mercoledì 31 agosto 2011

GOVERNO IN PREDA AL PANICO, LA PIAZZA FA PAURA, LE PENSIONI NON LE TOCCA. PER ORA


Salta la norma sulle pensioni. Almeno nella versione inizialmente prevista. La questione, che riguarda il calcolo degli anni di università e del servizio militare ai fini dell'anzianità, verrà comunque affrontata domani collegialmente, a margine del Cdm ma per ora il tutto viene congelato. La minaccia dello sciopero generale sta letteralmente mandando in frantumi la maggioranza e il suo blocco sociale di riferimento. Il centro destra italiano che si è legato mani e piedi al volere dell'Europa che vuole misure strutturali ora non sa più che fare. Speriamo che non arrivino i responsabili a dargli una mano.

martedì 30 agosto 2011

La manovra cambia ma...


Pdl e Lega annullano le spinte contrapposte e si affidano a Tremonti. Approvate più tasse per le coop. Fiducia inevitabile anche al senato Intesa nella maggioranza ma i conti non tornano. Niente super-tassa per i manager e i lavoratori privati. Il contributo di «solidarietà» resta su pensionati d'oro e dipendenti pubblici. In pensione più tardi chi studia o ha fatto il militare 

Dopo sette ore di conclave a porte chiuse nella villa di Berlusconi ad Arcore, la maggioranza trova l'intesa sulle modifiche alla manovra. Un annuncio dato prudentemente in serata e a mercati chiusi. Le spinte contrapposte di Pdl e Lega hanno di fatto annullato tutte le proposte di intervento più ambiziose circolate nei giorni scorsi. 
L'aumento dell'Iva per ora non c'è. Si farà all'interno della delega fiscale (come voleva la Cisl). E sulle pensioni il governo cancella il riscatto di militare e laurea dal conteggio degli anni di lavoro necessari per l'uscita, resteranno utili solo ai fini dell'assegno. In sostanza, l'età effettiva della pensione per chi ha studiato o per gli attuali trentenni (ultimi a fare il servizio di leva) aumenterà da 1 a 5 anni. 
Il lungo conclave tra Pdl, Lega e «responsabili» alla presenza di Berlusconi e Tremonti porta ad alcune modifiche importanti. Alcune rinviate alle calende greche e una di effetto immediato. Sparisce definitivamente, infatti, il contributo di solidarietà sopra i 90mila euro per tutti i lavoratori privati (manager, calciatori, etc.). A questo punto, chissà perché, resta a carico solo dei parlamentari, dei pensionati d'oro e dei dipendenti pubblici (norme previste dalla manovra precedente). In sostanza, i redditi medio-alti pagano più tasse ma solo se lavorano per lo stato. 
E' una cancellazione che placa la base sociale del centrodestra ma getta qualche ombra sui saldi della manovra. Il gettito atteso era di 3,8 miliardi nel triennio. Una cifra che era già scritta sull'acqua perché calcolata sull'Irpef del 2008: ai tecnici del senato è bastato prendere le dichiarazioni del 2009 (primo anno della crisi) per ridurre gli introiti a 2,2 miliardi. Il governo assicura che i soldi mancanti li prenderà da una maggiore tassazione delle coop e da una farraginosa e ancora sconosciuta proposta della Lega che tassa le società di comodo e l'elusione societaria. 
La guerra tra Tremonti e le coop dura ormai da dieci anni. Se dovesse passare anche quest'ultima norma, di fatto le cooperative non avranno più nessuno sgravio fiscale. Le stime ufficiose parlano di 300 milioni di tasse in più, tante per questo tipo di società, poca cosa per lo stato. Non va dimenticato, infatti, che le coop producono l'8% del Pil italiano e sono le uniche aziende ad aver aumentato l'occupazione in tempi di crisi (+5%). Gli incentivi erano giustificati dalla loro struttura anomala (riconosciuta anche in Costituzione) che privilegia il finanziamento dei soci a quello del mercato e obbliga a reinvestire gli utili. 
La maggior parte delle modifiche annunciate dal governo, invece, si vedrà alle calende greche. La prima e più importante: salta ancora una volta il taglio delle province. Si farà insieme al dimezzamento dei parlamentari con una legge costituzionale dall'iter lunghissimo e dall'esito parlamentare ancora più incerto. Anche i piccoli comuni resteranno. Ma gratis, senza indennità né gettoni per assessori e consiglieri. Le loro «funzioni fondamentali» dovranno essere svolte in forma di unione a partire dal 2013, cioè da dopo le prossime elezioni. 
Ancora misterioso, infine il presunto dimezzamento dei tagli agli enti locali. Calderoli annuncia minori tagli per 2 miliardi ma i conti non tornano. Nel decreto di agosto regioni, province e comuni contribuivano con 12,4 miliardi in meno in due anni (2012-2013) contro i 9,6 imposti a luglio. I tagli dunque sembrano mitigati di poco e soprattutto restano immediati e prolungati su tre anni, fino al 2014. Dopo la bastonata, la maggioranza trova una «carotina»: il conferimento del 100% a comuni e regioni dell'evasione fiscale individuata (attualmente la compartecipazione era al 50%). Non è detto che basti e in ogni caso porta a meno gettito nelle casse dello stato. 
Dal punto di vista politico, la manovra attenua gli scossoni di frondisti e malpancisti vari del Pdl senza scontentare la Lega. Una ricucitura politica che non prende in considerazione le proposte avanzate da Pd e «terzo polo» ed esclude allargamenti all'Udc. Il dialogo «bipartisan» sarà limitato alle riforme costituzionali. Soprattutto, essendo scaduto il termine degli emendamenti, è chiaro che le modifiche saranno tutte presentate dal governo, che sicuramente chiederà la fiducia in entrambe le camere. L'aleatorietà dell'intesa, infine, rende impossibile sapere se i saldi della manovra chiesti dall'Europa siano stati davvero rispettati. Le reazioni internazionali delle prossime ore saranno illuminanti.

lunedì 29 agosto 2011

CGIL: Sciopero Generale 6 settembre SPOT

Dalla Cgil al popolo viola, i tre giorni che fanno tremare il governo


Lo sciopero generale contro la manovra indetto dalla Cgil per il prossimo 6 settembre sarà un successo. Lo sarà soprattutto nei luoghi di lavoro e cioè dove uno sciopero, innanzitutto, deve riuscire per essere considerato efficace. E lo sarà nella sua estensione generale, nelle cento piazze italiane che ospiteranno le manifestazioni di quel pezzo maggioritario di società che si oppone alle scelte sciagurate del governo, ai tagli sullo stato sociale e sugli enti locali, all’aumento della tassazione indiretta che deprime ulteriormente il reddito delle famiglie italiane ma anche alla cancellazione delle festività (25 aprile e primo maggio) che sono a fondamento dell’unità del nostro Paese; un grande movimento di popolo contro una manovra che non interviene sui grandi patrimoni e sugli ormai archiviati tagli ai costi della politica, non attua misure di crescita, di investimenti sulla ricerca, di rilancio dell’occupazione.
Lo sciopero della Cgil sarà un tripudio di partecipazione che il governo, complici i media di regime, tenderà a minimizzare, a classificare come puro atto di testimonianza.
Per questo dopo il 6 settembre occorre rilanciare, tornare subito in piazza, dare continuità alla mobilitazione, stare col fiato sul collo al governo e alla Casta. E l’occasione per farlo arriverà quattro giorni dopo, il 10-11 settembre, con una manifestazione di due giorni a Roma, a due passi dal Palazzo. Una mobilitazione mai vista in Italia, sia per i modi (saremo lì con le tende, i capannelli, i tavoli di lavoro e le assemblee e sarà totalmente autofinanziata) che per la radicalità dei contenuti, delle proposte contro la crisi, contro la società castale e il fortino del privilegio che nega a milioni di giovani il diritto ad un presente ed un futuro dignitoso. Sì, la radicalità: perché quello che serve, al punto in cui siamo, non può che essere l’esatto opposto dell’oggi.
E la Casta ha capito il potenziale politico di questa manifestazione. La Casta ha paura di questa manifestazione e del suo carattere pacifico, innovativo e radicale. A rivelare il nervosismo che circola negli ambienti della maggioranza, qualche giorno fa, è stato un editoriale pubblicato sul quotidiano L’Opinione molto vicino al governo, autentico termometro degli umori della Casta:  “Il timore delle istituzioni – ha scritto l’Opinione- sarebbe concentrato sul 10 settembre , quando si terrà la manifestazione “Piazza pulita”: un corteo che partirà da piazza della Repubblica e arriverà a piazza San Giovanni (durante il tragitto verranno piantate le tende per il presidio notturno, sull’esempio del movimento degli Indignados spagnoli).” Non ci sono alibi, ci vediamo a Roma.
M.M.

Il programma del Partito Comunista d'Italia (1921) di Ferri Alessandro

In questo momento particolare, ho notato che sui social network è in corso una moltitudine di pagine e gruppi che invitano  all'unità dei comunisti, per mezzo di posizioni e programmi al limite dell'impossibile e talvolta pur risibili. Questa ripetuta intenzione di riunire il movimento sotto un'unica bandiera, trova l'avvallamento delle teorie più disparate; è per questo che ho deciso di pubblicare su questo giornale on-line il programma originario del PCd'I nato nel Gennaio del 1921, facendo notare, che già esistono partiti comunisti che si attengono fedelmente a questo programma. Ritenendo estremamente attuale tutto il programma, invito il lettore a prestar particolare attenzione ai punti numero 3 - 4 - 6, essenziali per un vero Partito Comunista.

Il Partito Comunista d'Italia (Sezione della Internazionale Comunista) è costituito sulla base dei seguenti principi:

1. Nell'attuale regime sociale capitalistico si sviluppa un sempre crescente contrasto fra le forze produttive e i rapporti di produzione, dando origine all'antitesi di interessi e alla lotta di classe tra il proletariato e la borghesia dominante.

2. Gli attuali rapporti di produzione sono protetti dal potere dello Stato borghese, che, fondato sul sistema rappresentativo della democrazia, costituisce l'organo per la difesa degli interessi della classe capitalistica.

3. Il proletariato non può infrangere né modificare il sistema dei rapporti capitalistici di produzione da cui deriva il suo sfruttamento, senza l'abbattimento violento del potere borghese. 

4. L'organo indispensabile della lotta rivoluzionaria del proletariato è il Partito politico di classe. Il Partito Comunista, riunendo in sé la parte più avanzata e cosciente del proletariato, unifica gli sforzi delle masse lavoratrici, volgendoli dalle lotte per gli interessi di gruppi e per risultati contingenti alla lotta per la emancipazione rivoluzionaria del proletariato; esso ha il compito di diffondere nelle masse la coscienza rivoluzionaria, di organizzare i mezzi materiali di azione e di dirigere nello svolgimento della lotta del proletariato.

5. La guerra mondiale, causata dalle intime insanabili contraddizioni del sistema capitalistico che produssero l'imperialismo moderno, ha aperto la crisi di disgregazione del capitalismo in cui la lotta di classe non può che risolversi in conflitto armato tra le masse lavoratrici e il potere degli Stati borghesi.

6. Dopo l'abbattimento del potere borghese, il proletariato non può organizzarsi in classe dominante che con la distruzione dell'apparato statale borghese e con la instaurazione della propria dittatura, ossia basando le rappresentanze elettive dello Stato sulla sola classe produttiva escludendo da ogni diritto politico la classe borghese.

7. La forma di rappresentanza politica nello Stato proletario è il sistema dei consigli dei lavoratori (operai e contadini), già in atto nella rivoluzione russa, inizio della rivoluzione proletaria mondiale e prima stabile realizzazione della dittatura proletaria.

8. La necessaria difesa dello Stato proletario contro tutti i tentativi controrivoluzionari può essere assicurata solo col togliere alla borghesia e ai partiti avversi alla dittatura proletaria ogni mezzo di agitazione e di propaganda politica, e con l'organizzazione armata del proletariato per respingere gli attacchi interni ed esterni.

9. Solo lo Stato proletario potrà sistematicamente attuare tutte quelle successive misure di intervento nei rapporti dell'economia sociale con le quali si effettuerà la sostituzione del sistema capitalistico con la gestione collettiva della produzione e della distribuzione.

10. Per effetto di questa trasformazione economica e delle conseguenti trasformazioni di tutte le attività della vita sociale, eliminando - si la divisione della società in classi, andrà anche eliminandosi la necessità dello Stato politico, il cui ingranaggio si ridurrà progressivamente a quello della razionale amministrazione delle attività umane.

Ferri Alessandro

La "stangata" sulle famiglie italiane. Prezzi e tariffe, rincari a settembre

La Stampa – 28.8.11 - Carlo Di Foggia 
I guai non vengono mai da soli. Non bastasse infatti la stangata fiscale prevista dai tagli delle manovre correttive di luglio e Agosto - una mazzata che secondo la Cgia di Mestre farà salire la pressione fiscale al 44,3% nel 2013, un record mai toccato nel nostro paese neanche ai tempi dell’eurotassa di Prodi (era il 1997) -; non bastasse il balzello di cifre che in queste settimane, tra aumento dell’Iva, estensione della Robin Hood Tax (la tassa sulle plusvalenze) dal settore energetico a tutti i titolari di concessioni (telefonia, autostrade, servizi pubblici), sta rovinando il sonno a famiglie e imprese e non bastasse neanche l’aumento delle imposte su giochi e sigarette, ecco che arriva un’altra brutta notizia, questa volta dal fronte dei consumi. A lanciare l’allarme, Federconsumatori e Adusbef: a settembre gli italiani faranno i conti con una raffica di rincari che, tra assicurazioni, libri scolastici, biglietti dei treni, alimenti, mutui e bollette peseranno come un macigno soprattutto sui bilanci familiari per un totale complessivo che porterà la stangata di quest’anno ad oltre 1.500 euro. L’aumento più consistente ha riguardato il trasporto pubblico visto l’aumento del costo dei biglietti (25-30%) ma in termini assoluti è stata la spesa alimentare a farsi sentire maggiormente nelle tasche dei consumatori che hanno speso al supermercato 367 euro in più del 2010. Ad incidere su questi ultimi anche il prezzo dei carburanti (+240 euro) che in questi giorni, tra l’altro, sembra essere in crescita esponenziale sulla scia degli eventi libici. Se a questi aggiungiamo l’aumento delle tariffe di assicurazioni (105 euro) e autostrade (37 euro), quest’anno avere la macchina è costato ad ogni italiano 382euro in più dell’anno scorso. E non che sia andata molto meglio a chi ha scelto di viaggiare in treno, perché anche qui i prezzi sono aumentati per tutti, anche per i pendolari (122 euro). A questo lungo elenco infine non potevano che aggiungersi le immancabili bollette di gas (106 euro), luce (19 euro) e acqua (21 euro). “È indispensabile avviare severi controlli e verifiche - fanno sapere in una nota congiunte Rosario Trifiletti (federconsumatori) ed Elio Lanutti (Adusbef) - per eliminare ogni ombra di speculazione, è assolutamente insopportabile che in questa fase di austerity, in molti settori si stiano verificando aumenti di prezzi e tariffe”. Se gli aumenti hanno riguardato tutto il 2011, il tasto dolente viene però adesso. Agli ulteriori rincari attesi a settembre si potrebbero infatti sommare le modifiche al decreto in discussione al Senato e che in questi giorni stanno animando la maggioranza. L’aumento dell’Iva, previsto di un punto per l’aliquota massima del 20%, permetterà infatti di limare o sgravare del tutto i tagli previsti per gli enti locali (soprattutto i comuni) ma si ripercuoterà sui consumi e quindi sulle spese. Il centro studi degli artigiani di Mestre ha calcolato un danno per le famiglie di 92 euro (trasporti, sanità e casa), un dato contestato dalle associazioni che stimano un costo aggiuntivo di 173 euro considerando anche il conseguente aumento dell’inflazione che questa norma comporterebbe. Le stesse associazioni guardano con preoccupazione anche il tira e molla in seno alla maggioranza sull’estensione della Robin Tax. La tassa sugli utili del settore energetico - che petrolieri, banche e assicurazioni hanno realizzato soprattutto dall’aumento del costo della benzina - introdotta da Tremonti nel 2008 per finanziare la social card (un mezzo fallimento per la verità) è stata prolungata dalla manovra correttiva. Non solo, potrebbe essere prevista una sua estensione ad altri settori, come chiesto qualche giorno fa dalla commissione industria del Senato. Federconsumatori e Adusbef chiedono al governo di vigilare per evitare che questa tassa si traduca di fatto in nuovi aumenti per i consumatori. Il rischio da sempre connesso a questo particolare aumento ‘una tantum’ (mica tanto) dell’imposta Ires è infatti la possibilità di una sua ‘traslazione’ sui prezzi dei carburanti e degli altri derivati del petrolio. Le aziende in pratica farebbero pagare ai cittadini le tasse che il governo gli impone. Se la Robin Hood Tax venisse estesa ad altri settori questo rischio, ovviamente, si allargherebbe a dismisura e potrebbe creare non pochi problemi. Prendere ai ricchi per dare ai poveri è una misura di equità ma non ha molto senso se poi, appena si distoglie lo sguardo, ci si riprende tutto con gli interessi. 

domenica 28 agosto 2011

ARTICOLO 11 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


Art. 11
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.

ARTICOLO 41 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA


Art. 41.
L'iniziativa economica privata è libera.Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.

sabato 27 agosto 2011

L’UNIONE INQUILINI ADERISCE E PARTECIPA ALLO SCIOPERO GENERALE DEL 6 SETTEMBRE. ALLO SCIOPERO GENERALE PER IL DIRITTO ALLA CASA !

La manovra economica del governo è un atto di guerra contro i ceti popolari. 
La risposta deve essere all’altezza della violenza che si abbatte sulla carne viva di milioni di famiglie che vivono di salario o pensione, il cui reddito è stato già clamorosamente falcidiato in questi anni. 
L’odio di classe che permea la manovra del governo è incredibile: viene distrutto il sistema di welfare, si privatizza tutto (alla faccia del referendum di giugno), si coglie l’occasione per attaccare nuovamentel’art. 18 dello statuto dei diritti dei lavoratori sul licenziamento senza giusta causa. 
Non si fa niente contro l’evasione fiscale e per tagliare le unghie alla rendita parassitaria. 
E’ falso che stiamo tutti sulla stessa barca o che tutti vengono chiamati a stringere la cinghia. Un solo esempio emblematico: solo pochissimi mesi fa, quando già venivano tagliati dell’85% i fondi a disposizione dei comuni per il fondo sociale per l’affitto per le fasce deboli, questo governo ha fatto un regalo immenso alla rendita parassitaria, introducendo la cedolare secca sugli affitti e riducendo, per i proprietari più ricchi, di oltre la metà l’imposizione fiscale pagata sui canoni ricevuti. 
Nel pieno della crisi e nel momento che si varano misure così punitive per gran parte del popolo italiano, nessuno pensa a rimettere in discussione questa regalia fatta dal governo ai “rentiers” e che vale almeno 1 miliardo e ½ di o l’anno. 
L’Unione Inquilini ha presentato proposte concrete anche in questa occasione per combattere efficacemente l’evasione fiscale e reperire risorse, a costo zero per il bilancio pubblico, per rilanciare l’edilizia sociale. 
Abbiamo proposto di introdurre l’obbligo della tracciabilità del canone corrisposto e l’utilizzo delle cauzioni per gli affitti, che attualmente l’inquilino versa nelle mani del proprietario, in un fondo di rotazione gestito dai comuni per l’edilizia residenziale pubblica, meccanismo che fornirebbe risorse immediate ai comuni per affrontare l’acuta emergenza sociale determinata dall’esplosione degli sfratti per morosità e dalla enorme carenza di case popolari. 
Siamo indignati contro la politica di classe a senso unico di questo governo. 
Sulla casa per le fasce popolari non è stato fatto niente. Sul fronte case popolari, zero finanziamenti e zero interventi e i vari annunci di piani casa sono stati altrettante beffe, trattandosi in realtà soltanto di interventi di deregolamentazione di autorizzazioni e di vincoli urbanistici. 
Tutto è andato a vantaggio della redita parassitaria: dai condoni, al rientro dei capitali illegalmente esportati (impiegati in massima parte nell’investimento lucroso nel mattone), per finire alla cedolare secca. 
Vogliamo cacciare questo governo ma soprattutto vogliamo un’altra politica. 
Non basta cambiare l’orchestra, vogliamo cambiare la musica. 
Non ci piace che parti importanti delle opposizioni critichino lo sciopero o arrivino a proporre politiche che vanno nella stessa lunghezza d’onda di quelle del governo, come la svendita del patrimonio pubblico. 
Per questo, pensiamo che lo sciopero generale del 6 settembre possa essere una grande occasione. Vogliamo uno sciopero costituente di un fronte, che persegua l’obiettivo dell’alternativa. 
Il 15 giugno, con la vittoria dei referendum, la maggioranza del popolo italiano ha detto che l’acqua è un bene comune che va sottratto alle logiche della speculazione. 
Anche la casa è un bene comune, un diritto inalienabile della persona eche va garantito. 
Vogliamo partecipare allo sciopero e alle manifestazioni del 6 settembre portando le nostre bandiere e i contenuti della lotta per il diritto alla casa. 
Vogliamo che i temi del diritto alla casa entrino nella piattaforma generale del movimento che chiede l’alternativa in questo Paese. 
Dallo sciopero, vogliamo rilanciare i picchetti anti sfratto, da estendere e generalizzare in tutto il Paese e la campagna nazionale contro il canone nero e gli affitti truffa: denunciare il proprietario che non registra il contratto per ottenere la riduzione dell’affitto. 

walter de cesaris 
segretario nazionale 
unione inquilini

LA CONTRO MANOVRA DELLA CGIL PREVEDE...


LA CONTROMANOVRA DELLA CGIL PREVEDE:

  1. Un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero;
  2. un’imposta ordinaria sui grandi patrimoni con aliquota progressiva solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro;
  3. un’imposta straordinaria sui grandi immobili il cui valore netto superi la soglia degli 800.000;
  4. l’istituzione di un contributo di solidarietà straordinario su tutti i redditi e connesso alla capacità contributiva;
  5. il ripristino della tassa di successione anche sui patrimoni finanziari, provvedimenti questi finalizzati all’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro;
  6. una sovrattassa straordinaria sui capitali già scudati e in massima parte rimasti nei paradisi fiscali ( solo 1 miliardo dei 5 stimati sono entrati nelle casse erariali dello stato);
  7. costituzione di un fondo per la crescita e l’innovazione con i seguenti obiettivi:
    1. piano energetico nazionale e politiche ecosostenibili;
    2. politiche di innovazione e sviluppo locale;
    3. aumento della spesa in ricerca e sviluppo;
4.   una politica industriale per il sistema Paese, con particolare attenzione al mezzogiorno.
·                                                         La riduzione strutturale del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione;
·                                                         La cancellazione dei tagli agli Enti Locali e l’allentamento del patto di stabilità interno, per favorire gli
      investimenti su welfare e assistenza e per le infrastrutture materiali e immateriali;
·                                                         una ponderata riduzione dei costi della politica che non riduca gli spazi di partecipazione
      democratica attraverso:
1.     una sistema organico di revisione della spesa;
2.     lotta alla corruzione;
3.     riduzione del numero di parlamentari;
4.     taglio dei vitalizi a politici e amministratori pubblici;
5.     nuova legge elettorale, affinché i parlamentari siano direttamente votati dai cittadini;
6.     riforma delle Province in una logica di efficienza;
7.     implementazione degli investimenti strategici in infrastrutture e nella ricerca;
8.     sospensione fino al 2014 delle consulenze nella pubblica amministrazione ;
9.     introduzione di un tetto retributivo e previdenziale per le cariche dello Stato e per i dirigenti delle società con capitale pubblico;
10.  riorganizzazione e razionalizzazione delle società che producono servizi per gli Enti Locali anche attraverso accorpamenti interistituzionali.
Ø  Lo stralcio di tutte le norme sul diritto del lavoro contenute impropriamente nella manovra finanziaria, a partire da quelle sulla contrattazione e sulle relazioni industriali che, come più volte ribadito, devono rimanere materie disciplinate affidate alle parti sociali.
Ø  Lo stralcio delle norme che prevedono lo stravolgimento del collocamento obbligatorio dei lavoratori disabili.
Ø  Lo stralcio della norma che modifica l’articolo 41 della Costituzione stravolgendone il valore.
Ø  Lo stralcio della norma sulle festività civili nazionali (25 aprile, 1 maggio e 2 giugno), su cui la CGIL sta svolgendo una petizione.
Ø  Sblocco della contrattazione di 2° livello, nel pubblico impiego.
Ø  Ristabilire le flessibilità in materia pensionistica, prevedendo:
1.     la possibilità di andare in pensione prima della maturazione del requisito pensionistico     con un importo più basso di quello che avrebbe percepito a contribuzione ultimata;
2.     rimanere in servizio fino all’apertura della finestra, ricevendo parte dello stipendio dal datore di lavoro e parte dall’Inps.
Ø  Potenziamento dei fondi pensione garantendo la loro salvaguardia da possibili rischi di speculazioni finanziarie.
Ø  Istituzione di un sistema di garanzia contributiva previdenziale rivolta in  particolare alle figure più fragili presenti nel mercato del lavoro (donne, giovani e ultra cinquantenni), con particolare riferimento alle forme di lavoro atipico.
Ø  La definizione tra tutte le parti sociali e istituzionali, di una riforma degli ammortizzatori sociali e del welfare universalistico.  
SCIOPERO 6 SETTEMBRE 2011

la manovra del governo prevede


LA MANOVRA DEL GOVERNO PREVEDE:

  • Il taglio ulteriore del trasferimento dei fondi a Comuni e Regioni che provoca:
    1. l’aumento delle addizionali locali Irpef; la riduzione di tutti i servizi destinati al cittadino: asili nido, tempo pieno nelle scuole materne, elementari e medie;
    2. riduzione dei servizi di assistenza ai disabili e agli anziani, con il chiaro intendimento che le donne            debbano tornare ad essere solo “angeli del focolare”, peccato che il focolare sia spento per mancanza di mezzi;
    3. l’introduzione del ticket di 10 € per qualunque visita medica;
    4. misure di contenimento della rappresentanza politica che non fanno conseguire alcun risparmio economico,  peggiorando tra l’altro l’efficienza amministrativa.

  • La riduzione di investimenti strategici, infrastrutturali e nella ricerca;
  • una tassazione denominata “contributo di solidarietà” che verrà applicata principalmente sui redditi da lavoro dipendente, sulle pensioni e sui redditi che attualmente sono già tassati;
  • l’aumento del costo dei carburanti che provocherà l’innalzamento dei prezzi e la conseguente diminuzione del potere di acquisto dei salari e delle pensioni.
  • la privatizzazione dei servizi pubblici (anche contro la volontà popolare, espressa con l’ultimo referendum), a danno dell’efficienza e del sostegno ai cittadini;
  • una modifica alla Costituzione che deresponsabilizza ancor di più le imprese (snaturamento dell’art. 41 della Carta Costituzionale);
  • la riduzione dei i servizi pubblici e della democrazia, che impedisce ai cittadini la partecipazione ai governi del loro territorio.

  • attacco al sistema contrattuale ed in particolare al contratto nazionale di categoria proseguendo nell’obiettivo dello smantellamento delle leggi e delle regole del lavoro, colpendo la dignità delle persone che lavorano e peggiorandone le condizioni di lavoro.

            In questo quadro, la funzione erga omnes assegnata al II livello di contrattazione determina:
      1. la modifica del CCNL e delle leggi sul lavoro da parte di qualsiasi sindacato;
      2. la cancellazione dell’art.18;
      3. l’annullamento dell’accordo interconfederale dello scorso 28 giugno;
      4. l’affermazione del modello Fiat;
      5. l’azzeramento di ogni pratica democratica per l’approvazione di piattaforme e accordi da parte dei lavoratori e la misurazione della rappresentanza di ogni organizzazione sindacale.

  • la manomissione della legge sul collocamento obbligatorio dei disabili e la costruzione di veri e propri reparti ghetto dove confinare lavoratori e lavoratrici più deboli;
  • Lo spostamento delle festività civili (25 aprile – 1 maggio e 2 giugno) con un atto senza precedenti alla memoria, agli ideali e all’identità nazionale su cui si basa la nostra Carta Costituzionale e l’unità d’Italia;
  • Blocco del turn over nel pubblico impiego, l’incertezza della 13° mensilità e la liquidazione del TFR dopo due anni dalla cessazione del rapporto di lavoro, a scapito del lavoratore pubblico.

  • L’aumento dell’età pensionabile per le donne del settore privato da 60 a 65 anni, con penalizzazione per l’occupazione giovanile;
  • L’innalzamento della quota per la pensione di anzianità includendo coloro che maturano i 40 di contribuzione, dall’attuale quota 96 a 100 (somma data da età anagrafica e contribuzione).
  • il blocco sulle rivalutazioni delle pensioni e la riduzione di quelle di reversibilità e invalidità.

NESSUNA INIZIATIVA E RISORSA ECONOMICA A SOSTEGNO DELLA CRESCITA, SENZA LA QUALE NON SI RILANCIANO I CONSUMI E NON SI RIDUCE IL DEBITO PUBBLICO.

SCIOPERA ANCHE TU IL 6 SETTEMBRE 2011
…LAMENTARSI NON BASTA PIU’

giovedì 25 agosto 2011

Calderoli: prendere i soldi alle vedove e ai disabili

Il Ministro Calderoli, portabandiera della Lega nelle serrate trattative di rielaborazione della Manovra-Bis, è uscito allo scoperto, rivelando i due nuovi bersagli per fare cassa: le indennità di accompagnamento e le pensioni di reversibilità. 

Il Ministro ha dichiarato che sulle pensioni la trattativa fra Pdl e Lega c’è già stata ed è stata sottoscritta nel decreto del Governo che deve restare immutato: “bisogna invece andare ad interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato. Penso, ad esempio, a chi ha pensioni di reversibilità eccessivamente alte e a chi prende accompagnamenti, che oggi vengono dati indistintamente a tutti, senza che vi siano limiti legati al proprio reddito.” 

Pur di non cedere sulle pensioni, sulla lotta all’evasione fiscale, sulla tassazione sui grandi patrimoni, la Lega se la prende con le vedove e con le persone con grave disabilità. 

La pensione di reversibilità è una prestazione previdenziale, riconosciuta ai superstiti dei lavoratori a determinate situazioni, già restrittive. Fra i beneficiari ci sono anche i figli inabili non in grado di lavorare e mantenersi da soli dopo la morte dei genitori. 

“Quanto meno singolare – commenta Pietro Barbieri, presidente della FISH – che i ‘diritti acquisiti’ vengano tirati in ballo solo per i vitalizi degli ex parlamentari e non valgano per gli altri Cittadini.” 

La FISH giudica pesantemente anche lo stigma – l’ennesimo – verso chi “non ha mai lavorato”. Si dimentica che il lavoro è anche un diritto, troppo spesso precluso alle donne madri e mogli o alle persone con disabilità. 

Ma il bersaglio grosso è sicuramente l’indennità di accompagnamento: per l’ennesima volta si propone di legarne l’erogazione al reddito, dimenticando che si tratta dell’unica prestazione (450 euro al mese) riconosciuta alle persone con gravissima disabilità. Limitarla significa colpire direttamente le persone e le loro famiglie a cui lo Stato non riconosce altri supporti economici e materiali. 

“Contro queste sciagurate ipotesi, che ci auguriamo non trovino sponda in altri, ci batteremo con ogni mezzo, strumento – dichiara Barbieri – e assieme a tutti i soggetti dell’impegno civile. Abbiamo una nostra convinzione sulle politiche sociali in questo Paese che è diametralmente opposta a chi pensa alle persone disabili, anziane e povere solo come un peso per la competizione e per certo efficientismo.” 

La FISH, nel suo comunicato di ieri, aveva chiesto che la Manovra non prevedesse solo misure per “fare cassa”, ma anche stanziamenti specifici per rilanciare le politiche sociali nel nostro Paese. Dichiarazioni come quelle di Calderoli alzano la temperatura del confronto fra Governo e associazioni delle persone con disabilità. 

Ufficio Stampa Fish Onlus 

FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap 
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MANOVRA: SACCONI, SCIOPERO CGIL INGIUSITIFICABILE

Roma, 22 ago. (Adnkronos) - Lo sciopero indetto dalla Cgil il 6 settembre «è ingiustificabile». Lo afferma il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a margine dei lavori del Senato sulla manovra. «Credo che lo strumento dello sciopero sia assolutamente legittimo e rispetto la volontà di una grande organizzazione; tuttavia -spiega Sacconi- nel contesto in cui viviamo credo che sia in straordinaria contraddizione con le esigenze di sostenere la produttività, la crescita e l'occupazione». In tempi come questi, prosegue il ministro, «dovrebbe valere di più la disponibilità a costruire nuova occupazione e investimenti. Il conflitto appartiene al tempo nel quale si produce ricchezza e i lavoratori pensano che sia male distribuita. Oggi, che faticosamente si produce ricchezza, si tratta di individuare i modi in cui eventualmente produrla», conclude il ministro

mercoledì 24 agosto 2011

LAVORO:TRIESTE,SENZA PAGA DA TRE MESI OPERAIO TENTA SUICIDIO


(ANSA) - TRIESTE, 23 AGO - Senza stipendio da quasi tre mesi e con nessuna certezza sul futuro lavorativo ha deciso di tentare il suicidio. Protagonista della vicenda è un operaio triestino, ora in fin di vita all'ospedale di Cattinara. L'uomo, 46 anni, è un addetto alle pulizie della ditta Kalos, impiegata alla stazione ferroviaria di Trieste. Assieme ai colleghi lo scorso 18 agosto aveva occupato i binari della stazione centrale per ore per protestare contro il mancato pagamento degli stipendi arretrati e la decisione da parte di Trenitalia di rescindere il contratto con la ditta a causa delle inadempienze salariali. Secondo i colleghi si sarebbe trattato di un gesto di disperazione legato proprio all'incertezza lavorativa. La caduta è stata rallentata da alcune lamiere, ma le sue condizioni rimangono gravissime. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri. 

CGIL: lettera aperta a CISL e UIL


Cari amici di CISL e UIL,

usiamo una forma inusuale, ma sicuramente la situazione non è ordinaria, per porvi pubblicamente qualche domanda, per ritrovare qualche coerenza nelle scelte del sindacato confederale in una fase così difficile. La situazione che stiamo attraversando, è molto grave, la crisi mondiale spiega solo in parte il nostro Paese, che è in forte declino ed ha alle spalle tre anni, persi dal Governo a negare la crisi.
Il giudizio sulla negazione della crisi ed i provvedimenti sbagliati, l’ossessione del Governo per la rottura dell’unità sindacale, ci hanno visto divisi in questi anni, in particolare, per l’operato del Governo sulle questioni del lavoro.
Infatti, fin dalla terz’ultima manovra all’idea di difendere nelle pubbliche amministrazioni il potere contrattuale, quanto meno sulle problematiche organizzative e sulle condizioni di lavoro, si è da parte vostra preferito sostenere la legge 150 e la conseguente negazione della contrattazione.
Ma fingiamo per un attimo che tutto ciò sia il passato, ora siamo di fronte ad una terza manovra, con caratteri di iniquità che pensavamo inarrivabili. E’ evidente, dai commenti degli ultimi giorni, che i giudizi sono - se possibile - ancora più distanti, leggiamo che avremmo dovuto aprire una discussione cauta, diplomatica. Vorremmo dirvi, che discussioni ne abbiamo fatte molte, sempre proposte da noi, ma efficacia ne abbiamo vista poca.
Soprattutto, vorremmo sottolineare che siamo per le discussioni esplicite e trasparenti, che comunque sono meglio degli incontri 'clandestini e secretati' che contraddicono quanto si fa 'insieme' ed in 'pubblico'.
Siamo alla ricerca di risposte, e ci scusiamo se utilizziamo un’intervista del Segretario Bonanni, il 12 agosto sul Corriere della Sera veniva dichiarato: “siamo sempre stati contrari ad ogni ingerenza del legislatore. Quelle norme hanno funzionato proprio grazie all’accordo tra le parti sociali. Se si ritiene che il mercato del lavoro debba essere ancora più regolato, la soluzione va ancora una volta ricercata tra noi. Con questo bipolarismo c’è il rischio che tutto diventi la tela di Penelope oggi il centro destra fa così, domani arrivano gli altri e cambiano…….e lo stesso discorso vale per qualsiasi eventuale, insensata modifica dell’art. 18”.
Possiamo chiedervi cosa è cambiato il 13 agosto alla presentazione della manovra?
L’art. 8 della manovra non è un attacco alla autonomia delle parti?
Non è un tentativo di cancellare, perché cambia la gerarchia delle fonti, l’intesa del 28 giugno con Confindustria?
Non è forse chiaro che trasformare l’art. 18 in materia contrattabile di non meglio identificate “rappresentanze sindacali operanti in azienda”, mina l’efficacia dell’articolo stesso?
Non è forse evidente che una norma che non si basa sulla rappresentanza, e affida poteri su tutte le materie fuori dai contratti, è la proliferazione di qualunque forma di sindacalismo ed un attacco esplicito al sindacato confederale?
Ed ancora, da quando una legge può rendere vigente retroattivamente un accordo sindacale separato e che prevede l’esclusione di una grande organizzazione sindacale?
Non eravate voi che respingevate l’ipotesi che fosse la legge a definire il solo voto dei lavoratori perché lesivo della funzione delle associazioni sindacali?
Abbiamo più volte discusso della necessità che sui costi della politica non si finisse nel qualunquismo e nella riduzione degli spazi di partecipazione, non possiamo dire che la manovra da invece una risposta demagogica perché taglia, senza neanche indicare i risparmi, Comuni e Province senza nessun criterio? Inoltre, si scaricherà sui cittadini (a reddito da lavoro dipendente e pensione) perché non agisce sull’efficacia, ma anticipa il federalismo fiscale a compensazione dei tagli agli enti locali previsti nella manovre.
Altre domande ci vengono sull’accanimento sulle municipalizzate, sull’aggressione agli enti locali mentre nulla si dice sulle consulenze dei ministeri e sulle nomine politiche in sanità.
Forse, nel frattempo, si fa strada l’idea dello stato minimo?
Potremmo parlare di collocamento obbligatorio e dei reparti confino per i disabili?
Abbiamo visto che sui lavoratori pubblici ci sono punti di sintonia, ma come portiamo avanti queste rivendicazioni?
Come si fa a dire che i deboli sono risparmiati dalla manovra quando i tagli saranno tutti sui servizi?
Certo ci vuole una vera riforma degli assetti istituzionali, si può fare una proposta comune e decidere di sostenerla?
Delega assistenza e fisco, sappiamo, che è costruita per far cassa e non per abbassare la pressione fiscale? Possiamo ricostruire una piattaforma sul tema?
Le fasi di divisioni sono difficili per tutti, bisogna governarle perché non si traducano in comportamenti inaccettabili e lesivi del dovuto rispetto reciproco, rispetto alle persone e alle organizzazioni. Pluralismo e democrazia richiedono innanzitutto rispetto, e la CGIL farà di tutto perché non venga meno, ma vorremmo suggerirvi che se la CGIL, in assenza di scelte unitarie, prende una decisione così seria come lo sciopero generale, lo fa perché guarda al Paese, ai lavoratori, ai pensionati.
Non siamo abituati a guardare dal buco della serratura in casa di altri, ci aspettiamo lo stesso rispetto.
Scusandoci per la schematicità, vorremmo ribadire che lo scopo di questa riflessione e di queste domande è l’incrollabile volontà di costruire una proposta ed un’iniziativa comune.

martedì 23 agosto 2011


La CGIL proclama per il 6 settembre lo Sciopero Generale contro la manovra
Al via la mobilitazione della Confederazione contro la manovra di Ferragosto. Domani ore 9 presidio davanti al Senato. Prevista in piazza conferenza stampa con Susanna Camusso che illustrerà le proposte alternative della CGIL e le modalità dello Sciopero Generale. Raggiunte quasi 18mila firme a difesa delle feste del Lavoro, della Liberazione e della Repubblica
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23/08/2011 Condividi su:  condividi su Facebook condividi su Twitter
La Segreteria Confederale della CGIL, a conclusione della riunione dei segretari generali di categoria e territoriali sulla base del mandato ricevuto dal Direttivo nazionale dell'11 e 12 luglio, ha indetto per martedì 6 settembre unosciopero generale di 8 ore per ogni turno contro (e per cambiare) la manovra iniqua e sbagliata del governo.
Prende il via in Commissione Bilancio del Senato l'esame della manovra economica che lo scorso 13 agosto ha ricevuto il via libera dal Consiglio dei Ministri. Un provvedimento da oltre 45 miliardi che andrà a sommarsi ai 47 dell'intervento di luglio, per un impatto complessivo che supererà i 90 miliardi da qui al 2013 e che la CGIL, fin da subito, ha fortemente contrastato poiché ritiene essere nella forma “depressivo, socialmente iniquo, innefficace e antisindacale” e contro il quale ha rafforzato la sua mobilitazione, proclamando per martedì 6 settembre uno sciopero generale di 8 ore per ogni turno.
La protesta inizierà domani, 24 agosto alle ore 9, davanti alla sede del Senato con un presidio proclamato dalla Confederazione, al quale parteciperà, insieme ai componenti della Segreteria Nazionale, il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso. Prevista in piazza per le ore 11 la conferenza stampa della leader del sindacato di Corso Italia, la quale illustrerà  le proposte alternative della CGIL e le ragioni e le modalità dello Sciopero Generale promosso oggi. Come spiegato dalla CGIL, la completa bocciatura della manovra sta nel fatto che con questo provvedimento si “condanna il paese alla recessione e alla disgregazione sociale” per difendere invece “le grandi ricchezze e gli interessi che rappresentano la base di consenso del Governo”.
In particolare per la CGIL la manovra è “depressiva” e “socialmente iniqua”, perchè non viene destinata alcuna risorsa né alla crescita, né all'occupazione, mentre i redditi e i consumi dei cittadini continuano a ridursi. Per la CGIL ad essere colpiti dal provvedimento sono, ancora una volta, i soggetti sociali più deboli: lavoratori, pensionati, famiglie, mentre si continua ad evitare di intervenire sull'evasione fiscale, sulle rendite finanziarie e sulle grandi ricchezze. Il decreto del 13 agosto oltre ad essere “inefficace” perchè, come spiega la CGIL, “non affronta in maniera strutturale le cause del deficit, né pone le basi per ridurre realmente il debito”, possiede “caratteri antisindacali” in quanto “pretende di cancellare per legge uno strumento di regolazione generale dei diritti dei lavoratori come il Contratto Nazionale di lavoro”.
La manovra di ferragosto prevede, infatti, che gli accordi aziendali possano regolare le condizioni di lavoro in deroga al CCNL e alle leggi anche in materia di licenziamento. Per la CGIL questa norma rappresenta un “nuovo gravissimo taglio ai diritti dei lavoratori”. E' proprio sull'articolo 8 del decreto ('misure a sostegno dell'occupazione') che la CGIL si sofferma nella lettera inviata a CISL e UIL, il 22 agosto scorso. Alle due Confederazioni la CGIL apre una serie di questioni: “L’art. 8 della manovra non è un attacco alla autonomia delle parti?”, “Non è forse chiaro che trasformare l’art. 18 in materia contrattabile di non meglio identificate 'rappresentanze sindacali operanti in azienda', mina l’efficacia dell’articolo stesso?”, “Non è forse evidente che una norma che non si basa sulla rappresentanza, e affida poteri su tutte le materie fuori dai contratti, è la proliferazione di qualunque forma di sindacalismo ed un attacco esplicito al sindacato confederale?”.
Altra scelta contenuta nella manovra e fortemente criticata dalla CGIL è quella di spostare o accorpare alla domenica le festività civili e laiche, per la CGIL significa “colpire l'identità e la storia del nostro Paese, indebolirne la memoria”, rappresenta, prosegue “un grave limite per il futuro”, producendo per altro un “irrisorio beneficio economico”. Per questo motivo la CGIL ha deciso di lanciare una petizione popolare a difesa delle feste della Liberazione, del Lavoro e della Repubblica. Raggiunte al momento quasi 16mila firme.  E' possibile firmare la petizione sul sito della CGIL (www.cgil.it) o direttamente presso le diverse sedi delle Camere del Lavoro dietro le parole “alziamo insieme la nostra voce perché l’identità ed il futuro dell’Italia sono un bene indisponibile ad ogni manipolazione”.