mercoledì 10 agosto 2011

Le «parti sociali» domani da Tremonti. Senza la Cgil



Giulio Tremonti ha spedito alle parti sociali una breve nota. In una paginetta c'è scritto quello che occorre fare per ridurre il deficit per il prossimo anno all'1,6 e poi tentare di azzerarlo nel 2013. Insomma, sono delineate alcune idee per la manovra aggiuntiva, che per il 2012 sarà di circa 20 miliardi. Si tratta di ipotesi sulle quali stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia e della Ragioneria generale dello stato. Forse Confindustria, Cisl e Uil ne sapranno di più in anticipo visto che domani mattina Tremonti dovrebbe incontrarli, facendo fuori la Cgil. 
Giulio Tremonti ha spedito alle parti sociali una breve nota. In una paginetta scarsa c'è scritto quello che occorre fare per ridurre il deficit per il prossimo anno all'1,6 e poi tentare di azzerarlo nel 2013. Insomma, sono delineate alcune idee per il varo della manovra aggiuntiva. che per il 2012 sarà di circa 20 miliardi. Si tratta di alcune ipotesi sulle quali stanno lavorando i tecnici del ministero dell'Economia e quelli della Ragioneria generale dello stato. In quel foglietto, ovviamente, solo ipotesi e nulla di definitivo. Forse se ne saprà di più domani alle 15 nell'incontro tra governo e parti sociali. Forse Confindustria, Cisl e Uil ne sapranno di più in anticipo visto che domani mattina Tremonti dovrebbe incontrarli, facendo fuori la Cgil. 
Il grosso della manovra (che sarebbe varata con decreto legge) riguarda un taglio di 10 miliardi alle agevolazioni fiscali, cioè alle deduzioni e detrazioni di spese che annualmente vengono inserite nel 730. La manovra originale varata circa un mese fa prevedeva, in realtà, la riforma (cioè tagli all'assistenza ( in particolare pensioni di invalidità e assegni per maternità) che costa all'Inps oltre 90 miliardi l'anno. Ma si tratta di una manovra complicata e delicata che richiede tempi lunghi (e lunghi studi) per essere approvata. E allora Tremonti ha deciso di far scattare subito una tranche della «clausola di salvaguardia» varata dal parlamento a metà luglio. La clausola consiste, per appunto, in tagli alle agevolazioni fiscali. Complessivamente queste agevolazioni costano al fisco (la cifra è stata determinata recentemente da una commissione mista) circa 160 miliardi di euro. I tagli sarebbero lineari, cioè in percentuale uguale per tutte le detrazioni o deduzioni. E altri 10 miliardi di agevolazioni fiscali verrebbero eliminate il prossimo anno se nel frattempo non venisse approvata la norma con i tagli all'assistenza. Si tratta di tagli brutali che potrebbero anche essere sopportabili se ci fosse una riforma complessiva del sistema del welfare. Così, invece, si fa solo cassa. Nota curiosa: i tagli delle agevolazioni per i contribuenti si risolvono nel pagamento di 10 miliardi di tasse in più e in un aumento della pressione fiscale. Tremonti non può sostenere di non metter le mani nelle tasche degli italiani. 
Un intervento che potrebbe cambiare la vita di molte persone è quello previdenziale: sparirebbero già da 2012 le pensioni di anzianità. Per il 2010 (la riforma fu varata da Prodi con Damiano ministro del lavoro) è prevista la possibilità di andare in pensione a «quota 96». Ovvero con 60 anni di età e 36 di contributi, oppure con 61 anni e 35 di contributi. Dal 2013 la quota doveva essere innalzata a 97 invece, ma con la nuova proposta, in pensione si potrà andare (gli uomini) solo a 65 anni, oppure con meno anni, ma con 40 anni di contributi. Per le donne (gestione Inps), nulla cambierebbe. O meglio, si sta studiando un meccanismo di innalzamento dell'età pensionabile un po' più celere di quello previsto dal precedente decreto (i 65 anni a regime scatterebbero dal 2030) che porterebbe ai 65 anni nel 2020. 
Nella nota di Tremonti non è previsto esplicitamente l'innalzamento di un punto dell'Iva che (evasione a parte) porterebbe un maggior gettito di 9 miliardi. La paura - espressa in primo luogo dalla Confindustria - è che possa dare una spinta all'inflazione. Tuttavia se - come sembra - nel terzo trimestre il Pil dovesse segnare una variazione negativa (e i prezzi smettessero di crescere per il rallentamento globale dell'economia, come sta accadendo per il petrolio) l'aumento dell'Iva potrebbe essere varato. Non in forma lineare, ma tenendo ferma l'Imposta sul valore aggiunto di alcuni beni primari e aumentando di due punti l'Iva per altri beni; quelli di lusso (ma il gettito è scarso) ma anche quelli nei quali l'Italia subisce la concorrenza dei prodotti dei paesi industrializzati che l'Iva la pagano direttamente all'importazione con molte difficoltà di evasione. Il piano Tremonti prevede anche una - molto piccola - riforma dell'imposta di successione: verrebbero ridotti gli attuali massimali di esenzione che attualmente sono fissati in un milione per ciascuno degli eredi diretti. Con una riduzione di un 30-40 per cento del massimale dell'esenzione, l'erario potrebbe incassare nel 2012 circa 3 miliardi in più. 
Altra novità: si sta studiando anche la possibilità di una patrimoniale. Ma si tratterebbe di una micro patrimoniale, e non di una patrimoniale generale sugli immobili e la ricchezza mobiliare che anche con una piccola aliquota frutterebbe almeno 15 miliardi. La micro patrimoniale allo studio colpirebbe solo le seconde case. In pratica si tratterebbe solo una super Ici (il cui gettito andrebbe all'erario e non ai comuni) attuata elevando le rendite catastali e questo produrrebbe anche un maggior gettito Irpef. 
Circola anche una idea un po' bizzarra: una specie di tassazione sulle transazioni finanziarie. Dovrebbe essere dello 0,5 per mille (50 centesimi ogni mille euro) e colpirebbe le transazioni realizzate non con i contanti (per i quali c'è un limite nei pagamenti fissato in 3.500 euro) ma quelle realizzate con bonifici, assegni, bancomat. Insomma, Tremonti sembra disposto a chiedere aiuto all'informatica che lascia sempre una tracciabilità.

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