamo rimasti quasi inchiodati lì. E quindi è abbastanza irritante che si continui a parlare di “sfigati”, “mammoni” e adoratori del “posto fisso” mentre questo Paese non è in grado di offrire le pari opportunità a prescindere dall’ambiente sociale. Dicono: da noi non potrà mai nascere uno Zuckerberg che inventa Facebook o un Gates o un Job. Giusto, ma dove sta l’inghippo? In politiche del lavoro sbagliate? Nella rigidità della mobilità e nella mancanza di incentivi? Non sarà mica colpa anche questo dell’articolo 18? Vuoi vedere che se togliamo tutte le tutele avverà il miracolo che gran parte dei figli degli operai diventeranno, non il milionario dei social network, ma almeno dottori? Per favore, smettiamola con queste piccole armi di distrazione di massa.

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