martedì 17 maggio 2011

incontro con progetto gazzella(notizie da gaza)

Stamattina alle 9 abbiamo incontrato Elham, la responsabile del progetto Gazzella in Palestina.

Gazzella è una onlus italiana che si occupa di bambini feriti e mutilati dalle armi da fuoco israeliane.
Nella striscia di Gaza sono 270 i bambini seguiti dal progetto,circa 60 sono quelli seguiti nei territori occupati. Oltre all’aiuto economico dato dalle donazioni,Gazzella si occupa di adozioni a distanza,
documentare e diffondere le informazioni diventa dunque importante per informare i genitori adottivi sul percorso di assistenza e recupero dai bimbi. Siamo andati a conoscere Mahmud(17 anni,ha perso vista e olfatto per una bomba),Hamed (17 anni, costretto su una sedia a rotelle per una bomba lanciata sulla sua scuola), Farah(4 anni, con il corpo sfigurato dal fosforo bianco in un attacco in cui ha perso i genitori e 5 fratelli).
Nelle loro case,accolti cordialmente dalle loro famiglie, abbiamo ascoltato le loro strazianti storie , portando la nostra solidarietà con la promessa di denunciare ad alta voce i crimini commessi verso di loro.
Alle 12.00 incontriamo il dott. Maher,dell’associazione “Hanan” ,che si occupa di assistenza medica e psicologica per i più bisognosi , in forma totalmente gratuita.
Questa associazione ha centri in tutta la striscia, collabora con il Medical Relief, ed è collegata al FPLP, pur non essendo il suo operato influenzato dall’appartenenza politica.
Sostiene diversi progetti di sostegno medico e psicologico per bambini e donne dei campi profughi.
Seguono circa 250 bambini e bambine, noi oggi ne abbiamo conosciuti 12 dai 2 ai 10 anni, alcuni con patologie legate al fosforo bianco ,altri con malformazioni genetiche e deficit congeniti.
Secondo questa associazione, l’aspetto psicologico è comunque fondamentale per tutte le patologie, ed è per questo che gli operatori sociali e gli psicologi, insistono molto con le madri affinché non interrompano il percorso di assistenza.
I bambini sono le vere vittime dell’occupazione, ed è chiaro che in un paese sotto assedio,qualunque sia la causa della patologia, la cura non solo non è possibile,ma è anzi VOLUTAMENTE impedita.

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