I caduti portati sugli scudi dalle madri spartane, le medaglie al valore appuntate sul petto delle madri di tutti i popoli: l'immaginario ha sempre associato guerra e pietà femminile, come a darsi una speranza, che il fertile grembo delle madri potesse risarcire sempre gli enormi sprechi di vite prodotti dalle guerre.
Ma, dalla prima guerra mondiale in poi e in ispecie da dopo che sono entrate nella guerra le armi atomiche ciò non è più sostenibile: finalmente le donne possono parlare direttamente e in proprio, dato che ora in tutte le guerre i morti civili sono più numerosi dei militari.
Ricorderemo solo un episodio che inaugura un nuovo discorso tra donne e guerre: appena dopo la fine della prima guerra mondiale, detta La Grande Guerra, le donne della Camera del lavoro di Crema invitarono al pranzo di Natale bambini e bambine di Vienna avendo saputo che nella capitale dell'Impero sconfitto si faceva la fame: eppure gli Austriaci erano il "tradizionale nemico"! E dalla prima guerra mondiale stava per nascere invece il nazionalismo fascista e nazista portatori di altre tremende vicende luttuose.
Dopo di allora le donne italiane possono fondare le loro speranze di pace sulla lotta partigiana cui presero parte, e sulla Costituzione, che nei suoi primi undici articoli afferma uguaglianza di diritti (art.2) , azione per rendere efficace l'affermazione (art.3) e infine l'art. 11 che mette fine almeno giuridicamente a qualsiasi giustificazione della guerra.
L'Udi (attraverso molte donne che hanno scritto la nostra storia nella Resistenza, e anche nella stesura della Costituzione) vede nel citato art. 11 molti motivi di speranza e di riconoscimento. Dice:" l'Italia ripudia la guerra" con un verbo molto denso e che le donne per essere state ripudiate per tanti secoli ben sanno valutare. Si specifica che viene ripudiata non solo la guerra di aggressione (offesa alla libertà degli altri popoli), ma anche la guerra usata per risolvere le controversie internazionali: anche se avessimo ragione in una controversia la nostra legge fondamentale ci vieta di far valere la ragione con le armi e invece ci suggerisce di avviare e attuare tutti gli strumenti di confronto diplomatico e giuridico. Dunque anche la controversia che ha al suo centro la Libia è tra gli eventi che non si possono affrontare con le armi. Noi siamo legittimati costituzionalmente ad intervenire nei confini di uno stato sovrano solo diplomaticamente o giuridicamente o con invio inerme di aiuti umanitari. Potremmo prendere parte a interventi di polizia internazionale, se avessimo costruito la detta polizia con adeguato corpo di magistrate e magistrati, codici e tribunali. La mancanza di tali strumenti non giustifica l'uso delle armi che per noi è inderogabilmente escluso. Del resto come mai non ci siamo accorti e accorte che il regime di Gheddafi era mostruosamente violatore dei diritti umani, se abbiamo sottoscritto con esso un trattato solo poco tempo fa? Ora offriamo pezzi del nostro territorio, nostre basi e basi americane per la spedizione militare contro la Libia: non possiamo essere d'accordo. Denunciamo un preoccupante innalzamento del livello di violenza nei rapporti internazionali e temiamo per il futuro delle giovani generazioni e nostro. Alziamo dunque il nostro deciso forte tenace convinto : "NO!" alla guerra e il nostro altrettanto forte e deciso"SI'"agli strumenti di difesa giuridici e civili dei diritti del popolo libico.
Lidia Menapace, Carla Cantatore, Sandra Giuliani, Maria Rosaria Marella, Marsia Modola(UDI Le Orme RC) , Rosangela Pesenti, Gruppo "Sconfinate" (Romano in Lombardia), Giovanna Crivelli (UDI Catania), Lisa Canitano (Ass. Vita di donna), Tiziana Bartolini (Noi Donne), Simonetta Sarti (Arte per), Silvana Pisa, Daniela Asterri, Simona Toscano, Alma Mazzi, Lucia Formichetti, Renata Zamengo, Renata Maria Zucchi, Maria Pascuzzi, Lidia Barone, Chiara Pasqualini, Vanna Campolo, Roberta Buccianti, Donatella Mei, Antonella Fortunati, Emauela Anastasi, Nella Condorelli, Redazione Women in the City, Grazia Dell'Oste, Simonetta Maggioni, Fiorella Saura, Lella Meier, Nadia Pizzuti, Stefania Molajoni, Lilli Garzillo, Patrizia Rufini (Ass. Chi semina raccoglie), Paola Cesaretti, Clara Pozzi, Elena Paris, Rosetta Ferri, Mariella Pelligra (UDI Lentini), Eleonora Del Brocco, Rosanna De Longis, Olga Ciofini, Livia Cascapera, Maria Chiaramonte, Rosalba Martini, Clara Pellicciotti, Associazione "Erinna" (Viterbo), Rita Ladik, Zanette Chiarotto, Lidia Castellani, Lidia Spano,
giovedì 31 marzo 2011
NOSTALGIA DEI VECCHI TEMPI....
ECCO COSA RIMANE DI UNA GRANDE AZIENDA...UN VIDEO DEL MEMORIAL "RINO IMPERATORI".
DOPO AVER PASSATO VENTI ANNI DELLA MIA VITA IN QUESTA AZIENDA, ORA MI RITROVO A LOTTARE PER OTTENERE ALMENO QUALCHE TUTELA IN PIU' NEL PASSAGGIO A CONAD, MI RITROVO A DOVER DIFENDERE DEI POSTI DI LAVORO CHE FORSE POTREBBERO SALTARE.
IN FINE GUARDANDO QUESTO VIDEO, MI TROVO A DIRE A TUTTI I LAVORATORI E LE LAVORATRICI, CHE QUEI TEMPI GLORIOSI ORMAI SONO PASSATI...
IL NOSTRO FUTURO, SICURAMENTE, NON SARA' PIU' QUELLO DI UNA GRANDE AZIENDA, CON 24 SUPERMERCATI, MA DI UNO "SPACCHETTAMENTO" IN TANTE PICCOLE AZIENDE IN CUI I NOSTRI DIRITTI FORSE POTREBBERO ESSERE MESSI IN DISCUSSIONE, ED E PER QUESTO CHE VI CHIEDO A TUTTI, LA MASSIMA UNITA, QUALSIASI INIZIATIVA VENGA INTRAPRESA DA OGGI A CESSIONE CONCLUSA....CIAO A TUTTI TIZIANO
mercoledì 30 marzo 2011
AFFITTO RAMO D'AZIENDA PER BACONE E ZIO D'AMERICA
il giorno 7 aprile 2011 alle ore 15:30 nella sede della confcommercio si svolgera' l'incontro tra organizzazioni sindacali, azienda sir supermercati e zio d'america srl,per l'affitto di ramo d'azienda dei punti vendita sir-conad bacone e zio d'america-conad city.
le iniziative che sta mettendo in campo la filcams cgil....
VERBANIA - La posizione della Filcams sul rinnovo del contratto di lavoro
Il segretario generale della Filcams -commercio, terziario e servizi- incontrando gli organi di stampa ha dichiarato: “ Firmare il rinnovo del contratto nazionale di lavoro così come propongono e pretendono le associazioni datoriali riduce i diritti già acquisiti conquistati nei passati anni. Se occorre firmare il rinnovo si può chiedere ai lavoratori di mantenere quanto già hanno, non si può però chiedere che siano penalizzati come fanno invece Cisl e Uil”.
I numero dei lavoratori della grande e piccola distribuzione del commercio e del terziario e dei servizi, interessati al rinnovo contrattuale nel Vco sono quasi un migliaio. A livello nazionale i lavoratori occupati nel terziario, nel commercio e nei servizi sono oltre 3 milioni.
Le questioni che portano la Filcams a non sottoscrivere il rinnovo contrattuale sono ha spiegato il segretario Bivi (nella foto, ndr): “La riduzione del salario nei giorni di carenza malattia -oggi è al 100%, la proposta è di ridurla del 50%; la fuoriuscita dal servizio nazionale per la prestazione sanitari; il pagamento -oggi gratuito- al l’obbligo per tutti di lavorare nelle domeniche e nei giorni festivi e l’aumento del salario nei prossimi anni di vigenza contrattuale (3) di in sei tranches di 86 euro al 4° livello”.
Per contrastare l’ipotesi di accordo tra la Cisl e la Uil con le associazioni imprenditoriali, la Filcams del Vco e della provincia di Novara, proclamano uno sciopero generale di un turno o giornata di lavoro, del commercio, del terziario e dei servizi per sabato 2 marzo.
“Invece di tenere conto delle richieste e delle esigenze dei lavoratori, che da oltre un anno attendono il rinnovo del contratto di lavoro, Cisl e Uil sottoscrivendo l’accordo. hanno accolto le proposte avanzate dalle aziende. La Filcams nazionale, sollecitata da migliaia e migliaia di lavoratori, che non condividono i contenuti del rinnovo, perché penalizzanti, chiedono di rivolgersi alla magistratura per impugnare l’accordo nazionale, soprattutto, per quanto riguardo la fuoriuscita dal servizio sanitario nazionale”.
La Filcams ribadisce che i lavoratori devono essere informati e soprattutto, attraverso il voto decidere se firmare o respingere i rinnovi dei contratti di lavoro.
*Comunicato Cgil Vco
Il segretario generale della Filcams -commercio, terziario e servizi- incontrando gli organi di stampa ha dichiarato: “ Firmare il rinnovo del contratto nazionale di lavoro così come propongono e pretendono le associazioni datoriali riduce i diritti già acquisiti conquistati nei passati anni. Se occorre firmare il rinnovo si può chiedere ai lavoratori di mantenere quanto già hanno, non si può però chiedere che siano penalizzati come fanno invece Cisl e Uil”.
I numero dei lavoratori della grande e piccola distribuzione del commercio e del terziario e dei servizi, interessati al rinnovo contrattuale nel Vco sono quasi un migliaio. A livello nazionale i lavoratori occupati nel terziario, nel commercio e nei servizi sono oltre 3 milioni.
Le questioni che portano la Filcams a non sottoscrivere il rinnovo contrattuale sono ha spiegato il segretario Bivi (nella foto, ndr): “La riduzione del salario nei giorni di carenza malattia -oggi è al 100%, la proposta è di ridurla del 50%; la fuoriuscita dal servizio nazionale per la prestazione sanitari; il pagamento -oggi gratuito- al l’obbligo per tutti di lavorare nelle domeniche e nei giorni festivi e l’aumento del salario nei prossimi anni di vigenza contrattuale (3) di in sei tranches di 86 euro al 4° livello”.
Per contrastare l’ipotesi di accordo tra la Cisl e la Uil con le associazioni imprenditoriali, la Filcams del Vco e della provincia di Novara, proclamano uno sciopero generale di un turno o giornata di lavoro, del commercio, del terziario e dei servizi per sabato 2 marzo.
“Invece di tenere conto delle richieste e delle esigenze dei lavoratori, che da oltre un anno attendono il rinnovo del contratto di lavoro, Cisl e Uil sottoscrivendo l’accordo. hanno accolto le proposte avanzate dalle aziende. La Filcams nazionale, sollecitata da migliaia e migliaia di lavoratori, che non condividono i contenuti del rinnovo, perché penalizzanti, chiedono di rivolgersi alla magistratura per impugnare l’accordo nazionale, soprattutto, per quanto riguardo la fuoriuscita dal servizio sanitario nazionale”.
La Filcams ribadisce che i lavoratori devono essere informati e soprattutto, attraverso il voto decidere se firmare o respingere i rinnovi dei contratti di lavoro.
*Comunicato Cgil Vco
manifestazione del 2 aprile
Come sapete il 2 Aprile a partire dalle 9,30 da P.za dell'Esquilino fino a SS. Apostoli si svolgerà la manifestazione indetta dalla Cgil di Roma e del Lazio : "Una rinascita fondata sul lavoro".
La manifestazione, che verrà conclusa da Susanna Camusso, è a sostegno della piattaforma approntata dalla Cgil regionale per una svolta economia nel nostro territorio. La piattaforma contiene anche delle precise proposte sul tema della salute e della sicurezza dei lavoratori e a favore delle politiche di prevenzione.
Vi do, quindi appuntamento a tutte e a tutti per Sabato 2 Aprile alle 9,30 !
La manifestazione, che verrà conclusa da Susanna Camusso, è a sostegno della piattaforma approntata dalla Cgil regionale per una svolta economia nel nostro territorio. La piattaforma contiene anche delle precise proposte sul tema della salute e della sicurezza dei lavoratori e a favore delle politiche di prevenzione.
Vi do, quindi appuntamento a tutte e a tutti per Sabato 2 Aprile alle 9,30 !
martedì 29 marzo 2011
nuovo contratto fiat...operai preoccupati
il manifesto del 29/03/2011
I sindacati hanno seguito con preoccupazione la puntata di Report, su Rai3 domenica sera, dedicata ai rapporti Fiat-Chrysler e al futuro del gruppo con una intervista a Sergio Marchionne. Trasmissione di grande impatto: l'intervistatrice Giovanna Boursier ha fatto esclusivamente il suo lavoro di giornalista senza se e senza ma, Marchionne ha risposto con franchezza a tutte le domande. A corredo molte voci importanti fra cui l'ex amministratore delegato Cesare Romiti e i banchieri Matteo Arpe e Alessandro Profumo.
L'amministratore delegato del gruppo ha ribadito che vuole applicare il nuovo contratto anche nelle fabbriche della Bertone, di Cassino e di Melfi. «Perché dovrei fare un complimento, cosa ha fatto di buono? Non commento le carenze affettive», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, riferendosi alle parole di Marchionne in cui ha chiesto «riconoscimento» verso l'azienda riuscita a sopravvivere da sola alla crisi finanziaria. Dal punto di vista industriale, ha aggiunto Camusso, «non mi pare ci sia nulla di nuovo, siamo in una situazione di stallo, vediamo come evolve. Resta il tema, sono sempre dichiarazioni di rinvio rispetto al fatto che il piano industriale continuiamo a non conoscerlo».
«Più che buoni consigli da tifosi vorrei vedere buone azioni nell'interesse dei lavoratori», ha commentato il responsabile nazionale auto della Fiom, Giorgio Airaudo. «Non credo che i lavoratori abbiano una responsabilità sugli investimenti, non lo credevo né per Pomigliano né per Mirafiori e tanto meno lo credo per la ex Bertone che la Fiat ha voluto a crisi già iniziata». Da Cassino, Arcangelo Compagnone, segretario provinciale della Fiom Frosinone, dice che «a fronte di richieste che cancellano alcuni diritti e incrementano lo sfruttamento dei lavoratori, la Fiat non prende impegni. Non c'è neanche un piano industriale che indichi i tempi degli investimenti. L'accordo proposto per Mirafiori, non lo sottoscriveremo neanche per Cassino dove si rischia di incrementare lo sfruttamento dei lavoratori». Francesco Giangrande, segretario provinciale delle Uilm Frosinone, dice di attendere notizie dalla Fiat, «al momento la produzione dello stabilimento cassinate è in fase di stallo. La linea dove prima si produceva la Croma adesso è ferma. Due dei tre modelli, stentano sul mercato, anzi, le vendite della Bravo sono prossime allo zero. L'unico modello che va bene è la Giulietta ma su questa produzione c'è un assurdo blocco dettato, a quanto pare, dai limiti dell'indotto».
I sindacati hanno seguito con preoccupazione la puntata di Report, su Rai3 domenica sera, dedicata ai rapporti Fiat-Chrysler e al futuro del gruppo con una intervista a Sergio Marchionne. Trasmissione di grande impatto: l'intervistatrice Giovanna Boursier ha fatto esclusivamente il suo lavoro di giornalista senza se e senza ma, Marchionne ha risposto con franchezza a tutte le domande. A corredo molte voci importanti fra cui l'ex amministratore delegato Cesare Romiti e i banchieri Matteo Arpe e Alessandro Profumo.
L'amministratore delegato del gruppo ha ribadito che vuole applicare il nuovo contratto anche nelle fabbriche della Bertone, di Cassino e di Melfi. «Perché dovrei fare un complimento, cosa ha fatto di buono? Non commento le carenze affettive», ha detto il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, riferendosi alle parole di Marchionne in cui ha chiesto «riconoscimento» verso l'azienda riuscita a sopravvivere da sola alla crisi finanziaria. Dal punto di vista industriale, ha aggiunto Camusso, «non mi pare ci sia nulla di nuovo, siamo in una situazione di stallo, vediamo come evolve. Resta il tema, sono sempre dichiarazioni di rinvio rispetto al fatto che il piano industriale continuiamo a non conoscerlo».
«Più che buoni consigli da tifosi vorrei vedere buone azioni nell'interesse dei lavoratori», ha commentato il responsabile nazionale auto della Fiom, Giorgio Airaudo. «Non credo che i lavoratori abbiano una responsabilità sugli investimenti, non lo credevo né per Pomigliano né per Mirafiori e tanto meno lo credo per la ex Bertone che la Fiat ha voluto a crisi già iniziata». Da Cassino, Arcangelo Compagnone, segretario provinciale della Fiom Frosinone, dice che «a fronte di richieste che cancellano alcuni diritti e incrementano lo sfruttamento dei lavoratori, la Fiat non prende impegni. Non c'è neanche un piano industriale che indichi i tempi degli investimenti. L'accordo proposto per Mirafiori, non lo sottoscriveremo neanche per Cassino dove si rischia di incrementare lo sfruttamento dei lavoratori». Francesco Giangrande, segretario provinciale delle Uilm Frosinone, dice di attendere notizie dalla Fiat, «al momento la produzione dello stabilimento cassinate è in fase di stallo. La linea dove prima si produceva la Croma adesso è ferma. Due dei tre modelli, stentano sul mercato, anzi, le vendite della Bravo sono prossime allo zero. L'unico modello che va bene è la Giulietta ma su questa produzione c'è un assurdo blocco dettato, a quanto pare, dai limiti dell'indotto».
art.9 comma 3 dlg 66/2003
Il lavoratore ha diritto ogni sette giorni a un periodo di riposo di almeno ventiquattro ore consecutive, di regola in coincidenza con la domenica, da cumulare con le ore di riposo giornaliero di cui all'articolo 7.Il suddetto periodo di riposo consecutivo e' calcolato come media in un periodo non superiore a quattordici giorni».
3. Il riposo di ventiquattro ore consecutive puo' essere fissato in un giorno diverso dalla
domenica e puo' essere attuato mediante turni per il personale interessato a modelli tecnicoorganizzativi
di turnazione particolare ovvero addetto alle attivita' aventi le seguenti
caratteristiche:
a) operazioni industriali per le quali si abbia l'uso di forni a combustione o a energia elettrica
per l'esercizio di processi caratterizzati dalla continuita' della combustione ed operazioni
collegate, nonche' attivita' industriali ad alto assorbimento di energia elettrica ed operazioni
collegate;
b) attivita' industriali il cui processo richieda, in tutto o in parte, lo svolgimento continuativo
per ragioni tecniche;
c) industrie stagionali per le quali si abbiano ragioni di urgenza riguardo alla materia prima o al
prodotto dal punto di vista del loro deterioramento e della loro utilizzazione, comprese le
industrie che trattano materie prime di facile deperimento ed il cui periodo di lavorazione si
svolge in non piu' di 3 mesi all'anno, ovvero quando nella stessa azienda e con lo stesso
personale si compiano alcune delle suddette attivita' con un decorso complessivo di
lavorazione superiore a 3 mesi;
d) i servizi ed attivita' il cui funzionamento domenicale corrisponda ed esigenze tecniche
ovvero soddisfi interessi rilevanti della collettivita' ovvero sia di pubblica utilita';
e) attivita' che richiedano l'impiego di impianti e macchinari ad alta intensita' di capitali o ad
alta tecnologia;
f) attivita' di cui all'articolo 7 della legge 22 febbraio 1934, n. 370;
g) attivita' indicate agli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e di
cui all'articolo 3 della legge 24 ottobre 2000, n. 323.
3. Il riposo di ventiquattro ore consecutive puo' essere fissato in un giorno diverso dalla
domenica e puo' essere attuato mediante turni per il personale interessato a modelli tecnicoorganizzativi
di turnazione particolare ovvero addetto alle attivita' aventi le seguenti
caratteristiche:
a) operazioni industriali per le quali si abbia l'uso di forni a combustione o a energia elettrica
per l'esercizio di processi caratterizzati dalla continuita' della combustione ed operazioni
collegate, nonche' attivita' industriali ad alto assorbimento di energia elettrica ed operazioni
collegate;
b) attivita' industriali il cui processo richieda, in tutto o in parte, lo svolgimento continuativo
per ragioni tecniche;
c) industrie stagionali per le quali si abbiano ragioni di urgenza riguardo alla materia prima o al
prodotto dal punto di vista del loro deterioramento e della loro utilizzazione, comprese le
industrie che trattano materie prime di facile deperimento ed il cui periodo di lavorazione si
svolge in non piu' di 3 mesi all'anno, ovvero quando nella stessa azienda e con lo stesso
personale si compiano alcune delle suddette attivita' con un decorso complessivo di
lavorazione superiore a 3 mesi;
d) i servizi ed attivita' il cui funzionamento domenicale corrisponda ed esigenze tecniche
ovvero soddisfi interessi rilevanti della collettivita' ovvero sia di pubblica utilita';
e) attivita' che richiedano l'impiego di impianti e macchinari ad alta intensita' di capitali o ad
alta tecnologia;
f) attivita' di cui all'articolo 7 della legge 22 febbraio 1934, n. 370;
g) attivita' indicate agli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e di
cui all'articolo 3 della legge 24 ottobre 2000, n. 323.
art.141 lavoro domenicale
Art. 141 - Lavoro domenicale
Nell’ambito della contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, al fine di migliorare il
livello di competitività, produttività ed efficienza organizzativa delle aziende del settore, potranno
essere concordate modalità di attuazione del riposo settimanale di cui all’art. 9, comma 3 del d. lgs
66/2003, che, tenuto conto della disponibilità espressa dai lavoratori, individui modalità idonee a
garantire una equa distribuzione dei carichi di lavoro e delle presenze comprendendo tutto il
personale.
Vista la particolare disciplina che regola il lavoro domenicale previsto dal CCNL del terziario e
dalle norme di legge vigenti, le Parti concordano che tale materia sia oggetto di contrattazione di 2°
livello.
In tale ambito, territoriale o aziendale, le parti dovranno disporre del calendario delle aperture
previsto dalle disposizioni normative in materia per l’anno di riferimento.
In attesa della realizzazione di quanto previsto ai commi 1 e 2, trascorsi 4 mesi dalla sottoscrizione
del presente CCNL, le Parti convengono, fermo restando le eventuali intese territoriali o aziendali
successive all’entrata in vigore del CCNL 18 luglio 2008 le Parti convengono, in via transitoria, di
applicare la disciplina di cui ai commi successivi.
Ferma restando l’applicazione delle maggiorazioni e dei trattamenti economici, anche su quanto
previsto dal presente comma, previsti dalla contrattazione integrativa territoriale o aziendale sul
lavoro domenicale, le aziende – al fine di garantire lo svolgimento del servizio in relazione alle
modalità organizzative – hanno facoltà di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno che
abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica, lo svolgimento dell’attività
lavorativa nella misura complessiva pari alla somma non superiore al 30% delle aperture
domenicali previste a livello territoriale, oltre delle domeniche di apertura originariamente previste
dal d.lgs. 31 marzo 1998, n. 114 e del 30% delle ulteriori aperture domenicali previste a livello
territoriale.
Non saranno tenuti ad assicurare le prestazioni di cui al presente comma i lavoratori rientranti nei
casi sotto elencati:
- le madri, o i padri affidatari, di bambini di età fino a 3 anni;
- i lavoratori che assistono portatori di handicap conviventi o persone non autosufficienti
titolari di assegno di accompagnamento conviventi.
Altre ipotesi potranno essere concordate al secondo livello di contrattazione.
In relazione a quanto previsto dal comma 5 del presente articolo, ai lavoratori che non beneficiano
di trattamenti economici o di maggiorazioni di miglior favore previsti dalla contrattazione
integrativa o comunque acquisiti, verrà riconosciuta la sola maggiorazione del 30% sulla quota
oraria della normale retribuzione di cui all’art. 193 per ciascuna ora di lavoro prestata di domenica.
Tale maggiorazione è omnicomprensiva e non cumulabile.
Fermi restando le maggiorazioni e i trattamenti economici di miglior favore già concordati
nell’ambito della contrattazione integrativa territoriale o aziendale, ai lavoratori – anche con orario
di lavoro a tempo parziale - che abbiano il riposo settimanale fissato in un giorno diverso dalla
domenica, sarà riconosciuta la sola maggiorazione omnicomprensiva e non cumulabile del 30% a
partire dal 1° gennaio 2010, sulla quota oraria della normale retribuzione di cui all’art. 193, per
ciascuna ora di lavoro effettivamente prestata di domenica.
Le maggiorazioni di cui al presente articolo sono assorbite, fino a concorrenza, da eventuali
trattamenti aziendali in atto nonché da quelli già previsti da accordi vigenti al secondo livello di
contrattazione in materia di lavoro domenicale e sono comunque escluse dalla retribuzione di fatto
di cui all’art. 195.
Fermi restando le maggiorazioni e i trattamenti economici di miglior favore concordati nell’ambito
della contrattazione integrativa territoriale o aziendale, per le ore di lavoro straordinario prestate di
domenica troverà applicazione la disciplina di cui all’art. 137.
La disciplina di cui al presente articolo sarà vigente fino al rinnovo del presente CCNL.
DICHIARAZIONE DELLE PARTI
Le parti convengono che i trattamenti economici maggiorazioni di cui al presente articolo
rientrano nelle ipotesi di cui all’art. 2, comma 1, lett. c) del DL 93/2008, convertito nella
Legge n. 126/2008.
Nell’ambito della contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale, al fine di migliorare il
livello di competitività, produttività ed efficienza organizzativa delle aziende del settore, potranno
essere concordate modalità di attuazione del riposo settimanale di cui all’art. 9, comma 3 del d. lgs
66/2003, che, tenuto conto della disponibilità espressa dai lavoratori, individui modalità idonee a
garantire una equa distribuzione dei carichi di lavoro e delle presenze comprendendo tutto il
personale.
Vista la particolare disciplina che regola il lavoro domenicale previsto dal CCNL del terziario e
dalle norme di legge vigenti, le Parti concordano che tale materia sia oggetto di contrattazione di 2°
livello.
In tale ambito, territoriale o aziendale, le parti dovranno disporre del calendario delle aperture
previsto dalle disposizioni normative in materia per l’anno di riferimento.
In attesa della realizzazione di quanto previsto ai commi 1 e 2, trascorsi 4 mesi dalla sottoscrizione
del presente CCNL, le Parti convengono, fermo restando le eventuali intese territoriali o aziendali
successive all’entrata in vigore del CCNL 18 luglio 2008 le Parti convengono, in via transitoria, di
applicare la disciplina di cui ai commi successivi.
Ferma restando l’applicazione delle maggiorazioni e dei trattamenti economici, anche su quanto
previsto dal presente comma, previsti dalla contrattazione integrativa territoriale o aziendale sul
lavoro domenicale, le aziende – al fine di garantire lo svolgimento del servizio in relazione alle
modalità organizzative – hanno facoltà di organizzare per ciascun lavoratore a tempo pieno che
abbia il riposo settimanale normalmente coincidente con la domenica, lo svolgimento dell’attività
lavorativa nella misura complessiva pari alla somma non superiore al 30% delle aperture
domenicali previste a livello territoriale, oltre delle domeniche di apertura originariamente previste
dal d.lgs. 31 marzo 1998, n. 114 e del 30% delle ulteriori aperture domenicali previste a livello
territoriale.
Non saranno tenuti ad assicurare le prestazioni di cui al presente comma i lavoratori rientranti nei
casi sotto elencati:
- le madri, o i padri affidatari, di bambini di età fino a 3 anni;
- i lavoratori che assistono portatori di handicap conviventi o persone non autosufficienti
titolari di assegno di accompagnamento conviventi.
Altre ipotesi potranno essere concordate al secondo livello di contrattazione.
In relazione a quanto previsto dal comma 5 del presente articolo, ai lavoratori che non beneficiano
di trattamenti economici o di maggiorazioni di miglior favore previsti dalla contrattazione
integrativa o comunque acquisiti, verrà riconosciuta la sola maggiorazione del 30% sulla quota
oraria della normale retribuzione di cui all’art. 193 per ciascuna ora di lavoro prestata di domenica.
Tale maggiorazione è omnicomprensiva e non cumulabile.
Fermi restando le maggiorazioni e i trattamenti economici di miglior favore già concordati
nell’ambito della contrattazione integrativa territoriale o aziendale, ai lavoratori – anche con orario
di lavoro a tempo parziale - che abbiano il riposo settimanale fissato in un giorno diverso dalla
domenica, sarà riconosciuta la sola maggiorazione omnicomprensiva e non cumulabile del 30% a
partire dal 1° gennaio 2010, sulla quota oraria della normale retribuzione di cui all’art. 193, per
ciascuna ora di lavoro effettivamente prestata di domenica.
Le maggiorazioni di cui al presente articolo sono assorbite, fino a concorrenza, da eventuali
trattamenti aziendali in atto nonché da quelli già previsti da accordi vigenti al secondo livello di
contrattazione in materia di lavoro domenicale e sono comunque escluse dalla retribuzione di fatto
di cui all’art. 195.
Fermi restando le maggiorazioni e i trattamenti economici di miglior favore concordati nell’ambito
della contrattazione integrativa territoriale o aziendale, per le ore di lavoro straordinario prestate di
domenica troverà applicazione la disciplina di cui all’art. 137.
La disciplina di cui al presente articolo sarà vigente fino al rinnovo del presente CCNL.
DICHIARAZIONE DELLE PARTI
Le parti convengono che i trattamenti economici maggiorazioni di cui al presente articolo
rientrano nelle ipotesi di cui all’art. 2, comma 1, lett. c) del DL 93/2008, convertito nella
Legge n. 126/2008.
domenica 27 marzo 2011
possibile fino al 17 giugno la giustificazione su carta della malattia
Fino al 17 giugno i datori di lavoro privati potranno chiedere ai propri dipendenti, nei due giorni successivi al rilascio del certificato medico, l'invio del documento in forma cartacea. Poi la procedura cambierà: fermo restando l'obbligo per il dipendente di comunicare in maniera tempestiva l'assenza, dovranno entrare in possesso dell'attestazione di malattia attraverso i canali informatici messi a disposizione dall'Inps. Arrivano dalla Presidenza del Consiglio dei ministri le istruzioni relative al certificato medico in via telematica. Con la circolare 4/2011 si dà infatti attuazione alle disposizioni contenute nell'articolo 25 della legge 183/2010. Il collegato lavoro ha voluto uniformare le procedure per tutti i settori. Fra tre mesi, dunque, anche i lavoratori privati saranno completamente liberati dall'obbligo di inviare l'attestazione di malattia. Nonostante l'avvento del nuovo sistema di certificazione telematica della malattia, per cui di recente l'Inps ha previsto un servizio aggiuntivo per coloro che operano in zone non raggiunte dal segnale adsl (messaggio 6143/2011, si veda «Il Sole 24 Ore» del 12 marzo), può capitare che il medico non sia in grado di inviare il certificato online (per esempio perché impossibilitato a utilizzare il sistema di trasmissione telematica). In questo caso rilascia la certificazione di malattia in forma cartacea; il lavoratore presenta l'attestazione al proprio datore di lavoro e, se previsto, il certificato di malattia all'Inps, secondo le modalità tradizionali. Solamente nel settore pubblico le amministrazioni, tramite Pec, sono tenute a informare le Asl della mancata emissione del certificato telematico (circolare Funzione pubblica 1/2010). Nel pubblico impiego, settore in cui la riforma è entrata in vigore pienamente, la trasmissione online dei certificati medici avviene già. Nel privato mancava questo tassello: liberare, cioè, il dipendente dall'incombenza di far recapitare o trasmettere al datore di lavoro l'attestazione di malattia. L'azienda, dal canto suo, ha quattro possibilità per conoscere i dati della malattia: può consultare la singola attestazione, accedendo al sito dell'Inps tramite il numero del certificato (che il lavoratore riceve dal medico e che a sua volta è obbligato a fornire al datore di lavoro se quest'ultimo lo richiede espressamente). Il datore di lavoro ha, inoltre, la possibilità di accreditarsi presso l'istituto di previdenza e consultare tutte le attestazioni. Se vuole, invece, una trasmissione della documentazione di tipo più formale, può chiedere all'Inps di inviargli il materiale alla propria casella di posta elettronica certificata. Nella circolare viene anche prevista una quarta possibilità: per utilizzare i servizi resi disponibili dall'Inps, i datori di lavoro privati possono rivolgersi agli intermediari istituzionalmente previsti dalla legge 12/79 (consulenti del lavoro, avvocati e procuratori legali, commercialisti, ragionieri e periti commerciali). È probabile che l'Inps debba adeguare le procedure. Nasce forse proprio da questa esigenza la decisione, resa ufficiale dalla circolare, di prevedere un periodo transitorio di tre mesi prima dell'applicazione, in via esclusiva, del nuovo sistema.
sabato 26 marzo 2011
articoli del ccnl riguardanti la flessibilita' dell'orario di lavoro
Art. 124 - Procedure per l’articolazione dell’orario settimanale
L’eventuale variazione dell’articolazione dell’orario in atto, tra quelle previste al precedente art.
121, che deve essere realizzata dal datore di lavoro armonizzando le istanze del personale con le
esigenze dell’azienda, sarà comunicata entro il 30 novembre di ciascun anno, dal datore di lavoro ai
dipendenti interessati secondo le modalità di cui al successivo art. 133, e contestualmente, per
iscritto, all’Osservatorio della provincia di competenza, di cui all’art. 20, tramite la corrispondente
Associazione territoriale aderente alla Confcommercio.
L’articolazione dell’orario settimanale prescelta avrà vigore dal 1° gennaio dell’anno successivo e,
al fine di favorire la realizzazione di una reale programmazione della distribuzione dell’orario, avrà
validità annua.
Nel corso degli incontri di cui all’art. 20, i dati aggregati relativi all’applicazione di quanto sopra,
articolati per settore, saranno oggetto di informazione alle Organizzazioni Sindacali anche al fine di
consentire il confronto di cui all’ultimo capoverso dell’art. 6.
Art. 125- Flessibilità dell’orario
Fatto salvo il confronto in materia previsto in sede di contrattazione aziendale dall’art. 10, per far
fronte alle variazioni dell’intensità lavorativa dell’azienda, questa potrà realizzare diversi regimi di
orario, rispetto all’articolazione prescelta, con il superamento dell’orario contrattuale in particolari
periodi dell’anno sino al limite di 44 ore settimanali, per un massimo di 16 settimane.
Nell’ambito del secondo livello di contrattazione possono essere realizzate intese per il
superamento dei limiti di cui al precedente comma sino ad un massimo di 48 ore settimanali per un
numero di 24 settimane.
A fronte della prestazione di ore aggiuntive ai sensi dei precedenti commi, l’azienda riconoscerà ai
lavoratori interessati, nel corso dell’anno ed in periodi di minore intensità lavorativa, una pari entità
di ore di riduzione, con la stessa articolazione per settimana prevista per i periodi di superamento
dell’orario contrattuale, in particolare, ove le ore da recuperare nella settimana siano quattro, queste
saranno fruite raggruppate in mezza giornata.
I lavoratori interessati percepiranno la retribuzione relativa all’orario settimanale contrattuale, sia
nei periodi di superamento che in quelli di corrispondente riduzione dell’orario contrattuale.
Resta inteso che, per quanto riguarda il lavoro straordinario, nel caso di ricorso a regimi di orario
plurisettimanale, esso decorre dalla prima ora successiva all’orario definito.
L’azienda provvederà a comunicare per iscritto ai lavoratori interessati il programma annuale di
applicazione della flessibilità; le eventuali variazioni dovranno essere tempestivamente comunicate
per iscritto.
Ai fini dell’applicazione del presente articolo, per anno si intende il periodo di 12 mesi seguente la
data di avvio del programma annuale di flessibilità.
Art. 126 - Flessibilità dell’orario – Ipotesi aggiuntiva A)
Fatto salvo il confronto in materia previsto in sede di contrattazione aziendale dall’art. 10 e di
quanto stabilito in materia di accordi territoriali dall’art. 6, per far fronte alle variazioni
dell’intensità lavorativa dell’azienda questa potrà realizzare, in aggiunta alle ipotesi di cui al
precedente art. 125, i seguenti regimi di orario con le seguenti modalità:
1. per le aziende di cui all’art. 121, lett. a. 2):
superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore
settimanali per un massimo di 16 settimane.
Ai lavoratori a cui si applica tale criterio di flessibilità verrà riconosciuto, in luogo di quanto
previsto dall’art. 121 lett. a.2), un incremento del monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui
all’art. 146 pari a 45 minuti per ciascuna settimana di superamento dell’orario normale settimanale;
2. per le aziende di cui all’art. 121, lett. b) e c):
superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore
settimanali per un massimo di 16 settimane.
Ai lavoratori a cui si applica tale criterio di flessibilità verrà riconosciuto un incremento del
monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui all’art. 146 pari a 45 minuti per ciascuna settimana di
superamento dell’orario normale settimanale.
A fronte della prestazione di ore aggiuntive, l’azienda riconoscerà ai lavoratori interessati nel corso
dell’anno, una pari entità di riduzione dell’orario di lavoro.
Il 50% delle ore da recuperare sarà articolato secondo il programma di flessibilità.
Il restante 50% delle ore suddette verrà contabilizzato nella banca delle ore ed utilizzato dal
lavoratore con riposi compensativi.
Art. 127 - Flessibilità dell’orario – Ipotesi aggiuntiva B)
Nell’ambito del secondo livello di contrattazione, per far fronte alle variazioni dell’intensità
lavorativa, le aziende di cui all’art. 121 lett. a.2), b) e c) potranno realizzare accordi, in aggiunta alle
ipotesi di cui al precedente art. 125 sui seguenti regimi di orario con le seguenti modalità:
1. superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore
settimanali per un massimo di 24 settimane;
2. superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 48 ore
settimanali per un massimo di 24 settimane.
Ai lavoratori a cui si applica il precedente criterio di flessibilità sub 1. verrà riconosciuto un
incremento del monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui all’art. 146, pari a 45 minuti per
ciascuna settimana di superamento dell’orario normale settimanale.
Ai lavoratori a cui si applica il precedente criterio di flessibilità sub 2. verrà riconosciuto un
incremento del monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui all’art. 146, pari a 70 minuti per
ciascuna settimana di superamento dell’orario normale settimanale.
A fronte della prestazione di ore aggiuntive, l’azienda riconoscerà ai lavoratori interessati nel corso
dell’anno, una pari entità di riduzione dell’orario di lavoro.
Il 50% delle ore da recuperare sarà articolato secondo il programma di flessibilità.
Il restante 50% delle ore suddette verrà contabilizzato nella banca delle ore ed utilizzato dal
lavoratore con riposi compensativi.
Art. 128 - Procedure
Le modalità operative della flessibilità sono disciplinate dal presente articolo.
I lavoratori interessati percepiranno la retribuzione relativa all’orario settimanale contrattuale, sia
nei periodi di superamento che in quelli di corrispondente riduzione dell’orario contrattuale.
Resta inteso che, per quanto riguarda il lavoro straordinario, nel caso di ricorso a regime di orario
plurisettimanale, esso decorre dalla prima ora successiva all’orario definito per ciascuna settimana.
In caso di mancata fruizione dei riposi compensativi individuali di cui agli artt. 126 e 127, le ore di
maggior lavoro prestate e contabilizzate nella banca delle ore saranno liquidate con la
maggiorazione prevista per le ore di straordinario corrispondente entro e non oltre il 31 dicembre
dell’anno successivo a quello di maturazione.
Le ore liquidate a tale titolo devono rientrare nei limiti previsti dall’art. 136.
Al fine di consentire il confronto di cui al primo comma degli articoli 126 e 127 le aziende con
contrattazione aziendale provvederanno a comunicare il programma di flessibilità alle RSU/RSA e
alle OO.SS. territoriali. Le altre imprese effettueranno analoga comunicazione all’Ente Bilaterale
competente per territorio.
L’azienda provvederà altresì a comunicare per iscritto, con congruo preavviso, ai lavoratori
interessati il programma definito di applicazione della flessibilità; le eventuali variazioni dovranno
essere tempestivamente comunicate per iscritto.
Ai fini dell’applicazione della flessibilità di cui agli articoli 126 e 127 per anno si intende il periodo
di 12 mesi seguenti la data di avvio del programma annuale di flessibilità.
L’eventuale variazione dell’articolazione dell’orario in atto, tra quelle previste al precedente art.
121, che deve essere realizzata dal datore di lavoro armonizzando le istanze del personale con le
esigenze dell’azienda, sarà comunicata entro il 30 novembre di ciascun anno, dal datore di lavoro ai
dipendenti interessati secondo le modalità di cui al successivo art. 133, e contestualmente, per
iscritto, all’Osservatorio della provincia di competenza, di cui all’art. 20, tramite la corrispondente
Associazione territoriale aderente alla Confcommercio.
L’articolazione dell’orario settimanale prescelta avrà vigore dal 1° gennaio dell’anno successivo e,
al fine di favorire la realizzazione di una reale programmazione della distribuzione dell’orario, avrà
validità annua.
Nel corso degli incontri di cui all’art. 20, i dati aggregati relativi all’applicazione di quanto sopra,
articolati per settore, saranno oggetto di informazione alle Organizzazioni Sindacali anche al fine di
consentire il confronto di cui all’ultimo capoverso dell’art. 6.
Art. 125- Flessibilità dell’orario
Fatto salvo il confronto in materia previsto in sede di contrattazione aziendale dall’art. 10, per far
fronte alle variazioni dell’intensità lavorativa dell’azienda, questa potrà realizzare diversi regimi di
orario, rispetto all’articolazione prescelta, con il superamento dell’orario contrattuale in particolari
periodi dell’anno sino al limite di 44 ore settimanali, per un massimo di 16 settimane.
Nell’ambito del secondo livello di contrattazione possono essere realizzate intese per il
superamento dei limiti di cui al precedente comma sino ad un massimo di 48 ore settimanali per un
numero di 24 settimane.
A fronte della prestazione di ore aggiuntive ai sensi dei precedenti commi, l’azienda riconoscerà ai
lavoratori interessati, nel corso dell’anno ed in periodi di minore intensità lavorativa, una pari entità
di ore di riduzione, con la stessa articolazione per settimana prevista per i periodi di superamento
dell’orario contrattuale, in particolare, ove le ore da recuperare nella settimana siano quattro, queste
saranno fruite raggruppate in mezza giornata.
I lavoratori interessati percepiranno la retribuzione relativa all’orario settimanale contrattuale, sia
nei periodi di superamento che in quelli di corrispondente riduzione dell’orario contrattuale.
Resta inteso che, per quanto riguarda il lavoro straordinario, nel caso di ricorso a regimi di orario
plurisettimanale, esso decorre dalla prima ora successiva all’orario definito.
L’azienda provvederà a comunicare per iscritto ai lavoratori interessati il programma annuale di
applicazione della flessibilità; le eventuali variazioni dovranno essere tempestivamente comunicate
per iscritto.
Ai fini dell’applicazione del presente articolo, per anno si intende il periodo di 12 mesi seguente la
data di avvio del programma annuale di flessibilità.
Art. 126 - Flessibilità dell’orario – Ipotesi aggiuntiva A)
Fatto salvo il confronto in materia previsto in sede di contrattazione aziendale dall’art. 10 e di
quanto stabilito in materia di accordi territoriali dall’art. 6, per far fronte alle variazioni
dell’intensità lavorativa dell’azienda questa potrà realizzare, in aggiunta alle ipotesi di cui al
precedente art. 125, i seguenti regimi di orario con le seguenti modalità:
1. per le aziende di cui all’art. 121, lett. a. 2):
superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore
settimanali per un massimo di 16 settimane.
Ai lavoratori a cui si applica tale criterio di flessibilità verrà riconosciuto, in luogo di quanto
previsto dall’art. 121 lett. a.2), un incremento del monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui
all’art. 146 pari a 45 minuti per ciascuna settimana di superamento dell’orario normale settimanale;
2. per le aziende di cui all’art. 121, lett. b) e c):
superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore
settimanali per un massimo di 16 settimane.
Ai lavoratori a cui si applica tale criterio di flessibilità verrà riconosciuto un incremento del
monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui all’art. 146 pari a 45 minuti per ciascuna settimana di
superamento dell’orario normale settimanale.
A fronte della prestazione di ore aggiuntive, l’azienda riconoscerà ai lavoratori interessati nel corso
dell’anno, una pari entità di riduzione dell’orario di lavoro.
Il 50% delle ore da recuperare sarà articolato secondo il programma di flessibilità.
Il restante 50% delle ore suddette verrà contabilizzato nella banca delle ore ed utilizzato dal
lavoratore con riposi compensativi.
Art. 127 - Flessibilità dell’orario – Ipotesi aggiuntiva B)
Nell’ambito del secondo livello di contrattazione, per far fronte alle variazioni dell’intensità
lavorativa, le aziende di cui all’art. 121 lett. a.2), b) e c) potranno realizzare accordi, in aggiunta alle
ipotesi di cui al precedente art. 125 sui seguenti regimi di orario con le seguenti modalità:
1. superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 44 ore
settimanali per un massimo di 24 settimane;
2. superamento dell’orario contrattuale in particolari periodi dell’anno sino al limite di 48 ore
settimanali per un massimo di 24 settimane.
Ai lavoratori a cui si applica il precedente criterio di flessibilità sub 1. verrà riconosciuto un
incremento del monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui all’art. 146, pari a 45 minuti per
ciascuna settimana di superamento dell’orario normale settimanale.
Ai lavoratori a cui si applica il precedente criterio di flessibilità sub 2. verrà riconosciuto un
incremento del monte ore annuo dei permessi retribuiti di cui all’art. 146, pari a 70 minuti per
ciascuna settimana di superamento dell’orario normale settimanale.
A fronte della prestazione di ore aggiuntive, l’azienda riconoscerà ai lavoratori interessati nel corso
dell’anno, una pari entità di riduzione dell’orario di lavoro.
Il 50% delle ore da recuperare sarà articolato secondo il programma di flessibilità.
Il restante 50% delle ore suddette verrà contabilizzato nella banca delle ore ed utilizzato dal
lavoratore con riposi compensativi.
Art. 128 - Procedure
Le modalità operative della flessibilità sono disciplinate dal presente articolo.
I lavoratori interessati percepiranno la retribuzione relativa all’orario settimanale contrattuale, sia
nei periodi di superamento che in quelli di corrispondente riduzione dell’orario contrattuale.
Resta inteso che, per quanto riguarda il lavoro straordinario, nel caso di ricorso a regime di orario
plurisettimanale, esso decorre dalla prima ora successiva all’orario definito per ciascuna settimana.
In caso di mancata fruizione dei riposi compensativi individuali di cui agli artt. 126 e 127, le ore di
maggior lavoro prestate e contabilizzate nella banca delle ore saranno liquidate con la
maggiorazione prevista per le ore di straordinario corrispondente entro e non oltre il 31 dicembre
dell’anno successivo a quello di maturazione.
Le ore liquidate a tale titolo devono rientrare nei limiti previsti dall’art. 136.
Al fine di consentire il confronto di cui al primo comma degli articoli 126 e 127 le aziende con
contrattazione aziendale provvederanno a comunicare il programma di flessibilità alle RSU/RSA e
alle OO.SS. territoriali. Le altre imprese effettueranno analoga comunicazione all’Ente Bilaterale
competente per territorio.
L’azienda provvederà altresì a comunicare per iscritto, con congruo preavviso, ai lavoratori
interessati il programma definito di applicazione della flessibilità; le eventuali variazioni dovranno
essere tempestivamente comunicate per iscritto.
Ai fini dell’applicazione della flessibilità di cui agli articoli 126 e 127 per anno si intende il periodo
di 12 mesi seguenti la data di avvio del programma annuale di flessibilità.
ASSEMBLEE!!!!!!!!!!!!!!
CARI COMPAGNI E COMPAGNE SONO COMINCIATE LE ASSEMBLEE NEI PUNTI VENDITA PER METTERVI AL CORRENTE DI QUELLO CHE SUCCEDE NELLA NOSTRA AZIENDA, E QUELLO CHE SUCCEDE A LIVELLO NAZIONALE.
LA PROSSIMA SETTIMANA SI SVOLGERANNO LE ASSEMBLEE NEI PUNTI VENDITA VIMERCATI E MATERA,SI SONO GIA SVOLTE NEI PUNTI VENDITA MIGIURTINIA, MERULANA,EMO,ZIO D'AMERICA...(SE MI SCORDO QUALCUNO FATEMELO SAPERE)
SI CHIEDE A TUTTI I LAVORATORI/CI DI DI PARTECIPARE IN MASSA ALLE ASSEMBLEE,GLI ARGOMENTI TRATTATI SONO MOLTO DELICATI A PARTIRE DALLA SITUAZIONE DELLA NOSTRA AZIENDA CHE COME RICORDO A UFFICOSAMENTE COMUNICATO CHE DAL 1 GIUGNO A CEDUTO TUTTO A CONAD....PARTECIPATE PARTECIPATE...
LA PROSSIMA SETTIMANA SI SVOLGERANNO LE ASSEMBLEE NEI PUNTI VENDITA VIMERCATI E MATERA,SI SONO GIA SVOLTE NEI PUNTI VENDITA MIGIURTINIA, MERULANA,EMO,ZIO D'AMERICA...(SE MI SCORDO QUALCUNO FATEMELO SAPERE)
SI CHIEDE A TUTTI I LAVORATORI/CI DI DI PARTECIPARE IN MASSA ALLE ASSEMBLEE,GLI ARGOMENTI TRATTATI SONO MOLTO DELICATI A PARTIRE DALLA SITUAZIONE DELLA NOSTRA AZIENDA CHE COME RICORDO A UFFICOSAMENTE COMUNICATO CHE DAL 1 GIUGNO A CEDUTO TUTTO A CONAD....PARTECIPATE PARTECIPATE...
giovedì 24 marzo 2011
AFFITTO RAMO D'AZIENDA PER BACONE E ZIO D'AMERICA
Come già ci avevano preannunciato durante l'ultimo incontro è arrivata la procedura di affitto di ramo d'azienda del punto vendita BACONE e ZIOD'AMERICA! In poche parole significa che questi 2 punti vendita andranno a confluire dalla società Sir Supermercati alla società Zio D'America s.r.l.(societa' gia' costituita lo scorso anno che ha come amministratore unico Roberto Imperatori). Nella raccomandata e' specificato che l'affitto quindi la
procedura e' prevista per il mese di Aprile 2011.Ciao gigi
mercoledì 23 marzo 2011
i bambini muoiono sotto il fuoco di israele...israele chi la ferma?
QUANDO MUOIONO I BAMBINI PALESTINESI SOTTO IL FUOCO ISRAELIANO E' UN INCIDENTE.
Ieri i bombardamenti sui civili dell'aviazione israeliana hanno ferito 7 bambini, mentre oggi pomeriggio almeno quattro civili palestinesi, tra i quali due bambini, sono stati uccisi dal fuoco israeliano. L'uccisione accertata dei quattro palestinesi - ma alcune fonti parlano di cinque - è stata solo l'ultima di una serie di scontri che hanno contrapposto miliziani palestinesi alle forze armate di Israele che si scambiano reciproche accuse. Le agenzie stampa parlano della strage di oggi come di un incidente, un ribaltamento delle notizie che ci fa capire come e quanto sia oramai consolidato il meccanismo che banalizza una strage di civili ad opera di un esercito da un lato, e parla di genocidio dall'altro per giustificare la guerra umanitaria. La logica dei due pesi e due misure coinvolge fin dall'inizio la costruzione "in diretta" delle notizie che poi con il copia e incolla fanno il giro del mondo. Una bomba di mortaio sparata dall'esercito israeliano, in risposta a tiri di razzi sul Neghev - che colpisce una casa nel rione di Shajaiyeh, a est di Gaza City - non è un incidente, ma un'azione di guerra criminale contro un popolo. Noi non parteggiamo per Gheddafi, ma non siamo nemmeno così cretini da non accorgerci come e quanto sia ipocrita lo schieramento che da un lato giustifica l'occupazione israeliana e dall'altro bombarda sotto le insegne del rispetto dei diritti civili.
Ieri i bombardamenti sui civili dell'aviazione israeliana hanno ferito 7 bambini, mentre oggi pomeriggio almeno quattro civili palestinesi, tra i quali due bambini, sono stati uccisi dal fuoco israeliano. L'uccisione accertata dei quattro palestinesi - ma alcune fonti parlano di cinque - è stata solo l'ultima di una serie di scontri che hanno contrapposto miliziani palestinesi alle forze armate di Israele che si scambiano reciproche accuse. Le agenzie stampa parlano della strage di oggi come di un incidente, un ribaltamento delle notizie che ci fa capire come e quanto sia oramai consolidato il meccanismo che banalizza una strage di civili ad opera di un esercito da un lato, e parla di genocidio dall'altro per giustificare la guerra umanitaria. La logica dei due pesi e due misure coinvolge fin dall'inizio la costruzione "in diretta" delle notizie che poi con il copia e incolla fanno il giro del mondo. Una bomba di mortaio sparata dall'esercito israeliano, in risposta a tiri di razzi sul Neghev - che colpisce una casa nel rione di Shajaiyeh, a est di Gaza City - non è un incidente, ma un'azione di guerra criminale contro un popolo. Noi non parteggiamo per Gheddafi, ma non siamo nemmeno così cretini da non accorgerci come e quanto sia ipocrita lo schieramento che da un lato giustifica l'occupazione israeliana e dall'altro bombarda sotto le insegne del rispetto dei diritti civili.
incidenti sul lavoro:oggi 4 vittime
(ANSA) - ROMA, 22 MAR - Quattro morti oggi, in diversi incidenti sul lavoro. Nell'Appennino cesenate il titolare di una piccola impresa edile, di 32 anni, e' morto precipitando da un'impalcatura mentre ristrutturava casa sua. Ha perso l'equilibrio ed e' morto a Cerreto Guidi (Firenze) un imprenditore che stava controllando il lucernario del suo maglificio. A Fermo un operaio di 54 anni e' stato travolto da un terrapieno e infine vicino Bari e' caduto un operaio che stava montando una tenda su un balcone.
martedì 22 marzo 2011
delegati della uil-tu.cs dissentono con la uil...per accordo separato del commercio
Comunicato dei/lle delegati/e sindacali Uil.Tu.C.S. Lombardia sulla firma dell'ipotesi di accordo del C.C.N.L. Terziario da parte della Uil.Tu.C.S. Nazionale.
A seguito dell'ennesima firma separata posta sull'ipotesi di accordo per il rinnovo del C.C.N.L. Terziario il 26/02/2011, i/le sottoscritti/e delegati/e sindacali della Uil.Tu.C.S. Lombardia esprimono con forza il loro dissenso e la loro contrarietà a tale ipotesi di contratto. Pur apprezzando lo sforzo della Uil.Tu.C.S. Lombardia, noi delegati/e non lo riteniamo sufficiente, e per questo ci opponiamo, contestiamo e critichiamo in maniera più decisa diversi elementi del succitato accordo, ritenendolo inaccettabile e considerandolo una lesione ai diritti e alle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, al diritto alla salute e al diritto di sciopero. Deroghe peggiorative al C.C.N.L. per accordi di 2° livello: viene concessa la possibilità di raggiungere intese derogatorie del C.C.N.L. nelle contrattazioni di secondo livello. Tali deroghe non saranno presumibilmente positive per i lavoratori e le lavoratrici (ad esempio per la salvaguardia della salute e della sicurezza o per accrescere, migliorare tutele e diritti), ma dovranno essere finalizzate al miglioramento dei livelli di produttività, competitività ed efficienza delle imprese, concedendo così un ampio raggio di azione alle aziende e innescando una spirale al ribasso delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. All'introduzione della logica delle deroghe al contratto nazionale si affianca la riformulazione dei criteri guida per l'esercizio del confronto di secondo livello, le cui competenze e agibilità risultano troppo legate alle situazioni di crisi e non appaiono certo delineate con chiarezza e determinazione cogente per le imprese e per le associazioni dei datori di lavoro. Queste novità e queste modifiche rendono di fatto vana (e non rilanciata come si sostiene!) la contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale. Incremento economico contrattuale: 86 euro lordi in 6 tranche in 3 anni. Questo è l'aumento che deriva dal criterio di calcolo IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato). E' un indice che non considera l'incidenza dei costi energetici e che non garantisce il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni. Al risicato incremento di salario viene poi agganciato, per la fine del 2013, un altrettanto risicato "Elemento economico di garanzia" per le aziende prive di accordi di secondo livello: una vera e propria disincentivazione alla contrattazione. Bilateralità e welfare contrattuale: in questo rinnovo la bilateralità è l'unico istituto che rimane immutato, anzi è rafforzato, con maggiori responsabilità e compiti che andranno a sostituire alcuni di quelli di competenza dell'ufficio provinciale del lavoro, come l'arbitrato, le transazioni e la certificazione di accordi etc. Ma a questo punto nascono spontanee alcune domande: a che cosa serve concretamente la bilateralità? Che effetti ha nel lavoro quotidiano di ognuno/a di noi? E nel medio periodo? In quanti conoscono e sfruttano le occasioni date da questo ente pur pagando mensilmente la propria quota? Invece per quanto riguarda il Fondo Est, la novità del contributo a carico del/la lavoratore/rice appare come una vera e propria presa in giro. Ci chiediamo quante volte dobbiamo pagare l'assistenza sanitaria, visto che già lo facciamo con le tasse ritenute alla fonte? In più, a fronte di un aumento contrattuale irrisorio, 86 euro lordi in 6 tranche in 3 anni, vengono ancora a pescare nelle nostre tasche per supplire a un'assistenza sanitaria che dovrebbe essere garantita. Collegato lavoro: su questo tema noi delegati/e ci chiediamo se fosse proprio necessario inserirlo, visti i dubbi di costituzionalità sui quali la Corte deve ancora esprimersi. Le norme del Collegato Lavoro su Certificazione dei contratti e sull'Arbitrato, che vengono inserite nel C.C.N.L., sono unicamente forme di ricatto e di rinuncia dei lavoratori e delle lavoratrici ai diritti di legge e contrattuali. 1) Viene introdotta la possibilità di spostare le vertenze di lavoro dall’autorità giudiziaria a collegi arbitrali, privatizzando in questo modo la funzione dei giudici del lavoro; 2) viene introdotta la possibilità di certificare la regolarità dei contratti di lavoro e quindi la volontà del/la lavoratore/rice. In questo modo il ricatto, che prima era implicito nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratrice/lavoratore, oggi viene addirittura a essere certificato. In pratica, nell’ambito dei contratti di lavoro, possono essere pattuite clausole compromissorie per la devoluzione in via preventiva al Collegio arbitrale delle possibili controversie derivanti dal rapporto di lavoro. Cioè il lavoratore o la lavoratrice che deve sottoscrivere un contratto di lavoro, dovrà scegliere se firmare una clausola per la quale rinuncia in futuro a ricorrere al magistrato del lavoro, oppure rinunciare al posto che gli viene offerto. Se firma la clausola, potrà rivolgersi a una commissione bilaterale, composta in parti uguali da funzionari dell’impresa e sindacati firmatari di questo accordo, che deciderà secondo equità. Neo assunti/e: la maturazione differita della maggior parte dei permessi retribuiti (dopo 2 anni al 50% e dopo 4 anni al 100%) trasforma questi diritti in miraggi, date le caratteristiche di durata temporale dei contratti. Inoltre tale articolo non specifica e non dà istruzioni in caso di contratti intermittenti, o di cambio di aziende appartenenti alla stessa categoria. L'allungamento del periodo di prova, portato a 60 giorni, è quantomeno ridicolo poiché non ci pare sufficiente nemmeno a ipotizzare un'alternativa all'utilizzo di contratti a termine ad hoc. Lavoro domenicale: ennesimo progressivo peggioramento sul tema "domenica lavorativa", con l'aumento del numero di domeniche dove "le aziende hanno la facoltà di organizzare i lavoratori e le lavoratrici a tempo pieno" (le domeniche della legge Bersani più il 30% delle ulteriori aperture previste a livello territoriale). Pur essendo contrari all'introduzione dell'obbligatorietà nello scorso contratto, riconosciamo che almeno portò la maggiorazione festiva del 30% per tutti, ma questa volta qual'è la merce di scambio? La risposta dell'equa distribuzione dei carichi di lavoro e delle presenze non ci convince per niente, perché conosciamo bene la realtà e le condizioni lavorative. Nella maggior parte dei luoghi di lavoro non ci sono accordi sull'organizzazione del lavoro, ne tantomeno controlli, e le aziende gestiscono tutto in maniera unilaterale. Si applicano flessibilità ed elasticità all'orario di lavoro senza minimamente tener conto di un equa distribuzione oraria settimanale. La programmazione oraria è resa nota settimana per settimana, ma per esigenze aziendali anche giorno per giorno, con cambi turno e spostamenti orari. Si concentrano le ore lavorative nei giorni di più alta affluenza, spesso ricorrendo a orari "spezzati" che vanno oltre le 12 ore. Laddove esiste un accordo sull'organizzazione del lavoro, la sua gestione e il suo controllo da parte sindacale, risulta ostacolato dall'atteggiamento aziendale. Trattamento economico di malattia: il trattamento economico del periodo di carenza, cioè i primi 3 giorni di malattia, che è a totale carico delle Aziende, subisce una drastica e peggiorativa rimodulazione. Il 100% della retribuzione viene riconosciuto solo per 2 eventi all'anno, il 3° e il 4° evento vengono retribuiti con il 50% della paga, dal 5° episodio di malattia non saranno più retribuiti. Questa penalizzazione non si applica alle malattie con prognosi iniziale di almeno 12 giorni, ai ricoveri in genere nonché ad altre gravi patologie. Il tutto, scrivono Cisl e Uil, per “prevenire situazioni di abuso”. In pratica si toglie, in modo indiscriminato, il diritto alla salute della maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici, pur di colpire una minoranza di soggetti i cui eventuali abusi sono consentiti dall'assenza ingiustificata degli organi istituzionali preposti ai controlli! Con l'ipotesi dell'esonero dal versamento all'INPS si scardina il meccanismo solidaristico. Ricordiamo alla Fisascat-Cisl e alla Uil.Tu.C.S.-Uil che la loro funzione è quella di rappresentare gli interessi della forza lavoro, in modo positivo e concreto, seguendo la scia del progresso e dell'estensione dei diritti e delle tutele. Siamo assolutamente contrari a organizzazioni sindacali che di fatto non resistono agli attacchi pretestuosi della controparte in nome di un concetto malsano di responsabilità, che potremmo definire subalternità. Inoltre la rappresentatività di queste due organizzazioni è minoritaria, non solo nella categoria, e non possono arrogarsi il diritto di scegliere per tutti/e. Richiediamo il ritiro immediato della firma dall'ipotesi di accordo del CCNL e la riapertura del tavolo trattante. In alternativa, esigiamo la consultazione referendaria, composta da una domanda semplice e chiara, e che tenga conto dei lavoratori e delle lavoratrici realmente raggiunti, evitando di percorrere l'antipatica pratica del silenzio (lavoratori e lavoratrici che non hanno la possibilità di votare e di esprimersi!!) valutato come assenso. Per il futuro, ci auspichiamo che le due organizzazioni sopraccitate cessino questa plateale disponibilità (in cambio di...si capisce bene quale privilegio!?!) nei confronti di una controparte sempre più arrogante, ed evitino di firmare ipotesi indecenti, ma soprattutto non prendano decisioni palesemente contrarie allo sviluppo e alla crescita dei diritti e delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori. Un'organizzazione sindacale che non si occupa di tutelare i lavoratori e le lavoratrici e che non cerca di riequilibrare gli sproporzionati rapporti di forza, ma anzi si propone come addetto alla certificazione del ricatto lavorativo, non è più degna di essere chiamata sindacato, bensì agenzia di servizio!
D'Agostino Maria, Lo Bianco Anna, Luppino Luigi e Uggeri Carolina (R.S.U. Auchan Cinisello Balsamo), Scardi Francesco (R.S.A. Auchan Cesano Boscone), Pugliese Giuseppe (R.S.U. Auchan Nerviano), Fregoni Massimiliano e Wodziak Kasia (R.S.U. Iper Rozzano), D'Errico Pietro, Pani Nadia e Ruggeri Luisa (R.S.A. Auchan Monza). Per contatti: Pugliese Giuseppe e-mail: puglimagiu@gmail.com
(Feat. FGPG)
A seguito dell'ennesima firma separata posta sull'ipotesi di accordo per il rinnovo del C.C.N.L. Terziario il 26/02/2011, i/le sottoscritti/e delegati/e sindacali della Uil.Tu.C.S. Lombardia esprimono con forza il loro dissenso e la loro contrarietà a tale ipotesi di contratto. Pur apprezzando lo sforzo della Uil.Tu.C.S. Lombardia, noi delegati/e non lo riteniamo sufficiente, e per questo ci opponiamo, contestiamo e critichiamo in maniera più decisa diversi elementi del succitato accordo, ritenendolo inaccettabile e considerandolo una lesione ai diritti e alle tutele dei lavoratori e delle lavoratrici, al diritto alla salute e al diritto di sciopero. Deroghe peggiorative al C.C.N.L. per accordi di 2° livello: viene concessa la possibilità di raggiungere intese derogatorie del C.C.N.L. nelle contrattazioni di secondo livello. Tali deroghe non saranno presumibilmente positive per i lavoratori e le lavoratrici (ad esempio per la salvaguardia della salute e della sicurezza o per accrescere, migliorare tutele e diritti), ma dovranno essere finalizzate al miglioramento dei livelli di produttività, competitività ed efficienza delle imprese, concedendo così un ampio raggio di azione alle aziende e innescando una spirale al ribasso delle condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori. All'introduzione della logica delle deroghe al contratto nazionale si affianca la riformulazione dei criteri guida per l'esercizio del confronto di secondo livello, le cui competenze e agibilità risultano troppo legate alle situazioni di crisi e non appaiono certo delineate con chiarezza e determinazione cogente per le imprese e per le associazioni dei datori di lavoro. Queste novità e queste modifiche rendono di fatto vana (e non rilanciata come si sostiene!) la contrattazione di secondo livello, aziendale o territoriale. Incremento economico contrattuale: 86 euro lordi in 6 tranche in 3 anni. Questo è l'aumento che deriva dal criterio di calcolo IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato). E' un indice che non considera l'incidenza dei costi energetici e che non garantisce il recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni. Al risicato incremento di salario viene poi agganciato, per la fine del 2013, un altrettanto risicato "Elemento economico di garanzia" per le aziende prive di accordi di secondo livello: una vera e propria disincentivazione alla contrattazione. Bilateralità e welfare contrattuale: in questo rinnovo la bilateralità è l'unico istituto che rimane immutato, anzi è rafforzato, con maggiori responsabilità e compiti che andranno a sostituire alcuni di quelli di competenza dell'ufficio provinciale del lavoro, come l'arbitrato, le transazioni e la certificazione di accordi etc. Ma a questo punto nascono spontanee alcune domande: a che cosa serve concretamente la bilateralità? Che effetti ha nel lavoro quotidiano di ognuno/a di noi? E nel medio periodo? In quanti conoscono e sfruttano le occasioni date da questo ente pur pagando mensilmente la propria quota? Invece per quanto riguarda il Fondo Est, la novità del contributo a carico del/la lavoratore/rice appare come una vera e propria presa in giro. Ci chiediamo quante volte dobbiamo pagare l'assistenza sanitaria, visto che già lo facciamo con le tasse ritenute alla fonte? In più, a fronte di un aumento contrattuale irrisorio, 86 euro lordi in 6 tranche in 3 anni, vengono ancora a pescare nelle nostre tasche per supplire a un'assistenza sanitaria che dovrebbe essere garantita. Collegato lavoro: su questo tema noi delegati/e ci chiediamo se fosse proprio necessario inserirlo, visti i dubbi di costituzionalità sui quali la Corte deve ancora esprimersi. Le norme del Collegato Lavoro su Certificazione dei contratti e sull'Arbitrato, che vengono inserite nel C.C.N.L., sono unicamente forme di ricatto e di rinuncia dei lavoratori e delle lavoratrici ai diritti di legge e contrattuali. 1) Viene introdotta la possibilità di spostare le vertenze di lavoro dall’autorità giudiziaria a collegi arbitrali, privatizzando in questo modo la funzione dei giudici del lavoro; 2) viene introdotta la possibilità di certificare la regolarità dei contratti di lavoro e quindi la volontà del/la lavoratore/rice. In questo modo il ricatto, che prima era implicito nel rapporto tra datore di lavoro e lavoratrice/lavoratore, oggi viene addirittura a essere certificato. In pratica, nell’ambito dei contratti di lavoro, possono essere pattuite clausole compromissorie per la devoluzione in via preventiva al Collegio arbitrale delle possibili controversie derivanti dal rapporto di lavoro. Cioè il lavoratore o la lavoratrice che deve sottoscrivere un contratto di lavoro, dovrà scegliere se firmare una clausola per la quale rinuncia in futuro a ricorrere al magistrato del lavoro, oppure rinunciare al posto che gli viene offerto. Se firma la clausola, potrà rivolgersi a una commissione bilaterale, composta in parti uguali da funzionari dell’impresa e sindacati firmatari di questo accordo, che deciderà secondo equità. Neo assunti/e: la maturazione differita della maggior parte dei permessi retribuiti (dopo 2 anni al 50% e dopo 4 anni al 100%) trasforma questi diritti in miraggi, date le caratteristiche di durata temporale dei contratti. Inoltre tale articolo non specifica e non dà istruzioni in caso di contratti intermittenti, o di cambio di aziende appartenenti alla stessa categoria. L'allungamento del periodo di prova, portato a 60 giorni, è quantomeno ridicolo poiché non ci pare sufficiente nemmeno a ipotizzare un'alternativa all'utilizzo di contratti a termine ad hoc. Lavoro domenicale: ennesimo progressivo peggioramento sul tema "domenica lavorativa", con l'aumento del numero di domeniche dove "le aziende hanno la facoltà di organizzare i lavoratori e le lavoratrici a tempo pieno" (le domeniche della legge Bersani più il 30% delle ulteriori aperture previste a livello territoriale). Pur essendo contrari all'introduzione dell'obbligatorietà nello scorso contratto, riconosciamo che almeno portò la maggiorazione festiva del 30% per tutti, ma questa volta qual'è la merce di scambio? La risposta dell'equa distribuzione dei carichi di lavoro e delle presenze non ci convince per niente, perché conosciamo bene la realtà e le condizioni lavorative. Nella maggior parte dei luoghi di lavoro non ci sono accordi sull'organizzazione del lavoro, ne tantomeno controlli, e le aziende gestiscono tutto in maniera unilaterale. Si applicano flessibilità ed elasticità all'orario di lavoro senza minimamente tener conto di un equa distribuzione oraria settimanale. La programmazione oraria è resa nota settimana per settimana, ma per esigenze aziendali anche giorno per giorno, con cambi turno e spostamenti orari. Si concentrano le ore lavorative nei giorni di più alta affluenza, spesso ricorrendo a orari "spezzati" che vanno oltre le 12 ore. Laddove esiste un accordo sull'organizzazione del lavoro, la sua gestione e il suo controllo da parte sindacale, risulta ostacolato dall'atteggiamento aziendale. Trattamento economico di malattia: il trattamento economico del periodo di carenza, cioè i primi 3 giorni di malattia, che è a totale carico delle Aziende, subisce una drastica e peggiorativa rimodulazione. Il 100% della retribuzione viene riconosciuto solo per 2 eventi all'anno, il 3° e il 4° evento vengono retribuiti con il 50% della paga, dal 5° episodio di malattia non saranno più retribuiti. Questa penalizzazione non si applica alle malattie con prognosi iniziale di almeno 12 giorni, ai ricoveri in genere nonché ad altre gravi patologie. Il tutto, scrivono Cisl e Uil, per “prevenire situazioni di abuso”. In pratica si toglie, in modo indiscriminato, il diritto alla salute della maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici, pur di colpire una minoranza di soggetti i cui eventuali abusi sono consentiti dall'assenza ingiustificata degli organi istituzionali preposti ai controlli! Con l'ipotesi dell'esonero dal versamento all'INPS si scardina il meccanismo solidaristico. Ricordiamo alla Fisascat-Cisl e alla Uil.Tu.C.S.-Uil che la loro funzione è quella di rappresentare gli interessi della forza lavoro, in modo positivo e concreto, seguendo la scia del progresso e dell'estensione dei diritti e delle tutele. Siamo assolutamente contrari a organizzazioni sindacali che di fatto non resistono agli attacchi pretestuosi della controparte in nome di un concetto malsano di responsabilità, che potremmo definire subalternità. Inoltre la rappresentatività di queste due organizzazioni è minoritaria, non solo nella categoria, e non possono arrogarsi il diritto di scegliere per tutti/e. Richiediamo il ritiro immediato della firma dall'ipotesi di accordo del CCNL e la riapertura del tavolo trattante. In alternativa, esigiamo la consultazione referendaria, composta da una domanda semplice e chiara, e che tenga conto dei lavoratori e delle lavoratrici realmente raggiunti, evitando di percorrere l'antipatica pratica del silenzio (lavoratori e lavoratrici che non hanno la possibilità di votare e di esprimersi!!) valutato come assenso. Per il futuro, ci auspichiamo che le due organizzazioni sopraccitate cessino questa plateale disponibilità (in cambio di...si capisce bene quale privilegio!?!) nei confronti di una controparte sempre più arrogante, ed evitino di firmare ipotesi indecenti, ma soprattutto non prendano decisioni palesemente contrarie allo sviluppo e alla crescita dei diritti e delle tutele delle lavoratrici e dei lavoratori. Un'organizzazione sindacale che non si occupa di tutelare i lavoratori e le lavoratrici e che non cerca di riequilibrare gli sproporzionati rapporti di forza, ma anzi si propone come addetto alla certificazione del ricatto lavorativo, non è più degna di essere chiamata sindacato, bensì agenzia di servizio!
D'Agostino Maria, Lo Bianco Anna, Luppino Luigi e Uggeri Carolina (R.S.U. Auchan Cinisello Balsamo), Scardi Francesco (R.S.A. Auchan Cesano Boscone), Pugliese Giuseppe (R.S.U. Auchan Nerviano), Fregoni Massimiliano e Wodziak Kasia (R.S.U. Iper Rozzano), D'Errico Pietro, Pani Nadia e Ruggeri Luisa (R.S.A. Auchan Monza). Per contatti: Pugliese Giuseppe e-mail: puglimagiu@gmail.com
(Feat. FGPG)
lunedì 21 marzo 2011
libia: ferrero(prc),altissimo rischio guerra
«L'offensiva occidentale contro la Libia assume con ogni evidenza i tratti della guerra. Giustificata dalla necessità di creare una No Fly Zone per ragioni umanitarie in realtà si caratterizza come una aggressione che metterà in ginocchio la Libia e il suo popolo». Lo dice Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista. «Le reazioni internazionali - aggiunge - inoltre evidenziano che il consenso degli stati africani a questa azione non c'è e il rischio che questa aggressione si trasformi in una guerra è altissimo. Per questo chiediamo il cessate il fuoco immediato». (ANSA).
lavoro domenicale...il richiamo di legge che si fa nel ccnl
Il lavoratore ha diritto ogni sette giorni a un periodo di riposo di almeno ventiquattro ore consecutive, di regola in coincidenza con la domenica, da cumulare con le ore di riposo giornaliero di cui all'articolo 7.Il suddetto periodo di riposo consecutivo e' calcolato come media in un periodo non superiore a quattordici giorni».
3. Il riposo di ventiquattro ore consecutive puo' essere fissato in un giorno diverso dalla
domenica e puo' essere attuato mediante turni per il personale interessato a modelli tecnicoorganizzativi
di turnazione particolare ovvero addetto alle attivita' aventi le seguenti
caratteristiche:
a) operazioni industriali per le quali si abbia l'uso di forni a combustione o a energia elettrica
per l'esercizio di processi caratterizzati dalla continuita' della combustione ed operazioni
collegate, nonche' attivita' industriali ad alto assorbimento di energia elettrica ed operazioni
collegate;
b) attivita' industriali il cui processo richieda, in tutto o in parte, lo svolgimento continuativo
per ragioni tecniche;
c) industrie stagionali per le quali si abbiano ragioni di urgenza riguardo alla materia prima o al
prodotto dal punto di vista del loro deterioramento e della loro utilizzazione, comprese le
industrie che trattano materie prime di facile deperimento ed il cui periodo di lavorazione si
svolge in non piu' di 3 mesi all'anno, ovvero quando nella stessa azienda e con lo stesso
personale si compiano alcune delle suddette attivita' con un decorso complessivo di
lavorazione superiore a 3 mesi;
d) i servizi ed attivita' il cui funzionamento domenicale corrisponda ed esigenze tecniche
ovvero soddisfi interessi rilevanti della collettivita' ovvero sia di pubblica utilita';
e) attivita' che richiedano l'impiego di impianti e macchinari ad alta intensita' di capitali o ad
alta tecnologia;
f) attivita' di cui all'articolo 7 della legge 22 febbraio 1934, n. 370;
g) attivita' indicate agli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e di
cui all'articolo 3 della legge 24 ottobre 2000, n. 323.
3. Il riposo di ventiquattro ore consecutive puo' essere fissato in un giorno diverso dalla
domenica e puo' essere attuato mediante turni per il personale interessato a modelli tecnicoorganizzativi
di turnazione particolare ovvero addetto alle attivita' aventi le seguenti
caratteristiche:
a) operazioni industriali per le quali si abbia l'uso di forni a combustione o a energia elettrica
per l'esercizio di processi caratterizzati dalla continuita' della combustione ed operazioni
collegate, nonche' attivita' industriali ad alto assorbimento di energia elettrica ed operazioni
collegate;
b) attivita' industriali il cui processo richieda, in tutto o in parte, lo svolgimento continuativo
per ragioni tecniche;
c) industrie stagionali per le quali si abbiano ragioni di urgenza riguardo alla materia prima o al
prodotto dal punto di vista del loro deterioramento e della loro utilizzazione, comprese le
industrie che trattano materie prime di facile deperimento ed il cui periodo di lavorazione si
svolge in non piu' di 3 mesi all'anno, ovvero quando nella stessa azienda e con lo stesso
personale si compiano alcune delle suddette attivita' con un decorso complessivo di
lavorazione superiore a 3 mesi;
d) i servizi ed attivita' il cui funzionamento domenicale corrisponda ed esigenze tecniche
ovvero soddisfi interessi rilevanti della collettivita' ovvero sia di pubblica utilita';
e) attivita' che richiedano l'impiego di impianti e macchinari ad alta intensita' di capitali o ad
alta tecnologia;
f) attivita' di cui all'articolo 7 della legge 22 febbraio 1934, n. 370;
g) attivita' indicate agli articoli 11, 12 e 13 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, e di
cui all'articolo 3 della legge 24 ottobre 2000, n. 323.
domenica 20 marzo 2011
minacce del rais....
«SIETE BARBARI, FARETE FINE DI HITLER»
«Siete dei barbari, dei terroristi, dei mostri», «avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla»: lo ha detto il leader libico Muammar Gheddafi, in un discorso in audio trasmesso in diretta da Al Jazira e da altre tv. «Cadrete dalle vostre poltrone. Farete la fine di Hitler e Mussolini. Vi faranno cadere i vostri popoli. Questa è un'aggressione, ma noi vi sconfiggeremo», ha concluso il Colonnello
«Siete dei barbari, dei terroristi, dei mostri», «avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla»: lo ha detto il leader libico Muammar Gheddafi, in un discorso in audio trasmesso in diretta da Al Jazira e da altre tv. «Cadrete dalle vostre poltrone. Farete la fine di Hitler e Mussolini. Vi faranno cadere i vostri popoli. Questa è un'aggressione, ma noi vi sconfiggeremo», ha concluso il Colonnello
...l'inferno senza fine...ospedali psichiatrici
Ospedali psichiatrici l'inferno senza fine
di Manuela Modica
Trecentocinquanta tra internati e detenuti. quattro educatori. Venti minuti al mese con lo psichiatra. Dieci internati per cella al II reparto. Bisogna contare per capire la crudezza della realtà del carcere psichiatrico siciliano. Il risultato è una condizione praticamente impossibile da gestire, a causa, soprattutto, del sovraffollamento: “Da 180 internati, nel 2006, siamo arrivati ai 350 di oggi, per una capienza massima di 250”, anche il direttore del carcere psichiatrico di Barcellona (in Sicilia), Nunziante Rosania (neuropsichiatra) si spiega in numeri. “Quel che la Commissione parlamentare ha visitato è a tutti gli effetti una struttura con ordinamenti, regolamenti, contabilità, tipici del carcere e non dell’ospedale. Un carcere che ha subito una riduzione di bilancio: per i servizi domestici, ad esempio, nel 2006 avevamo 470mila euro, nel 2009 solo 230. Per il capitolo sanitario i fondi (che sono ancora quelli dell’amministrazione penitenziaria per il mancato transito della medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Regionale) ci consentono di pagare gli infermieri ed i medici, di acquistare i farmaci più importanti. Mentre non possiamo permetterci l’acquisto o la manutenzione degli strumenti perché sforeremmo".
Perché la popolazione dell’Opg è così aumentata in questi due anni?
“Iniziamo col dire che la popolazione di tutti gli Opg è aumentata. Negli ultimi vent’anni non s’era mai superata la soglia di 1250 internati, oggi sono più di 1500. Poi il Decreto del presidente del consiglio approvato ad aprile del 2008, che prevede il passaggio della Sanità Penitenziaria al Sistema sanitario nazionale, tarda a trovare piena applicazione: in Sicilia non è stato ancora recepito, mentre si rimane in attesa che siano varati i previsti “bacini di utenza” relativi agli OPG (Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).
Cioè avete internati che provengono da regioni non di vostra competenza. E il vero problema dell’affollamento nasce dal territorio stesso: se un internato a fine misura di sicurezza non può essere affidato ad una struttura di reinserimento sociale, la misura viene prorogata, così che ‘sconta’ più di quanto previsto. È questa la vera ingiustizia?
“È così. Il termine della misura di sicurezza è,in realtà, teorico perché dipende dal venir meno della pericolosità sociale. Abbiamo prosciolti, per infermità mentale, per i quali viene disposta la misura di sicurezza perché considerati socialmente pericolosi. Ebbene sì, se al termine di questa non esiste un “cuscinetto” che dia progressione al reinserimento sociale, la magistratura proroga la misura”.
Per questo motivo chi inizialmente pensava di restare in Opg 5 anni, per esempio, in realtà potrebbe rimanere ‘dentro’ anche 15, 20 anni: lei dirige una discarica umana?
“Qualcuno ha parlato di “ pattumiere sociali” per gli ingestibili. E come “gestore”sono, ormai,in perfetta solitudine essendo rimasto l’unico psichiatra alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria. Mi sono costantemente battuto, negli ultimi 15 anni, insieme ai colleghi direttori degli altri Opg (5 in tutto, ndr), per il superamento di queste istituzioni di questi carnai umani. Siamo stati regolarmente inascoltati dagli interlocutori politici. E ci tocca, oggi, fare la parte del ‘Kapò’: per quel che mi riguarda sono rassegnato anche a questo ruolo, purché succeda qualcosa. Ripongo buona fiducia nel Presidente Ignazio Marino e confido che alla denuncia della Commissione da lui presieduta farà seguito una coerente azione politica”.
Siete “vittime”, ma vi servite dei letti di contenzione…
“Quando sono arrivato qui, i letti erano 26, oggi sono solo 2. La necessità del trattamento sanitario obbligatorio prevede, in casi limite, la contenzione. È chiaro che si tratta di “extrema ratio”, ma, attenzione, se io non intervenissi anche con un TSO nel caso di un soggetto che minaccia drammaticamente di suicidarsi e che rifiuta di curarsi, e quel soggetto poi si uccide davvero, la responsabilità è gravissima”.
E capita solo in questi casi?
“Pochi giorni fà uno dei nostri internati è andato in escandescenze. Si trattava di un uomo alto e corpulento, pienamente tranquillo solo un attimo prima, il quale d’improvviso sferrava calci e pugni dappertutto minacciando gravemente i suoi compagni. Sono riusciti a isolarlo in una stanzetta, sperando si riprendesse, ma lui ha preso a colpire il muro con la testa in maniera violentissima: cosa si può fare in questi casi, in questo contesto?”
. E la polizia penitenziaria che si trova a reagire in situazioni così delicate, di patologie mentali, ha una preparazione adeguata, per forza.
“No, non ha una specializzazione. L’Amministrazione penitenziaria ha organizzato alcuni corsi di formazione, ma bisognerà pensare a percorsi formativi più articolati. All’ OPG barcellonese abbiamo avuto 40 agenti in meno negli ultimi 3 anni, s’è ridotto anche il reparto infermieristico. Eppure eravamo riusciti a costituire un nucleo di polizia per le attività trattamentali che consentirono fino a tutto il 2007 lo svolgimento di esperienze trattamentali assolutamente innovative: i ricoverati allora erano 180.
di Manuela Modica
Trecentocinquanta tra internati e detenuti. quattro educatori. Venti minuti al mese con lo psichiatra. Dieci internati per cella al II reparto. Bisogna contare per capire la crudezza della realtà del carcere psichiatrico siciliano. Il risultato è una condizione praticamente impossibile da gestire, a causa, soprattutto, del sovraffollamento: “Da 180 internati, nel 2006, siamo arrivati ai 350 di oggi, per una capienza massima di 250”, anche il direttore del carcere psichiatrico di Barcellona (in Sicilia), Nunziante Rosania (neuropsichiatra) si spiega in numeri. “Quel che la Commissione parlamentare ha visitato è a tutti gli effetti una struttura con ordinamenti, regolamenti, contabilità, tipici del carcere e non dell’ospedale. Un carcere che ha subito una riduzione di bilancio: per i servizi domestici, ad esempio, nel 2006 avevamo 470mila euro, nel 2009 solo 230. Per il capitolo sanitario i fondi (che sono ancora quelli dell’amministrazione penitenziaria per il mancato transito della medicina penitenziaria al Servizio Sanitario Regionale) ci consentono di pagare gli infermieri ed i medici, di acquistare i farmaci più importanti. Mentre non possiamo permetterci l’acquisto o la manutenzione degli strumenti perché sforeremmo".
Perché la popolazione dell’Opg è così aumentata in questi due anni?
“Iniziamo col dire che la popolazione di tutti gli Opg è aumentata. Negli ultimi vent’anni non s’era mai superata la soglia di 1250 internati, oggi sono più di 1500. Poi il Decreto del presidente del consiglio approvato ad aprile del 2008, che prevede il passaggio della Sanità Penitenziaria al Sistema sanitario nazionale, tarda a trovare piena applicazione: in Sicilia non è stato ancora recepito, mentre si rimane in attesa che siano varati i previsti “bacini di utenza” relativi agli OPG (Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia).
Cioè avete internati che provengono da regioni non di vostra competenza. E il vero problema dell’affollamento nasce dal territorio stesso: se un internato a fine misura di sicurezza non può essere affidato ad una struttura di reinserimento sociale, la misura viene prorogata, così che ‘sconta’ più di quanto previsto. È questa la vera ingiustizia?
“È così. Il termine della misura di sicurezza è,in realtà, teorico perché dipende dal venir meno della pericolosità sociale. Abbiamo prosciolti, per infermità mentale, per i quali viene disposta la misura di sicurezza perché considerati socialmente pericolosi. Ebbene sì, se al termine di questa non esiste un “cuscinetto” che dia progressione al reinserimento sociale, la magistratura proroga la misura”.
Per questo motivo chi inizialmente pensava di restare in Opg 5 anni, per esempio, in realtà potrebbe rimanere ‘dentro’ anche 15, 20 anni: lei dirige una discarica umana?
“Qualcuno ha parlato di “ pattumiere sociali” per gli ingestibili. E come “gestore”sono, ormai,in perfetta solitudine essendo rimasto l’unico psichiatra alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria. Mi sono costantemente battuto, negli ultimi 15 anni, insieme ai colleghi direttori degli altri Opg (5 in tutto, ndr), per il superamento di queste istituzioni di questi carnai umani. Siamo stati regolarmente inascoltati dagli interlocutori politici. E ci tocca, oggi, fare la parte del ‘Kapò’: per quel che mi riguarda sono rassegnato anche a questo ruolo, purché succeda qualcosa. Ripongo buona fiducia nel Presidente Ignazio Marino e confido che alla denuncia della Commissione da lui presieduta farà seguito una coerente azione politica”.
Siete “vittime”, ma vi servite dei letti di contenzione…
“Quando sono arrivato qui, i letti erano 26, oggi sono solo 2. La necessità del trattamento sanitario obbligatorio prevede, in casi limite, la contenzione. È chiaro che si tratta di “extrema ratio”, ma, attenzione, se io non intervenissi anche con un TSO nel caso di un soggetto che minaccia drammaticamente di suicidarsi e che rifiuta di curarsi, e quel soggetto poi si uccide davvero, la responsabilità è gravissima”.
E capita solo in questi casi?
“Pochi giorni fà uno dei nostri internati è andato in escandescenze. Si trattava di un uomo alto e corpulento, pienamente tranquillo solo un attimo prima, il quale d’improvviso sferrava calci e pugni dappertutto minacciando gravemente i suoi compagni. Sono riusciti a isolarlo in una stanzetta, sperando si riprendesse, ma lui ha preso a colpire il muro con la testa in maniera violentissima: cosa si può fare in questi casi, in questo contesto?”
. E la polizia penitenziaria che si trova a reagire in situazioni così delicate, di patologie mentali, ha una preparazione adeguata, per forza.
“No, non ha una specializzazione. L’Amministrazione penitenziaria ha organizzato alcuni corsi di formazione, ma bisognerà pensare a percorsi formativi più articolati. All’ OPG barcellonese abbiamo avuto 40 agenti in meno negli ultimi 3 anni, s’è ridotto anche il reparto infermieristico. Eppure eravamo riusciti a costituire un nucleo di polizia per le attività trattamentali che consentirono fino a tutto il 2007 lo svolgimento di esperienze trattamentali assolutamente innovative: i ricoverati allora erano 180.
sabato 19 marzo 2011
I LAVORATORI DELLA SORIN RISCHIANO DI RESTARE SENZA CASSA INTEGRAZIONE
Fallimento Sorin: I Lavoratori Rischiano Di Restare Senza Indennità Di Cassa Integrazione
La situazione dei 24 lavoratori della Sorin, azienda che era leader nella produzione e commercializzazione di arredamenti per ufficio con sede a Modena, sta diventando paradossale perché, pur con un accordo di Cassa integrazione straordinaria in deroga, rischiano di non ricevere dall'Inps le dovute indennità.
Il 21 gennaio scorso il sindacato di categoria Filcams Cgil di Modena ha sottoscritto con l'allora amministratore di Sorin, un accordo di Cassa integrazione straordinaria in deroga fino al 20 luglio prossimo. Il 7 febbraio il tribunale di Modena ha dichiarato il fallimento diSorin e in un successivo incontro tra Filcams/Cgil, curatore fallimentare, Confapi PMI e PMI Servizi Associati, si è convenuto che c'erano le condizioni per garantire continuità alla Cigs in deroga a patto che questo non generasse costi ulteriori per il fallimento.
Il 4 marzo è stato sottoscritto un accordo in sede sindacale che confermava quanto verbalmente convenuto e quindi garantiva la copertura per i lavoratori dell'indennità di Cigs. Il 14 marzo è stato espletato l'esame congiunto presso la Regione Emilia-Romagna con la sottoscrizione delle parti sociali e della Regione.
“Abbiamo ricevuto” spiega la Filcams Cgil di Modena “una nota da PMI Servizi Associati nella quale si comunica l'intenzione di non prendersi in carico l'attività amministrativa e burocratica per l'espletamento delle procedure necessarie a dare continuità alla CIGS, perché non si è raggiunto un accordo con il curatore fallimentare.
In questo modo si compromette la possibilità che vi sia l'erogazione dell’ammortizzatore sociale per i lavoratori in forza, rendendo inutili gli accordi sindacali sottoscritti nelle scorse settimane.”
La Filcams/Cgil esprime grandissima preoccupazione: “abbiamo già chiesto un intervento in sede istituzionale presso l'assessorato al lavoro della provincia di Modena con tutti i soggetti interessati in questa vicenda.
I lavoratori di Sorin hanno già subito una gestione aziendale spregiudicata che ha condotto al fallimento ed oggi si trovano in una posizione tale per cui, pur avendone il diritto, non possono percepire le indennità di Cigs dovute dall'Inps.”
La situazione dei 24 lavoratori della Sorin, azienda che era leader nella produzione e commercializzazione di arredamenti per ufficio con sede a Modena, sta diventando paradossale perché, pur con un accordo di Cassa integrazione straordinaria in deroga, rischiano di non ricevere dall'Inps le dovute indennità.
Il 21 gennaio scorso il sindacato di categoria Filcams Cgil di Modena ha sottoscritto con l'allora amministratore di Sorin, un accordo di Cassa integrazione straordinaria in deroga fino al 20 luglio prossimo. Il 7 febbraio il tribunale di Modena ha dichiarato il fallimento diSorin e in un successivo incontro tra Filcams/Cgil, curatore fallimentare, Confapi PMI e PMI Servizi Associati, si è convenuto che c'erano le condizioni per garantire continuità alla Cigs in deroga a patto che questo non generasse costi ulteriori per il fallimento.
Il 4 marzo è stato sottoscritto un accordo in sede sindacale che confermava quanto verbalmente convenuto e quindi garantiva la copertura per i lavoratori dell'indennità di Cigs. Il 14 marzo è stato espletato l'esame congiunto presso la Regione Emilia-Romagna con la sottoscrizione delle parti sociali e della Regione.
“Abbiamo ricevuto” spiega la Filcams Cgil di Modena “una nota da PMI Servizi Associati nella quale si comunica l'intenzione di non prendersi in carico l'attività amministrativa e burocratica per l'espletamento delle procedure necessarie a dare continuità alla CIGS, perché non si è raggiunto un accordo con il curatore fallimentare.
In questo modo si compromette la possibilità che vi sia l'erogazione dell’ammortizzatore sociale per i lavoratori in forza, rendendo inutili gli accordi sindacali sottoscritti nelle scorse settimane.”
La Filcams/Cgil esprime grandissima preoccupazione: “abbiamo già chiesto un intervento in sede istituzionale presso l'assessorato al lavoro della provincia di Modena con tutti i soggetti interessati in questa vicenda.
I lavoratori di Sorin hanno già subito una gestione aziendale spregiudicata che ha condotto al fallimento ed oggi si trovano in una posizione tale per cui, pur avendone il diritto, non possono percepire le indennità di Cigs dovute dall'Inps.”
giovedì 17 marzo 2011
questo video e dedicato...agli indifferenti
QUESTO VIDEO E DEDICATO A TUTTI QUELLI CHE ANCHE IN QUESTO MOMENTO SI GIRERANNO DALL'ALTRA PARTE DICENDO"TANTO A ME NON MI TOCCA"
RESOCONTO INCONTRO DI IERI...QUESTA E LA SITUAZIONE
CARI COMPAGNI E COMPAGNE L'INCONTRO CHE ABBIAMO AVUTO IERI NON HA PORTATO NESSUN RISULTATO, E QUESTO, TUTTO PER COLPA DELL'AZIENDA SIR SUPERMERCATI CHE SINTETIZZANDO CI HA PORTATO A SPASSO SINO A IERI DOVE A ANNUNCIATO CHE ENTRO IL 1 GIUGNO TUTTA L'AZIENDA SARA' CEDUTA A CONAD DEL TIRRENO,GLI UNICI SUPERMERCATI CHE RIMARRANO NELLE MANI DEGLI IMPERATORI SONO LO ZIO D'AMERICA E BACONE.
IERI ERA PRESENTE ANCHE LA CONAD,LA QUALE CI DICEVA CHE UN INTEGRATIVO
NON POTEVA NEANCHE COMINCIARE A DISCUTERLO CON NOI PERCHE NON CONOSCE BENE L'ANDAMENTO DEI PUNTI VENDITA , QUESTA AFFERMAZIONE E STATA RITENUTA MOLTO POCO CREDIBILE PER IL SEMPLICE FATTO CHE ORMAI CONAD E PRESENTE IN TUTTE LE NOSTRE REALTA'.
LA MIA PERSONALE SENSAZIONE CARI COMPAGNI/E E CHE NON VOGLIONO INIZIARE A PARLARE ORA,PERCHE VI RICORDO CHE DA POCHI GIORNI E STATO FIRMATO IL CONTRATTO NAZIONALE DA CISL E UIL, E VI RICORDO ANCHE CHE IL NUOVO CCNL E PEGGIORATIVO RISPETTO AL PRECEDENTE ,E NEL QUALE DOVE A CAUSA DELLA CRISI E DI RISTRUTURAZZIONI AZIENDALI TUTTO PUO' ESSERE DEROGABILE IN PEGGIO RISPETTO AL CCNL STESSO....QUESTA E UNA MIA PERSONALE SENSAZIONE E ME NE PRENDO TUTTA LA RESPONSABILITA'!!.
TORNANDO AI FATTI, A NOI CARI COMPAGNI/E CI SERVE COME IL PANE UNO STRACCIO DI INTEGRATIVO,O ALMENO UN ACCORDO SU ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E LAVORO DOMENICALE,SE NON ABBIAMO QUESTO, VI RICORDO CHE CONAD A SEMPRE DETTO CHE LEI ATTUA ALLA LETTERA IL CCNL E QUESTO VUOL DIRE PER NOI UN PEGGIORAMENTO SICURAMENTE DEI TEMPI DI VITA E DI LAVORO.
IERI E SORTO ANCHE UN'ALTRO PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE,I COLLEGHI DELL'UFFICIO DI VIA MELIBEO , NON E DETTO CHE VENGANO ASSORBITI DA CONAD, QUESTO, E STATO DETTO CHIARAMENTE DA CONAD CHE SOSTIENE CHE LORO HANNO COMPRATO I SUPERNMERCATI E CHE GLI UFFICI NON GLI SERVONO VISTO CHE LA LORO CONTABILITA' E CONCENTRATA TUTTA NELLA SEDE DI CIVITAVECCHIA.
A DIFFERENZA DELLA VENDITA DEI PRIMI 8 PUNTI VENDITA,NELLA QUALE ERANO STATI ASSICURATI TUTTI POSTI DI LAVORO , QUESTA VOLTA POTREBBE NON ESSERE COSI', E QUESTO NON DEVE ASSOLUTAMENTE SUCCEDERE...NESSUNO DEVE ESSERE LICENZIATO!!!.
LE NOSTRE CONCLUSIONI SONO CHE SECONDO NOI UN ACCORDO SULL'ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E SULLE DOMENICHE PUO' ESSERE FATTO ANCHE IN QUESTO MOMENTO DI TRANSIZIONE TRA SIR E CONAD,E CHE NEL PASSAGGIO NESSUNO DEBBA PERDERE IL POSTO DI LAVORO.
CHIEDIAMO IN FINE, A TUTTI I LAVORATORI/CI DI SEGUIRCI IN QUALSIASI INIZIATIVA VENGA INTRAPRESA,PERCHE RICORDO A TUTTI, CHE ORA SIAMO IN UNA SITUAZIONE NON PIU DI UN PARENTALISMO SFRENATO,MA SIAMO DAVANTI A UN A SITUAZIONE CHE TOCCA PERSONALMENTE TUTTI , NESSUNO ESCLUSO...E RIPETO NESSUNO ESCLUSO!!!.
CIAO A TUTTI TIZIANO
IERI ERA PRESENTE ANCHE LA CONAD,LA QUALE CI DICEVA CHE UN INTEGRATIVO
NON POTEVA NEANCHE COMINCIARE A DISCUTERLO CON NOI PERCHE NON CONOSCE BENE L'ANDAMENTO DEI PUNTI VENDITA , QUESTA AFFERMAZIONE E STATA RITENUTA MOLTO POCO CREDIBILE PER IL SEMPLICE FATTO CHE ORMAI CONAD E PRESENTE IN TUTTE LE NOSTRE REALTA'.
LA MIA PERSONALE SENSAZIONE CARI COMPAGNI/E E CHE NON VOGLIONO INIZIARE A PARLARE ORA,PERCHE VI RICORDO CHE DA POCHI GIORNI E STATO FIRMATO IL CONTRATTO NAZIONALE DA CISL E UIL, E VI RICORDO ANCHE CHE IL NUOVO CCNL E PEGGIORATIVO RISPETTO AL PRECEDENTE ,E NEL QUALE DOVE A CAUSA DELLA CRISI E DI RISTRUTURAZZIONI AZIENDALI TUTTO PUO' ESSERE DEROGABILE IN PEGGIO RISPETTO AL CCNL STESSO....QUESTA E UNA MIA PERSONALE SENSAZIONE E ME NE PRENDO TUTTA LA RESPONSABILITA'!!.
TORNANDO AI FATTI, A NOI CARI COMPAGNI/E CI SERVE COME IL PANE UNO STRACCIO DI INTEGRATIVO,O ALMENO UN ACCORDO SU ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E LAVORO DOMENICALE,SE NON ABBIAMO QUESTO, VI RICORDO CHE CONAD A SEMPRE DETTO CHE LEI ATTUA ALLA LETTERA IL CCNL E QUESTO VUOL DIRE PER NOI UN PEGGIORAMENTO SICURAMENTE DEI TEMPI DI VITA E DI LAVORO.
IERI E SORTO ANCHE UN'ALTRO PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE,I COLLEGHI DELL'UFFICIO DI VIA MELIBEO , NON E DETTO CHE VENGANO ASSORBITI DA CONAD, QUESTO, E STATO DETTO CHIARAMENTE DA CONAD CHE SOSTIENE CHE LORO HANNO COMPRATO I SUPERNMERCATI E CHE GLI UFFICI NON GLI SERVONO VISTO CHE LA LORO CONTABILITA' E CONCENTRATA TUTTA NELLA SEDE DI CIVITAVECCHIA.
A DIFFERENZA DELLA VENDITA DEI PRIMI 8 PUNTI VENDITA,NELLA QUALE ERANO STATI ASSICURATI TUTTI POSTI DI LAVORO , QUESTA VOLTA POTREBBE NON ESSERE COSI', E QUESTO NON DEVE ASSOLUTAMENTE SUCCEDERE...NESSUNO DEVE ESSERE LICENZIATO!!!.
LE NOSTRE CONCLUSIONI SONO CHE SECONDO NOI UN ACCORDO SULL'ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO E SULLE DOMENICHE PUO' ESSERE FATTO ANCHE IN QUESTO MOMENTO DI TRANSIZIONE TRA SIR E CONAD,E CHE NEL PASSAGGIO NESSUNO DEBBA PERDERE IL POSTO DI LAVORO.
CHIEDIAMO IN FINE, A TUTTI I LAVORATORI/CI DI SEGUIRCI IN QUALSIASI INIZIATIVA VENGA INTRAPRESA,PERCHE RICORDO A TUTTI, CHE ORA SIAMO IN UNA SITUAZIONE NON PIU DI UN PARENTALISMO SFRENATO,MA SIAMO DAVANTI A UN A SITUAZIONE CHE TOCCA PERSONALMENTE TUTTI , NESSUNO ESCLUSO...E RIPETO NESSUNO ESCLUSO!!!.
CIAO A TUTTI TIZIANO
martedì 15 marzo 2011
INCONTRO IN CONFCOMMERCIO
E CONFERMATO PER DOMANI 16 MARZO ALLE ORE 15:00 L'INCONTRO TRA ORGANIZZAZIONI SINDACALI,SIR SUPERMERCATI E CONFCOMMERCIO,PER DEFINIRE IL CONTRATTO INTEGRATIVO AZIENDALE...L'INCONTRO SI TERRA' NELLA SEDE DELLA CONFCOMMERCIO IN VIA PROPERZIO 8.
lunedì 14 marzo 2011
solidarieta' al popolo giapponese...il blog si mette a disposizione
il blog coordinamentosir e solidale con tutto il popolo giapponese per il sisma e lo tsunami che ha investito tutto il paese,il coordinamento e vicino a tutte quelle famiglie che hanno perso persone care in questo tragico evento e sperano che il popolo giapponese possa trovare la forza di rialsarsi e tornare al piu' presto ad una vita normale...
il blog mette a disposizione le sue pagine per qualsiasi iniziativa si voglia pubblicizzare per aiutare il popolo giapponese.
il blog mette a disposizione le sue pagine per qualsiasi iniziativa si voglia pubblicizzare per aiutare il popolo giapponese.
sisma giappone:rischio pioggia radioattiva
ANSA) - ROMA, 13 MAR - Dopo gli incidenti nella centrale di Fukushima, in Giappone si teme che il materiale radioattivo, ora spinto verso Est sul Pacifico, possa ricadere a terra con la pioggia, attesa per domani sera. È quanto sta ripetendo in queste ore la tv giapponese, come riferisce il biologo italiano Matteo Guerrini, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che da 8 mesi vive a Tokyo. «Su ogni tv - ha detto Guerrini all'ANSA - esperti consigliano di non uscire, se non con asciugamani o maschera sulla bocca, di non esporsi alla pioggia, lavare viso e mani quando si torna a casa e di non mangiare verdure coltivate all'aperto». Per il ricercatore italiano «il dato più significativo diffuso dalle tv è la fuoriuscita di vapore contaminato dalle centrali danneggiate». Da biologo aggiunge: «è essenziale non venire a contatto con il materiale contaminato e, se continuerà a fuoriuscire vapore è importante non esporsi alla pioggia». Finora il tempo è stato bello, ma la previsioni meteo per domani sera annunciano pioggia. «Qui - aggiunge - ogni rete tv dispone di un esperto dedicato all'informazione sulle centrali nucleari e sulle le tv c'è una vera propria maratona di esperti impegnati a spiegare che cosa sta accadendo nelle centrali danneggiate dopo il terremoto di venerdì. In Giappone - aggiunge - il dibattito sul nucleare è cominciato da quando sono state costruite le centrali».
sabato 12 marzo 2011
NO AL CONTRATTO SEPARATO!!!!!
NO AL CONTRATTO SEPARATO DEL COMMERCIO
Il 26 Febbraio 2011 FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL hanno posto la loro firma sull'ipotesi d'accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore commercio/terziario scaduto il 31/12/2010 e che se rinnovato sarà valido fino al 31/12/2013.
Se sei un lavoratore o una lavoratrice del settore commercio/terziario, oppure se sei un semplice cittadino italiano che ancora crede nella democrazia, compila il modulo sottostante per inviare una e-mail ai segretari di FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL richiedendo che l'accordo sia sottoposto al parere vincolante dei lavoratori interessati.
In un paese democratico, poche persone non possono e non devono decidere, o come in questo caso, mettere a repentaglio, il futuro di circa 2 milioni di lavoratori (e delle loro famiglie) senza aver avuto il mandato dagli stessi.
www.contrattoseparatocommercio.org
andate su questo sito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il 26 Febbraio 2011 FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL hanno posto la loro firma sull'ipotesi d'accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro del settore commercio/terziario scaduto il 31/12/2010 e che se rinnovato sarà valido fino al 31/12/2013.
Se sei un lavoratore o una lavoratrice del settore commercio/terziario, oppure se sei un semplice cittadino italiano che ancora crede nella democrazia, compila il modulo sottostante per inviare una e-mail ai segretari di FISASCAT-CISL e UILTUCS-UIL richiedendo che l'accordo sia sottoposto al parere vincolante dei lavoratori interessati.
In un paese democratico, poche persone non possono e non devono decidere, o come in questo caso, mettere a repentaglio, il futuro di circa 2 milioni di lavoratori (e delle loro famiglie) senza aver avuto il mandato dagli stessi.
www.contrattoseparatocommercio.org
andate su questo sito!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
venerdì 11 marzo 2011
tratto dal film..."pane e liberta'"
E QUESTO QUELLO CHE MANCA....UN OPERAIO IN PARLAMENTO... LUI PORTO' I REALI PROBLEMI AL PARLAMENTO , PERCHE ' LI VIVEVA...I NOSTRI GOVERNANTI DI OGGI CASA NE SANNO DI COSA VUOL DIRE FARE L'OPERAIO, E QUINDI COME FANNO A PARLARE DI NOI...INFATTI NON LO FANNO....CI RIVUOLE GENTE COME DI VITTORIO CHE DA OPARAIO,ANDO' PARLAMENTO A PARLARE DI TUTTI I LAVORATORI IL SUO SOGNO ERA VEDERE I BRACCIANTI DEL SUD A FIANCO A GLI OPERAI DEL NORD....QUESTO GLIELO DOBBIAMO .....FACCIAMOLO ORA!!!!!!!!!!!
unita' e liberta' sindacale nella costituzione....giuseppe di vittorio
DUE PEZZI DI UN DISCORSO TENUTO DA DI VITTORIO NEL 46'....LEGGETE E RIFLETTETE DI QUANTO STIAMO TORNANDO INDIETRO CON QUESTO GOVERNO NEO FASCISTA...
5) Dell'arbitrato
Alla questione del diritto di sciopero e della facoltà di serrata è legata quella dell'arbitrato delle controversie di lavoro.
L'arbitrato facoltativo, a richiesta delle parti, è fuori discussione. é un mezzo al quale è anche desiderabile che si faccia ricorso il più possibile, per prevenire ed evitare agitazioni e scioperi che, in linea generale, non sono mai eventi auspicabili.
Certuni, però, si dichiarano partigiani dell'arbitrato obbligatorio. Non crediamo che lo Stato democratico possa accogliere questo metodo, che equivale al divieto del diritto di sciopero e presuppone la creazione di nuovi e costosi organismi burocratici.
L'arbitrato obbligatorio è incompatibile col principio della libertà ed è anche di assai dubbia efficacia, dato che in regime democratico nessuno potrebbe impedire alle masse lavoratrici interessate di respingere la soluzione imposta dall'arbitro e di effettuare ugualmente lo sciopero.
L'arbitrato può essere efficace, ed impegnativo per le parti, solo quando queste vi accedono volontariamente.
L'arbitrato facoltativo, a richiesta delle parti, è fuori discussione. é un mezzo al quale è anche desiderabile che si faccia ricorso il più possibile, per prevenire ed evitare agitazioni e scioperi che, in linea generale, non sono mai eventi auspicabili.
Certuni, però, si dichiarano partigiani dell'arbitrato obbligatorio. Non crediamo che lo Stato democratico possa accogliere questo metodo, che equivale al divieto del diritto di sciopero e presuppone la creazione di nuovi e costosi organismi burocratici.
L'arbitrato obbligatorio è incompatibile col principio della libertà ed è anche di assai dubbia efficacia, dato che in regime democratico nessuno potrebbe impedire alle masse lavoratrici interessate di respingere la soluzione imposta dall'arbitro e di effettuare ugualmente lo sciopero.
L'arbitrato può essere efficace, ed impegnativo per le parti, solo quando queste vi accedono volontariamente.
7) Sindacato di Stato o sindacato libero?
Il primo problema da risolvere è quello della natura del sindacato, dato che dalla soluzione di questo problema pregiudiziale discende quella di tutti gli altri che ne sono connessi.
Su questo problema si sono manifestate nel paese e nella stampa due tendenze estreme; l'una propone il sindacato quale ente di diritto pubblico, giuridicamente riconosciuto dallo Stato e sottoposto al controllo delle autorità tutorie; l'altra propone il sindacato libero, non avente alcun rapporto giuridico con lo Stato, rimanendo presso a poco nella stessa posizione che avevano i sindacati italiani nel periodo prefascista.
Fra queste due tendenze estreme, crediamo sia possibile una posizione mediana, che soddisfi le esigenze obiettive poste dall'una e dall'altra posizione ed elimini almeno la maggior parte dei gravi inconvenienti che presentano entrambe.
Il sindacato di Stato si presenta tecnicamente come quello che offre la soluzione più facile e più comoda di tutti i problemi relativi ai rapporti sociali e di lavoro. In realtà questo tipo di sindacato è la negazione totale del vero sindacato qual è comunemente concepito dai lavoratori; è incompatibile coi princìpi elementari della libertà ed è impossibile in un regime democratico, che presuppone la volontarietà nell'esercizio dei diritti.
Su questo problema si sono manifestate nel paese e nella stampa due tendenze estreme; l'una propone il sindacato quale ente di diritto pubblico, giuridicamente riconosciuto dallo Stato e sottoposto al controllo delle autorità tutorie; l'altra propone il sindacato libero, non avente alcun rapporto giuridico con lo Stato, rimanendo presso a poco nella stessa posizione che avevano i sindacati italiani nel periodo prefascista.
Fra queste due tendenze estreme, crediamo sia possibile una posizione mediana, che soddisfi le esigenze obiettive poste dall'una e dall'altra posizione ed elimini almeno la maggior parte dei gravi inconvenienti che presentano entrambe.
Il sindacato di Stato si presenta tecnicamente come quello che offre la soluzione più facile e più comoda di tutti i problemi relativi ai rapporti sociali e di lavoro. In realtà questo tipo di sindacato è la negazione totale del vero sindacato qual è comunemente concepito dai lavoratori; è incompatibile coi princìpi elementari della libertà ed è impossibile in un regime democratico, che presuppone la volontarietà nell'esercizio dei diritti.
Difatti, il sindacato di Stato significa automaticamente sindacato unico, obbligatorio, con tributi obbligatori e con un controllo più o meno stretto dello Stato. Questo tipo di sindacato statale, come si vede, si apparenta moltissimo a quello fascista. Il fatto della elezione dei dirigenti da parte dei soci, pur rappresentando un notevole miglioramento, rispetto al sindacato fascista, non ne muterebbe il carattere di sindacato unico, obbligatorio, privo di una propria vitalità, pesante, costoso, inefficiente, detestato dalle grandi masse lavoratrici, come lo furono gli pseudo sindacati fascisti. L'incompatibilità d'un tale sindacato coi princìpi della democrazia è messa maggiormente in luce dal fatto che, per realizzarlo, bisognerebbe mutare il diritto di associazione nell'obbligo d'irreggimentarsi e di pagare i relativi tributi!
Dubitiamo, inoltre, che la stessa Assemblea costituente abbia il diritto di imporre ai lavoratori un ordinamento sindacale che presupponga degli obblighi equivalenti alla perdita della vera libertà sindacale, senza che i lavoratori stessi -che ne sono i più diretti interessati- siano stati chiamati a pronunciarsi esplicitamente e liberamente in proposito.
Dubitiamo, inoltre, che la stessa Assemblea costituente abbia il diritto di imporre ai lavoratori un ordinamento sindacale che presupponga degli obblighi equivalenti alla perdita della vera libertà sindacale, senza che i lavoratori stessi -che ne sono i più diretti interessati- siano stati chiamati a pronunciarsi esplicitamente e liberamente in proposito.
Noi crediamo che il sindacato, per adempiere effettivamente ai suoi compiti, per essere in grado di difendere con efficacia gli interessi economici, professionali e morali dei lavoratori, è indispensabile che sia libero, volontario, autonomo, indipendente. In regime di democrazia, i lavoratori debbono essere assolutamente liberi di aderire o meno ad una qualsiasi organizzazione e di pagarne o meno i relativi contributi.
Questo è il solo tipo di sindacato che esiste in tutti i paesi liberi e democratici: questo è il solo tipo di sindacato conforme ai princìpi della democrazia, ed il solo possibile in uno Stato effettivamente democratico.
Si deve concludere, come fanno certuni, che bisogna ritornare al tipo di sindacato libero prefascista, non avente nessuna veste legale? Non lo crediamo.
Questo è il solo tipo di sindacato che esiste in tutti i paesi liberi e democratici: questo è il solo tipo di sindacato conforme ai princìpi della democrazia, ed il solo possibile in uno Stato effettivamente democratico.
Si deve concludere, come fanno certuni, che bisogna ritornare al tipo di sindacato libero prefascista, non avente nessuna veste legale? Non lo crediamo.
giovedì 10 marzo 2011
berlusconi e la sua riforma...
Roma, 10 mar. (TMNews) - Non c'entra con il Rubygate, non è punitiva verso i magistrati e rappresenta invece una riforma "storica". Silvio Berlusconi, intervenendo in conferenza stampa, ha spiegato così la riforma costituzionale della giustizia approvata oggi dal Consiglio dei ministri e illustrata ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi: è una riforma "alla quale pensiamo dal 1994".
Già durante la riunione di governo il premier aveva sottolineato l'impostazione dell'intervento legislativo: "E' nel programma di governo, bisognava farla e non è contro nessuno". Insomma, si tratta di "un punto di svolta". Poi, di fronte alla stampa, il Cavaliere dopo essersi scusato per "l'aspetto" (vistoso il cerotto per l'intervento), ha ripercorso il progetto di riforma, articolato in dieci leggi e volta a garantire "il giusto processo". Duro, anche se già espresso in numerose circostanze, il concetto sulla separazione delle carriere: "Il pm dovrà comportarsi come l'avvocato, bussare alla porta del giudice, con il cappello in mano e possibilmente dargli anche del lei".
Una riforma necessaria, secondo Berlusconi: se fosse stata approvata 20 anni fa "probabilmente non ci sarebbe stata l'invasione nel campo della politica da parte della magistratura, e non ci sarebbero state quelle situazioni che hanno portato al cambiamento di governi a al tentativo attuale di eliminare per via giudiziaria il governo in carica". Il premier si è detto aperto a ragionare anche con l'opposizione (anche perché le novità introdotte "per 50 anni sono stati i temi e le battaglie della sinistra"), affidando ad Angelino Alfano il compito di ambasciatore.
Per il resto, il presidente del Consiglio ha ribadito di voler essere presente in Aula nei processi che lo vedono imputato, a partire da quello Ruby: "Voglio prendere la soddisfazione di partecipare alle udienze". Nessuna scorciatoia legislativa all'orizzonte, ha concluso, neanche il 'processo breve': "Non mi sono mai occupato di queste leggi".
Già durante la riunione di governo il premier aveva sottolineato l'impostazione dell'intervento legislativo: "E' nel programma di governo, bisognava farla e non è contro nessuno". Insomma, si tratta di "un punto di svolta". Poi, di fronte alla stampa, il Cavaliere dopo essersi scusato per "l'aspetto" (vistoso il cerotto per l'intervento), ha ripercorso il progetto di riforma, articolato in dieci leggi e volta a garantire "il giusto processo". Duro, anche se già espresso in numerose circostanze, il concetto sulla separazione delle carriere: "Il pm dovrà comportarsi come l'avvocato, bussare alla porta del giudice, con il cappello in mano e possibilmente dargli anche del lei".
Una riforma necessaria, secondo Berlusconi: se fosse stata approvata 20 anni fa "probabilmente non ci sarebbe stata l'invasione nel campo della politica da parte della magistratura, e non ci sarebbero state quelle situazioni che hanno portato al cambiamento di governi a al tentativo attuale di eliminare per via giudiziaria il governo in carica". Il premier si è detto aperto a ragionare anche con l'opposizione (anche perché le novità introdotte "per 50 anni sono stati i temi e le battaglie della sinistra"), affidando ad Angelino Alfano il compito di ambasciatore.
Per il resto, il presidente del Consiglio ha ribadito di voler essere presente in Aula nei processi che lo vedono imputato, a partire da quello Ruby: "Voglio prendere la soddisfazione di partecipare alle udienze". Nessuna scorciatoia legislativa all'orizzonte, ha concluso, neanche il 'processo breve': "Non mi sono mai occupato di queste leggi".
mercoledì 9 marzo 2011
consultazione certificata....questa e una scaletta per fare le assemblee
LA SCALETTA CHE SEGUIRA' E STATA SCRITTA DA UN DELEGATO DELLA FILCAMS CGIL DELLA SIR -CONAD,IL SIGNOR RASO PERLUIGI...QUESTA SCALETTA POTRA' ESSERE UTILE A TUTTI I DELEGATI PER SVOLGERE LE ASSEMBLEE SULL'ACCORDO SEPARATO...BUON LAVORO A TUTTI I DELEGATI!!!!....LA LOTTA CONTINUA DOPO LA FIOM ORA TOCCA A NOI NON FARCI TOGLIERE DIRITTI ACQUISITI DOPO ANNI DI LOTTE....AVANTI COMPAGNE E COMPAGNI!!!!
A Deroghe contratto nazionale: Vengono introdotte le deroghe al contratto nazionale; cioe’ in caso di ristrutturazione, crisi aziendale etc. si possono sospendere o derogare materie descritte sul volantone. Questo vuol dire che dato la maggior parte delle aziende sta dichiarando crisi o si sta ristrutturando nel suo interno, o non si firmano accordi integrativi e quindi vive il contratto nazionale ( o meglio quello che ne rimane di certo) o si sospendono i contratti integrativi già in essere o si va in deroga su materie dove fino ad oggi almeno sul contratto nazionale era stabilito un limite (ad esempio come la flessibilita’, domeniche etc.. cose che ci stanno riguardando da vicino anche nella nostra lunga discussione del rinnovo del contratto integrativo aziendale).
Elemento economico di garanzia: questo elemento viene inserito o meglio doveva essere inserito per incentivare le aziende a favorire la contrattazione di 2° livello (nel nostro caso integrativa aziendale), l’unico problema è che hanno inserito una cifra simbolica di 125 euro al IV livello nel triennio (quindi una tantum da erogare con la retribuzione Novembre 2013).
Per farla breve questo significa che nel contratto nazionale hanno dato la possibilità di derogare al secondo livello di contrattazione, ma in caso di mancata disponibilità da parte dell’azienda di fare accordi di 2° livello dovrà pagare 125 euro al lavoratore tra 3 anni. Tanto per fare una simulazione nella nostra azienda, 125 euro x 500 lavoratori fa’ 62500 euro, cioè sarebbe questa la mora che dovrà pagare. Con tutta sincerità devo dire che se fossi l’azienda pagherei tranquillamente questi soldi anche perché una contrattazione integrativa costerebbe circa 150 mila euro e soprattutto non dovrei fare accordi e contrattazione su domeniche, orari, flessibilità etc…
Malattia: l’accordo prevede il pagamento diretto della malattia da parte delle aziende quindi la relativa fuoriuscita dall’inps (cioe’ l’azienda non pagherà piu’ la quota di 2,44 all’istituto). Ovviamente questo produrrà da una parte l’indebolimento dell’Inps (immaginate se tutte le aziende sospendessero il contributo) e dall’altra un risparmio economico per l’aziende in quanto il pagamento della malattia sarà il seguente (per carenza s’intendono i primi 3 giorni al 100% pagati dall’azienda):
pagamento al 100% dei 3 gg di carenza, solo per i primi 2 eventi di malattia (si possono
considerare eventi anche quelli formati da 1 giorno solo);
pagamento al 50% dei 3 gg di carenza, per il 3° e 4° evento di malattia;
nessun pagamento dei 3gg di carenza dal 5° evento di malattia;
Ovviamente ognuno farà la propria considerazione in merito ma sicuramente non e’ questa
la strada da percorrere per combattere l’assenteismo.
- Retribuzione: l’aumento sarà di 86 euro al IV° livello. Vediamo come sviluppato. 10 euro
dal 1 gennaio 2011, 13 euro dal 1 settembre 2011, 15 euro dal 1 aprile 2012, 16 euro dal 1
ottobre 2012, 16 euro dal 1 aprile 2013, 16 euro dal 1 ottobre 2013. Sommando tutte le voci
riportate sopra si arriverà in questo modo a fine 2013 agli 86 euro previsti.
Ovviamente non era pensabile la nostra richiesta che facemmo di circa 140 euro, ma
sicuramente questo adeguamento salariale non garantirà la difesa del reale poterte di
acquisto delle retribuzioni, anche perché calcolato sulla base dell’ indice IPCA.
- Permessi individuali: peggioramento in senso assoluto per i nuovi assunti, i quali dopo
2 anni potranno godere del 50% dei permessi individuali (rol) rispetto ai lavoratori già in
forza, solo dopo 4 anni potranno godere pienamente dei permessi( rol) equiparandosi a tutti
gli altri colleghi.
Infine attraverso la certificazione compromissoria dei contratti individuali e
l’introduzione dell’arbitrato di equità i lavoratori/ici saranno più esposti ai ricatti delle
aziende, dall’assunzione alla gestione di eventuali contenziosi. (invito tutti ad
approfondire questo argomento)
A Deroghe contratto nazionale: Vengono introdotte le deroghe al contratto nazionale; cioe’ in caso di ristrutturazione, crisi aziendale etc. si possono sospendere o derogare materie descritte sul volantone. Questo vuol dire che dato la maggior parte delle aziende sta dichiarando crisi o si sta ristrutturando nel suo interno, o non si firmano accordi integrativi e quindi vive il contratto nazionale ( o meglio quello che ne rimane di certo) o si sospendono i contratti integrativi già in essere o si va in deroga su materie dove fino ad oggi almeno sul contratto nazionale era stabilito un limite (ad esempio come la flessibilita’, domeniche etc.. cose che ci stanno riguardando da vicino anche nella nostra lunga discussione del rinnovo del contratto integrativo aziendale).
Elemento economico di garanzia: questo elemento viene inserito o meglio doveva essere inserito per incentivare le aziende a favorire la contrattazione di 2° livello (nel nostro caso integrativa aziendale), l’unico problema è che hanno inserito una cifra simbolica di 125 euro al IV livello nel triennio (quindi una tantum da erogare con la retribuzione Novembre 2013).
Per farla breve questo significa che nel contratto nazionale hanno dato la possibilità di derogare al secondo livello di contrattazione, ma in caso di mancata disponibilità da parte dell’azienda di fare accordi di 2° livello dovrà pagare 125 euro al lavoratore tra 3 anni. Tanto per fare una simulazione nella nostra azienda, 125 euro x 500 lavoratori fa’ 62500 euro, cioè sarebbe questa la mora che dovrà pagare. Con tutta sincerità devo dire che se fossi l’azienda pagherei tranquillamente questi soldi anche perché una contrattazione integrativa costerebbe circa 150 mila euro e soprattutto non dovrei fare accordi e contrattazione su domeniche, orari, flessibilità etc…
Malattia: l’accordo prevede il pagamento diretto della malattia da parte delle aziende quindi la relativa fuoriuscita dall’inps (cioe’ l’azienda non pagherà piu’ la quota di 2,44 all’istituto). Ovviamente questo produrrà da una parte l’indebolimento dell’Inps (immaginate se tutte le aziende sospendessero il contributo) e dall’altra un risparmio economico per l’aziende in quanto il pagamento della malattia sarà il seguente (per carenza s’intendono i primi 3 giorni al 100% pagati dall’azienda):
pagamento al 100% dei 3 gg di carenza, solo per i primi 2 eventi di malattia (si possono
considerare eventi anche quelli formati da 1 giorno solo);
pagamento al 50% dei 3 gg di carenza, per il 3° e 4° evento di malattia;
nessun pagamento dei 3gg di carenza dal 5° evento di malattia;
Ovviamente ognuno farà la propria considerazione in merito ma sicuramente non e’ questa
la strada da percorrere per combattere l’assenteismo.
- Retribuzione: l’aumento sarà di 86 euro al IV° livello. Vediamo come sviluppato. 10 euro
dal 1 gennaio 2011, 13 euro dal 1 settembre 2011, 15 euro dal 1 aprile 2012, 16 euro dal 1
ottobre 2012, 16 euro dal 1 aprile 2013, 16 euro dal 1 ottobre 2013. Sommando tutte le voci
riportate sopra si arriverà in questo modo a fine 2013 agli 86 euro previsti.
Ovviamente non era pensabile la nostra richiesta che facemmo di circa 140 euro, ma
sicuramente questo adeguamento salariale non garantirà la difesa del reale poterte di
acquisto delle retribuzioni, anche perché calcolato sulla base dell’ indice IPCA.
- Permessi individuali: peggioramento in senso assoluto per i nuovi assunti, i quali dopo
2 anni potranno godere del 50% dei permessi individuali (rol) rispetto ai lavoratori già in
forza, solo dopo 4 anni potranno godere pienamente dei permessi( rol) equiparandosi a tutti
gli altri colleghi.
Infine attraverso la certificazione compromissoria dei contratti individuali e
l’introduzione dell’arbitrato di equità i lavoratori/ici saranno più esposti ai ricatti delle
aziende, dall’assunzione alla gestione di eventuali contenziosi. (invito tutti ad
approfondire questo argomento)
martedì 8 marzo 2011
8 marzo. La piazza dei desideri
In tante, e tanti. La giornata internazionale delle donne in Italia parla soprattutto dalla piazza, con iniziative ampie, ampissime e anche con qualcuno che, invece, mette i punti giusti sulle «i».
Ci sarà anche il cotè istituzionale, con Giorgio Napolitano che stamattina al Quirinale ospita l'iniziativa «Centocinquanta anni: donne per un'Italia migliore». Dalla poltrona che più maschile non si può un omaggio all'unità d'Italia, tema dell'anno più bipartisan dell'altro - gettonatissimo invece nelle piazze - che è sesso e potere, forse anche a causa della presenza di due ministre, Maristella Gelmini, Istruzione, e Mara Carfagna, Pari Opportunità. Le donne del governo Berlusconi, d'altronde, si sono mobilitate per esorcizzare ogni possibile riferimento al sex-gate: «Alla piazza che parla di dignità delle donne vorrei dire che si tratta di un concetto né di destra né di sinistra», ha detto la ministra all'Ambiente Stefania Prestigiacomo, sottolineando che non ha senso alludere oggi alla vicenda di Ruby, trattandosi «come tutti hanno capito» di un vero e proprio «accanimento giudiziario».
Il riferimento di Prestigiacomo è, ovviamente, all'iniziativa più larga in programma per oggi in decine di piazze italiane. Il «Se non ora quando» che dopo l'oceanica manifestazione del 13 febbraio si dà di nuovo appuntamento «nel rispetto della trasversalità e dell'autonomia che vogliamo mantenere e rafforzare». Davvero tanti e diversi i punti d'incontro, da Roma a Milano, da Reggio Calabria a Sidney (dove si manifesterà davanti al consolato italiano). Con qualche elemento in comune per riconoscere il filo di ragionamento nato dalla reazione indignata alla rappresentazione dell'Italia in mano ai desideri del padrone. Un fiocco rosa «benaugurante nel 150esimo dell'Unità d'Italia per una rinascita del nostro paese» da appuntare ognuno dove vuole, e lo slogan «Rimettiamo al mondo l'Italia» allusione sia al tema della maternità - libera, consapevole e possibile - che alla possibilità pure per questo paese di «stare al mondo», solidale con gli altri popoli, ma anche in linea con i movimenti per la democrazia che hanno rivoluzionato il Maghreb.
A Roma l'appuntamento principale, a piazza Vittorio alle 16. Dal palco si susseguiranno diversi interventi e dalle 19 sarà possibile assistere al teatro Ambra Jovinelli allo spettacolo di Cristina Comencini «Libere».
Ma ci sarà anche l'iniziativa messa in piedi dal coordinamento «Indecorose e Libere» (http://www.riprendiamociconsultori.noblog.org/) che dà appuntamento alle 18 a piazza Bocca della Verità per un corteo notturno che raggiungerà Campo De' Fiori. Con «voce impetuosa» le donne del coordinamento rivendicano «diritti, welfare e autodeterminazione», rifiutando quella «logica familista» che mette al centro la maternità per negare, di fatto, la libertà di scelte e relazioni. Un ragionamento, questo, che parte da più lontano e non vuole perdere il collegamento con altre grandi manifestazioni che hanno messo al centro i diritti delle donne, come quella del 2007 contro la violenza maschile. Violenza che, come testimoniano gli ultimi eventi di cronaca romani, non finisce di esistere e di essere strumentalizzata. Proprio ieri sera mentre il sindaco Gianni Alemanno insieme alla presidente della regione Lazio Renata Polverini proiettava sul Colosseo illuminato i «dieci punti» per rendere la città «più sicura». «Zone rosse: case, chiese, caserme, carceri, cie», lo striscione calato da «Indecorose e libere». Mentre in un blitz contemporaneo al Pincio, dove si svolgeva il «Carnevale della capitale», è stato esposto lo striscione «If the girls are united they will never walk alone!». «Indecorose e Libere» dà appuntamento anche a Milano a piazza Cordusio alle 17,30 dove verrà cantato l'inno «Sorelle di Tania» (invece che d'Italia), componimeto scherzoso ma non troppo che non manca di tirare qualche stilettata alle organizzatrici della manifestazione del 13 febbraio (http://consultoriautogestita.wordpress.com/).
In tante, e tanti. La giornata internazionale delle donne in Italia parla soprattutto dalla piazza, con iniziative ampie, ampissime e anche con qualcuno che, invece, mette i punti giusti sulle «i».
Ci sarà anche il cotè istituzionale, con Giorgio Napolitano che stamattina al Quirinale ospita l'iniziativa «Centocinquanta anni: donne per un'Italia migliore». Dalla poltrona che più maschile non si può un omaggio all'unità d'Italia, tema dell'anno più bipartisan dell'altro - gettonatissimo invece nelle piazze - che è sesso e potere, forse anche a causa della presenza di due ministre, Maristella Gelmini, Istruzione, e Mara Carfagna, Pari Opportunità. Le donne del governo Berlusconi, d'altronde, si sono mobilitate per esorcizzare ogni possibile riferimento al sex-gate: «Alla piazza che parla di dignità delle donne vorrei dire che si tratta di un concetto né di destra né di sinistra», ha detto la ministra all'Ambiente Stefania Prestigiacomo, sottolineando che non ha senso alludere oggi alla vicenda di Ruby, trattandosi «come tutti hanno capito» di un vero e proprio «accanimento giudiziario».
Il riferimento di Prestigiacomo è, ovviamente, all'iniziativa più larga in programma per oggi in decine di piazze italiane. Il «Se non ora quando» che dopo l'oceanica manifestazione del 13 febbraio si dà di nuovo appuntamento «nel rispetto della trasversalità e dell'autonomia che vogliamo mantenere e rafforzare». Davvero tanti e diversi i punti d'incontro, da Roma a Milano, da Reggio Calabria a Sidney (dove si manifesterà davanti al consolato italiano). Con qualche elemento in comune per riconoscere il filo di ragionamento nato dalla reazione indignata alla rappresentazione dell'Italia in mano ai desideri del padrone. Un fiocco rosa «benaugurante nel 150esimo dell'Unità d'Italia per una rinascita del nostro paese» da appuntare ognuno dove vuole, e lo slogan «Rimettiamo al mondo l'Italia» allusione sia al tema della maternità - libera, consapevole e possibile - che alla possibilità pure per questo paese di «stare al mondo», solidale con gli altri popoli, ma anche in linea con i movimenti per la democrazia che hanno rivoluzionato il Maghreb.
A Roma l'appuntamento principale, a piazza Vittorio alle 16. Dal palco si susseguiranno diversi interventi e dalle 19 sarà possibile assistere al teatro Ambra Jovinelli allo spettacolo di Cristina Comencini «Libere».
Ma ci sarà anche l'iniziativa messa in piedi dal coordinamento «Indecorose e Libere» (http://www.riprendiamociconsultori.noblog.org/) che dà appuntamento alle 18 a piazza Bocca della Verità per un corteo notturno che raggiungerà Campo De' Fiori. Con «voce impetuosa» le donne del coordinamento rivendicano «diritti, welfare e autodeterminazione», rifiutando quella «logica familista» che mette al centro la maternità per negare, di fatto, la libertà di scelte e relazioni. Un ragionamento, questo, che parte da più lontano e non vuole perdere il collegamento con altre grandi manifestazioni che hanno messo al centro i diritti delle donne, come quella del 2007 contro la violenza maschile. Violenza che, come testimoniano gli ultimi eventi di cronaca romani, non finisce di esistere e di essere strumentalizzata. Proprio ieri sera mentre il sindaco Gianni Alemanno insieme alla presidente della regione Lazio Renata Polverini proiettava sul Colosseo illuminato i «dieci punti» per rendere la città «più sicura». «Zone rosse: case, chiese, caserme, carceri, cie», lo striscione calato da «Indecorose e libere». Mentre in un blitz contemporaneo al Pincio, dove si svolgeva il «Carnevale della capitale», è stato esposto lo striscione «If the girls are united they will never walk alone!». «Indecorose e Libere» dà appuntamento anche a Milano a piazza Cordusio alle 17,30 dove verrà cantato l'inno «Sorelle di Tania» (invece che d'Italia), componimeto scherzoso ma non troppo che non manca di tirare qualche stilettata alle organizzatrici della manifestazione del 13 febbraio (http://consultoriautogestita.wordpress.com/).
lavoro...altri morti sul lavoro...
Aveva 52 anni l'operaio morto a seguito di un incidente sul lavoro avvenuto oggi all'interno delle costruzioni meccaniche 'Cimolai' di Roveredo in Piano (Pordenone). L'uomo sarebbe rimasto travolto dalla caduta di lastre d'acciaio del peso di molte tonnellate.
Giuseppe Fazio aveva 34 anni, era un lavoratore del sud venuto a lavorare a Marghera, lavorava in una delle tante ditte in appalto di Fincantieri. L'operaio è stato investito ieri da un camion rimorchio in manovra dentro il cantiere. Giuseppe è morto questa notte, è morto per il pane, in un paese che ha ridotto i lavoratori a pura merce da sacrificare nell'altare dei profitti.
Giuseppe Fazio aveva 34 anni, era un lavoratore del sud venuto a lavorare a Marghera, lavorava in una delle tante ditte in appalto di Fincantieri. L'operaio è stato investito ieri da un camion rimorchio in manovra dentro il cantiere. Giuseppe è morto questa notte, è morto per il pane, in un paese che ha ridotto i lavoratori a pura merce da sacrificare nell'altare dei profitti.
domenica 6 marzo 2011
il coordinamentosir sostiene la onlus occhi per comunicare....fallo anche tu
Una vita sostenibile per i bambini con deficit comunicativi e per le loro famiglie
Cari amici, siamo un gruppo di genitori di Roma con figli affetti dalla Sindrome di Angelman, la sindrome in questione è rara ed in quanto tale è difficile diagnosticarla, soprattutto in età neonatale o in primissima infanzia.
I nostri scopi:
Divulgazione della sindrome a pediatri, farmacisti e specialisti quali neurologi o neuropsichiatri infantili;
Sensibilizzare l’opinione pubblica e le più importanti società circa un progetto di creazione di spazio multifunzionale con prevalenza ludico-ricreativa impostato in comunicazione aumentativa alternativa;
I nostri amici:
Dott. Eugenio Raimondo
Odontoiatria speciale per disabili e soggetti con patologie invalidanti
Trattamento in anestesia generale in strutture convenzionate
scarica il volantino nella sezione download
http://www.occhipercomunicare.org/
Cari amici, siamo un gruppo di genitori di Roma con figli affetti dalla Sindrome di Angelman, la sindrome in questione è rara ed in quanto tale è difficile diagnosticarla, soprattutto in età neonatale o in primissima infanzia.
I nostri scopi:
Divulgazione della sindrome a pediatri, farmacisti e specialisti quali neurologi o neuropsichiatri infantili;
Sensibilizzare l’opinione pubblica e le più importanti società circa un progetto di creazione di spazio multifunzionale con prevalenza ludico-ricreativa impostato in comunicazione aumentativa alternativa;
I nostri amici:
Dott. Eugenio Raimondo
Odontoiatria speciale per disabili e soggetti con patologie invalidanti
Trattamento in anestesia generale in strutture convenzionate
scarica il volantino nella sezione download
http://www.occhipercomunicare.org/
sabato 5 marzo 2011
SENZA STIPENDIO DA 4 MESI...OPERAIO SUICIDA
Lavoro: senza stipendio da 4 mesi, operaio suicida
Caserta - Si è legato una corda al collo e si è lasciato cadere. Giuseppe Papa, 50 anni, di Castelmorrone, nel casertano, è stato trovato impiccato dai carabinieri in un casolare situato alle spalle della clinica dove prestava servizio. Da 4 mesi circa, stando alle prime informazioni trapelate dai carabinieri della compagnia di Caserta, non percepiva lo stipendio. Questo sarebbe stato il motivo del suo malessere, che potrebbe aver spinto Papa al suicidio. I carabinieri che stanno indagando sul fatto non escludono altre ipotesi sui motivi che hanno indotto l'operatore sociosanitario di una nota clinica di Castelmorrone a togliersi la vita. In queste ore i militari, infatti, stanno ascoltando il medico di base che aveva in cura Giuseppe Papa. L'uomo non ha lasciato messaggi alla sua famiglia, composta da moglie e due figli ventenni. (AGI)
Caserta - Si è legato una corda al collo e si è lasciato cadere. Giuseppe Papa, 50 anni, di Castelmorrone, nel casertano, è stato trovato impiccato dai carabinieri in un casolare situato alle spalle della clinica dove prestava servizio. Da 4 mesi circa, stando alle prime informazioni trapelate dai carabinieri della compagnia di Caserta, non percepiva lo stipendio. Questo sarebbe stato il motivo del suo malessere, che potrebbe aver spinto Papa al suicidio. I carabinieri che stanno indagando sul fatto non escludono altre ipotesi sui motivi che hanno indotto l'operatore sociosanitario di una nota clinica di Castelmorrone a togliersi la vita. In queste ore i militari, infatti, stanno ascoltando il medico di base che aveva in cura Giuseppe Papa. L'uomo non ha lasciato messaggi alla sua famiglia, composta da moglie e due figli ventenni. (AGI)
venerdì 4 marzo 2011
ATTIVO REGIONALE....FILCAMS
LUNEDI' 7 MARZO 2011 ALLE ORE 14:30 ATTIVO REGIONALE DEI DELEGATI DELLA FILCAMS CGIL DI ROMA PER LAZIO,L'ATTIVO SI TERRA' IN VIA BUONARROTI 12 SALA FREDDA, IL PUNTO DELLA DISCUSSIONE SARA, CONCENTRATO SULL'ACCORDO SEPARATO DEL CONTRATTO NAZIONALE DEL COMMERCIO E TERZIARIO.....SI RACCOMANDA LA MASSICCIA PRESENZA DEI DELEGATI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
SCIOPERO GENERALE
Lo sciopero generale non è più una chimera, non solo perché non è un animale mostruoso ma un toccasana per il nostro paese malato. Ora si sa che c'è davvero, che si svolgerà il 6 maggio e bloccherà l'Italia per provare a liberarla da un incubo. Doveva essere promosso prima dalla Cgil? Certo, ma è stato promosso. Non era scontato.
Il lungo tempo a disposizione va usato per prepararlo in modo capillare in tutti i luoghi di lavoro. C'è il tempo per coinvolgere l'intera società, in primo luogo le figure sociali lasciate sole dalla politica e colpite, prima dalla crisi poi dalle ricette liberiste adottate che amplificano le diseguaglianze, rendono i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, distruggono diritti collettivi e libertà individuali, cancellano a un paio di generazioni la speranza di futuro. Poteva essere di 8 ore? I fatti e il confronto interno ed esterno raddoppieranno le micragnose 4 ore di sciopero indette dalla segreteria della Cgil. La Funzione pubblica l'ha già deciso, scuola, meccanici, commercio e molte camere del lavoro lo faranno. Non si tratta di fare il gioco del più uno ma di qualificare un appuntamento che dovrà diventare riferimento generale, dando corpo a una speranza di cambiamento mai così diffusa che può diventare massa critica. E di specificare che il sogno del patto sociale tra lavoro e imprese s'è infranto contro il muro della realtà, con la confindustriale Marcegaglia all'assalto dell'articolo 18 che pretende una giusta causa per il licenziamento. Per difenderlo, 9 anni fa in tre milioni hanno occupato Roma. Berlusconi se ne deve andare. Può comprarsi deputati e senatori, non un intero paese finalmente insofferente verso una guida politica populista, liberista, ad personam, che ci fa commiserare dal resto del mondo. Lo chiedono le donne, la società civile, le persone impegnate nella difesa dei beni comuni, del territorio e dell'ambiente, gli studenti, l'universo della precarietà. Da qui al 6 maggio si manifesterà in tutte le piazze con slogan diversi e obiettivi che sono, possono diventare, comuni. Berlusconi però, come killer della democrazia italiana è in buona compagnia: liberarsi di lui per tenersi Marchionne e i suoi soci al governo e in Confindustria non ci farebbe fare molti passi avanti. Insieme al sogno del patto sociale si è infranta l'illusione di ricostruire un'impossibile unità sindacale con Cisl e Uil. Gli accordi e i contratti separati si moltiplicano. L'attacco ai lavoratori Fiat si è esteso a tutte le tute blu, al mondo della conoscenza, del pubblico impiego e alle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi del terziario. Stanno cancellando il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori, preparano l'affondo alla Costituzione. L'opposizione politica dovrebbe chiedersi come mai non rappresenti quest'Italia sottosopra, sennonché non si pone, da tempo, l'obiettivo di dare uno sbocco alla protesta politica, sociale, culturale, democratica. Lo sciopero generale della Cgil deve diventare una massa d'urto, capace persino di tentare l'obiettivo più ambizioso: scuotere l'antiberlusconismo di Palazzo. Il manifesto lavorerà alla generalizzazione dello sciopero. Non da solo: Uniti contro la crisi è già luogo di comunicazione e costruzione di percorsi condivisi tra tute blu, studenti, precari, giovani, militanti dei beni comuni.
Il lungo tempo a disposizione va usato per prepararlo in modo capillare in tutti i luoghi di lavoro. C'è il tempo per coinvolgere l'intera società, in primo luogo le figure sociali lasciate sole dalla politica e colpite, prima dalla crisi poi dalle ricette liberiste adottate che amplificano le diseguaglianze, rendono i ricchi più ricchi e i poveri più poveri, distruggono diritti collettivi e libertà individuali, cancellano a un paio di generazioni la speranza di futuro. Poteva essere di 8 ore? I fatti e il confronto interno ed esterno raddoppieranno le micragnose 4 ore di sciopero indette dalla segreteria della Cgil. La Funzione pubblica l'ha già deciso, scuola, meccanici, commercio e molte camere del lavoro lo faranno. Non si tratta di fare il gioco del più uno ma di qualificare un appuntamento che dovrà diventare riferimento generale, dando corpo a una speranza di cambiamento mai così diffusa che può diventare massa critica. E di specificare che il sogno del patto sociale tra lavoro e imprese s'è infranto contro il muro della realtà, con la confindustriale Marcegaglia all'assalto dell'articolo 18 che pretende una giusta causa per il licenziamento. Per difenderlo, 9 anni fa in tre milioni hanno occupato Roma. Berlusconi se ne deve andare. Può comprarsi deputati e senatori, non un intero paese finalmente insofferente verso una guida politica populista, liberista, ad personam, che ci fa commiserare dal resto del mondo. Lo chiedono le donne, la società civile, le persone impegnate nella difesa dei beni comuni, del territorio e dell'ambiente, gli studenti, l'universo della precarietà. Da qui al 6 maggio si manifesterà in tutte le piazze con slogan diversi e obiettivi che sono, possono diventare, comuni. Berlusconi però, come killer della democrazia italiana è in buona compagnia: liberarsi di lui per tenersi Marchionne e i suoi soci al governo e in Confindustria non ci farebbe fare molti passi avanti. Insieme al sogno del patto sociale si è infranta l'illusione di ricostruire un'impossibile unità sindacale con Cisl e Uil. Gli accordi e i contratti separati si moltiplicano. L'attacco ai lavoratori Fiat si è esteso a tutte le tute blu, al mondo della conoscenza, del pubblico impiego e alle centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi del terziario. Stanno cancellando il contratto nazionale e lo Statuto dei lavoratori, preparano l'affondo alla Costituzione. L'opposizione politica dovrebbe chiedersi come mai non rappresenti quest'Italia sottosopra, sennonché non si pone, da tempo, l'obiettivo di dare uno sbocco alla protesta politica, sociale, culturale, democratica. Lo sciopero generale della Cgil deve diventare una massa d'urto, capace persino di tentare l'obiettivo più ambizioso: scuotere l'antiberlusconismo di Palazzo. Il manifesto lavorerà alla generalizzazione dello sciopero. Non da solo: Uniti contro la crisi è già luogo di comunicazione e costruzione di percorsi condivisi tra tute blu, studenti, precari, giovani, militanti dei beni comuni.
giovedì 3 marzo 2011
CGIL: SCIOPERO GENERALE IL 6 MAGGIO
il tanto atteso sciopero generale della Cgil ci sarà il 6 maggio. Lo ha annunciato il segretario generale Susanna Camusso, parlando all'attivo dei delegati di Modena.
Lo sciopero della Cgil del 6 maggio sarà di quattro ore e prevederà manifestazioni a livello territoriale.
Lo sciopero della Cgil del 6 maggio sarà di quattro ore e prevederà manifestazioni a livello territoriale.
l'articolo 18 torna a dividere.....
LAVORO: ART.18 TORNA A DIVIDERE; CAMUSSO, NON SI TOCCA
ROMA, 2 MAR - L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori torna a dividere le parti sociali. All'invito fatto dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sulla necessità di affrontare il problema della flessibilità in uscita, e al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha rilanciato lo Statuto dei lavori, ha replicato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui dietro alla dichiarazioni degli imprenditori e del governo c'è l'attacco alla misura che disciplina il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa, un pilastro che per la Cgil non si può toccare.
In mattinata Marcegaglia ha, infatti, fatto notare come nel mercato del lavoro italiano sicuramente «c'è un problema di flessibilità in ingresso, forse eccessiva, ma c'è anche un problema di flessibilità in uscita che prima o poi va affrontato. Non possiamo continuare ad eluderlo». Quindi, ha aggiunto, «credo che il problema di un mercato del lavoro duale, completamente spaccato, vada risolto». Per la numero uno degli industriali, «in un momento di grande discontinuità, dobbiamo avere la capacità di concordare regole per raggiungere livelli più elevati di produttività e di salari». Parole che hanno trovato il plauso del ministro del Lavoro: «Ha ragione la presidente di Confindustria» nel sottolineare l'esigenza di completare la regolazione del mercato del lavoro e dei rapporti di lavoro attraverso un'intesa. D'altra parte, ha puntualizzato Sacconi, si tratta dello «stesso esercizio di ricerca di un avviso comune che noi abbiamo sollecitato, offrendo la bozza di un disegno di legge delega per un moderno Statuto dei lavori che potrebbe realizzarsi in questa legislatura». La proposta della Marcegaglia e il commento del ministro, però, non sono piaciuti a Camusso, che ha avvertito: «Il pensiero corre immediatamente all'articolo 18 e al tentativo, che ha in mente Sacconi, di destrutturazione dello Statuto dei lavoratori. Questo non ha nulla a che vedere con la realtà di oggi del Paese, con i problemi che dobbiamo proporci». Per la leader di Corso d'Italia, infatti, non c'è «alcun bisogno di mettere le mani allo Statuto dei lavoratori».
Ma per la presidente degli industriali non è solo questo il nodo da sciogliere: dopo le vicende Fiat «come Confindustria - ha evidenziato - stiamo ragionando sul tema dell'opting out», ossia l'uscita temporanea di un'impresa dall'associazione alla quale è iscritta, «una possibilità che in Germania c'è dal 2005». (ANSA).
ROMA, 2 MAR - L'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori torna a dividere le parti sociali. All'invito fatto dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, sulla necessità di affrontare il problema della flessibilità in uscita, e al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha rilanciato lo Statuto dei lavori, ha replicato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, secondo cui dietro alla dichiarazioni degli imprenditori e del governo c'è l'attacco alla misura che disciplina il reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa, un pilastro che per la Cgil non si può toccare.
In mattinata Marcegaglia ha, infatti, fatto notare come nel mercato del lavoro italiano sicuramente «c'è un problema di flessibilità in ingresso, forse eccessiva, ma c'è anche un problema di flessibilità in uscita che prima o poi va affrontato. Non possiamo continuare ad eluderlo». Quindi, ha aggiunto, «credo che il problema di un mercato del lavoro duale, completamente spaccato, vada risolto». Per la numero uno degli industriali, «in un momento di grande discontinuità, dobbiamo avere la capacità di concordare regole per raggiungere livelli più elevati di produttività e di salari». Parole che hanno trovato il plauso del ministro del Lavoro: «Ha ragione la presidente di Confindustria» nel sottolineare l'esigenza di completare la regolazione del mercato del lavoro e dei rapporti di lavoro attraverso un'intesa. D'altra parte, ha puntualizzato Sacconi, si tratta dello «stesso esercizio di ricerca di un avviso comune che noi abbiamo sollecitato, offrendo la bozza di un disegno di legge delega per un moderno Statuto dei lavori che potrebbe realizzarsi in questa legislatura». La proposta della Marcegaglia e il commento del ministro, però, non sono piaciuti a Camusso, che ha avvertito: «Il pensiero corre immediatamente all'articolo 18 e al tentativo, che ha in mente Sacconi, di destrutturazione dello Statuto dei lavoratori. Questo non ha nulla a che vedere con la realtà di oggi del Paese, con i problemi che dobbiamo proporci». Per la leader di Corso d'Italia, infatti, non c'è «alcun bisogno di mettere le mani allo Statuto dei lavoratori».
Ma per la presidente degli industriali non è solo questo il nodo da sciogliere: dopo le vicende Fiat «come Confindustria - ha evidenziato - stiamo ragionando sul tema dell'opting out», ossia l'uscita temporanea di un'impresa dall'associazione alla quale è iscritta, «una possibilità che in Germania c'è dal 2005». (ANSA).
mercoledì 2 marzo 2011
ACCORDO SEPARATO COMMERCIO,PROCLAMATE LE PRIME 4 ORE DI SCIOPERO
Accordo separato commercio
Proclamate prime 4 ore di sciopero
La Filcams promuove la consultazione
La segreteria nazionale Filcams-Cgil considera grave l’accordo siglato sabato 26 febbraio da Confcommercio, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del Ccnl Terziario-Distribuzione-Servizi.
In primo luogo, perché esso ripropone nel settore la logica delle intese separate, consolidando la deriva nella quale sono state proiettate le relazioni sindacali, con l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale, del gennaio 2009 e le successive intese separate che hanno interessato sia il settore pubblico, che privato.
In secondo luogo, per il merito sindacale. L’accordo introduce integralmente i maggiori punti critici presenti tanto nell’intesa separata sulla riforma del modello contrattuale (Ipca e deroghe), quanto, nel collegato sul lavoro (arbitrato di equità e certificazione). Al tempo stesso, determina un peggioramento di significativi aspetti normativi del contratto vigente, in particolare, l’istituto della malattia e la contrattazione di secondo livello.
Tale scelta da parte dei firmatari non poteva che contenere in radice la conseguenza di escludere la Filcams-Cgil, data la esplicita posizione di dissenso rappresentata fin dall’inizio del negoziato, accompagnata dalla volontà di ricercare possibili mediazioni utili a definire una conclusione unitaria del confronto.
Per queste ragioni, appare ancora più grave l’ipotesi che tale intesa non venga sottoposta alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, evidenziando la criticità rappresentata dall’assenza di regole e l’urgenza di definirne di nuove, attraverso le 1uali misurare l’effettiva rappresentatività di chi firma gli accordi.
Per questo, la Filcams-Cgil ribadisce la richiesta a Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil di svolgere tale consultazione, attraverso il diritto di voto certificato, il cui esito sarà vincolante per la sigla definita dell’accordo.
In assenza di risposte, la Filcams-Cgil promuoverà anche da sola la consultazione, aperta a tutte le lavoratrici ed i lavoratori del settore, attraverso una diffusa campagna di assemblee, che avranno inizio nei prossimi giorni.
In risposta alla decisione di siglare separatamente l’intesa per il rinnovo del Ccnl TDS, la segreteria nazionale proclama un primo pacchetto di 4 ore di sciopero, articolate territorialmente, che si inseriscono nella mobilitazione promossa dalla Cgil nel Paese e che, dopo l’ennesimo accordo separato nel Ccnl TDS, non potrà che approdare in tempi ravvicinati allo sciopero generale di tutte le categorie.
La segreteria nazionale, infine, convoca l’Attivo Nazionale dei Delegati del Terziario, lunedì 14 marzo a Milano, che sarà concluso dal segretario generale Cgil Susanna Camuso.
Proclamate prime 4 ore di sciopero
La Filcams promuove la consultazione
La segreteria nazionale Filcams-Cgil considera grave l’accordo siglato sabato 26 febbraio da Confcommercio, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil, per il rinnovo del Ccnl Terziario-Distribuzione-Servizi.
In primo luogo, perché esso ripropone nel settore la logica delle intese separate, consolidando la deriva nella quale sono state proiettate le relazioni sindacali, con l’accordo separato sulla riforma del modello contrattuale, del gennaio 2009 e le successive intese separate che hanno interessato sia il settore pubblico, che privato.
In secondo luogo, per il merito sindacale. L’accordo introduce integralmente i maggiori punti critici presenti tanto nell’intesa separata sulla riforma del modello contrattuale (Ipca e deroghe), quanto, nel collegato sul lavoro (arbitrato di equità e certificazione). Al tempo stesso, determina un peggioramento di significativi aspetti normativi del contratto vigente, in particolare, l’istituto della malattia e la contrattazione di secondo livello.
Tale scelta da parte dei firmatari non poteva che contenere in radice la conseguenza di escludere la Filcams-Cgil, data la esplicita posizione di dissenso rappresentata fin dall’inizio del negoziato, accompagnata dalla volontà di ricercare possibili mediazioni utili a definire una conclusione unitaria del confronto.
Per queste ragioni, appare ancora più grave l’ipotesi che tale intesa non venga sottoposta alla consultazione delle lavoratrici e dei lavoratori interessati, evidenziando la criticità rappresentata dall’assenza di regole e l’urgenza di definirne di nuove, attraverso le 1uali misurare l’effettiva rappresentatività di chi firma gli accordi.
Per questo, la Filcams-Cgil ribadisce la richiesta a Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil di svolgere tale consultazione, attraverso il diritto di voto certificato, il cui esito sarà vincolante per la sigla definita dell’accordo.
In assenza di risposte, la Filcams-Cgil promuoverà anche da sola la consultazione, aperta a tutte le lavoratrici ed i lavoratori del settore, attraverso una diffusa campagna di assemblee, che avranno inizio nei prossimi giorni.
In risposta alla decisione di siglare separatamente l’intesa per il rinnovo del Ccnl TDS, la segreteria nazionale proclama un primo pacchetto di 4 ore di sciopero, articolate territorialmente, che si inseriscono nella mobilitazione promossa dalla Cgil nel Paese e che, dopo l’ennesimo accordo separato nel Ccnl TDS, non potrà che approdare in tempi ravvicinati allo sciopero generale di tutte le categorie.
La segreteria nazionale, infine, convoca l’Attivo Nazionale dei Delegati del Terziario, lunedì 14 marzo a Milano, che sarà concluso dal segretario generale Cgil Susanna Camuso.
martedì 1 marzo 2011
COORDINAMENTO URGENTE!!!!
DOMANI POMERIGGIO NELLA SEDE DELLA CGIL FILCAMS DI VIA BUONARROTI 51, SI INCONTRERANNO TUTTI I DELEGATI DELLA SIR, DELLE ALTOR E DI PAC2000 PER DISCUTERE DELL'ACCORDO SEPARATO SUL CONTRATTO NAZIONALE , PER DISCUTERE SULLE IMMINENTI CESSIONI DEI PUNTI VENDITA SIR RIMASTI E DEL PROBLEMA GRANDE CHE C'E CON I RAGAZZI DELL'UFFICIO DI VIA MELIBEO,CHE PER I QUALI LA SIR NON DA CERTEZZE SU UN LORO ASSORBIMENTO DA PARTE DI CONAD....QUALSIASI INIZIATIVA VENGA INTRAPRESA VERRA' IMMEDIATAMENTE MESSA IN EVIDENZA SUL NOSTRO BLOG.
CIAO A TUTTI TIZIANO
CIAO A TUTTI TIZIANO
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