
Chi scrive è stato pochi giorni fa nel Conero, in una delle aree costiere più belle e tutelate d’Italia, dove, con stupore, si può constatare l’esistenza di un paesaggio ancora rispettato. Stupore, sì, perché l’aria che tira non è certo la stessa che spira dall’Adriatico o dal poco distante Parco dei Sibillini. Lo sforzo di tante persone e organizzazioni che si sono battute affinché si arrivasse a più di mille aree protette e ad una percentuale complessiva di territorio tutelato di circa l’11%, rischia infatti di essere vanificato da una serie di gravi provvedimenti favoriti non a caso da una sempre più diffusa indifferenza tra la popolazione sulla necessità di proteggere beni ambientali e culturali. Un frutto velenoso questo, inevitabile risultato di un degrado generale e di un approccio sempre più commerciale nei confronti di tutto, opere d’arte o monti che siano. Ma veniamo al dunque: il governo ha fatto sapere che circa 25 milioni di euro verranno tagliati in occasione della manovra finanziaria e sottratti dalle casse dei parchi, per di più proprio nell’anno internazionale dedicato alla biodiversità. Il rischio che molte aree protette vengano smantellate di fatto per mancanza di fondi è evidente. Il danno sarebbe gravissimo se consideriamo che 57.468 specie animali e 12.000 specie floristiche censite rischiano di scomparire in un contesto nazionale dove senza soluzione di continuità ogni anno vengono asfaltati 250.000 ettari di territorio. La decisione ha provocato la reazione dei presidenti dei parchi nazionali, rappresentati da Giampiero Sammuri, che si sono fatti forti, sia di fronte al governo che a rappresentanti dell’opposizione, del fatto che i parchi appunto accolgono ogni anno 35 milioni di turisti con un risultato certamente considerevole per le casse dello Stato. Vedremo ora che cosa succederà ma l’allarme è altissimo. Basti pensare che all’articolo 7 è previsto il dimezzamento dei circa 50 milioni di contributi del Ministero dell’Ambiente, che impedirebbe il pagamento degli stipendi del personale dei parchi. Una decisione stupida e controproducente anche economicamente se la matematica non è un’opinione. Ma è evidente che dietro c’è qualcos’altro che si chiama, senza mezzi termini, privatizzazione dei parchi, come ha denunciato con forza Angelo Bonelli, presidente dei verdi. Il collasso delle casse faciliterebbe infatti l’arrivo dei privati, un processo che porterebbe inevitabilmente all snaturamento della pubblicità delle aree protette, e significherebbe di fatto esporli più facilmente alle speculazioni economiche. Se consideriamo che anche la gestione pubblica più volte ha lasciato aperta la strada a tante gravi deroghe alla tutela ambientale, è facile immaginare che cosa potrebbe succedere con i privati. di Vittorio Bonanni
2 commenti:
ORMAI IL GOVERNO CON LA SCUSA DELLA CRISI FA TUTTO QUELLO CHE VUOLE....MA NON PENSANO CHE L'ITALIA HA UNA GRANDE FETTA DI GUADAGNI PROPRIO DAL TURISMO.....NON SANNO INVESTIRE I CAPITALI SUL TURISMO...E QUESTO GIA' SI ERA CAPITO IL MOMENTO CHE VOLEVANO TASSARE I TURISTI STRANIERI.....
MARCO
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