martedì 30 agosto 2011

La manovra cambia ma...


Pdl e Lega annullano le spinte contrapposte e si affidano a Tremonti. Approvate più tasse per le coop. Fiducia inevitabile anche al senato Intesa nella maggioranza ma i conti non tornano. Niente super-tassa per i manager e i lavoratori privati. Il contributo di «solidarietà» resta su pensionati d'oro e dipendenti pubblici. In pensione più tardi chi studia o ha fatto il militare 

Dopo sette ore di conclave a porte chiuse nella villa di Berlusconi ad Arcore, la maggioranza trova l'intesa sulle modifiche alla manovra. Un annuncio dato prudentemente in serata e a mercati chiusi. Le spinte contrapposte di Pdl e Lega hanno di fatto annullato tutte le proposte di intervento più ambiziose circolate nei giorni scorsi. 
L'aumento dell'Iva per ora non c'è. Si farà all'interno della delega fiscale (come voleva la Cisl). E sulle pensioni il governo cancella il riscatto di militare e laurea dal conteggio degli anni di lavoro necessari per l'uscita, resteranno utili solo ai fini dell'assegno. In sostanza, l'età effettiva della pensione per chi ha studiato o per gli attuali trentenni (ultimi a fare il servizio di leva) aumenterà da 1 a 5 anni. 
Il lungo conclave tra Pdl, Lega e «responsabili» alla presenza di Berlusconi e Tremonti porta ad alcune modifiche importanti. Alcune rinviate alle calende greche e una di effetto immediato. Sparisce definitivamente, infatti, il contributo di solidarietà sopra i 90mila euro per tutti i lavoratori privati (manager, calciatori, etc.). A questo punto, chissà perché, resta a carico solo dei parlamentari, dei pensionati d'oro e dei dipendenti pubblici (norme previste dalla manovra precedente). In sostanza, i redditi medio-alti pagano più tasse ma solo se lavorano per lo stato. 
E' una cancellazione che placa la base sociale del centrodestra ma getta qualche ombra sui saldi della manovra. Il gettito atteso era di 3,8 miliardi nel triennio. Una cifra che era già scritta sull'acqua perché calcolata sull'Irpef del 2008: ai tecnici del senato è bastato prendere le dichiarazioni del 2009 (primo anno della crisi) per ridurre gli introiti a 2,2 miliardi. Il governo assicura che i soldi mancanti li prenderà da una maggiore tassazione delle coop e da una farraginosa e ancora sconosciuta proposta della Lega che tassa le società di comodo e l'elusione societaria. 
La guerra tra Tremonti e le coop dura ormai da dieci anni. Se dovesse passare anche quest'ultima norma, di fatto le cooperative non avranno più nessuno sgravio fiscale. Le stime ufficiose parlano di 300 milioni di tasse in più, tante per questo tipo di società, poca cosa per lo stato. Non va dimenticato, infatti, che le coop producono l'8% del Pil italiano e sono le uniche aziende ad aver aumentato l'occupazione in tempi di crisi (+5%). Gli incentivi erano giustificati dalla loro struttura anomala (riconosciuta anche in Costituzione) che privilegia il finanziamento dei soci a quello del mercato e obbliga a reinvestire gli utili. 
La maggior parte delle modifiche annunciate dal governo, invece, si vedrà alle calende greche. La prima e più importante: salta ancora una volta il taglio delle province. Si farà insieme al dimezzamento dei parlamentari con una legge costituzionale dall'iter lunghissimo e dall'esito parlamentare ancora più incerto. Anche i piccoli comuni resteranno. Ma gratis, senza indennità né gettoni per assessori e consiglieri. Le loro «funzioni fondamentali» dovranno essere svolte in forma di unione a partire dal 2013, cioè da dopo le prossime elezioni. 
Ancora misterioso, infine il presunto dimezzamento dei tagli agli enti locali. Calderoli annuncia minori tagli per 2 miliardi ma i conti non tornano. Nel decreto di agosto regioni, province e comuni contribuivano con 12,4 miliardi in meno in due anni (2012-2013) contro i 9,6 imposti a luglio. I tagli dunque sembrano mitigati di poco e soprattutto restano immediati e prolungati su tre anni, fino al 2014. Dopo la bastonata, la maggioranza trova una «carotina»: il conferimento del 100% a comuni e regioni dell'evasione fiscale individuata (attualmente la compartecipazione era al 50%). Non è detto che basti e in ogni caso porta a meno gettito nelle casse dello stato. 
Dal punto di vista politico, la manovra attenua gli scossoni di frondisti e malpancisti vari del Pdl senza scontentare la Lega. Una ricucitura politica che non prende in considerazione le proposte avanzate da Pd e «terzo polo» ed esclude allargamenti all'Udc. Il dialogo «bipartisan» sarà limitato alle riforme costituzionali. Soprattutto, essendo scaduto il termine degli emendamenti, è chiaro che le modifiche saranno tutte presentate dal governo, che sicuramente chiederà la fiducia in entrambe le camere. L'aleatorietà dell'intesa, infine, rende impossibile sapere se i saldi della manovra chiesti dall'Europa siano stati davvero rispettati. Le reazioni internazionali delle prossime ore saranno illuminanti.

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