domenica 17 luglio 2011

Continuano i raid israeliani su Gaza


Sesta incursione in due giorni dell'aviazione israeliana.
 Obiettivo degli attacchi i tunnel sotterranei che collegano
 la Striscia all'esterno e il lancio di razzi artigianali sul
territorio dello Stato ebraico
Per il terzo giorno consecutivo, ieri notte, gli aerei dell’Israel Air Force
hanno colpito la Striscia diGaza. Il bilancio del raid, secondo fonti palestinesi
, è di almeno quattro feriti, tra cui due bambini, e un disperso. La stampa
israeliana parla invece di cinque feriti. Secondo l’emittente panaraba Al Jazeera
, gli aerei israeliani hanno colpito tre diversi obiettivi, due a Gaza City e uno a
Khan Younis. L’emittente del Quatar aggiunge che gli edifici colpiti erano usati
 da Hamas e da altri gruppi palestinesi. E’ la sesta incursione in tre giorni.
 Secondo fonti militari israeliane, citate dal quotidiano Haaretz, obiettivo
 principale dei raid di ieri era un tunnel di quelli usati dai palestinesi per far
 entrare nella Striscia beni e materiali proibiti da Israele. Dai tunnel però
 passano anche armi per le fazioni palestinesi.

Il raid di ieri è arrivato in risposta al lancio, dalla Striscia di Gaza, di almeno
 cinque razzi che sono caduti in territorio israeliano senza causare vittime
 o danni. Dal mese di aprile, però, i raid e i lanci di razzi si stanno intensificando.
 Negli ultimi quattro mesi, i caccia israeliani hanno condotto diverse incursioni,
 uccidendo una ventina di palestinesi. L’alibi sono i razzi, spesso artigianali,
che diversi gruppi armati palestinesi sparano dalla Striscia verso Israele.
Hamas ufficialmente ha cercato di impedire questi lanci, sia dopo il più
 pesante raid israeliano degli ultimi tempi, lo scorso 8 aprile, sia dopo
 l’accordo concluso con Fatah al Cairo all’inizio di maggio. Tuttavia,
 nemmeno Hamas riesce ad avere del tutto il controllo della Striscia,
dove un milione e mezzo di palestinesi vivono reclusi a causa dell’
assedio israeliano che dura dal 2006.

Da aprile, pur senza annunci ufficiali, è in vigore un cessate il fuoco
 di fatto tra il governo israeliano e Hamas, ma bisogna vedere se nelle
 prossime ore la tregua potrà essere mantenuta. Dopo la “vittoria”
sulla Freedom Flotilla 2, infatti, il governo israeliano sembra sentirsi più sicuro,
 anche in vista del voto all’Onu, previsto per settembre,
sulla richiesta dell’Autorità nazionale palestinese di
 riconoscere lo Stato di Palestina.

La diplomazia israeliana sta lavorando alacremente per cercare di
disinnescare
 la bomba politica dell’eventuale riconoscimento internazionale.
 Dal ministero
degli esteri israeliano, scrive Haartez, è partita una circolare con indicazioni
 precise su come cercare di convincere gli stati ancora indecisi a votare
 contro la richiesta palestinese (adesso appoggiata anche dalla Lega Araba).
I diplomatici israeliani nel mondo sono stati invitati a non prendere ferie fino
 al voto all’Onu e a incrementare i contatti diretti con le autorità dei paesi che
 li ospitano.

Un fronte inaspettato di protesta, però, si sta aprendo dentro Israele stesso
. Per domani, infatti, è prevista una manifestazione di cittadini palestinesi di
Israele a cui si aspetta prendano parte anche molti israeliani ebrei favorevoli
 all’indipendenza dello stato di Palestina. E’ la prima volta da venti anni a
questa parte che una manifestazione del genere viene convocata. Il corteo
 partirà dallaPorta di Giaffa, dalle mura Città Vecchia di Gerusalemme, per
 scendere verso Sheikh Jarrah, un quartiere palestinese su cui da tempo si
gioca una battaglia legale e simbolica contro l’espulsione degli abitanti arabi
promossa dalle organizzazioni dei coloni ebrei con la complicità della
 municipalità di Gerusalemme e del governo israeliano. Alcune organizzazioni
 della destra israeliana e dei coloni hanno annunciato una contro-manifestazione
 e le misure di sicurezza saranno molto alte, ma gli organizzatori sperano in una
 manifestazione pacifica, che, nelle più rosee aspettative dei comitati arabi e
israeliani che l’hanno promossa, potrebbe segnare la nascita di un nuovo
movimento per la pace nella società israeliana.

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