«Annunciamo dal Cairo la buona notizia», ha detto Abu Mazen, il presidente dell'Autorità palestinese, dell'Olp, il capo di Fatah e dei palestinesi moderati di Cisgiordania. Si è chiusa - aggiunge - «la pagina nera delle divisioni». Ed anche gli islamici di Gaza, i palestinesi di Hamas si dicono d'accordo. E' pace fatta tra Fatah e Hamas? Il tentativo di golpe di Fatah a Gaza e quello riuscito di Hamas nel 2007, e lo scontro civile che ne è seguito, hanno bloccato le elezioni. Sia il mandato del presidente che quello del premier sono abbondantemente scaduti. Scaduto è anche il Parlamento a larga maggioranza di Hamas che l'accordo firmato ieri al Cairo ripristina fino alle nuove elezioni, previste per fine anno.
La cerimonia stava comunque per saltare. Abu Mazen, infatti, pretendeva di essere il solo a salire sul palco e a tenere il discorso ufficiale. Alla fine ha parlato anche Khaled Meshaal: «Hamas è pronta a pagare qualsiasi prezzo per la riconciliazione palestinese. La sola battaglia dei palestinesi è quella contro Israele». Le posizioni restano volutamente ambigue: Meshaal non chiarisce se è una battaglia politica come quella condotta da Fatah o ancora militare come sostiene Hamas. Il leader del movimento islamico tuttavia spiega che lo Stato palestinese che ha in mente sorgerà «su Gaza, la Cisgiordania e avrà Gerusalemme come sua capitale». Sono le stesse frontiere richieste da Fatah, anche se Abu Mazen si accontenterebbe di Gerusalemme Est, araba, lasciando quella occidentale ebraica a Israele.
Quello che i capi di Hamas non hanno detto esplicitamente è se oltre queste frontiere finalmente riconoscono l'esistenza di Israele. Per questo la riconciliazione solleva qualche dubbio di stabilità.
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