Ma che cosa davvero disse Berlinguer a Eugenio Scalfari in quell'intervista di 30 anni fa? Durò tre ore e mezzo la chiacchierata che il 28 luglio 1981 l'allora direttore del quotidiano La Repubblica ebbe con il segretario del Pci sulla questione morale, la degenerazione dei partiti, la "diversità" dei comunisti italiani. «I partiti», sostenne il segretario, «devono fare un passo indietro e smetterla di occupare abusivamente le istituzioni». E ancora: «Non basta combattere e mandare in galera i corrotti, bisogna far sì che lo Sato venga liberato dalla loro intrusione». E poi: «Non ci sono più ideali né passione civile, i partiti pensano solo a spartirsi i posti e non organizzano più il popolo per esaudire i bisogni reali…. I comunisti italiani restano diversi perché hanno mantenuto inalterata la loro passione civile».
IL PCI PREOCCUPATO. La crudezza delle parole e i toni durissimi scelti da Berlinguer, che usciva dagli anni del terrorismo e dal breve, deludente dialogo con la Dc, preoccuparono non poco i dirigenti riformisti del Pci dell'epoca, primo fra tutti Giorgio Napolitano, che riteneva in quella fase nevralgico mantenere aperto un canale di comunicazione con i "cugini" socialisti. C'è chi oggi pensa che i concetti espressi in quell'intervista fossero politicamente sbagliati o che siano stati superati o addirittura contraddetti dalla storia. Ma c'è anche chi ne coglie l'incredibile attualità e riflette su come si siano magari ulteriormente trasformati e aggravati i pericoli e le "malattie" della politica italiana che Berlinguer aveva individuato.
Giovedì, 28 Luglio 2011
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