VENEZIA — Sono ore cruciali per il futuro del commercio veneto. Da una parte l’assessore all’Economia, Isi Coppola, decisa a far approvare entro l’anno dal Consiglio regionale il suo disegno di legge già «benedetto» dalla giunta Zaia che raddoppia da 12 a 24 le aperture domenicali e prolunga l’orario dei negozi da 13 a 15 ore al giorno (permesso di vendita dalle 7 alle 22); dall’altra Cgil, Cisl e Uil, «pronte alla lotta». In mezzo l’incontro di ieri a Palazzo Ferro Fini, che ha visto le parti non retrocedere di un millimetro dalle rispettive posizioni, nonostante la mediazione del presidente dell’assemblea Clodovaldo Ruffato, del presidente della commissione Attività produttive Luca Baggio e di diversi consiglieri.
«Siamo molto preoccupati per un’operazione avviata prima dell’approvazione della nuova legge sul commercio, che avrebbe messo finalmente ordine nel settore, e soprattutto in un periodo di crisi, gravato dalla riduzione della capacità di spesa e quindi dei consumi — rivela Maurizia Rizzo della Fisascat Cisl—. Non è vero che di domenica la gente spende di più, i soldi sono sempre quelli, semplicemente può spostare al fine settimana gli acquisti. Ma a quale prezzo? Si impoveriscono i centri storici e si altera il rapporto tra commercio tradizionale e grande distribuzione. Il primo rischia di perdere molti negozi, che non avendo la forza economica di tenere le serrande alzate sette giorni su sette, anche perchè nei festivi la paga dei dipendenti aumenta fino al 50%, sono destinati a chiudere. La seconda paga lo scotto di peggiorare le condizioni di lavoro del personale e la qualità del servizio e di veder aumentare il precariato». L’altro problema è che la maggioranza dei dipendenti del commercio sono donne, spesso madri di famiglia, desiderose di passare la domenica a casa con i propri cari. «E poi non sono supportate da adeguati servizi—osserva Luigino Boscaro, della Uil Tucs—di domenica, e di notte, sono garantiti trasporto pubblico, asili, assistenza agli anziani, uffici pubblici? Quando questa indispensabile rete sarà assicurata, potremo iniziare a parlare anche di vetrine illuminate la domenica. Ma per adesso non si possono calpestare gli interessi dei lavoratori e sconvolgere la cultura di un Paese tradizionalmente legato alle festività».
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| In notturna: negozi aperti dalle 7 alle 22 (Archivio) |
Michela Nicolussi Moro

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