venerdì 28 ottobre 2011

Negozi aperti la sera e di domenica La Regione: «Si parte entro l’anno»


VENEZIA — Sono ore cruciali per il futuro del commercio veneto. Da una parte l’assessore all’Economia, Isi Coppola, decisa a far approvare entro l’anno dal Consiglio regionale il suo disegno di legge già «benedetto» dalla giunta Zaia che raddoppia da 12 a 24 le aperture domenicali e prolunga l’orario dei negozi da 13 a 15 ore al giorno (permesso di vendita dalle 7 alle 22); dall’altra Cgil, Cisl e Uil, «pronte alla lotta». In mezzo l’incontro di ieri a Palazzo Ferro Fini, che ha visto le parti non retrocedere di un millimetro dalle rispettive posizioni, nonostante la mediazione del presidente dell’assemblea Clodovaldo Ruffato, del presidente della commissione Attività produttive Luca Baggio e di diversi consiglieri.
«Siamo molto preoccupati per un’operazione avviata prima dell’approvazione della nuova legge sul commercio, che avrebbe messo finalmente ordine nel settore, e soprattutto in un periodo di crisi, gravato dalla riduzione della capacità di spesa e quindi dei consumi — rivela Maurizia Rizzo della Fisascat Cisl—. Non è vero che di domenica la gente spende di più, i soldi sono sempre quelli, semplicemente può spostare al fine settimana gli acquisti. Ma a quale prezzo? Si impoveriscono i centri storici e si altera il rapporto tra commercio tradizionale e grande distribuzione. Il primo rischia di perdere molti negozi, che non avendo la forza economica di tenere le serrande alzate sette giorni su sette, anche perchè nei festivi la paga dei dipendenti aumenta fino al 50%, sono destinati a chiudere. La seconda paga lo scotto di peggiorare le condizioni di lavoro del personale e la qualità del servizio e di veder aumentare il precariato». L’altro problema è che la maggioranza dei dipendenti del commercio sono donne, spesso madri di famiglia, desiderose di passare la domenica a casa con i propri cari. «E poi non sono supportate da adeguati servizi—osserva Luigino Boscaro, della Uil Tucs—di domenica, e di notte, sono garantiti trasporto pubblico, asili, assistenza agli anziani, uffici pubblici? Quando questa indispensabile rete sarà assicurata, potremo iniziare a parlare anche di vetrine illuminate la domenica. Ma per adesso non si possono calpestare gli interessi dei lavoratori e sconvolgere la cultura di un Paese tradizionalmente legato alle festività».
In notturna: negozi aperti dalle 7 alle 22 (Archivio)
In notturna: negozi aperti dalle 7 alle 22 (Archivio)
Uniti, i sindacati si preparano alla protesta. «Se l’assessore, che tra l’altro ci ha sentiti in ritardo perchè prima ha convocato le parti sociali e fatto passare in giunta il suo progetto di legge, si ostina nella sua posizione, partiremo con le azioni di lotta consentite —annuncia Adriano Filice, della Filcams Cgil —. Organizzeremo manifestazioni, presidi in Regione, raccolte di firme. Bisogna che la Coppola faccia marcia indietro e riaffronti la questione nell’ambito del dibattito sulla nuova legge del commercio. I soldi sono pochi e se la liberalizzazione senza regole è per lei l’unica soluzione, non andremo da nessuna parte». Cgil, Cisl e Uil saranno risentite a breve dalla commissione Attività produttive, il cui presidente Baggio si è però impegnato «a far partire subito l’iter legislativo per l’approvazione del testo di legge» in oggetto. «I sindacati sono chiamati oggi più che mai a comprendere le profonde trasformazioni economiche e occupazionali che investono la nostra regione—replica Isi Coppola— non possiamo permetterci di non essere competitivi, chiedo senso di responsabilità e non facile demagogia. Anche se non entrassimo nel merito, le direttive europee e la legge statale vanno ormai verso una liberalizzazione che noi riteniamo di dover governare, per non trovarci sulla testa decisioni prese da altri. Va poi considerata la concorrenza delle regioni confinanti, che già prevedono da 25 a 29 domeniche di apertura». Quanto allo scontro negozi-centri commerciali, l’assessore promette: «Il calendario sarà concertato con una precisa clausola di accordo su iniziative comuni di marketing territoriale e di promozione urbana. Si comincia a mettere intorno ad un tavolo grande distribuzione e centri storici, che devono imparare a dialogare per trovare soluzioni condivise atte a mettere la nostra regione al passo con le altre».
Michela Nicolussi Moro

Nessun commento: