"Siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi ogni ingiustizia commessa contro chiunque in qualsiasi parte del mondo: è la qualità più bella di un rivoluzionario" (Che Guevara)
La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'opportunità chiede: è conveniente? La vana gloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Prima o poi arriva l'ora in cui bisogna prendere una posizione che non è nè sicura, nè conveniente, nè popolare; ma bisogna prenderla, perchè è giusta. ( Martin Luther King)
"Onesto è colui che cambia il proprio pensiero per accordarlo alla verità. Disonesto è colui che cambia la verità per accordarla al proprio pensiero" (Anonimo)
"Quando parlo dei poveri mi chiamano santo, quando chiedo perchè sono poveri mi danno del comunista". (Helder Camara,vescovo brasiliano esponente della teologia della liberazione)
sabato 30 aprile 2011
Restiamo umani, e continuiamo a lottare. Per la pace
di Fabio Amato (Liberazione del 30 aprile 2011)
«Abbiamo iniziato a impilare cadaveri come ciocchi in una legnaia - racconta un anonimo ufficiale dei Marines al Washington Post - fino a quando loro (gli Alikozai, ndr) hanno detto "Cavolo, qui stiamo rimanendo in pochi"». A quel punto i capi tribù hanno accettato un nuovo accordo con il governo, ufficialmente in cambio di promesse di aiuti per la ricostruzione. «Questi non li convinci con i progetti e la buona volontà - dice un altro ufficiale al Post - devi arrivare davanti alla loro porta di casa con due compagnie di marines e iniziare ad ammazzare gente: è così che inizi a convincerli».
Questi brani, ripresi da un articolo di Peacereporter, sono le testimonianze di ufficiali americani in Afghanistan su come si conquistano "cuori e menti" con le guerre umanitarie o le missioni cosiddette di pace. Vale la pena riportarle, proprio mentre il circo mediatico mondiale, compreso naturalmente quello italiano, bombarda letteralmente ognuno di noi, indipendentemente dalla propria volontà di saperne o meno, con le notizie riguardanti il matrimonio della casa reale inglese, a cui giustamente l'unica reazione possibile è quella del rigetto, oltre che di una sana e vigorosa ripresa del sentimento antimonarchico. Il nostro paese, nel frattempo, ha iniziato a bombardare la Libia. Con i complimenti della Nato, la benedizione di Napolitano e l'arrabbiatura di Bossi. Se l'opposizione parlamentare volesse davvero far cadere Berlusconi basterebbe decidere di votare contro, in Parlamento, alla missione di guerra in Libia. Se la Lega dovesse far retromarcia si svelerebbe il suo bluff, altrimenti si sancirebbe la crisi del governo Berlusconi, oltre ad evitare al nostro paese di partecipare senza una politica e al carro di Francia, Usa e Gran Bretagna ad una guerra che è contro la nostra Costituzione e il suo articolo 11, checché ne dica il Presidente della Repubblica. Nessuna appartenenza alla Nato o all'Onu ci obbliga a bombardare la Libia. Queste sono panzane belle e buone. Si lavori per una soluzione politica alla guerra civile, invece di prendervi parte contribuendo così al sicuro futuro caos o smembramento della Libia. Dopo più di un mese dall'inizio dei bombardamenti sulla Libia, è oramai evidente quanto la risoluzione Onu 1973 fosse solamente la foglia di fico che, con la scusa della no fly zone o della fantomatica e ipocrita protezione dei civili, ha invece avallato la guerra.
Giustamente domani, 1 Maggio, abbiamo chiesto di testimoniare con le bandiere della pace l'opposizione alla guerra. A questa guerra come alle altre ancora in corso. Per svelarne l'ipocrisia basta ricordare quanto accadde a Gaza con Piombo fuso. Quella guerra che ci è stata raccontata da Vittorio Arrigoni, senza che mai un talk show nostrano, anche di quelli che vorrebbero sembrare impegnati, gli abbia mai chiesto un'intervista, o parlato dei suoi libri e dei suoi racconti dall'inferno di Gaza. E alla Palestina, alla fine dell'embargo a Gaza e a Vittorio sono legate le altre mobilitazioni a cui parteciperemo a Maggio. Una è il convoglio "restiamo umani", che entrerà a Gaza dal valico di Rafah che l'Egitto, dopo 4 anni di chiusura, ha proprio ieri annunciato di riaprire. L'altra è la manifestazione nazionale del 14 Maggio a Roma in sostegno alla Freedom flottilla che partirà a fine mese per rompere l'assedio di Gaza via mare. Aderiamo alla manifestazione e partecipiamo in tanti, sosteniamo questa battaglia che era una delle tante in cui Vittorio Arrigoni era impegnato. E' il modo migliore per ricordarlo, per far sì che il suo esempio resti e motivi tanti altri a non essere indifferenti, a fregarsene delle nozze reali e dei loro scandalosi lussi e di guardare il mondo a partire dalla parte di chi è oppresso, scegliere di essere partigiani. Della pace e della giustizia. Restiamo umani, continuiamo a lottare.
«Abbiamo iniziato a impilare cadaveri come ciocchi in una legnaia - racconta un anonimo ufficiale dei Marines al Washington Post - fino a quando loro (gli Alikozai, ndr) hanno detto "Cavolo, qui stiamo rimanendo in pochi"». A quel punto i capi tribù hanno accettato un nuovo accordo con il governo, ufficialmente in cambio di promesse di aiuti per la ricostruzione. «Questi non li convinci con i progetti e la buona volontà - dice un altro ufficiale al Post - devi arrivare davanti alla loro porta di casa con due compagnie di marines e iniziare ad ammazzare gente: è così che inizi a convincerli».
Questi brani, ripresi da un articolo di Peacereporter, sono le testimonianze di ufficiali americani in Afghanistan su come si conquistano "cuori e menti" con le guerre umanitarie o le missioni cosiddette di pace. Vale la pena riportarle, proprio mentre il circo mediatico mondiale, compreso naturalmente quello italiano, bombarda letteralmente ognuno di noi, indipendentemente dalla propria volontà di saperne o meno, con le notizie riguardanti il matrimonio della casa reale inglese, a cui giustamente l'unica reazione possibile è quella del rigetto, oltre che di una sana e vigorosa ripresa del sentimento antimonarchico. Il nostro paese, nel frattempo, ha iniziato a bombardare la Libia. Con i complimenti della Nato, la benedizione di Napolitano e l'arrabbiatura di Bossi. Se l'opposizione parlamentare volesse davvero far cadere Berlusconi basterebbe decidere di votare contro, in Parlamento, alla missione di guerra in Libia. Se la Lega dovesse far retromarcia si svelerebbe il suo bluff, altrimenti si sancirebbe la crisi del governo Berlusconi, oltre ad evitare al nostro paese di partecipare senza una politica e al carro di Francia, Usa e Gran Bretagna ad una guerra che è contro la nostra Costituzione e il suo articolo 11, checché ne dica il Presidente della Repubblica. Nessuna appartenenza alla Nato o all'Onu ci obbliga a bombardare la Libia. Queste sono panzane belle e buone. Si lavori per una soluzione politica alla guerra civile, invece di prendervi parte contribuendo così al sicuro futuro caos o smembramento della Libia. Dopo più di un mese dall'inizio dei bombardamenti sulla Libia, è oramai evidente quanto la risoluzione Onu 1973 fosse solamente la foglia di fico che, con la scusa della no fly zone o della fantomatica e ipocrita protezione dei civili, ha invece avallato la guerra.
Giustamente domani, 1 Maggio, abbiamo chiesto di testimoniare con le bandiere della pace l'opposizione alla guerra. A questa guerra come alle altre ancora in corso. Per svelarne l'ipocrisia basta ricordare quanto accadde a Gaza con Piombo fuso. Quella guerra che ci è stata raccontata da Vittorio Arrigoni, senza che mai un talk show nostrano, anche di quelli che vorrebbero sembrare impegnati, gli abbia mai chiesto un'intervista, o parlato dei suoi libri e dei suoi racconti dall'inferno di Gaza. E alla Palestina, alla fine dell'embargo a Gaza e a Vittorio sono legate le altre mobilitazioni a cui parteciperemo a Maggio. Una è il convoglio "restiamo umani", che entrerà a Gaza dal valico di Rafah che l'Egitto, dopo 4 anni di chiusura, ha proprio ieri annunciato di riaprire. L'altra è la manifestazione nazionale del 14 Maggio a Roma in sostegno alla Freedom flottilla che partirà a fine mese per rompere l'assedio di Gaza via mare. Aderiamo alla manifestazione e partecipiamo in tanti, sosteniamo questa battaglia che era una delle tante in cui Vittorio Arrigoni era impegnato. E' il modo migliore per ricordarlo, per far sì che il suo esempio resti e motivi tanti altri a non essere indifferenti, a fregarsene delle nozze reali e dei loro scandalosi lussi e di guardare il mondo a partire dalla parte di chi è oppresso, scegliere di essere partigiani. Della pace e della giustizia. Restiamo umani, continuiamo a lottare.
venerdì 29 aprile 2011
WILL E KATE: FERRERO (PRC), SI SPOSANO? E CHI SE NE FREGA!
"I matrimoni dei ricchi e dei re, fotografati, filmati e riproposti televisivamente, servono solo a rimbambire la gente. Matrimoni basati su accordi di tipo contrattuale che farebbero impallidire un broker vengono trasmessi in mondovisione come se ci trovassimo di fronte alla più pura e fanciullesca ingenuità". Lo dice Paolo Ferrero, segretario del Prc, commentando l'attenzione dei media al matrimonio dei reali inglesi.
"Evidentemente, come ci dice Bernabei, il sistema dei media contribuisce a far sì - osserva Ferrero - che i ricchi, alla gente normale, oltre a fregargli i soldi gli freghino pure l'immaginario. Per cancellare anche solo l'idea che il cambiamento vada ricercato attraverso una lotta da farsi contro i ricchi, alla gente normale viene proposta l'evasione dalla propria condizione reale attraverso l'identificazione, un pò invidiosa, con i ricchi.
Cornuti e mazziati si potrebbe dire. Per questo di fronte all'ennesimo 'matrimonio del secolo' rispondo - conclude il laeder di Prc - che l'immaginario è mio e me lo gestisco io: chi se ne frega del matrimonio di Kate e William!"
"Evidentemente, come ci dice Bernabei, il sistema dei media contribuisce a far sì - osserva Ferrero - che i ricchi, alla gente normale, oltre a fregargli i soldi gli freghino pure l'immaginario. Per cancellare anche solo l'idea che il cambiamento vada ricercato attraverso una lotta da farsi contro i ricchi, alla gente normale viene proposta l'evasione dalla propria condizione reale attraverso l'identificazione, un pò invidiosa, con i ricchi.
Cornuti e mazziati si potrebbe dire. Per questo di fronte all'ennesimo 'matrimonio del secolo' rispondo - conclude il laeder di Prc - che l'immaginario è mio e me lo gestisco io: chi se ne frega del matrimonio di Kate e William!"
LUNEDI 2 MAGGIO ALLE ORE 18:00...AD ARNARA (FR)
LUNEDI 2 MAGGIO ALLE ORE 18:00,PRESSO LA SALA CONSILIARE DEL COMUNE DI ARNARA(FR) E' INDETTA LA RIUNIONE PER LA COSTITUZIONE DEL
COMITATO CITTADINO
"UN COMUNE- UNA SCUOLA"
PER EVITARE LA CHIUSURA DELLA SCUOLA DI ARNARA(FR)
TUTTI I CITTADINI E COMMERCIANTI SONO INVITATI A PARTECIPARE
COMITATO CITTADINO
"UN COMUNE- UNA SCUOLA"
PER EVITARE LA CHIUSURA DELLA SCUOLA DI ARNARA(FR)
TUTTI I CITTADINI E COMMERCIANTI SONO INVITATI A PARTECIPARE
COMUNICATO PER I DIPENDENTI SIR-
CARI COLLEGHI E COLLEGHE, VI ANNUNCIO UFFICIALMENTE CHE E ARRIVATA LA LETTERA DELLA PROCEDURA DI SCISSIONE.
L'AZIENDA SIR SUPERMERCATI CEDERA' I SUPERMERCATI ALLA SOCIETA' SVILUPPO ROMANO SUPERMERCATI CON AMMINISTRATORE UNICO STEFANO IMPERATORI.
IL 3 MAGGIO NOI DELEGATI CI INCONTREREMO PER STUDIARCI BENE LA PROCEDURA.
VI RICORDO CHE QUESTA VOLTA QUALSIASI INIZIATIVA VERRA' INTRAPRESA SARA' BENE CHE VENGA SEGUITA DA TUTTI...
L'AZIENDA SIR SUPERMERCATI CEDERA' I SUPERMERCATI ALLA SOCIETA' SVILUPPO ROMANO SUPERMERCATI CON AMMINISTRATORE UNICO STEFANO IMPERATORI.
IL 3 MAGGIO NOI DELEGATI CI INCONTREREMO PER STUDIARCI BENE LA PROCEDURA.
VI RICORDO CHE QUESTA VOLTA QUALSIASI INIZIATIVA VERRA' INTRAPRESA SARA' BENE CHE VENGA SEGUITA DA TUTTI...
INFORTUNI: IN TUTTO IL MONDO SI CELEBRA GIORNATA SICUREZZA LAVORO
In tutto il globo, la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute e sul lavoro viene celebrata oggi con numerose iniziative e un'unica parola d'ordine: mettere in luce l'importanza dei sistemi di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro per un continuo miglioramento della prevenzione e del controllo dei rischi professionali. È questo, infatti, l'impegno rilanciato dall'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo), che, in un nuovo rapporto pubblicato in occasione della Giornata mondiale, definisce l'approccio graduale da seguire nell'attuazione dei sistemi di gestione della sicurezza e salute sul lavoro (Sgssl) e, più concretamente, le modalità di utilizzo del sistema a livello nazionale e aziendale. Il rapporto descrive, inoltre, come attuare i Sistemi di gestione, in particolare nei settori produttivi caratterizzati da livelli di rischio elevati. L'applicazione dei sistemi di gestione della sicurezza è, infatti, indispensabile per contribuire a ridurre gli incidenti sul lavoro, le malattie professionali e i morti sul lavoro. Secondo i dati dell'Ilo, ogni anno nel mondo sono circa 337 milioni gli incidenti sul lavoro e circa 2,3 milioni i morti, ossia circa 6.300 morti al giorno. «In questa Giornata ricordiamo che, ogni anno, circa 337 milioni di persone sono coinvolte in incidenti sul lavoro e oltre 2,3 milioni muoiono a causa di infortuni o malattie professionali», ha detto Juan Somavia, direttore generale dell'Ilo. «Dalle miniere agli impianti di prodotti chimici, dai lavori in ufficio a quelli nei campi, gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali - ha spiegato - rappresentano un carico pesantissimo in termini di perdita di vite umane e causa di invalidità rispetto a pandemie come l'Hiv/Aids e la tubercolosi».
«Il drammatico incidente nucleare di Fukushima in Giappone o l'incidente nella miniera di Pike River in Nuova Zelanda - ha ricordato Somavia - hanno riempito le prime pagine dei giornali. Tuttavia, molti altri infortuni, malattie e morti sul lavoro rimangono sconosciuti. I lavoratori e le loro famiglie vengono lasciati soli di fronte a queste tragedie». «Il dramma è che molti incidenti, malattie e morti sul lavoro - ha avvertito - potrebbero essere evitati utilizzando misure di prevenzione appropriate. È una questione di rispetto di dignità umana attraverso la dignità del lavoro; di modellare politiche che riflettano il ruolo centrale del lavoro nella vita delle persone, nelle comunità pacifiche, nelle società stabili e nelle economie solide». «Oggi, l'Ilo vuole mettere in luce il ruolo dei sistemi di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro - ha sottolineato - come strumenti per garantire il miglioramento continuo. Costruire un solida cultura della prevenzione sulla sicurezza e la salute sul lavoro dipenderà da un'azione forte in termini di impegno e collaborazione da parte dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori e di tutti gli stakeholders, non può essere una prerogativa solo degli esperti. Strategie efficaci devono, per esempio, includere la formazione dei lavoratori». (Lab/Opr/Adnkronos)
Facebook Twitter
«Il drammatico incidente nucleare di Fukushima in Giappone o l'incidente nella miniera di Pike River in Nuova Zelanda - ha ricordato Somavia - hanno riempito le prime pagine dei giornali. Tuttavia, molti altri infortuni, malattie e morti sul lavoro rimangono sconosciuti. I lavoratori e le loro famiglie vengono lasciati soli di fronte a queste tragedie». «Il dramma è che molti incidenti, malattie e morti sul lavoro - ha avvertito - potrebbero essere evitati utilizzando misure di prevenzione appropriate. È una questione di rispetto di dignità umana attraverso la dignità del lavoro; di modellare politiche che riflettano il ruolo centrale del lavoro nella vita delle persone, nelle comunità pacifiche, nelle società stabili e nelle economie solide». «Oggi, l'Ilo vuole mettere in luce il ruolo dei sistemi di gestione della sicurezza e della salute sul lavoro - ha sottolineato - come strumenti per garantire il miglioramento continuo. Costruire un solida cultura della prevenzione sulla sicurezza e la salute sul lavoro dipenderà da un'azione forte in termini di impegno e collaborazione da parte dei governi, dei datori di lavoro e dei lavoratori e di tutti gli stakeholders, non può essere una prerogativa solo degli esperti. Strategie efficaci devono, per esempio, includere la formazione dei lavoratori». (Lab/Opr/Adnkronos)
Facebook Twitter
Disabile licenziata a Monza
Maria Stella, 43 anni, è stata lasciata a casa dalla Toyo Tanso, azienda con una trentina di dipendenti di Roncello (Monza) che produce spazzole per motori elettrici. Un licenziamento come tanti, durante questa crisi, con una particolarità: la donna in questione ha una lieve disabilità mentale e difficilmente troverà un altro impiego, vista anche la sua età. È lei stessa a denunciare l'accaduto in una lettera del 28 aprile diffusa dalla Fiom di Monza e Brianza. Il direttore dell'azienda, Domenico Masone, sottolinea che la donna è stata trattata come una qualsiasi lavoratrice: "Intanto c'è da chiarire che non è stata una decisione improvvisa, se n'era già parlato in precedenza. È sicuramente una situazione spiacevole, ma dipende solo dal fatto che non c'è più la posizione occupata dalla signora. In pratica, un macchinario sul quale lei lavorava che però abbiamo deciso di esternalizzare per ridurre i costi. Ripeto, dispiace molto, ma la missione dell'azienda è garantire la propria continuità e migliorare le efficienze interne. E in ogni caso non c'è alcun legame con problemi di disabilità".
giovedì 28 aprile 2011
Portiamo la pace nelle piazze del Primo Maggio
«La decisione del governo di inviare gli aerei militari per bombardare la Libia, sostenuta anche dal Presidente della Repubblica, costituisce una palese violazione della Costituzione italiana», ricorda il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero lanciando la proposta di partecipare alle manifestazioni del Primo Maggio con la bandiera della pace, «caratterizzandole come manifestazioni per i diritti dei lavoratori e contro la guerra». Un’idea in linea con l’appello del coordinamento 2 aprile che ieri ha lanciato un altro appello: «Mettiamo in campo tutte le possibili iniziative di denuncia e solidarietà per il cessate il fuoco».«Non c’è niente di umanitario nelle bombe italiane in Libia, c’è solo la difesa di interessi strategici, economici, energetici» ripete l’appello all’indomani degli annunci governativi sulla partecipazione dell’Italia ai bombardamenti e del sostanziale via libera del Quirinale al «naturale prolungamento della missione». Gli ingredienti della questione sono tutti velenosi: dalle stragi compiute da Gheddafi con armi vendute da Roma al disimpegno nei confronti delle transizioni democratiche in Tunisia ed Egitto, dal silenzio per le stragi in Siria alla complicità con l’occupazione israeliana in Palestina e l’assedio a Gaza. Fino al respingimento dei profughi e all’assenza di politiche di accoglienza.
Se è vero che ci sono già dodici paesi che bombardano la Libia, che senso ha che lo faccia anche l’Italia? Qual è il valore militare aggiunto di questa decisione? E poi: bombardare chi? Bombardare cosa? Di quali obiettivi mirati stiamo parlando? «40 giorni di bombardamenti non hanno impedito l’assedio e il massacro di Misurata - dice da Perugia, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace - quanto tempo deve passare ancora prima di cambiare strategia? Dov’è finita la coerenza con la risoluzione dell’Onu 1973 che al primo punto chiede a tutti di operare per “raggiungere l’immediato cessate il fuoco e la fine di tutte le violenze e gli attacchi contro i civili”? Perché si continua a parlare solo di guerra? Invece di partecipare ai bombardamenti, l’Italia dovrebbe mettere in campo una grande iniziativa diplomatica per fermare la strage di civili, puntare a una tregua che consenta di portare aiuto immediato alla popolazione di Misurata e poi raggiungere il cessate il fuoco. Perché non si è ancora attivata la missione europea Eufor Libia?». Anche per la Fiom si tratta di una scelta sciagurata: «Nel condannare il carattere dispotico e autoritario del regime Gheddafi, rimaniamo convinti - dice Maurizio Landini - che la difesa dei diritti umani e il sostegno a chi si batte per la democrazia si realizzano fermando la violenza e favorendo il negoziato».
«Fin dall’inizio abbiamo avuto chiaro l’obiettivo della missione umanitaria - dice Piero Maestri, coordinatore nazionale di Sinistra critica - fermare ogni possibile dinamica rivoluzionaria, mettere sotto tutela la politica libica, garantire il proseguimento del controllo occidentale sulle risorse libiche e dei paesi del Mediterraneo».
Se è vero che ci sono già dodici paesi che bombardano la Libia, che senso ha che lo faccia anche l’Italia? Qual è il valore militare aggiunto di questa decisione? E poi: bombardare chi? Bombardare cosa? Di quali obiettivi mirati stiamo parlando? «40 giorni di bombardamenti non hanno impedito l’assedio e il massacro di Misurata - dice da Perugia, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace - quanto tempo deve passare ancora prima di cambiare strategia? Dov’è finita la coerenza con la risoluzione dell’Onu 1973 che al primo punto chiede a tutti di operare per “raggiungere l’immediato cessate il fuoco e la fine di tutte le violenze e gli attacchi contro i civili”? Perché si continua a parlare solo di guerra? Invece di partecipare ai bombardamenti, l’Italia dovrebbe mettere in campo una grande iniziativa diplomatica per fermare la strage di civili, puntare a una tregua che consenta di portare aiuto immediato alla popolazione di Misurata e poi raggiungere il cessate il fuoco. Perché non si è ancora attivata la missione europea Eufor Libia?». Anche per la Fiom si tratta di una scelta sciagurata: «Nel condannare il carattere dispotico e autoritario del regime Gheddafi, rimaniamo convinti - dice Maurizio Landini - che la difesa dei diritti umani e il sostegno a chi si batte per la democrazia si realizzano fermando la violenza e favorendo il negoziato».
«Fin dall’inizio abbiamo avuto chiaro l’obiettivo della missione umanitaria - dice Piero Maestri, coordinatore nazionale di Sinistra critica - fermare ogni possibile dinamica rivoluzionaria, mettere sotto tutela la politica libica, garantire il proseguimento del controllo occidentale sulle risorse libiche e dei paesi del Mediterraneo».
mercoledì 27 aprile 2011
CGIL Roma e Lazio, 100 piazze verso lo sciopero generale
Prende il via domani l'iniziativa della CGIL di Roma e del Lazio per pubblicizzare lo sciopero generale del 6 maggio attraverso un'articolata azione di volantinaggio che si svolgerà, appunto, in 100 piazze suddivise fra la città di Roma (Piazza Esedra, Piazza della Piramide Cestia, Piazza dei Cinquecento, Piazza Sempione, Centro Commerciale Porte di Roma, Piazza San Cosimato, Piazza Re di Roma, Piazza Cinecitta' per citarne solo alcune), Pomezia e i comuni dei Castelli Romani, Civitavecchia e Santa Marinella, i capoluoghi del Lazio (Viterbo, Frosinone, Latina e Rieti).
Un fisco più giusto, più occupazione, lotta al precariato del lavoro, un Governo che si occupi davvero del Paese e dia un futuro ai giovani e sostegno ai pensionati, una sanità efficiente, uno stato sociale più forte e sicuro, più investimenti nei lavori pubblici e nella conoscenza: queste alcune delle rivendicazioni alla base dello sciopero generale della CGIL che si svolgerà il prossimo 6 maggio. A Roma, la manifestazione regionale partirà alle ore 9.30 da Piazza Esquilino per giungere al Colosseo.
Un fisco più giusto, più occupazione, lotta al precariato del lavoro, un Governo che si occupi davvero del Paese e dia un futuro ai giovani e sostegno ai pensionati, una sanità efficiente, uno stato sociale più forte e sicuro, più investimenti nei lavori pubblici e nella conoscenza: queste alcune delle rivendicazioni alla base dello sciopero generale della CGIL che si svolgerà il prossimo 6 maggio. A Roma, la manifestazione regionale partirà alle ore 9.30 da Piazza Esquilino per giungere al Colosseo.
Il 25 APRILE e 1 MAGGIO
Dopo le polemiche per la festività del 17 marzo si ripete, come ogni anno, la discussione sull’apertura dei negozi e centri commerciali per il 25 aprile e il 1 maggio.
Si decide di aprire anche dove la Legge Regionale lo impedisce, viene rimesso in discussione il calendario già programmato delle aperture e la decisione del comune è spesso assunta anche contro il parere espresso dalle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori del settore.
Davanti al ripetersi di questo scenario la segreteria nazionale della FILCAMS CGIL ribadisce la propria contrarietà a un sistema deregolamentato e spinto all’estremo che vuole il settore del commercio aperto tutto l’anno dove anche festività importanti come quella del 25 aprile e del 1 MAGGIO possono essere “vendute”.
La campagna nazionale lanciata della FILCAMS “la festa non si vende” ha anche questo significato e poggia sul riconoscimento di valori, di identità per tutti i cittadini come quelle rappresentate dal 25 aprile e dal 1 maggio.
Perché siamo convinti che sia sbagliata e di poca prospettiva un’idea di modernità e libertà, anche del sistema distributivo, che assume come bandiera di riconoscimento la liberalizzazione sfrenata, la deregolamentazione delle aperture domenicali e festive, l’idea di dare risposte ai bisogni attraverso l’induzione al consumo sempre e comunque.
Perché crediamo che si possa costruire una politica di sviluppo del settore distributivo, dei consumi, anche rispettando e promuovendo il tempo per la socialità, per gli affetti, per il rispetto della memoria e del valore delle festività laiche e religiose restituendole alle lavoratrici e ai lavoratori.
Perché pensiamo che sia segno di modernità, identità di un paese e libertà trascorrere le feste del 25 APRILE e del 1 MAGGIO……….. FESTEGGIANDO.
Per questo invitiamo le lavoratrici e i lavoratori ad aderire e partecipare alle iniziative e alle manifestazioni organizzate nelle varie città per il giorno della LIBERAZIONE e della FESTA DEL LAVORO E DEI LAVORATORI.
Si decide di aprire anche dove la Legge Regionale lo impedisce, viene rimesso in discussione il calendario già programmato delle aperture e la decisione del comune è spesso assunta anche contro il parere espresso dalle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori del settore.
Davanti al ripetersi di questo scenario la segreteria nazionale della FILCAMS CGIL ribadisce la propria contrarietà a un sistema deregolamentato e spinto all’estremo che vuole il settore del commercio aperto tutto l’anno dove anche festività importanti come quella del 25 aprile e del 1 MAGGIO possono essere “vendute”.
La campagna nazionale lanciata della FILCAMS “la festa non si vende” ha anche questo significato e poggia sul riconoscimento di valori, di identità per tutti i cittadini come quelle rappresentate dal 25 aprile e dal 1 maggio.
Perché siamo convinti che sia sbagliata e di poca prospettiva un’idea di modernità e libertà, anche del sistema distributivo, che assume come bandiera di riconoscimento la liberalizzazione sfrenata, la deregolamentazione delle aperture domenicali e festive, l’idea di dare risposte ai bisogni attraverso l’induzione al consumo sempre e comunque.
Perché crediamo che si possa costruire una politica di sviluppo del settore distributivo, dei consumi, anche rispettando e promuovendo il tempo per la socialità, per gli affetti, per il rispetto della memoria e del valore delle festività laiche e religiose restituendole alle lavoratrici e ai lavoratori.
Perché pensiamo che sia segno di modernità, identità di un paese e libertà trascorrere le feste del 25 APRILE e del 1 MAGGIO……….. FESTEGGIANDO.
Per questo invitiamo le lavoratrici e i lavoratori ad aderire e partecipare alle iniziative e alle manifestazioni organizzate nelle varie città per il giorno della LIBERAZIONE e della FESTA DEL LAVORO E DEI LAVORATORI.
Napolitano: "Bombardamenti naturale sviluppo del nostro impegno in Libia"
Secondo il nostro presidente della Repubblica le bombe in Libia lanciate dai nostri aerei sarebbero determinate da uno sviluppo naturale dell'evoluzione della guerra. Una dichiarazione gravissima, che santifica la convergenza parlamentare tra le forze di governo ed opposizione e fa scempio definitivo della nostra carta costituzionale che invece Napolitano dovrebbe difendere. L'Italia si candida così a divenire la portaerei fissa delle prossime guerre per il petrolio della NATO, altro che alleati, siamo diventati utili servi! Siamo talmente sottomessi alla logica guerrafondaia occidentale che basta una telefonata dell'Obama di turno per farci bombardare qualcuno.
Libia, Ferrero (Prc): quando il padrone chiama il servo risponde. L'Italia ripudia la guerra, si ritiri immediatamente
«Dopo tante chiacchiere siamo alle solite: quando il padrone chiama il servo risponde e così Berlusconi comunica ad Obama che anche l'Italia bombarderà la Libia. Di cattivo gusto che questo annuncio sia giunto il 25 aprile. Chi ha lottato per la libertà in Italia ha lottato per quella Costituzione che ripudia la guerra e che viene calpestata dal governo», è qaunto afferma in una nota il leader del Prc Paolo Ferrero. «Noi proponiamo che il governo italiano si ritiri dalla missione di guerra e tolga alla NATO l'utilizzo delle basi militari. Non c'è nulla di naturale nel bombardare la Libia ed è scandaloso che questo avvenga senza un voto del Parlamento».
lunedì 25 aprile 2011
Ultimo saluto a "VIK" O bella ciao!
NEL GIORNO DELLA LIBERAZIONE RICORDIAMO SEMPRE IL SACRIFICIO DI VITTORIO...UN UOMO UN PARTIGIANO MORTO PER LA LIBERTA'!!!!
sabato 23 aprile 2011
VI LASCIO....UN AUGURIO
cari compagni e compagne per questi giorni di festa ho pensato di lasciarvi in regalo dei video di giorgio gaber....ascoltateli con attenzione....anche se fatti molti anni fa sono di un attualita' impressionante.
buona liberazione a tutti....e anche buona pasqua
buona liberazione a tutti....e anche buona pasqua
Vittorio Arrigoni:"Voglio essere ricordato per i miei sogni"
UN VINCITORE E UN SOGNATORE CHE NON HA MAI SMESSO DI SOGNARE
Renzi (Pd) lascia aperti i negozi il primo maggio. Camusso: sbaglia, cerca solo visibilità
Matteo Renzi, il rottamatore, non perde occasione per sparare c..., credendo di essere ancora alla trasmissione della ruota della fortuna. Adesso se la prende con la festa dei lavoratori, permettendo ai negozi di restare aperti nel centro storico di Firenze il primo maggio. La Marcegaglia è d'accordo, i sindacati no e indicono uno sciopero degli addetti al commercio.
La Camusso esprime la propria contrarietà dicendo che Renzi «sbaglia» sul Primo maggio e l'operazione del sindaco è solo per provocare e cercare visibilità.
«Nell'idea di Renzi di aprire i negozi del centro storico il Primo maggio - ha spiegato Camusso a margine di un attivo sindacale - ci sono degli elementi di provocazione e ricerca della visibilità, ma al fondo - ha aggiunto - c'è davvero un'idea sbagliata che continua a evidenziarsi spesso nelle politiche delle amministrazioni».
«Si pensa che siccome c'è la caduta dei consumi allora si aprono di più i negozi e i consumi risalgono, ma non è vero. La ragione della caduta dei consumi - ha continuato Camusso - è che sono diminuiti i redditi e c'è la crisi». Camusso ha evidenziato che «in qualche occasione nei toni del sindaco di Firenze abbiamo notato una volontà dissacratoria che devo dire sarebbe bene che usasse per altro, perchè di dissacratori del lavoro - ha concluso - ne abbiamo fin troppi».
La Camusso esprime la propria contrarietà dicendo che Renzi «sbaglia» sul Primo maggio e l'operazione del sindaco è solo per provocare e cercare visibilità.
«Nell'idea di Renzi di aprire i negozi del centro storico il Primo maggio - ha spiegato Camusso a margine di un attivo sindacale - ci sono degli elementi di provocazione e ricerca della visibilità, ma al fondo - ha aggiunto - c'è davvero un'idea sbagliata che continua a evidenziarsi spesso nelle politiche delle amministrazioni».
«Si pensa che siccome c'è la caduta dei consumi allora si aprono di più i negozi e i consumi risalgono, ma non è vero. La ragione della caduta dei consumi - ha continuato Camusso - è che sono diminuiti i redditi e c'è la crisi». Camusso ha evidenziato che «in qualche occasione nei toni del sindaco di Firenze abbiamo notato una volontà dissacratoria che devo dire sarebbe bene che usasse per altro, perchè di dissacratori del lavoro - ha concluso - ne abbiamo fin troppi».
venerdì 22 aprile 2011
motivi dello sciopero generale..........
Scioperiamo PER
· più lavoro e sviluppo di qualità;
· un futuro più inclusivo per le giovani generazioni;
· difendere i diritti e conquistarne altri per tutelare Nonni, Genitori, e Nuove Generazioni;
· contrastare il precariato in ogni sua forma;
· definire nuove regole su rappresentanza e democrazia;
· diminuire la disoccupazione ed affermare un nuovo sistema di protezioni sociali;
· riconquistare un modello contrattuale unitario e superare la pratica degli accordi separati;
I lavoratori della Filcams aderiscono allo sciopero generale della CGIL
del 6 Maggio astenendosi per l’intero turno di lavoro.
LE RAGIONI IN + PER I LAVORATORI DELLA
FILCAMS DI SCIOPERARE SONO:
La firma separata del contratto nazionale per i lavoratori del Commercio, condiviso da Cisl e Uil che:
· Non recupera il potere d’acquisto dei salari (84 € in 36 mesi);
· Inserisce il principio discriminatorio verso gli immigrati e i nuovi assunti;
· Peggiora l’indennità di malattia e mina il sistema solidaristico dell’INPS;
· Indebolisce il CCNL con le deroghe demandate al secondo livello di contrattazione;
· Limita ancor di più l’esercizio della contrattazione di secondo livello;
· Recepisce il collegato al lavoro, ricattando il lavoratore nuovo assunto, e indebolendo la
contrattazione collettiva con la certificazione compromissoria e l’arbitrato di equità.
Il mancato rinnovo del CCNL dei lavoratori della Vigilanza scaduto da oltre 28 mesi, con il quale si vuole
definire:
· regole certe per il cambio appalto; recupero salariale; una sfera di applicazione adeguata al
contesto attuale.
Il mancato rinnovo del CCNL delle lavoratrici e lavoratori delle Pulizie scaduto da oltre 15 mesi, che deve
affermare:
· Regole trasparenti negli appalti; recupero potere di acquisto; salvaguardia dell’occupazione e
della sua qualità.
· Contrastare il taglio indiscriminato dei servizi di pulizia e sorveglianza nelle scuole statali , che
mette in pericolo 26.000 posti di lavoro in tutto il paese e 5.000 solo nel Lazio. Un taglio che se
attuato impedirebbe la normale gestione didattica, mettendo in pericolo la sicurezza e la salute
degli alunni.
Il 6 Maggio 2011 scioperiamo per cambiare, segnare una
svolta, fermare il degrado e il declino del Paese.
Appuntamento a P.za Esquilino ore 9,00 Dietro lo Striscione della Filcams di Roma e del Lazio
· più lavoro e sviluppo di qualità;
· un futuro più inclusivo per le giovani generazioni;
· difendere i diritti e conquistarne altri per tutelare Nonni, Genitori, e Nuove Generazioni;
· contrastare il precariato in ogni sua forma;
· definire nuove regole su rappresentanza e democrazia;
· diminuire la disoccupazione ed affermare un nuovo sistema di protezioni sociali;
· riconquistare un modello contrattuale unitario e superare la pratica degli accordi separati;
I lavoratori della Filcams aderiscono allo sciopero generale della CGIL
del 6 Maggio astenendosi per l’intero turno di lavoro.
LE RAGIONI IN + PER I LAVORATORI DELLA
FILCAMS DI SCIOPERARE SONO:
La firma separata del contratto nazionale per i lavoratori del Commercio, condiviso da Cisl e Uil che:
· Non recupera il potere d’acquisto dei salari (84 € in 36 mesi);
· Inserisce il principio discriminatorio verso gli immigrati e i nuovi assunti;
· Peggiora l’indennità di malattia e mina il sistema solidaristico dell’INPS;
· Indebolisce il CCNL con le deroghe demandate al secondo livello di contrattazione;
· Limita ancor di più l’esercizio della contrattazione di secondo livello;
· Recepisce il collegato al lavoro, ricattando il lavoratore nuovo assunto, e indebolendo la
contrattazione collettiva con la certificazione compromissoria e l’arbitrato di equità.
Il mancato rinnovo del CCNL dei lavoratori della Vigilanza scaduto da oltre 28 mesi, con il quale si vuole
definire:
· regole certe per il cambio appalto; recupero salariale; una sfera di applicazione adeguata al
contesto attuale.
Il mancato rinnovo del CCNL delle lavoratrici e lavoratori delle Pulizie scaduto da oltre 15 mesi, che deve
affermare:
· Regole trasparenti negli appalti; recupero potere di acquisto; salvaguardia dell’occupazione e
della sua qualità.
· Contrastare il taglio indiscriminato dei servizi di pulizia e sorveglianza nelle scuole statali , che
mette in pericolo 26.000 posti di lavoro in tutto il paese e 5.000 solo nel Lazio. Un taglio che se
attuato impedirebbe la normale gestione didattica, mettendo in pericolo la sicurezza e la salute
degli alunni.
Il 6 Maggio 2011 scioperiamo per cambiare, segnare una
svolta, fermare il degrado e il declino del Paese.
Appuntamento a P.za Esquilino ore 9,00 Dietro lo Striscione della Filcams di Roma e del Lazio
Il 25 APRILE e 1 MAGGIO.....festeggiamo!!!
Dopo le polemiche per la festività del 17 marzo si ripete, come ogni anno, la discussione sull’apertura dei negozi e centri commerciali per il 25 aprile e il 1 maggio.
Si decide di aprire anche dove la Legge Regionale lo impedisce, viene rimesso in discussione il calendario già programmato delle aperture e la decisione del comune è spesso assunta anche contro il parere espresso dalle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori del settore.
Davanti al ripetersi di questo scenario la segreteria nazionale della FILCAMS CGIL ribadisce la propria contrarietà a un sistema deregolamentato e spinto all’estremo che vuole il settore del commercio aperto tutto l’anno dove anche festività importanti come quella del 25 aprile e del 1 MAGGIO possono essere “vendute”.
La campagna nazionale lanciata della FILCAMS “la festa non si vende” ha anche questo significato e poggia sul riconoscimento di valori, di identità per tutti i cittadini come quelle rappresentate dal 25 aprile e dal 1 maggio.
Perché siamo convinti che sia sbagliata e di poca prospettiva un’idea di modernità e libertà, anche del sistema distributivo, che assume come bandiera di riconoscimento la liberalizzazione sfrenata, la deregolamentazione delle aperture domenicali e festive, l’idea di dare risposte ai bisogni attraverso l’induzione al consumo sempre e comunque.
Perché crediamo che si possa costruire una politica di sviluppo del settore distributivo, dei consumi, anche rispettando e promuovendo il tempo per la socialità, per gli affetti, per il rispetto della memoria e del valore delle festività laiche e religiose restituendole alle lavoratrici e ai lavoratori.
Perché pensiamo che sia segno di modernità, identità di un paese e libertà trascorrere le feste del 25 APRILE e del 1 MAGGIO……….. FESTEGGIANDO.
Per questo invitiamo le lavoratrici e i lavoratori ad aderire e partecipare alle iniziative e alle manifestazioni organizzate nelle varie città per il giorno della LIBERAZIONE e della FESTA DEL LAVORO E DEI LAVORATORI.
Roma, 21 aprile 2011
Si decide di aprire anche dove la Legge Regionale lo impedisce, viene rimesso in discussione il calendario già programmato delle aperture e la decisione del comune è spesso assunta anche contro il parere espresso dalle organizzazioni sindacali rappresentative dei lavoratori del settore.
Davanti al ripetersi di questo scenario la segreteria nazionale della FILCAMS CGIL ribadisce la propria contrarietà a un sistema deregolamentato e spinto all’estremo che vuole il settore del commercio aperto tutto l’anno dove anche festività importanti come quella del 25 aprile e del 1 MAGGIO possono essere “vendute”.
La campagna nazionale lanciata della FILCAMS “la festa non si vende” ha anche questo significato e poggia sul riconoscimento di valori, di identità per tutti i cittadini come quelle rappresentate dal 25 aprile e dal 1 maggio.
Perché siamo convinti che sia sbagliata e di poca prospettiva un’idea di modernità e libertà, anche del sistema distributivo, che assume come bandiera di riconoscimento la liberalizzazione sfrenata, la deregolamentazione delle aperture domenicali e festive, l’idea di dare risposte ai bisogni attraverso l’induzione al consumo sempre e comunque.
Perché crediamo che si possa costruire una politica di sviluppo del settore distributivo, dei consumi, anche rispettando e promuovendo il tempo per la socialità, per gli affetti, per il rispetto della memoria e del valore delle festività laiche e religiose restituendole alle lavoratrici e ai lavoratori.
Perché pensiamo che sia segno di modernità, identità di un paese e libertà trascorrere le feste del 25 APRILE e del 1 MAGGIO……….. FESTEGGIANDO.
Per questo invitiamo le lavoratrici e i lavoratori ad aderire e partecipare alle iniziative e alle manifestazioni organizzate nelle varie città per il giorno della LIBERAZIONE e della FESTA DEL LAVORO E DEI LAVORATORI.
Roma, 21 aprile 2011
giovedì 21 aprile 2011
PRIMO MAGGIO: CGIL,NO APERTURE NEGOZI FESTA LAVORO,25 APRILE FILCAMS, CONTINUE DEROGHE NON AIUTANO ECONOMIA
(ANSA) - ROMA, 21 APR - No della Filcams Cgil alle 'aperture selvaggè: in vista delle festività del 25 aprile e del 1 maggio, si moltiplicano infatti, dice il sindacato, i casi in cui le amministrazioni comunali e regionali concedono ai centri commerciali e alla grande distribuzione organizzata la possibilità di restare aperti. In molte città, sottolinea la Filcams Cgil, compresa la Capitale, «le festività non vengono più rispettate, e a subirne le conseguenze le lavoratrici ed i lavoratori del settore». Secondo la Filcams «le continue deroghe alle aperture commerciali non aiutano l'economia, ma contribuiscono a creare lavoro precario e ledono il diritto al riposo delle lavoratrici e dei lavoratori del settore». «Per affrontare la crisi è necessario ridefinire un nuovo modello di consumo, che non significa concedere improvvise deroghe e sostituire i lavoratori stabili con i lavoratori precari o interinali». La concessione delle aperture nel settore del commercio nei giorni del 25 aprile e del Primo maggio, tra l'altro, mettono in discussione due importanti festività, così come mettono in discussine una giornata di riposo sociale per i dipendenti del settore. «Il giorno di riposo dal lavoro è indispensabile - afferma Franco Martini segretario generale Filcams - così come indispensabile è che la giornata di riposo possa coincidere con le domeniche o le festività, per dare la possibilità ai lavoratori di mantenere una propria vita sociale». «Non siamo contro le aperture domenicali e festive - conclude Martini - ma chiediamo che venga stabilito un calendario che non possa essere continuamente messo in discussione dal singolo comune. Il nuovo modello di consumo, indispensabile per uscire dalla crisi, deve tener conto delle esigenze del mercato, ma nel rispetto della condizione delle lavoratrici e dei lavoratori»
TRATTO DAL BLOG DI VITTORIO ARRIGONI :GUERRILLARADIO.IOBLOGGO.COM
“Ho lasciato le mie cugine che stavano lavando i panni nel cortile di casa, quindi mi sono avviato verso la moschea per la preghiera di mezzogiorno. Non avevo ancora camminato per 500 metri quando ho sentito il boato, e giratomi di scatto ho visto il fumo salire sopra la nostra casa”.
Mentre ci offrono il caffè e i datteri rituali sotto la tenda della veglia funebre, Nidal continua il suo racconto. “Sono precipitato indietro con alcuni familiari e appena varcata la soglia di casa la scena raccapricciante: tutte 4 donne stavano stese a terra, Najah era già cadavere mentre sua figlia Nidal è spirata fra le mie braccia. Abbiamo caricato le altre 2 sorelle, Nida e Fida su 2 auto e siamo corsi incontro alle ambulanze. “
Ad Al-Farahin, Est di Khan Younis un drone UAV israeliano, uno di quegli velivoli senza pilota comandati a distanza che qui a Gaza chiamano “zannana”, ha mirato e fatto centro su un gruppo di donne. Il missile è esploso a mezzo metro da Najah Harb Qdeah, 45 anni, uccidendola sul colpo. Nidal Ibrahim Qdeah di 20 anni, è morto poco dopo, Fida di anni 15 è rimasta seriamente ferita ad una gamba mentre Nida Qdeah, un’altra bambina di 12 anni, sta lottando in questo momento fra la vita e la morte all’ospedale Europa di Khan Younis.
La giornata di oggi era cominciata seguendo lo stesso copione di morte e terrore di quella di ieri: elicotteri Apache, caccia bombardieri f 16 e droni concentrati nel loro fuoco da nord a sud della Striscia.
Questa mattina, prima dell’attacco alla famiglia Qdeah, sempre a Est di Khan Younis, durante un bombardamento venivano uccisi 2 guerriglieri di Hamas e contemporaneamente a Rafah 3 civili venivano feriti gravemente.
A Qarara , nel centro della Striscia di Gaza, moriva sotto le bombe Talal Abu Taha, un civile di 55 anni.
Nel pomeriggio altri 4 guerriglieri della resistenza palestinese uccisi a Est e a Nord di Gaza city.
Verso sera, le sofisticate apparecchiature israeliane tornavano a puntare sui civili e precisamente un gruppo di bambini che stava giocando a calcio nei pressi di Shujaiyeh: 2 bambini uccisi e feriti un’altr decina di minori di diciotto anni.
Uno dei corpi dei piccoli, non ancora identificati è arrivato all’ospedale Al Shifa decapitato.
All’ora in cui sto scrivendo, le 22:30 locali, gli ospedali sono in stato di allerta, e molti letti sono già occupati da feriti gravi, per la maggioranza civili. Fra questi, due donne colpite da schegge di proiettile a Zeitoun, quartiere est di Gaza city e un paramedico palestinese, rimasto seriamente ferito mentre cercava di evacuarle dalla zona dei bombardamenti.
Gli sporadici lanci di razzi artigianali dei guerriglieri palestinesi, oggi non hanno provocato feriti in Israele, ne tantomeno sostanziali danni alle cose.
Sotto la tenda funebre allestita per raccogliere il cordoglio per le donne assassinate ad Al Fahraeen, Nidal non trattiene la sua rabbia: “la comunità internazionale dovrebbe prendersi cura dei civili oppure no? Dov’è ora? Dove stanno? Tutti in Libia? Uccidono i nostri bambini, fanno a pezzi le nostre mogli e le nostre figlie e dove sta l’ONU?”
Maheer, un altro cugino delle vittime incalza: “dopo l’attentato a Gerusalemme, l’opinione pubblica israeliana è assetata di sangue , e anche se noi gazawi non c’entriamo niente, ecco che il governo di Tel Aviv li tieni buoni compiendo questi massacri a Gaza. Tanto per dimostrare quanto polso hanno, che controllano la situazione”.
Comunico loro che il portavoce dell’esercito israeliano dopo le molte vittime civili di questi due giorni ha espresso il suo dispiacere, ma allo stesso tempo ha accusato Hamas di utilizzare i civili come scudi umani.
Nidal e Maheer quasi non si trattengono sulle sedie.
Nidal: “hanno apparecchiature così sofisticate da riuscire dal cielo a leggere l’ora sul display del tuo orologio, e come è possibile che abbiano commesso un errore così marchiano da bombardare un cortile di una casa dove alcune donne stendevano dei panni?”
Le ultime notizie parlano di bombardamenti via terra a Zaitoun e via area a Nord di Gaza city.
Mi immagino quel soldato che è al posto di comando del drone che ucciderà anche questa notte, come se stesse vivendo una realtà virtuale, e gli omicidi punti accumulati sullo schermo di una mortifera playstation.
Il governo della Striscia è tornato anche oggi a chiedere una tregua, ma la sensazione è che siamo ancora distanti dal game over di terrore e omicidi.
Ahmed mi ha appena chiamato al telefono: “Victor, hai del pane in frigo? Dai usciamo, conviene fare scorte”.
Restiamo Umani
Vik da Gaza city
Mentre ci offrono il caffè e i datteri rituali sotto la tenda della veglia funebre, Nidal continua il suo racconto. “Sono precipitato indietro con alcuni familiari e appena varcata la soglia di casa la scena raccapricciante: tutte 4 donne stavano stese a terra, Najah era già cadavere mentre sua figlia Nidal è spirata fra le mie braccia. Abbiamo caricato le altre 2 sorelle, Nida e Fida su 2 auto e siamo corsi incontro alle ambulanze. “
Ad Al-Farahin, Est di Khan Younis un drone UAV israeliano, uno di quegli velivoli senza pilota comandati a distanza che qui a Gaza chiamano “zannana”, ha mirato e fatto centro su un gruppo di donne. Il missile è esploso a mezzo metro da Najah Harb Qdeah, 45 anni, uccidendola sul colpo. Nidal Ibrahim Qdeah di 20 anni, è morto poco dopo, Fida di anni 15 è rimasta seriamente ferita ad una gamba mentre Nida Qdeah, un’altra bambina di 12 anni, sta lottando in questo momento fra la vita e la morte all’ospedale Europa di Khan Younis.
La giornata di oggi era cominciata seguendo lo stesso copione di morte e terrore di quella di ieri: elicotteri Apache, caccia bombardieri f 16 e droni concentrati nel loro fuoco da nord a sud della Striscia.
Questa mattina, prima dell’attacco alla famiglia Qdeah, sempre a Est di Khan Younis, durante un bombardamento venivano uccisi 2 guerriglieri di Hamas e contemporaneamente a Rafah 3 civili venivano feriti gravemente.
A Qarara , nel centro della Striscia di Gaza, moriva sotto le bombe Talal Abu Taha, un civile di 55 anni.
Nel pomeriggio altri 4 guerriglieri della resistenza palestinese uccisi a Est e a Nord di Gaza city.
Verso sera, le sofisticate apparecchiature israeliane tornavano a puntare sui civili e precisamente un gruppo di bambini che stava giocando a calcio nei pressi di Shujaiyeh: 2 bambini uccisi e feriti un’altr decina di minori di diciotto anni.
Uno dei corpi dei piccoli, non ancora identificati è arrivato all’ospedale Al Shifa decapitato.
All’ora in cui sto scrivendo, le 22:30 locali, gli ospedali sono in stato di allerta, e molti letti sono già occupati da feriti gravi, per la maggioranza civili. Fra questi, due donne colpite da schegge di proiettile a Zeitoun, quartiere est di Gaza city e un paramedico palestinese, rimasto seriamente ferito mentre cercava di evacuarle dalla zona dei bombardamenti.
Gli sporadici lanci di razzi artigianali dei guerriglieri palestinesi, oggi non hanno provocato feriti in Israele, ne tantomeno sostanziali danni alle cose.
Sotto la tenda funebre allestita per raccogliere il cordoglio per le donne assassinate ad Al Fahraeen, Nidal non trattiene la sua rabbia: “la comunità internazionale dovrebbe prendersi cura dei civili oppure no? Dov’è ora? Dove stanno? Tutti in Libia? Uccidono i nostri bambini, fanno a pezzi le nostre mogli e le nostre figlie e dove sta l’ONU?”
Maheer, un altro cugino delle vittime incalza: “dopo l’attentato a Gerusalemme, l’opinione pubblica israeliana è assetata di sangue , e anche se noi gazawi non c’entriamo niente, ecco che il governo di Tel Aviv li tieni buoni compiendo questi massacri a Gaza. Tanto per dimostrare quanto polso hanno, che controllano la situazione”.
Comunico loro che il portavoce dell’esercito israeliano dopo le molte vittime civili di questi due giorni ha espresso il suo dispiacere, ma allo stesso tempo ha accusato Hamas di utilizzare i civili come scudi umani.
Nidal e Maheer quasi non si trattengono sulle sedie.
Nidal: “hanno apparecchiature così sofisticate da riuscire dal cielo a leggere l’ora sul display del tuo orologio, e come è possibile che abbiano commesso un errore così marchiano da bombardare un cortile di una casa dove alcune donne stendevano dei panni?”
Le ultime notizie parlano di bombardamenti via terra a Zaitoun e via area a Nord di Gaza city.
Mi immagino quel soldato che è al posto di comando del drone che ucciderà anche questa notte, come se stesse vivendo una realtà virtuale, e gli omicidi punti accumulati sullo schermo di una mortifera playstation.
Il governo della Striscia è tornato anche oggi a chiedere una tregua, ma la sensazione è che siamo ancora distanti dal game over di terrore e omicidi.
Ahmed mi ha appena chiamato al telefono: “Victor, hai del pane in frigo? Dai usciamo, conviene fare scorte”.
Restiamo Umani
Vik da Gaza city
l'arrivo di Vittorio Arrigoni a Roma - redazione di Roma nuovaresistenza...
UN UOMO MORTO PER L'IDEALE DI LIBERTA' ED UGUAGLIANZA...
BENTORNATO A CASA VITTORIO!!!!
BENTORNATO A CASA VITTORIO!!!!
mercoledì 20 aprile 2011
verso lo sciopero del 6 maggio.....
CARI COMPAGNI/E CI STIAMO AVVICINANDO AL 6 MAGGIO, GIORNO DELLO SCIOPERO GENERALE DELLA CGIL,QUESTO SCIOPERO DEVE ESSERE DI TUTTI I LAVORATORI E DELLE LAVORATRICI E NON SOLO DEGLI ISCRITTI DELLA CGIL, SPERO CHE IL 6 MAGGIO POSSA VEDERE IN PIAZZA ANCHE GLI ISCRITTI DELLE ALTRE ASSOCIAZIONI SINDACALI LE QUALI ULTIMAMENTE STANNO FIRMANDO ACCORDI CHE METTONO A SERIO REPENTAGLIO DIRITTI ACQUISITI IN ANNI DI LOTTE SINDACALI.
QUESTO SCIOPERO E IMPORTANTE PER TUTTI INDISTINTAMENTE PERCHE' SCENDEREMO IN PIAZZA PER PROTESTARE CONTRO UN GOVERNO CHE NON STA FACENDO NIENTE PER I CITTADINI E PER IL MONDO DEL LAVORO,SCENDERMO IN PIAZZA TUTTI UNITI, PENSIONATI, PRECARI,STUDENTI CASSAINTEGRATI, LAVORATORI IN MOBILITA'.
SCENDEREMO TUTTI IN PIAZZA PERCHE' CHIEDIAMO A QUESTO GOVERNO,UN GIUSTO FISCO, DELLE LEGGI SERIE SUL WALFARE,LA SCUOLA,IL LAVORO PRECARIO, PASSANDO PER LE PROPOSTE SULLA DEMOCRAZIA E LA RAPPRESENTANZA.
IL 6 MAGGIO SARA' IMPORTANTE ANCHE PER NOI LAVORATIRI E LAVORATRICI DELLA SIR-CONAD, SARA' L'OCCASIONE PER DIMOSTRARE AL CONAD IN PARTICOLARE CHE ABBIAMO UNA BUONA FORZA SINDACALE , QUESTO CI SERVIRA' SE VOGLIAMO IN FUTURO METTERCI SEDUTI AL TAVOLO CON LORO PER FARE ACCORDI, CHE COME BEN SAPETE ULTIMAMENTE NON HANNO VOLUTO FARE.ANCHE I RAPPORTI CON SIR, ORMAI IN DIRITTURA DI ARRIVO ULTIMAMENTE,SI SONO IRRIGIDITI E DI MOLTO, DOMANI 21 APRILE AVREMMO DOVUTO AVERE UN INCONTRO CON LORO , MA ALL'ULTUMO SI SONO RIFIUTATI RIMANDANDO L'INCONTRO PER MOTIVI CHE LORO DEFINISCONO:RAGIONI TECNICHE.
VI RICORDO CHE DOBBIAMO ANCHE TUTELARE IL FUTURO LAVORATIVO DEI COLLEGHI DEL MAGAZZINO , CHE PER I QUALI CONAD NON CI HA GARANTITO UN FUTURO NELLA LORO AZIENDA.
SCENDERE IN PIAZZA IL 6 MAGGIO PUO' AIUTARE ANCHE LORO, NON SIATE COME AL SOLITO INDECISI, ANCHE PERCHE TRA QUELLO CHE SUCCEDE NEL PAESE IN GENERALE E QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NELLA NOSTRA AZIENDA , TRA POCO CI SARA'MOLTO POCO DA ESSERE INDECISI.
CARI COLLEGHI E COLLEGHE VI ASPETTO IL 6 MAGGIO IN PIAZZA.
QUESTO NON SARA' L'UNICO ARTICOLO CHE METTERO SU QUESTO SCIOPERO , VI TERRO' INFORMATO SULLE MODALITA' E SU COSA NOI DELEGATI DELLA SIR-CONAD ORGANIZZEREMO PER QUEL GIORNO.
CIAO TIZIANO
QUESTO SCIOPERO E IMPORTANTE PER TUTTI INDISTINTAMENTE PERCHE' SCENDEREMO IN PIAZZA PER PROTESTARE CONTRO UN GOVERNO CHE NON STA FACENDO NIENTE PER I CITTADINI E PER IL MONDO DEL LAVORO,SCENDERMO IN PIAZZA TUTTI UNITI, PENSIONATI, PRECARI,STUDENTI CASSAINTEGRATI, LAVORATORI IN MOBILITA'.
SCENDEREMO TUTTI IN PIAZZA PERCHE' CHIEDIAMO A QUESTO GOVERNO,UN GIUSTO FISCO, DELLE LEGGI SERIE SUL WALFARE,LA SCUOLA,IL LAVORO PRECARIO, PASSANDO PER LE PROPOSTE SULLA DEMOCRAZIA E LA RAPPRESENTANZA.
IL 6 MAGGIO SARA' IMPORTANTE ANCHE PER NOI LAVORATIRI E LAVORATRICI DELLA SIR-CONAD, SARA' L'OCCASIONE PER DIMOSTRARE AL CONAD IN PARTICOLARE CHE ABBIAMO UNA BUONA FORZA SINDACALE , QUESTO CI SERVIRA' SE VOGLIAMO IN FUTURO METTERCI SEDUTI AL TAVOLO CON LORO PER FARE ACCORDI, CHE COME BEN SAPETE ULTIMAMENTE NON HANNO VOLUTO FARE.ANCHE I RAPPORTI CON SIR, ORMAI IN DIRITTURA DI ARRIVO ULTIMAMENTE,SI SONO IRRIGIDITI E DI MOLTO, DOMANI 21 APRILE AVREMMO DOVUTO AVERE UN INCONTRO CON LORO , MA ALL'ULTUMO SI SONO RIFIUTATI RIMANDANDO L'INCONTRO PER MOTIVI CHE LORO DEFINISCONO:RAGIONI TECNICHE.
VI RICORDO CHE DOBBIAMO ANCHE TUTELARE IL FUTURO LAVORATIVO DEI COLLEGHI DEL MAGAZZINO , CHE PER I QUALI CONAD NON CI HA GARANTITO UN FUTURO NELLA LORO AZIENDA.
SCENDERE IN PIAZZA IL 6 MAGGIO PUO' AIUTARE ANCHE LORO, NON SIATE COME AL SOLITO INDECISI, ANCHE PERCHE TRA QUELLO CHE SUCCEDE NEL PAESE IN GENERALE E QUELLO CHE STA SUCCEDENDO NELLA NOSTRA AZIENDA , TRA POCO CI SARA'MOLTO POCO DA ESSERE INDECISI.
CARI COLLEGHI E COLLEGHE VI ASPETTO IL 6 MAGGIO IN PIAZZA.
QUESTO NON SARA' L'UNICO ARTICOLO CHE METTERO SU QUESTO SCIOPERO , VI TERRO' INFORMATO SULLE MODALITA' E SU COSA NOI DELEGATI DELLA SIR-CONAD ORGANIZZEREMO PER QUEL GIORNO.
CIAO TIZIANO
martedì 19 aprile 2011
il governo fa marcia indietro sul nucleare...
ROMA - Il governo ha deciso di soprassedere sul programma nucleare ed ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge omnibus, all'esame dell'aula del Senato, l'abrogazione di tutte le norme previste per la realizzazione di impianti nucleari nel Paese. Si tratta di un emendamento che recita: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare".
Una scelta che avrà con ogni evidenza l'effetto di far decadere il quesito referendario per l'abrogazione della legge con cui si apriva la strada al ritorno dell'energia atomica in Italia.
Il provvedimento in questione era stato uno dei primi varati dal governo e risale al giugno del 2008. Un decreto legge, il n. 112, "convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133" per la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare". Un'accelerazione che aveva convinto l'allora ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ad annunciare incautamente che il governo avrebbe
ottenuto la posa della prima pietra di una nuova centrale nientemeno che entro la fine della legislatura.
La scelta dell'esecutivo di fare marcia indietro era stata in qualche modo anticipata da una serie di uscite degli ultimi giorni del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, molto critiche nei confronti dell'opportunità di massicci investimenti sul nucleare. Dichiarazioni culminate oggi con l'intervento davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo. Tremonti in quella sede ha sostenuto l'opportunità di finanziare lo sviluppo delle energie alternative nel quadro di investimenti pubblici di interesse collettivo. "Questa fase - ha detto Tremonti - va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza".
Stando ad indiscrezioni, la scelta di cassare del tutto le ambizioni nucleari sarebbe stata dettata a palazzo Chigi da allarmanti indicazioni sulla possibilità che il referendum, anche sulla scia dell'allarme per la catastrofe giapponese raggiungesse il quorum necessario per la sua validità. Per questo motivo la decisione del governo è stata accolta con un certo fastidio dai comitati promotori e dalle forze politiche che più di tutte si erano impegnate per la loro realizzazione, Idv in testa. La scomparsa del quesito sul nucleare rischia infatti di produrre una smobilitazione in grado di mettere a repentaglio l'ottenimento del quorum, con il conseguente fallimento della battaglia contro la privatizzazione dell'acqua e - sopratttutto - contro la norma sul legittimo impedimento che rischiava di trasformarsi, in caso di successo, un un plebiscito contro Silvio Berlusconi.
Una scelta che avrà con ogni evidenza l'effetto di far decadere il quesito referendario per l'abrogazione della legge con cui si apriva la strada al ritorno dell'energia atomica in Italia.
Il provvedimento in questione era stato uno dei primi varati dal governo e risale al giugno del 2008. Un decreto legge, il n. 112, "convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133" per la "realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare". Un'accelerazione che aveva convinto l'allora ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ad annunciare incautamente che il governo avrebbe
ottenuto la posa della prima pietra di una nuova centrale nientemeno che entro la fine della legislatura.
La scelta dell'esecutivo di fare marcia indietro era stata in qualche modo anticipata da una serie di uscite degli ultimi giorni del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, molto critiche nei confronti dell'opportunità di massicci investimenti sul nucleare. Dichiarazioni culminate oggi con l'intervento davanti alla Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo. Tremonti in quella sede ha sostenuto l'opportunità di finanziare lo sviluppo delle energie alternative nel quadro di investimenti pubblici di interesse collettivo. "Questa fase - ha detto Tremonti - va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza".
Stando ad indiscrezioni, la scelta di cassare del tutto le ambizioni nucleari sarebbe stata dettata a palazzo Chigi da allarmanti indicazioni sulla possibilità che il referendum, anche sulla scia dell'allarme per la catastrofe giapponese raggiungesse il quorum necessario per la sua validità. Per questo motivo la decisione del governo è stata accolta con un certo fastidio dai comitati promotori e dalle forze politiche che più di tutte si erano impegnate per la loro realizzazione, Idv in testa. La scomparsa del quesito sul nucleare rischia infatti di produrre una smobilitazione in grado di mettere a repentaglio l'ottenimento del quorum, con il conseguente fallimento della battaglia contro la privatizzazione dell'acqua e - sopratttutto - contro la norma sul legittimo impedimento che rischiava di trasformarsi, in caso di successo, un un plebiscito contro Silvio Berlusconi.
SE NON SAPETE A CHI DONARE IL 5X1000....SOSTENETE OCCHI PER COMUNICARE
Una vita sostenibile per i bambini con deficit comunicativi e per le loro famiglie
Cari amici, siamo un gruppo di genitori di Roma con figli affetti dalla Sindrome di Angelman, la sindrome in questione è rara ed in quanto tale è difficile diagnosticarla, soprattutto in età neonatale o in primissima infanzia.
I nostri scopi:
Divulgazione della sindrome a pediatri, farmacisti e specialisti quali neurologi o neuropsichiatri infantili;
Sensibilizzare l’opinione pubblica e le più importanti società circa un progetto di creazione di spazio multifunzionale con prevalenza ludico-ricreativa impostato in comunicazione aumentativa alternativa;
I nostri amici:
Dott. Eugenio Raimondo
Odontoiatria speciale per disabili e soggetti con patologie invalidanti
Trattamento in anestesia generale in strutture convenzionate
Via Santa Maria Ausiliatrice 30. Roma
offre ai nostri ragazzi uno sconto del 50% sul prezzo di listino delle lenti oftalmiche
Occhi per Comunicare
Roma - Via San Remo 1 00182 (visualizza la mappa)
tel 3288793982 - 3296294226 - 3938543779
fax 06-70309105 mail info@occhipercomunicare.org
nuova sede operativa:
Via Gottardo 139 - 00141 Roma
Codice Fiscale per l'assegnazione del 5 per mille
97516650583
Codici IBAN per donazioni
INTESA SAN PAOLO
IBAN IT53 O 030 6903 3281 0000 0000 597
POSTE ITALIANE
IT 92 I 07601 03200 000096919303
C/C Postale 96919303
ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO
OCCHI PER COMUNICARE
Cari amici, siamo un gruppo di genitori di Roma con figli affetti dalla Sindrome di Angelman, la sindrome in questione è rara ed in quanto tale è difficile diagnosticarla, soprattutto in età neonatale o in primissima infanzia.
I nostri scopi:
Divulgazione della sindrome a pediatri, farmacisti e specialisti quali neurologi o neuropsichiatri infantili;
Sensibilizzare l’opinione pubblica e le più importanti società circa un progetto di creazione di spazio multifunzionale con prevalenza ludico-ricreativa impostato in comunicazione aumentativa alternativa;
I nostri amici:
Dott. Eugenio Raimondo
Odontoiatria speciale per disabili e soggetti con patologie invalidanti
Trattamento in anestesia generale in strutture convenzionate
Via Santa Maria Ausiliatrice 30. Roma
offre ai nostri ragazzi uno sconto del 50% sul prezzo di listino delle lenti oftalmiche
Occhi per Comunicare
Roma - Via San Remo 1 00182 (visualizza la mappa)
tel 3288793982 - 3296294226 - 3938543779
fax 06-70309105 mail info@occhipercomunicare.org
nuova sede operativa:
Via Gottardo 139 - 00141 Roma
Codice Fiscale per l'assegnazione del 5 per mille
97516650583
Codici IBAN per donazioni
INTESA SAN PAOLO
IBAN IT53 O 030 6903 3281 0000 0000 597
POSTE ITALIANE
IT 92 I 07601 03200 000096919303
C/C Postale 96919303
ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO
OCCHI PER COMUNICARE
regione: NOBILE(FDS)"SPRECHI E INCARICHI NON NECESSARI"
“Far quadrare i conti ed eliminare gli sprechi, con questo motto la presidente Polverini ha giustificato per un anno i tagli indiscriminati che ha operato su sanità, trasporti, diritto allo studio. Naturalmente il gioco del taglio e del risparmio non ha prodotto alcun risultato: le casse sono sempre vuote ma gli sprechi aumentano, con nuove designazioni ed incarichi dirigenziali tutt’altro che indispensabili. Ieri la Giunta ha nominato il responsabile dell’ufficio del Consigliere Diplomatico: il dottor Marco Carnelos, dipendente del ministero degli Affari esteri e consigliere diplomatico aggiunto di Berlusconi fino al mese di febbraio, quando il premier decise di rimuoverlo improvvisamente dal suo incarico. Silurato dal Presidente del Consiglio oggi fa il suo ingresso ufficiale nella squadra targata Polverini. Un curriculum di tutto rispetto per un incarico da 154.440,07 euro lordi, un aumento di oltre 40mila euro rispetto a quanto percepito dal suo predecessore. Ma era veramente necessario?”. E’ quanto dichiara, in una nota, Fabio Nobile, consigliere della Federazione della Sinistra alla Regione Lazio.
lunedì 18 aprile 2011
cgil verso lo sciopero generale:vogliamo un altro paese
Lo sciopero generale del 6 maggio, il problema dell’occupazione e della contrattazione. Questi i temi al centro dell'assemblea nazionale dei delegati della Cgil, che si è svolta oggi (sabato 16 aprile) a Roma presso l'auditorium della Conciliazione. E' quanto si apprende da una nota. Prima di tutto, il sindacato di Corso Italia ha voluto ricordare Vittorio Arrigoni: l’assemblea si è aperta con un minuto di silenzio in memoria del volontario pacifista ucciso a Gaza. La Cgil ha quindi espresso solidarietà ai magistrati di Milano, dopo la comparsa dei volantini che recitano: "Via le Br dalle procure".
Poi si è passati ai temi politici e sindacali. Oltre 2.000 delegati e delegate, provenienti dai luoghi di lavoro più importanti del paese e da tante leghe dei pensionati, si sono confrontati sui punti della piattaforma sulla quale è stato convocato lo sciopero generale. Il segretario organizzativo, Enrico Panini, ha illustrato il senso dell'assemblea nell'intervento introduttivo. Lo scopo, ha detto, "è quello di dare voce a quanti ogni giorno operano sui posti di lavoro, vivono nel territorio, e si trovano a fare i conti con una crisi che morde quotidianamente nella carne e con un governo che non vuole intervenire. Anzi assume provvedimenti che vanno in una direzione esattamente opposta a quella che serve per risolvere i problemi".
"L’unica cosa che non paga, mai, è la rassegnazione" ha proseguito, ricordando i risultati ottenuti in un periodo caratterizzato dai continui attacchi al diritto del lavoro e alla democrazia. Importanti risultati rappresentati innanzitutto dalla 'riconquista' per circa tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici del diritto di poter eleggere, democraticamente, i propri rappresentanti. "Si rafforza - secondo Panini - la battaglia della Cgil perché sui temi della democrazia sindacale e della rappresentatività si definiscano nuove regole".
Sul fronte contrattuale, qualche giorno fa è stato raggiunto un "bel risultato" con il rinnovo unitario del contratto di Poste Italiane, che rappresenta "una battuta d’arresto nella sequenza di accordi separati degli ultimi mesi". Altra conquista per tutta la società civile è la grande partecipazione alle manifestazioni di questi giorni per la difesa della dignità delle donne, della cultura, della Costituzione, per l'acqua pubblica, la pace e per dire basta con la precarietà, e che dimostrano che "pur in piena crisi, c’è vitalità e voglia di cambiare".
Adesso la Cgil preparerà con cura lo sciopero generale. Tante le iniziative e assemblee in programma in vista del 6 maggio. La sfida, ha concluso Panini, è "l’affermazione concreta che cambiare si può e che cambiare si deve; che non può essere sempre e tutto sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati, che si può uscire da questa crisi difendendo i diritti, imponendo una politica sociale ed economica più giusta".
ll segretario generale, Susanna Camusso, ha spiegato che il confronto di oggi "è un'occasione per riflettere sulle nostre rivendicazioni e sulla piattaforma alla base dello sciopero e costruire il clima necessario per la fase finale di preparazione". L'iniziativa assume importanza particolare perchè arriva alla vigilia della presentazione ai sindacati del Def, il documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì scorso.
"Significa quindi - ha aggiunto Camusso - mettere a confronto la nostra piattaforma con le scelte del governo, rafforzando così le ragioni dello sciopero". La politica di Tremonti "è di nuovo una scelta di depressione economica per il nostro paese, non si affrontano infatti, questioni come il fisco, il lavoro, e gli investimenti. Vogliamo che la classe dirigente - infine - si assuma le proprie responsabilità per portare il paese da un'altra parte".
Poi si è passati ai temi politici e sindacali. Oltre 2.000 delegati e delegate, provenienti dai luoghi di lavoro più importanti del paese e da tante leghe dei pensionati, si sono confrontati sui punti della piattaforma sulla quale è stato convocato lo sciopero generale. Il segretario organizzativo, Enrico Panini, ha illustrato il senso dell'assemblea nell'intervento introduttivo. Lo scopo, ha detto, "è quello di dare voce a quanti ogni giorno operano sui posti di lavoro, vivono nel territorio, e si trovano a fare i conti con una crisi che morde quotidianamente nella carne e con un governo che non vuole intervenire. Anzi assume provvedimenti che vanno in una direzione esattamente opposta a quella che serve per risolvere i problemi".
"L’unica cosa che non paga, mai, è la rassegnazione" ha proseguito, ricordando i risultati ottenuti in un periodo caratterizzato dai continui attacchi al diritto del lavoro e alla democrazia. Importanti risultati rappresentati innanzitutto dalla 'riconquista' per circa tre milioni e mezzo di lavoratori pubblici del diritto di poter eleggere, democraticamente, i propri rappresentanti. "Si rafforza - secondo Panini - la battaglia della Cgil perché sui temi della democrazia sindacale e della rappresentatività si definiscano nuove regole".
Sul fronte contrattuale, qualche giorno fa è stato raggiunto un "bel risultato" con il rinnovo unitario del contratto di Poste Italiane, che rappresenta "una battuta d’arresto nella sequenza di accordi separati degli ultimi mesi". Altra conquista per tutta la società civile è la grande partecipazione alle manifestazioni di questi giorni per la difesa della dignità delle donne, della cultura, della Costituzione, per l'acqua pubblica, la pace e per dire basta con la precarietà, e che dimostrano che "pur in piena crisi, c’è vitalità e voglia di cambiare".
Adesso la Cgil preparerà con cura lo sciopero generale. Tante le iniziative e assemblee in programma in vista del 6 maggio. La sfida, ha concluso Panini, è "l’affermazione concreta che cambiare si può e che cambiare si deve; che non può essere sempre e tutto sulle spalle dei lavoratori e dei pensionati, che si può uscire da questa crisi difendendo i diritti, imponendo una politica sociale ed economica più giusta".
ll segretario generale, Susanna Camusso, ha spiegato che il confronto di oggi "è un'occasione per riflettere sulle nostre rivendicazioni e sulla piattaforma alla base dello sciopero e costruire il clima necessario per la fase finale di preparazione". L'iniziativa assume importanza particolare perchè arriva alla vigilia della presentazione ai sindacati del Def, il documento di economia e finanza approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì scorso.
"Significa quindi - ha aggiunto Camusso - mettere a confronto la nostra piattaforma con le scelte del governo, rafforzando così le ragioni dello sciopero". La politica di Tremonti "è di nuovo una scelta di depressione economica per il nostro paese, non si affrontano infatti, questioni come il fisco, il lavoro, e gli investimenti. Vogliamo che la classe dirigente - infine - si assuma le proprie responsabilità per portare il paese da un'altra parte".
ancora particolari sulla sentenza epocale della thyssen
La Corte di Assise di Torino ha riconosciuto l'omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssen. L'amministratore delegato Herald Espenhahn è stato condannato a 16 anni e mezzo di reclusione come richiesto dalla pubblica accusa.
Le condanne nei confronti di altri manager sono sei.
La Corte ha accolto infatti le richieste dell'accusa anche per gli altri imputati:
- per 4 persone condanna a 13 anni e mezzo di reclusione.
- per un altro imputato la pena comminata è stata di 10 anni e 10 mesi, superiore ai nove anni richiesti dall'accusa.
D.Lgs. 231: la multinazionale è stata chiamata in causa come persona giuridica e condannata
- a un milione di euro di sanzione pecuniaria
- all'esclusione da contributi e sovvenzioni pubbliche per sei mesi
- al divieto di farsi pubblicità per sei mesi
- la sentenza dovrà essere pubblicata su una serie di quotidiani e affissa nel Comune di Terni, dove c'è la principale sede italiana del gruppo.
Risarcimenti per le parti civili, la corte ha riconosciuto un risarcimento:
- un milione di euro al Comune di Torino
- 973.300 euro alla Regione Piemonte
- 500 mila euro alla Provincia di Torino
- 100 mila euro ciascuno ai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uim-Uilm, Flm-Cub
- 100 mila euro anche all'associazione Medicina Democratica.
Ecco alcuni link per chi volesse approfondire:
http://articolo21.org/3000/notizia/sentenza-thyssenkrupp-il-diritto-alla-vita-ed-al.html
http://www.puntosicuro.it/it/ps/view/la-sentenza-storica-per-l-incendio-alla-thyssenkrupp-di-torino-art-10783.php
http://www.portale231.com/index.php?option=com_content&task=view&id=131&Itemid=1
http://www.ilgiornale.it/interni/il_giuslavorista_4_michele_tiraboschi/17-04-2011/articolo-id=517797-page=0-comments=1
Le condanne nei confronti di altri manager sono sei.
La Corte ha accolto infatti le richieste dell'accusa anche per gli altri imputati:
- per 4 persone condanna a 13 anni e mezzo di reclusione.
- per un altro imputato la pena comminata è stata di 10 anni e 10 mesi, superiore ai nove anni richiesti dall'accusa.
D.Lgs. 231: la multinazionale è stata chiamata in causa come persona giuridica e condannata
- a un milione di euro di sanzione pecuniaria
- all'esclusione da contributi e sovvenzioni pubbliche per sei mesi
- al divieto di farsi pubblicità per sei mesi
- la sentenza dovrà essere pubblicata su una serie di quotidiani e affissa nel Comune di Terni, dove c'è la principale sede italiana del gruppo.
Risarcimenti per le parti civili, la corte ha riconosciuto un risarcimento:
- un milione di euro al Comune di Torino
- 973.300 euro alla Regione Piemonte
- 500 mila euro alla Provincia di Torino
- 100 mila euro ciascuno ai sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uim-Uilm, Flm-Cub
- 100 mila euro anche all'associazione Medicina Democratica.
Ecco alcuni link per chi volesse approfondire:
http://articolo21.org/3000/notizia/sentenza-thyssenkrupp-il-diritto-alla-vita-ed-al.html
http://www.puntosicuro.it/it/ps/view/la-sentenza-storica-per-l-incendio-alla-thyssenkrupp-di-torino-art-10783.php
http://www.portale231.com/index.php?option=com_content&task=view&id=131&Itemid=1
http://www.ilgiornale.it/interni/il_giuslavorista_4_michele_tiraboschi/17-04-2011/articolo-id=517797-page=0-comments=1
domenica 17 aprile 2011
IL PRIMO ACCORDO CHE NON APPLICA IL CONTRATTO SEPARATO DEL COMMERCIO
Firmato dalla Filcams Cgil Modena l'accordo aziendale per i 31 dipendenti di Apple Press Group Srl, realtà editoriale alla quale fanno capo, tra gli altri, i settimanali di annunci Modena Affari e Il Caffè. L'accordo aziendale non applica le norme peggiorative del contratto separato del Commercio firmato a fine febbraio da Confcommercio, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ma non dalla Filcams Cgil contraria ad un rinnovo contrattuale peggiorativo delle condizioni lavorative dei dipendenti del settore, e senza disponibilità da parte di Fisascat e Uiltucs ad effettuare una consultazione vincolante dei lavoratori.
L'accordo in Apple Press Group ha così garantito ai dipendenti delle sedi di Modena, Carpi e Sassuolo di non subire le condizioni peggiorative del rinnovo contrattuale, mantenendo, tra le altre cose, il pagamento dei primi tre giorni di malattia al 100%, 104 ore di permesso anche per i neoassunti, contributi per l'assistenza sanitaria integrativa a totale carico della ditta, assenza della possibilità di deroghe peggiorative rispetto al Contratto Nazionale e non applicazione delle norme sul Collegato al Lavoro in vigore dal novembre del 2010.
“Nessun pretesto legato alla crisi economica – Alessandro Fili della Filcams Cgil - può essere addotto per giustificare la perdita di diritti inviolabili dei lavoratori quali quelli sulla malattia, sui permessi, sull'assistenza sanitaria”.
L'accordo in Apple Press Group è il primo di una serie di accordi che la Filcams Cgil sta sottoscrivendo a livello aziendale per non permettere che i lavoratori del commercio vengano danneggiati dalle nuove norme previste dal Contratto Nazionale sottoscritto dalle sole Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
L'accordo in Apple Press Group ha così garantito ai dipendenti delle sedi di Modena, Carpi e Sassuolo di non subire le condizioni peggiorative del rinnovo contrattuale, mantenendo, tra le altre cose, il pagamento dei primi tre giorni di malattia al 100%, 104 ore di permesso anche per i neoassunti, contributi per l'assistenza sanitaria integrativa a totale carico della ditta, assenza della possibilità di deroghe peggiorative rispetto al Contratto Nazionale e non applicazione delle norme sul Collegato al Lavoro in vigore dal novembre del 2010.
“Nessun pretesto legato alla crisi economica – Alessandro Fili della Filcams Cgil - può essere addotto per giustificare la perdita di diritti inviolabili dei lavoratori quali quelli sulla malattia, sui permessi, sull'assistenza sanitaria”.
L'accordo in Apple Press Group è il primo di una serie di accordi che la Filcams Cgil sta sottoscrivendo a livello aziendale per non permettere che i lavoratori del commercio vengano danneggiati dalle nuove norme previste dal Contratto Nazionale sottoscritto dalle sole Fisascat Cisl e Uiltucs Uil.
UN MIO PENSIERO SU VITTORIO ARRIGONI
cari amici/che voglio raccontarvi cosa mi e successo oggi...
stamattina ho portato mio figlio alla messa delle palme,tra una settimana e pasqua.
mentre andavo alla messa pensavo "sicuramente nell'omelia il prete parlerà di Vittorio arrigoni,chiederà sicuramente di fare almeno un minuto di silenzio per un uomo morto, perché credeva veramente nella pace tra religioni e persone"....
inizia la messa, si arriva all'omelia, passa la comunione ...finisce la messa...non una parola su Vittorio!!!
perche'?...perche'?...me lo sono chiesto ed ancora me lo sto chiedendo.
una risposta che mi do' forse e un po' maliziosa...forse perché lui difendeva ed aiutava la popolazione di Gaza...cioè palestinesi...cioe' mussulmani...spero che non sia per questo motivo.
primo perché , come dicono i preti Vittorio era un figlio di dio, ed anzi, rispetto a tanti cristiani, lui a concentrato la sua vita, nel capire, nel vedere come vivono le popolazioni sotto assedio,e sotto embargo,ha provato a raccontare a noi occidentali come vivono in quel paese.
credetemi...Vittorio non lo conoscevo, lo conosciuto ora tramite i giornali,e ciò mi dispiace.
in questo paese dove si parla di tutto e di niente, persone come lui andrebbero seguite, fatte conoscere tramite programmi televisivi, mandare in onda sui reportage su Gaza, farlo conoscere ai nostri giovani,, perché tramite questi personaggi i nostri giovani capirebbero che esistono altri modi per essere utili al mondo alla societa',e che non esiste solo il mercifica torio della televisione e di Arcore, dove per come migliaia di euro ti compri il futuro andando al letto con il sultano ...
in televisione si e parlato poco di lui, ma l'altro giorno c'era un bel servizio sull'unita...ho preso i miei figli e gli ho letto cosa c'era scritto e cosa faceva Vittorio...alla fine li ho guardati e gli ho detto "queste sono le persone da cui dovete prendere esempio, queste sono gli esempi che si devono seguire,lui e rimasto li a Gaza pur sapendo che forse sarebbe finito cosi...figli miei restate umani"
Da Vittorio dovrebbero prendere esempio anche i nostri governanti, che ultimamente hanno veramente voltato le spalle al paese, si chiudono nelle camere del parlamento e votano leggi che aiutano solo un cittadino e mettono a rischio molti altri cittadini che forse in futuro potrebbero non avere quella giustizia di cui invece avrebbero diritto.
Chi si e comportato come Vittorio, e stato quel giudice che ha avuto il coraggio di condannare per omicidio colposo i dirigenti di quella azienda,che per fare profitti a trascurato la sicurezza delle propria fabbrica uccidendo 7 operai,questo giudice,come diceva Vittorio, e rimasto umano e non ha esitato a condannare quei dirigenti aziendali.
caro Vittorio nel mio piccolo o sempre cercato di rimanere umano , ma da adesso in poi non cechero' solamente ma vorro' rimanere umano , perché solo rimanendo umani si puo' veramente vedere le cose che ci circondano, le persone che ci sono intorno , e quali sono veramente le cose importanti per la vita di un uomo.
ciao Vittorio...anzi ciao VICK
stamattina ho portato mio figlio alla messa delle palme,tra una settimana e pasqua.
mentre andavo alla messa pensavo "sicuramente nell'omelia il prete parlerà di Vittorio arrigoni,chiederà sicuramente di fare almeno un minuto di silenzio per un uomo morto, perché credeva veramente nella pace tra religioni e persone"....
inizia la messa, si arriva all'omelia, passa la comunione ...finisce la messa...non una parola su Vittorio!!!
perche'?...perche'?...me lo sono chiesto ed ancora me lo sto chiedendo.
una risposta che mi do' forse e un po' maliziosa...forse perché lui difendeva ed aiutava la popolazione di Gaza...cioè palestinesi...cioe' mussulmani...spero che non sia per questo motivo.
primo perché , come dicono i preti Vittorio era un figlio di dio, ed anzi, rispetto a tanti cristiani, lui a concentrato la sua vita, nel capire, nel vedere come vivono le popolazioni sotto assedio,e sotto embargo,ha provato a raccontare a noi occidentali come vivono in quel paese.
credetemi...Vittorio non lo conoscevo, lo conosciuto ora tramite i giornali,e ciò mi dispiace.
in questo paese dove si parla di tutto e di niente, persone come lui andrebbero seguite, fatte conoscere tramite programmi televisivi, mandare in onda sui reportage su Gaza, farlo conoscere ai nostri giovani,, perché tramite questi personaggi i nostri giovani capirebbero che esistono altri modi per essere utili al mondo alla societa',e che non esiste solo il mercifica torio della televisione e di Arcore, dove per come migliaia di euro ti compri il futuro andando al letto con il sultano ...
in televisione si e parlato poco di lui, ma l'altro giorno c'era un bel servizio sull'unita...ho preso i miei figli e gli ho letto cosa c'era scritto e cosa faceva Vittorio...alla fine li ho guardati e gli ho detto "queste sono le persone da cui dovete prendere esempio, queste sono gli esempi che si devono seguire,lui e rimasto li a Gaza pur sapendo che forse sarebbe finito cosi...figli miei restate umani"
Da Vittorio dovrebbero prendere esempio anche i nostri governanti, che ultimamente hanno veramente voltato le spalle al paese, si chiudono nelle camere del parlamento e votano leggi che aiutano solo un cittadino e mettono a rischio molti altri cittadini che forse in futuro potrebbero non avere quella giustizia di cui invece avrebbero diritto.
Chi si e comportato come Vittorio, e stato quel giudice che ha avuto il coraggio di condannare per omicidio colposo i dirigenti di quella azienda,che per fare profitti a trascurato la sicurezza delle propria fabbrica uccidendo 7 operai,questo giudice,come diceva Vittorio, e rimasto umano e non ha esitato a condannare quei dirigenti aziendali.
caro Vittorio nel mio piccolo o sempre cercato di rimanere umano , ma da adesso in poi non cechero' solamente ma vorro' rimanere umano , perché solo rimanendo umani si puo' veramente vedere le cose che ci circondano, le persone che ci sono intorno , e quali sono veramente le cose importanti per la vita di un uomo.
ciao Vittorio...anzi ciao VICK
"la legge e uguale per tutti"...giustizia per lavoratori della thyssen
Sedici anni e mezzo all'ad per la morte dei sette operai
TORINO, 15 aprie 2011 - Sono state tutte accolte le richieste dell’accusa per gli imputati nel processo per il rogo dello stabilimento Thyssen di Torino. Solo per Daniele Moroni la Corte ha aumentato la pena a 10 anni e 10 mesi, i pm avevano chiesto 9 anni. I giudici hanno quindi accolto in toto le richieste dei pubblici ministeri confermando l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per l’amministratore delegato del gruppo tedesco, Harald Espenhahn, condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Confermata la condanna a 13 anni e 6 mesi per i 4 dirigenti: Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri.
La vicenda
È la notte del 6 dicembre 2007, quando un violento rogo divampa all’interno dell’acciaeria, in corso Regina Margherita: da una vasca fuoriesce una quantità di olio bollente in pressione, che in pochi attimi sviluppa un incendio. Non è la prima volta che accade: un episodio simile, senza vittime, si era già verificato. Gli operai vengono travolti dal fuoco. Un lavoratore muore dopo pochi minuti, altri sei perdono la vita nei giorni successivi. Si chiamano Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Roberto Scola. Il processo è lungo e segnato da molti colpi di scena. Da una serie di testimonianze, emergono carenze nel sistema di sicurezza. A scatenare le polemiche sono soprattutto i legali dell’azienda quando indicano possibili «colpe» degli operai nel rogo dell’impianto. Salvo poi smentirsi: alle vittime non sono imputabili responsabilità precise, sottolineerà poi la Thyssen.
Il processo
Il procedimento si apre il 15 gennaio 2009 nel Palazzo di giustizia di Torino. Sul banco degli imputati l’amministratore delegato della multinazionale tedesca, Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Imputati anche l’azienda come persona giuridica e altri cinque dirigenti, accusati di omicidio colposo aggravato: Cosimo Cafueri, Daniele Moroni, Gerald Prigneitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno. Il pubblico ministero è Raffaele Guariniello. La Corte d’Assise respinge la costituzione di parte civile per oltre 50 operai: questi firmarono un verbale di conciliazione, accettando la concessione di una somma in cambio della rinuncia alla richiesta di risarcimento. Centinaia di testimoni vengono ascoltati da entrambe le parti. Il 13 febbraio 2009 viene mostrato in aula un video choc della polizia scientifica che mostra le immagini del cadavere di Antonio Schiavone, il primo operaio deceduto nella tragedia. Molti parenti escono dall’aula. Nelle udienze successive iniziano a emergere le carenze della sicurezza. Vengono chiamati a testimoniare anche tre ispettori della Asl 1 di Torino, accusati di aver favorito la multinazionale con controlli annunciati e prescrizioni tardive, ma si avvalgono della facoltà di non rispondere.
FONTE: http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/398125/
TORINO, 15 aprie 2011 - Sono state tutte accolte le richieste dell’accusa per gli imputati nel processo per il rogo dello stabilimento Thyssen di Torino. Solo per Daniele Moroni la Corte ha aumentato la pena a 10 anni e 10 mesi, i pm avevano chiesto 9 anni. I giudici hanno quindi accolto in toto le richieste dei pubblici ministeri confermando l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale per l’amministratore delegato del gruppo tedesco, Harald Espenhahn, condannato a 16 anni e mezzo di reclusione. Confermata la condanna a 13 anni e 6 mesi per i 4 dirigenti: Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri.
La vicenda
È la notte del 6 dicembre 2007, quando un violento rogo divampa all’interno dell’acciaeria, in corso Regina Margherita: da una vasca fuoriesce una quantità di olio bollente in pressione, che in pochi attimi sviluppa un incendio. Non è la prima volta che accade: un episodio simile, senza vittime, si era già verificato. Gli operai vengono travolti dal fuoco. Un lavoratore muore dopo pochi minuti, altri sei perdono la vita nei giorni successivi. Si chiamano Giuseppe Demasi, Angelo Laurino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Bruno Santino, Antonio Schiavone, Roberto Scola. Il processo è lungo e segnato da molti colpi di scena. Da una serie di testimonianze, emergono carenze nel sistema di sicurezza. A scatenare le polemiche sono soprattutto i legali dell’azienda quando indicano possibili «colpe» degli operai nel rogo dell’impianto. Salvo poi smentirsi: alle vittime non sono imputabili responsabilità precise, sottolineerà poi la Thyssen.
Il processo
Il procedimento si apre il 15 gennaio 2009 nel Palazzo di giustizia di Torino. Sul banco degli imputati l’amministratore delegato della multinazionale tedesca, Harald Espenhahn, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Imputati anche l’azienda come persona giuridica e altri cinque dirigenti, accusati di omicidio colposo aggravato: Cosimo Cafueri, Daniele Moroni, Gerald Prigneitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno. Il pubblico ministero è Raffaele Guariniello. La Corte d’Assise respinge la costituzione di parte civile per oltre 50 operai: questi firmarono un verbale di conciliazione, accettando la concessione di una somma in cambio della rinuncia alla richiesta di risarcimento. Centinaia di testimoni vengono ascoltati da entrambe le parti. Il 13 febbraio 2009 viene mostrato in aula un video choc della polizia scientifica che mostra le immagini del cadavere di Antonio Schiavone, il primo operaio deceduto nella tragedia. Molti parenti escono dall’aula. Nelle udienze successive iniziano a emergere le carenze della sicurezza. Vengono chiamati a testimoniare anche tre ispettori della Asl 1 di Torino, accusati di aver favorito la multinazionale con controlli annunciati e prescrizioni tardive, ma si avvalgono della facoltà di non rispondere.
FONTE: http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/398125/
venerdì 15 aprile 2011
italia lavoro licenzia i suoi lavoratori,compresa una donna al sesto mese di gravidanza
Italia lavoro, agenzia tecnica del ministero, lascia a casa i collaboratori a progetto. C'è anche donna di 36 anni che sta per diventare mamma. Lei: "Come si può ancora parlare in Italia di tutela della famiglia?". Il Nidil Cgil scrive ai ministri
"Italia Lavoro licenzia i suoi collaboratori, compresa una lavoratrice al sesto mese di gravidanza". È quanto denuncia il Nidil, sindacato Cgil dei lavoratori atipici. A rendere ancora più particolare la notizia, però, c'è il fatto che questa decisione riguarda i collaboratori a progetto di 'Italia Lavoro', l'agenzia strumentale del ministero del Lavoro "per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale". Ebbene, secondo la denuncia del Nidil, molti collaboratori a progetto si sono visti recapitare lettere di rescissione unilaterale del rapporto di lavoro.
C'è di più. Le rescissioni sono state inviate a seguito dell’invio, da parte dei lavoratori, delle comunicazioni per interrompere i termini dei loro diritti di impugnazione, come previsto dal collegato lavoro. Il sindacato considera l’invio di queste lettere di rescissione unilaterale "un atto ingiusto e lesivo di diritti fondamentali, non sussistendo motivazioni legate alla qualità delle prestazioni lavorative fornite o al mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati".
Prosegue la nota: "Fra i destinatari vi è addirittura una collaboratrice al sesto mese di gravidanza. L’agenzia, con questo atto, ha scelto dunque di contraddire i suoi stessi compiti istituzionali, arrivando a colpirla in un momento particolare della sua vita in cui sono dovute invece maggiore attenzione e tutela". Il sindacato ha inviato una lettera al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dell’Economia Giulio Tremonti (azionista unico dell’agenzia) e alla titolare delle Pari opportunità, Mara Carfagna, chiedendo di fare tutto il necessario per far ritirare i provvedimenti all’azienda.
"Mi chiedo dove sono finiti i diritti e il rispetto dovuto alle donne lavoratrici. Mi domando come si possa ancora parlare in Italia di tutela della famiglia", scrive K.S., la donna che ha subito il licenziamento: "Ho 36 anni, sono laureata, ho un master e ho conseguito un dottorato di ricerca, ho perfezionato la conoscenza dell'inglese vivendo all’estero e ho sempre lavorato con impegno e dedizione. Tuttavia la mia condizione oggi è ancora quella di una precaria senza tutele e senza diritti. Una donna che sebbene viva in una condizione di perenne incertezza decide di formare una famiglia".
"Italia Lavoro licenzia i suoi collaboratori, compresa una lavoratrice al sesto mese di gravidanza". È quanto denuncia il Nidil, sindacato Cgil dei lavoratori atipici. A rendere ancora più particolare la notizia, però, c'è il fatto che questa decisione riguarda i collaboratori a progetto di 'Italia Lavoro', l'agenzia strumentale del ministero del Lavoro "per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale". Ebbene, secondo la denuncia del Nidil, molti collaboratori a progetto si sono visti recapitare lettere di rescissione unilaterale del rapporto di lavoro.
C'è di più. Le rescissioni sono state inviate a seguito dell’invio, da parte dei lavoratori, delle comunicazioni per interrompere i termini dei loro diritti di impugnazione, come previsto dal collegato lavoro. Il sindacato considera l’invio di queste lettere di rescissione unilaterale "un atto ingiusto e lesivo di diritti fondamentali, non sussistendo motivazioni legate alla qualità delle prestazioni lavorative fornite o al mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati".
Prosegue la nota: "Fra i destinatari vi è addirittura una collaboratrice al sesto mese di gravidanza. L’agenzia, con questo atto, ha scelto dunque di contraddire i suoi stessi compiti istituzionali, arrivando a colpirla in un momento particolare della sua vita in cui sono dovute invece maggiore attenzione e tutela". Il sindacato ha inviato una lettera al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dell’Economia Giulio Tremonti (azionista unico dell’agenzia) e alla titolare delle Pari opportunità, Mara Carfagna, chiedendo di fare tutto il necessario per far ritirare i provvedimenti all’azienda.
"Mi chiedo dove sono finiti i diritti e il rispetto dovuto alle donne lavoratrici. Mi domando come si possa ancora parlare in Italia di tutela della famiglia", scrive K.S., la donna che ha subito il licenziamento: "Ho 36 anni, sono laureata, ho un master e ho conseguito un dottorato di ricerca, ho perfezionato la conoscenza dell'inglese vivendo all’estero e ho sempre lavorato con impegno e dedizione. Tuttavia la mia condizione oggi è ancora quella di una precaria senza tutele e senza diritti. Una donna che sebbene viva in una condizione di perenne incertezza decide di formare una famiglia".
FUNERALI DI STATO PER VITTORIO ARRIGONI
Nella Striscia Vittorio Arrigoni era arrivato la prima volta come rappresentante dell’International solidarity movement, a bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che violando, con successo, il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita due anni dopo della Freedom Flotilla. Diventammo amici in quei giorni. Per il suo look da lupo di mare – berretto, pipa e tatuaggi – lo ribattezzai «Capitan Findus». A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tentò (invano) quando venne bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche settimana, si imbarcò su di un altro battello della GFM e ritornò a Gaza. Fu una decisione davvero importante, forse perché era consapevole di ciò che stava maturando sul terreno. Il 27 dicembre 2008 si ritrovò ad essere l’unico italiano e uno dei pochi stranieri presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana «Piombo fuso». I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente dalle parole «Restiamo umani», rappresentano una delle testimonianze più lucide e coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d’inferno in cui Gaza, peraltro, era chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere in Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono – e sono molte migliaia, non solo in Italia in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale.
A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza più lasciarla, poco più di un anno fa, passando dall’Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permette l’ingresso nei campi coltivati situati in quell’ampia «zona cuscinetto» costituita unilateralmente all’interno della Striscia. Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza è un territorio dove troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente «Brigata Mohammed Bin Moslama», ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Ieri questi presunti salafiti hanno sequestrato Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista. Al-Maqdisi è stato arrestato poco più di un mese fa dai servizi di sicurezza di Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino proclamato un emirato islamico. Hamas reagì facendo una strage). Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha sempre creduto nella dignità di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione: «Restiamo umani».
A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza più lasciarla, poco più di un anno fa, passando dall’Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permette l’ingresso nei campi coltivati situati in quell’ampia «zona cuscinetto» costituita unilateralmente all’interno della Striscia. Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza è un territorio dove troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente «Brigata Mohammed Bin Moslama», ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Ieri questi presunti salafiti hanno sequestrato Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista. Al-Maqdisi è stato arrestato poco più di un mese fa dai servizi di sicurezza di Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino proclamato un emirato islamico. Hamas reagì facendo una strage). Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha sempre creduto nella dignità di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione: «Restiamo umani».
giovedì 14 aprile 2011
lavoro,napoli:disoccupati occupano...
I disoccupati del progetto Bros questa mattina hanno occupato a Napoli le sedi di PdL, Udeur e Pd. Un altro gruppo la sede comunale e la stazione di Acerra, interrompendo il traffico ferroviario sulla linea Napoli-Caserta.
"VERGOGNA FATE SCHIFO!!!"
«Vergogna, fate schifo», ma passa il processo breve. Ok alla norma "salva-premier"
"Vergogna", "Fate schifo", "E' ora di cacciare il presidente", "Noi siamo le vittime voi i carnefici"....ma a nulla sono valse le proteste. Il processo breve è passato. Il primo sì dell'Aula alla norma "salva premier" è stata varata con 306 sì e 288 no. Si tratta di quella norma, introdotta del relatore Maurizio Paniz, che riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati. E', in sostanza, il piccolo escamotage giudiziario che fa passare da un quarto ad un sesto la pena edittale. E si applicherà ai processi per i quali non è stata pronunciata una sentenza di primo grado, non comprendendo inoltre i reati più gravi come mafia, terrorismo, estorsione.
All'annuncio fuori dalle aule, il movimento autoconvocatosi in nome della democrazia è esploso in una vera e propria rabbia. Fuori ci sono le tante vittime delle stragi che potrebbero restare impunite. E sono proprio loro i primi a dire: "Perché, per salvare un uomo solo, lasciate impuniti assassini, stragisti e violentatori?», si urla anche alla Santanché e si buttano monetine in aria gridando: "Tieni, ora prenditi anche queste". Ma le proteste non hanno fermato la decisione dell'Aula. Un'Aula in cui la tensione è stata a livelli altissimi fin dalla prima mattinata. Il Pd, con Roberto Giachetti, ha duramente attaccato Fini definendolo "il peggiore presidente per l'opposizione" per via delle sue decisioni sui tempi a disposizione della minoranza. Subito dopo l'attacco di Giachetti, è intervenuto Pier Ferdinando Casini a difesa del leader di Montecitorio: "Inaccettabile". "Giachetti ha esagerato ma il suo giudizio era rivolto su un punto specifico dei lavori dell'aula. Non si è trattato di un giudizio complessivo sulla persona e sul modo con il quale il presidente Fini sta conducendo i lavori" ha detto poi il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani a mo di scuse. A richiamare a toni moderati è intervenuta persino la Cei. Eppure nulla è valso. Il dado è tratto. In Aula passa anche l'articolo 4, quello sulla «durata ragionevole del processo» e sull'«obbligo di segnalazione» L'articolo, anche questo riformulato dal relatore Paniz, prevede che il capo dell'ufficio giudiziario segnalerà al ministro della Giustizia e al Csm le toghe che "sforano" i tempi del processo stabiliti dalla legge: tre anni in primo grado, due anni in appello, e un anno e 6 mesi in Cassazione, per quanto riguarda i reati con la pena massima di 10 anni.
"Una vera vergogna" che non ferma il Governo.
"Vergogna", "Fate schifo", "E' ora di cacciare il presidente", "Noi siamo le vittime voi i carnefici"....ma a nulla sono valse le proteste. Il processo breve è passato. Il primo sì dell'Aula alla norma "salva premier" è stata varata con 306 sì e 288 no. Si tratta di quella norma, introdotta del relatore Maurizio Paniz, che riduce i tempi della prescrizione per gli incensurati. E', in sostanza, il piccolo escamotage giudiziario che fa passare da un quarto ad un sesto la pena edittale. E si applicherà ai processi per i quali non è stata pronunciata una sentenza di primo grado, non comprendendo inoltre i reati più gravi come mafia, terrorismo, estorsione.
All'annuncio fuori dalle aule, il movimento autoconvocatosi in nome della democrazia è esploso in una vera e propria rabbia. Fuori ci sono le tante vittime delle stragi che potrebbero restare impunite. E sono proprio loro i primi a dire: "Perché, per salvare un uomo solo, lasciate impuniti assassini, stragisti e violentatori?», si urla anche alla Santanché e si buttano monetine in aria gridando: "Tieni, ora prenditi anche queste". Ma le proteste non hanno fermato la decisione dell'Aula. Un'Aula in cui la tensione è stata a livelli altissimi fin dalla prima mattinata. Il Pd, con Roberto Giachetti, ha duramente attaccato Fini definendolo "il peggiore presidente per l'opposizione" per via delle sue decisioni sui tempi a disposizione della minoranza. Subito dopo l'attacco di Giachetti, è intervenuto Pier Ferdinando Casini a difesa del leader di Montecitorio: "Inaccettabile". "Giachetti ha esagerato ma il suo giudizio era rivolto su un punto specifico dei lavori dell'aula. Non si è trattato di un giudizio complessivo sulla persona e sul modo con il quale il presidente Fini sta conducendo i lavori" ha detto poi il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani a mo di scuse. A richiamare a toni moderati è intervenuta persino la Cei. Eppure nulla è valso. Il dado è tratto. In Aula passa anche l'articolo 4, quello sulla «durata ragionevole del processo» e sull'«obbligo di segnalazione» L'articolo, anche questo riformulato dal relatore Paniz, prevede che il capo dell'ufficio giudiziario segnalerà al ministro della Giustizia e al Csm le toghe che "sforano" i tempi del processo stabiliti dalla legge: tre anni in primo grado, due anni in appello, e un anno e 6 mesi in Cassazione, per quanto riguarda i reati con la pena massima di 10 anni.
"Una vera vergogna" che non ferma il Governo.
mercoledì 13 aprile 2011
libri scola stici da mettere al bando:...sono comunisti!!!!...proposta di legge del pdl
Dopo i giudici, anche i libri di testo contro Silvio Berlusconi. Secondo 19 deputati del Pdl, capitanati da Gabriella Carlucci, i testi scolastici di storia, su cui studiano migliaia di ragazzi, nesconderebbero «tentativi subdoli di indottrinamento» per «plagiare» le giovani generazioni «a fini elettorali» dando «una visione ufficiale della storia e dell'attualità asservita a una parte politica», il centrosinistra, «contro la parte politica che ne è antagonista», ossia il centrodestra. Di fronte a questa situazione definita «vergognosa», secondo i parlamentari del Pdl, il parlamento «non può far finta di non vedere» e per questo chiedono, attraverso una proposta di legge, l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta «sull'imparzialità dei libri di testo scolastici». Il progetto di legge è stato depositato alla Camera da Carlucci il 18 febbraio scorso e assegnato alla commissione Cultura il 14 marzo.
Il ministro all'Istruzione, Mariastella Gelmini, non si dissocia, anzi, la proposta verrà seriamente presa in considerazione: «Nei libri di testo non debba entrare la politica ma una visione oggettiva dei fatti e soprattutto degli eventi storici. Il Parlamento è sovrano, la commissione Cultura e Istruzione tratterà questo tema».
In attesa dell'avvio dell'esame, in questi giorni la proposta è stata sottoscritta da altri membri di partito (ieri si sono aggiunte nuove firme e altre ancora ne stanno arrivando), tra cui il capogruppo Pdl in commissione Cultura, Emerenzio Barbieri. Nella premessa, gli esponenti di maggioranza si chiedono: «Può la scuola di Stato, quella che paghiamo con i nostri soldi, trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano?» E la «battaglia partigiana», secondo il firmatari, viene messa in atto «osannando l'attuale schieramento di sinistra» e «gettando fango sui loro avversari». Per «capire la gravità del problema», sostengono i 19 deputati, «basta sfogliare la maggior parte dei libri che oggi troviamo nelle scuole, sui banchi dei nostri figli». Scopo della Commissione d'inchiesta? «Verificare quali sono i libri faziosi- spiega Barbieri- e dargli il tempo di adeguarsi prima di farli ritirare dal mercato, mica mandarli al macero...».
Gli altri firmatari della proposta di legge Carlucci, che mette 'all'indice' i libri di testo definiti «partigiani», sono: Barani, Botta, Lisi, Scandroglio, Bergamini, Biasotti, Castiello, Di Cagno Abbrescia, Di Virgilio, Dima, Girlanda, Holzmann, Giulio Marini, Nastri, Sbai, Simeoni e Zacchera. Nella premessa, si fanno alcuni esempi dei testi 'incriminati', specificando che «in Italia, negli ultimi cinquant'anni, lo studio della storia è stato spesso sostituito da un puro e semplice tentativo di indottrinamento ideologico» retaggio «dell'idea gramsciana della conquista delle 'casematte del poterè» che «si è propagato attraverso l'insegnamento della storia e della filosofia nelle scuole». Si cita 'La storia' di Della Peruta-Chittolini-Capra, edito da Le Monnier, che descrive «tre personaggi storici: Palmiro Togliatti 'un uomo politico intelligente, duttile e capace di ampie visioni generalì; Enrico Berlinguer, 'un uomo di profonda onestà morale e intellettuale, misurato e alieno alla retorica'; Alcide De Gasperi 'uno statista formatosi nel clima della tradizione politica cattolica'». Ma anche 'Elementi di storia' di Camera-Fabietti, edito da Zanichelli, 'reo', ad avviso del Pdl, di sostenere che «l'ignominia dei gulag sovietici non è dipesa da questo sacrosanto ideale (il comunismo), ma dal tentativo utopico di tradurlo immediatamente in atto o peggio dalla conversione di Stalin al tradizionale imperialismo». E ancora, la 'Storia, volume III, di De Bernardi-Guarracino, edito da Bruno Mondadori, per il quale dal 1948 «l'attuazione della Costituzione sarebbe diventato uno degli obiettivi dell'azione politica delle forze di sinistra e democratiche». E si arriva ai tempi più recenti. «Con la caduta del Muro di Berlino e con la fine dell'ideologia comunista in Italia- si precisa nella premessa alla proposta- i tentativi subdoli di indottrinamento restano tali» e anzi «si rafforzano e si scagliano» contro «la parte politica che oggi è antagonista della sinistra», quella guidata da Berlusconi.
Un altro esempio che, secondo i firmatari, «osanna» agli occhi degli studenti i partiti di centrosinistra lo si ritrova ne 'La storia' di Della Peruta-Chittolini-Capra, edito da Le Monnier, a proposito del Partito democratico della sinistra: «Il Pds- è scritto- intende proporsi come il polo di aggregazione delle forze democratiche e progressiste italiane» con «un programma di riforme politico sociali miranti a rendere più governabile il Paese». Si tira poi in ballo la descrizione che 'L'età contemporaneà di Ortoleva-Revelli, edito da Bruno Mondadori, fa di Oscar Luigi Scàlfaro: «Dopo aver abbandonato l'esercizio della magistratura per passare all'attività politica nel partito democristiano» si è segnalato «per il rigore morale e la valorizzazione delle istituzioni parlamentari». Ma il testo che più si distingue «per la quantità di notizie partigiane e propagandistiche» è, secondo i 19 deputati Pdl, quello di Camera e Fabietti. In 'Elementi di storià, citano, viene descritta l'attuale presidente del Pd, Rosy Bindi, come la «combattiva europarlamentare» che, ai tempi della militanza nella Democrazia cristiana, sollecitava ad «allontanare dalle cariche di partito» tutti «i propri esponenti inquisiti». E come viene descritto 'l'antagonistà Berlusconi? Nel 1994, citano ancora i parlamentari dalle pagine del libro di testo, «con Berlusconi presidente del Consiglio, la democrazia italiana arriva a un passo dal disastro». Secondo gli autori, «l'uso sistematicamente aggressivo dei media, i ripetuti attacchi alla magistratura, alla Direzione generale antimafia, alla Banca d'Italia, alla Corte costituzionale e soprattutto al presidente della Repubblica condotti da Berlusconi e dai suoi portavoce esasperarono le tensioni politiche nel Paese». L'elenco dei libri «naturalmente potrebbe continuare ancora per molto- conclude il Pdl- ma bastano questi esempi per capire la gravità della questione».
Il Pd: «La commissione sui libri antipremier? Da dittatura»
«Entrare nel merito dei contenuti dei libri di testo per stabilire cosa va bene al governo e cosa no è da regime dittatoriale. Cosa ci aspetterà a breve? La reintroduzione della gioventù balilla?». Se lo chiede Giuseppe Lumia del Pd. «Faremo tutto il possibile nelle sedi istituzionali e nel Paese per scongiurare un simile pericolo» annuncia il senatore.
«Se non ci fosse da preoccuparsi ci sarebbe solo da ridere: la notizia di un gruppo di parlamentari del PdL, guidati dall'onorevole Carlucci, che chiede una commissione d'inchiesta su testi scolastici ritenuti troppo ostili al premier, con frasi da 'indottrinamentò usate per 'plagiare le mentì si commenta da sola». Lo dice la responsabile scuola del Pd Francesca Puglisi. «Resta lo spettacolo francamente desolante - sottolinea - di una maggioranza che, in tre anni, ha progressivamente distrutto la scuola pubblica, umiliato chi ci studia, offeso chi ci lavora, sottratto risorse e abbassato tutti gli standard qualitativi. Se davvero avesse voglia di occuparsi di scuola, il Pdl potrebbe ripartire da una di queste emergenze. Diversamente la tentazione sarebbe quella di chiedere, si, una commissione d'inchiesta: ma sulle capacità critiche di alcuni parlamentari».
Il ministro all'Istruzione, Mariastella Gelmini, non si dissocia, anzi, la proposta verrà seriamente presa in considerazione: «Nei libri di testo non debba entrare la politica ma una visione oggettiva dei fatti e soprattutto degli eventi storici. Il Parlamento è sovrano, la commissione Cultura e Istruzione tratterà questo tema».
In attesa dell'avvio dell'esame, in questi giorni la proposta è stata sottoscritta da altri membri di partito (ieri si sono aggiunte nuove firme e altre ancora ne stanno arrivando), tra cui il capogruppo Pdl in commissione Cultura, Emerenzio Barbieri. Nella premessa, gli esponenti di maggioranza si chiedono: «Può la scuola di Stato, quella che paghiamo con i nostri soldi, trasformarsi in una fabbrica di pensiero partigiano?» E la «battaglia partigiana», secondo il firmatari, viene messa in atto «osannando l'attuale schieramento di sinistra» e «gettando fango sui loro avversari». Per «capire la gravità del problema», sostengono i 19 deputati, «basta sfogliare la maggior parte dei libri che oggi troviamo nelle scuole, sui banchi dei nostri figli». Scopo della Commissione d'inchiesta? «Verificare quali sono i libri faziosi- spiega Barbieri- e dargli il tempo di adeguarsi prima di farli ritirare dal mercato, mica mandarli al macero...».
Gli altri firmatari della proposta di legge Carlucci, che mette 'all'indice' i libri di testo definiti «partigiani», sono: Barani, Botta, Lisi, Scandroglio, Bergamini, Biasotti, Castiello, Di Cagno Abbrescia, Di Virgilio, Dima, Girlanda, Holzmann, Giulio Marini, Nastri, Sbai, Simeoni e Zacchera. Nella premessa, si fanno alcuni esempi dei testi 'incriminati', specificando che «in Italia, negli ultimi cinquant'anni, lo studio della storia è stato spesso sostituito da un puro e semplice tentativo di indottrinamento ideologico» retaggio «dell'idea gramsciana della conquista delle 'casematte del poterè» che «si è propagato attraverso l'insegnamento della storia e della filosofia nelle scuole». Si cita 'La storia' di Della Peruta-Chittolini-Capra, edito da Le Monnier, che descrive «tre personaggi storici: Palmiro Togliatti 'un uomo politico intelligente, duttile e capace di ampie visioni generalì; Enrico Berlinguer, 'un uomo di profonda onestà morale e intellettuale, misurato e alieno alla retorica'; Alcide De Gasperi 'uno statista formatosi nel clima della tradizione politica cattolica'». Ma anche 'Elementi di storia' di Camera-Fabietti, edito da Zanichelli, 'reo', ad avviso del Pdl, di sostenere che «l'ignominia dei gulag sovietici non è dipesa da questo sacrosanto ideale (il comunismo), ma dal tentativo utopico di tradurlo immediatamente in atto o peggio dalla conversione di Stalin al tradizionale imperialismo». E ancora, la 'Storia, volume III, di De Bernardi-Guarracino, edito da Bruno Mondadori, per il quale dal 1948 «l'attuazione della Costituzione sarebbe diventato uno degli obiettivi dell'azione politica delle forze di sinistra e democratiche». E si arriva ai tempi più recenti. «Con la caduta del Muro di Berlino e con la fine dell'ideologia comunista in Italia- si precisa nella premessa alla proposta- i tentativi subdoli di indottrinamento restano tali» e anzi «si rafforzano e si scagliano» contro «la parte politica che oggi è antagonista della sinistra», quella guidata da Berlusconi.
Un altro esempio che, secondo i firmatari, «osanna» agli occhi degli studenti i partiti di centrosinistra lo si ritrova ne 'La storia' di Della Peruta-Chittolini-Capra, edito da Le Monnier, a proposito del Partito democratico della sinistra: «Il Pds- è scritto- intende proporsi come il polo di aggregazione delle forze democratiche e progressiste italiane» con «un programma di riforme politico sociali miranti a rendere più governabile il Paese». Si tira poi in ballo la descrizione che 'L'età contemporaneà di Ortoleva-Revelli, edito da Bruno Mondadori, fa di Oscar Luigi Scàlfaro: «Dopo aver abbandonato l'esercizio della magistratura per passare all'attività politica nel partito democristiano» si è segnalato «per il rigore morale e la valorizzazione delle istituzioni parlamentari». Ma il testo che più si distingue «per la quantità di notizie partigiane e propagandistiche» è, secondo i 19 deputati Pdl, quello di Camera e Fabietti. In 'Elementi di storià, citano, viene descritta l'attuale presidente del Pd, Rosy Bindi, come la «combattiva europarlamentare» che, ai tempi della militanza nella Democrazia cristiana, sollecitava ad «allontanare dalle cariche di partito» tutti «i propri esponenti inquisiti». E come viene descritto 'l'antagonistà Berlusconi? Nel 1994, citano ancora i parlamentari dalle pagine del libro di testo, «con Berlusconi presidente del Consiglio, la democrazia italiana arriva a un passo dal disastro». Secondo gli autori, «l'uso sistematicamente aggressivo dei media, i ripetuti attacchi alla magistratura, alla Direzione generale antimafia, alla Banca d'Italia, alla Corte costituzionale e soprattutto al presidente della Repubblica condotti da Berlusconi e dai suoi portavoce esasperarono le tensioni politiche nel Paese». L'elenco dei libri «naturalmente potrebbe continuare ancora per molto- conclude il Pdl- ma bastano questi esempi per capire la gravità della questione».
Il Pd: «La commissione sui libri antipremier? Da dittatura»
«Entrare nel merito dei contenuti dei libri di testo per stabilire cosa va bene al governo e cosa no è da regime dittatoriale. Cosa ci aspetterà a breve? La reintroduzione della gioventù balilla?». Se lo chiede Giuseppe Lumia del Pd. «Faremo tutto il possibile nelle sedi istituzionali e nel Paese per scongiurare un simile pericolo» annuncia il senatore.
«Se non ci fosse da preoccuparsi ci sarebbe solo da ridere: la notizia di un gruppo di parlamentari del PdL, guidati dall'onorevole Carlucci, che chiede una commissione d'inchiesta su testi scolastici ritenuti troppo ostili al premier, con frasi da 'indottrinamentò usate per 'plagiare le mentì si commenta da sola». Lo dice la responsabile scuola del Pd Francesca Puglisi. «Resta lo spettacolo francamente desolante - sottolinea - di una maggioranza che, in tre anni, ha progressivamente distrutto la scuola pubblica, umiliato chi ci studia, offeso chi ci lavora, sottratto risorse e abbassato tutti gli standard qualitativi. Se davvero avesse voglia di occuparsi di scuola, il Pdl potrebbe ripartire da una di queste emergenze. Diversamente la tentazione sarebbe quella di chiedere, si, una commissione d'inchiesta: ma sulle capacità critiche di alcuni parlamentari».
martedì 12 aprile 2011
incidenti sul lavoro....petrolchimico di saras sardegna
(ANSA) - CAGLIARI, 12 APR - E' morto il piu' grave dei 2 operai colpiti ieri sera da un getto di ossido di zolfo mentre stavano pulendo un impianto nello stabilimento petrolchimico della Saras a Sarroch. L'uomo aveva accusato un arresto cardiaco. Appresa la notizia, gli operai hanno deciso di astenersi dal lavoro per protesta e i sindacati hanno proclamato una giornata di sciopero. La Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. I Cc stanno indagando. Stazionarie le condizioni degli altri 2 operai.
Ranieri (Fisascat Cisl): "Vergognosa strumentalizzazione della Filcams sul rinnovo contrattuale"
Roma - "A chi ci accusa di svolgere il nostro lavoro in maniera arbitraria rispondiamo che è inaccettabile assistere ad una guerra di un sindacato contro gli altri sindacati" afferma Raineri
“Consideriamo vergognoso l’atteggiamento della Filcams Cgil che continua senza sosta nell’azione di strumentalizzazione della sigla definitiva del contratto nazionale del terziario, della distribuzione e dei servizi” questo il commento del segretario generale della Fisascat Cisl Pierangelo Raineri all’indomani della ratifica dell’accordo di rinnovo siglato con la Uiltucs Uil e l’associazione datoriale Confcommercio fortemente contestata dalla federazione di categoria della Cgil.
“E’ davvero incomprensibile la demagogia perpetrata da un’organizzazione sindacale che dovrebbe avere come unico scopo quello di giungere alla positiva conclusione dei negoziati. Rileviamo che questi atteggiamenti rendono sempre meno rappresentativa la Filcams Cgil che oramai non rappresenta più il settore del commercio avendo scelto di non firmare il rinnovo – ha aggiunto Raineri - La rappresentatività si misura per tutte le organizzazioni sindacali attraverso le capacità negoziali e di stipulare accordi nell’interesse dei lavoratori coinvolti. La Filcams e la Cgil rischiano di essere fuori dallo scenario negoziale”.
“Il nostro merito è stato quello di continuare a concertare le richieste talvolta molto problematiche proposte dalla Confcommercio e di contrattare soluzioni che meglio si avvicinassero alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici dei settori polverizzati del terziario – ha proseguito - Fino all’ultimo abbiamo tentato di risolvere il negoziato anche sui punti sensibili della vertenza in ordine all’istituto contrattuale della carenza di malattia e all’obbligatorietà del sistema della bilateralità. Insieme alla Uiltucs Uil abbiamo rinnovato un contratto convinti che solo attraverso di esso sia possibile continuare a rappresentare e tutelare i lavoratori coinvolti”.
“A chi ci accusa di svolgere il nostro lavoro in maniera arbitraria rispondiamo che è inaccettabile assistere ad una guerra di un sindacato contro gli altri sindacati – ha concluso Raineri – La Filcams Cgil si assuma da sola la responsabilità di non aver siglato un contratto che garantisce e rafforza le tutele in un momento in cui le difficoltà congiunturali hanno ancora pesanti ripercussioni sull’occupazione”.
“Consideriamo vergognoso l’atteggiamento della Filcams Cgil che continua senza sosta nell’azione di strumentalizzazione della sigla definitiva del contratto nazionale del terziario, della distribuzione e dei servizi” questo il commento del segretario generale della Fisascat Cisl Pierangelo Raineri all’indomani della ratifica dell’accordo di rinnovo siglato con la Uiltucs Uil e l’associazione datoriale Confcommercio fortemente contestata dalla federazione di categoria della Cgil.
“E’ davvero incomprensibile la demagogia perpetrata da un’organizzazione sindacale che dovrebbe avere come unico scopo quello di giungere alla positiva conclusione dei negoziati. Rileviamo che questi atteggiamenti rendono sempre meno rappresentativa la Filcams Cgil che oramai non rappresenta più il settore del commercio avendo scelto di non firmare il rinnovo – ha aggiunto Raineri - La rappresentatività si misura per tutte le organizzazioni sindacali attraverso le capacità negoziali e di stipulare accordi nell’interesse dei lavoratori coinvolti. La Filcams e la Cgil rischiano di essere fuori dallo scenario negoziale”.
“Il nostro merito è stato quello di continuare a concertare le richieste talvolta molto problematiche proposte dalla Confcommercio e di contrattare soluzioni che meglio si avvicinassero alle esigenze dei lavoratori e delle lavoratrici dei settori polverizzati del terziario – ha proseguito - Fino all’ultimo abbiamo tentato di risolvere il negoziato anche sui punti sensibili della vertenza in ordine all’istituto contrattuale della carenza di malattia e all’obbligatorietà del sistema della bilateralità. Insieme alla Uiltucs Uil abbiamo rinnovato un contratto convinti che solo attraverso di esso sia possibile continuare a rappresentare e tutelare i lavoratori coinvolti”.
“A chi ci accusa di svolgere il nostro lavoro in maniera arbitraria rispondiamo che è inaccettabile assistere ad una guerra di un sindacato contro gli altri sindacati – ha concluso Raineri – La Filcams Cgil si assuma da sola la responsabilità di non aver siglato un contratto che garantisce e rafforza le tutele in un momento in cui le difficoltà congiunturali hanno ancora pesanti ripercussioni sull’occupazione”.
accordo separato: martini segretario generale(filcams cgil)risponde a ranieri(fisascat cisl)
Accordo separato del Commercio: il segretario generale della Fisascat Cisl perde le staffe
Franco Martini segretario generale della Filcams Cgil, risponde alle dichiarazioni del segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri rilasciate sul sito Riviera.it, accusando la Filcams di strumentalizzare il rinnovo del contratto del commercio.
“Non seguiremo il segretario generale della Fisascat-Cisl nella poco rispettosa polemica sui ciò che davvero è vergognoso, o sulla concezione un po’ bizzarra della democrazia sindacale” afferma Franco Martini, “ci corre l'obbligo di precisare che la rappresentatività di un sindacato, nonostante l’assenza di norme in materia, non è misurata dagli accordi separati, né, dai vertici delle organizzazioni, quanto, dal voto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Raineri, piuttosto che sancire quale sindacato può stare dentro o fuori il settore, dovrebbe correttamente dire che la Filcams-Cgil aveva proposto di svolgere la consultazione tra le lavoratrici ed i lavoratori interessati al contratto e all'esito del voto si sarebbe attenuta.
Proprio la Fisascat-Cisl insieme alla Uiltucs-Cisl si sono opposte, dando luogo alla conclusione da noi giudica arbitraria, proprio perché a prescindere dal responso del voto democratico. La Fisascat-Cisl spieghi perché per il contratto del commercio non vale quanto è valso per gli operai Fiat di Pomigliano? La Filcams-Cgil, infatti, ha chiesto di fare, né più e né meno, quello che hanno preteso Bonanni ed Angeletti a Pomigliano. Quello del segretario generale Fisascat-Cisl non è –dunque- il pulpito dal quale si possa predicare bene!”
Franco Martini segretario generale della Filcams Cgil, risponde alle dichiarazioni del segretario generale della Fisascat Pierangelo Raineri rilasciate sul sito Riviera.it, accusando la Filcams di strumentalizzare il rinnovo del contratto del commercio.
“Non seguiremo il segretario generale della Fisascat-Cisl nella poco rispettosa polemica sui ciò che davvero è vergognoso, o sulla concezione un po’ bizzarra della democrazia sindacale” afferma Franco Martini, “ci corre l'obbligo di precisare che la rappresentatività di un sindacato, nonostante l’assenza di norme in materia, non è misurata dagli accordi separati, né, dai vertici delle organizzazioni, quanto, dal voto delle lavoratrici e dei lavoratori.
Raineri, piuttosto che sancire quale sindacato può stare dentro o fuori il settore, dovrebbe correttamente dire che la Filcams-Cgil aveva proposto di svolgere la consultazione tra le lavoratrici ed i lavoratori interessati al contratto e all'esito del voto si sarebbe attenuta.
Proprio la Fisascat-Cisl insieme alla Uiltucs-Cisl si sono opposte, dando luogo alla conclusione da noi giudica arbitraria, proprio perché a prescindere dal responso del voto democratico. La Fisascat-Cisl spieghi perché per il contratto del commercio non vale quanto è valso per gli operai Fiat di Pomigliano? La Filcams-Cgil, infatti, ha chiesto di fare, né più e né meno, quello che hanno preteso Bonanni ed Angeletti a Pomigliano. Quello del segretario generale Fisascat-Cisl non è –dunque- il pulpito dal quale si possa predicare bene!”
lunedì 11 aprile 2011
la democrazia e il suo senso.liberta' e partecipazione
Democrazia è libertà. Libertà è partecipazione. Parole che sembrano astratte, enunciazioni di principi impalpabili, sono invece fatti concreti, che riguardano la vita di ognuno. Rapporti altrimenti complessi e discrezionali, in democrazia, trovano la soluzione giusta, quasi scontata, come l'obbligo per chi governa, su mandato del popolo, di agevolare, promuovere, favorire la partecipazione alle scelte, quindi esaltare la libertà di ognuno. Questo in linea di principio. Nei fatti il governo PDL-Lega fa l'esatto opposto. Un esempio concreto è la data fissata per i Referendum su acqua pubblica, nucleare, uguaglianza di fronte alla Legge. Per questi sono state raccolte quasi un milione e mezzo di firme, ben oltre le cinquecentomila necessarie, proprio perchè sono temi sensibili. Qualsiasi governo avrebbe dovuto concordare con gli organizzatori dei referendum la data migliore per svolgerli, con un unico obiettivo: garantire la maggior partecipazione, spendendo il meno possibile. In sostanza un governo che volesse restare al servizio della democrazia non si doveva preoccupare dell'esito dei referendum stessi, ma delle casse dello Stato. Berlusconi e Bossi, prendendo di nuovo in giro gli Italiani, spostano i referendum a metà giugno, sperando che i cittadini non vadano a votare, quindi, di fatto tentando di incidere sull'esito, e per fare questo non fanno l'election day, buttando dalla finestra 400 milioni di euro. Anche questo sperpero di danaro, in una crisi gravissima e aggravata dalle scelte impopolari della destra, indigna ogni coscienza democratica. Pensiamo a quante situazioni si possono risolvere con questo danaro bruciato. Per esempio la Videocon non riparte perchè non si sa chi deve garantire 36 milioni di euro di debito. 1300 famiglie aspettano con ansia la soluzione di questo problema. Si licenziano migliaia di bidelli e professori e la Scuola degrada sempre più, con classi pollaio o comunque super affollate. Per non parlare della Sanità. Allora quando si dice che questo governo se ne deve andare è perchè ha tradito le aspettative minime, ha continuato ad acuire le crisi, allontana i cittadini dall'esercizio della democrazia. Oggi c'è un'evidente ripulsa verso questo governo, che per le cose dette, diventa eversivo verso la partecipazione. Intanto le famiglie impoveriscono sempre più, i giovani non trovano lavoro nello stesso tempo, grazie alle poche tasse che si pagano sui dividendi azionari Berlusconi e Marchionne guadagnano cifre inimmaginabili. Ecco un altro tema del conflitto e della crisi: partecipazione è pagare in base ai guadagni e non il contrario. Oggi un operaio, un piccolo artigiano o commerciante paga il 30% di tasse, i grandi capitalisti sulla grandissima parte dei profitti il 12,5%.
prescrizione breve...processo breve...leggittimo inpedimento
come si legge dal titolo queste sono tutte leggi che andranno fatte come leggi primarie, e di importanza primaria che queste leggi passino al piu' presto, il paese non puo' andare avanti senza queste leggi.
questo purtroppo e quello che il nostro governo va dicendo in tutti i giornali e telegiornali, si concentra l'attenzione su fatti, come la giustizia,che si sono importanti , ma si distoglie l'attenzione su fatti ancora piu importanti...il lavoro.
in questo paese stanno chiudendo centinaia di aziende stanno andando a casa miglia e migliaia di persone, di padri di famiglia , di madri , che non avranno piu un lavoro, e che forse non ritroveranno mai, specialmente in questo periodo storico.
il governo l'unica cosa che ha fatto per il walfare e fare leggi che tutelano solo il padrone e che cancellano tutele e diritti, per i lavoratori aquisiti in anni di lotte sindacali,ora l'unica cosa rimasta e lo statuto dei lavoratori che il signor sacconi gia' a preso sotto occhio.
proprio per questo penso che in questo momento storico le forze sindacali che sono ancora a tutela dei lavoratori(cgil) e la sinistra politica (quella vera),debba unirsi in un unica lotta , mantenendo ovviamente ogniuna la propria autonomia , la cgil l'autonomia sindacale , e la sinistra la sua autonomia pollitica.
io penso in ultimo che il sindacato in quanto tale non possa leggiferare , ma la politica puo' farlo, quindi penso che i due debbano trovare un programma potico- sindacale comune , debbano parlarsi mettersi seduti ad un tavolo e trovare insieme un futuro per questo paese,il quale si sta riducendo in un pozzo di ricchezza per chi si approffitta della crisi in barba alla povera gente.
penso anche che in parlamento, in futuro debbano salire persone che abbiamo vissuto sulla loro pelle il sacrificio di un lavoro onesto e no persone che dichiarano al fisco 300 mila euro l'anno, come fa uno che guadagna cosi' tanto a parlare di uno che ne guadagna 1000 euro al mese?
cambiamo insieme il tessuto politico italiano, cambiamo la cultura politica, la politica dve essere al servizio del popolo e no viceversa!!!!!.
ciao a tutti tiziano
questo purtroppo e quello che il nostro governo va dicendo in tutti i giornali e telegiornali, si concentra l'attenzione su fatti, come la giustizia,che si sono importanti , ma si distoglie l'attenzione su fatti ancora piu importanti...il lavoro.
in questo paese stanno chiudendo centinaia di aziende stanno andando a casa miglia e migliaia di persone, di padri di famiglia , di madri , che non avranno piu un lavoro, e che forse non ritroveranno mai, specialmente in questo periodo storico.
il governo l'unica cosa che ha fatto per il walfare e fare leggi che tutelano solo il padrone e che cancellano tutele e diritti, per i lavoratori aquisiti in anni di lotte sindacali,ora l'unica cosa rimasta e lo statuto dei lavoratori che il signor sacconi gia' a preso sotto occhio.
proprio per questo penso che in questo momento storico le forze sindacali che sono ancora a tutela dei lavoratori(cgil) e la sinistra politica (quella vera),debba unirsi in un unica lotta , mantenendo ovviamente ogniuna la propria autonomia , la cgil l'autonomia sindacale , e la sinistra la sua autonomia pollitica.
io penso in ultimo che il sindacato in quanto tale non possa leggiferare , ma la politica puo' farlo, quindi penso che i due debbano trovare un programma potico- sindacale comune , debbano parlarsi mettersi seduti ad un tavolo e trovare insieme un futuro per questo paese,il quale si sta riducendo in un pozzo di ricchezza per chi si approffitta della crisi in barba alla povera gente.
penso anche che in parlamento, in futuro debbano salire persone che abbiamo vissuto sulla loro pelle il sacrificio di un lavoro onesto e no persone che dichiarano al fisco 300 mila euro l'anno, come fa uno che guadagna cosi' tanto a parlare di uno che ne guadagna 1000 euro al mese?
cambiamo insieme il tessuto politico italiano, cambiamo la cultura politica, la politica dve essere al servizio del popolo e no viceversa!!!!!.
ciao a tutti tiziano
domenica 10 aprile 2011
uno stupro piccolo piccolo.....
C’è un emendamento, quasi banale in quel coacervo di vergogna rappresentato dal d.d.l. Senato n. 1611 sulle intercettazioni telefoniche. Merita, però, una segnalazione particolare. E’ l’emendamento 1707, presentato dai senatori Maurizio Gasparri (capogruppo P. d. L.), Federico Bricolo (Lega Nord Padania), Gaetano Quagliariello (P. d. L.), Roberto Centaro (P. d. L.), Filippo Berselli (P. d. L.), Sandro Mazzatorta (P. d. L.), Sergio Divina (Lega Nord Padania).
Prevede una modifica dell’ articolo 380 del codice di procedura penale che elenca i casi in cui si deve (non “si può”, ma “si deve”) procedere all’arresto in flagranza. Fra questi attualmente c’è il delitto di atti sessuali con minorenne (609 quater codice penale). Nella proposta contenuta nel garantista emendamento 1707 si prevede l’abrogazione dell’obbligo di arresto nei confronti di chi viene sorpreso in flagranza a compiere atti sessuali “di minore gravità” con minorenni.
E quale sarebbe questa pretesa “minore gravità”? Uno stupro piccolo piccolo? Potremmo magari chiederlo al senatore Bricolo, che proponeva il “carcere per chi rimuove un crocifisso da un edificio pubblico” (art. 4 della proposta di legge “Disposizioni per disciplinare l’esposizione del Crocifisso in tutti i pubblici uffici e le pubbliche amministrazioni della Repubblica” presentata il 31 maggio 2006), ma che – evidentemente – non vuole l’arresto in flagranza per chi palpeggia una bambina.
Prevede una modifica dell’ articolo 380 del codice di procedura penale che elenca i casi in cui si deve (non “si può”, ma “si deve”) procedere all’arresto in flagranza. Fra questi attualmente c’è il delitto di atti sessuali con minorenne (609 quater codice penale). Nella proposta contenuta nel garantista emendamento 1707 si prevede l’abrogazione dell’obbligo di arresto nei confronti di chi viene sorpreso in flagranza a compiere atti sessuali “di minore gravità” con minorenni.
E quale sarebbe questa pretesa “minore gravità”? Uno stupro piccolo piccolo? Potremmo magari chiederlo al senatore Bricolo, che proponeva il “carcere per chi rimuove un crocifisso da un edificio pubblico” (art. 4 della proposta di legge “Disposizioni per disciplinare l’esposizione del Crocifisso in tutti i pubblici uffici e le pubbliche amministrazioni della Repubblica” presentata il 31 maggio 2006), ma che – evidentemente – non vuole l’arresto in flagranza per chi palpeggia una bambina.
PRECARIO MONDO...di ascanio celestini
Precario mondo Un operatore di call center mi dice che qualche anno fa viveva al centro di Roma, divideva l'affitto con un amico e aveva tempo per suonare e andare in tournée. Si considerava un musicista e utilizzava il call center come sponda. Adesso sta in periferia con tre studenti, lavora full time per sopravvivere, non ha più tempo per suonare e comunque anche la richiesta di concerti è diventata così striminzita che non ci camperebbe. Mi dice «ho quasi cinquant'anni, non ho una famiglia e va a finire che torno a vivere con mia madre». Allora dov'è la precarietà? Non è solo un problema di stage non pagati, di assunzioni a tempo determinato, di lavoro nero e licenziamenti facili. Mille e cinquecento euro al mese basterebbero se una famiglia ne pagasse duecento d'affitto. Basterebbero se una donna e un uomo avessero la certezza di lavorare fino al giorno della pensione. Basterebbero se il figlio di un operaio studiasse in una classe con meno di venti bambini, ricevesse una vera formazione che comprendesse le lingue straniere e la musica, la storia contemporanea e il teatro... Basterebbero se quella famiglia avesse attorno una comunità che la sostiene, un servizio sanitario che la cura quando sta male. E invece l'operaio che pensava di essere assunto a tempo indeterminato vede in televisione un padrone col maglioncino che gli sfila i diritti da sotto i piedi, il sindaco (sedicente di sinistra) che va a giocarci a scopetta e prega il proprio partito di affiancarsi alla battaglia padronale. Porta il figlio in una scuola dove i suoi compagni sono così tanti che la maestra ci mette un mese per imparare i nomi, una scuola che funziona solo per l'impegno degli insegnanti che non hanno ancora mollato, che non sono ancora scoppiati per l'umiliazione continua alla quale sono esposti. Un lavoratore è precario non solo per la precarietà del suo lavoro, ma soprattutto perché sono precari la scuola, la casa, l'assistenza sanitaria, i trasporti, l'informazione, la cultura, il cibo che mangia e l'acqua che beve, l'energia che consuma e i vestiti che indossa. Invece io dico che la scuola è solo pubblica. Dico che la scuola privata è una questione privata, un'azienda che deve prendere due lire solo in quel paesino di montagna dove non è ancora stata costruita quella statale. Dico che accettare oggi una riduzione dei diritti in fabbrica significa che domani quei diritti si ridurranno ancora di più. Dico che se un lavoratore accetta di lavorare per uno stipendio ridicolo non fa solo una scelta personale, ma sta costringendo tutti gli altri ad essere sottopagati, così come un lavoratore che sciopera e ottiene il riconoscimento di un diritto, lo fa anche per quello che entra. Dico che seicento euro d'affitto per un monolocale seminterrato in periferia (c'era il cartello nella piazza della mia borgata fino a poche settimane fa) è un furto e quando la casa non si trova: la si occupa. Dico che se acquisto un paio di scarpe sottoprezzo sto sfruttando un operaio e se compro a mio figlio un pallone cucito da un bambino dall'altra parte del mondo sono peggio di un pedofilo. Dico che se prendo l'acqua da bere al supermercato e uso quella potabile che esce dal mio rubinetto per lo sciacquone del cesso sono un pazzo pericoloso. Dico che non sono un uomo moderno se accetto la devastazione di una valle per farci passare un treno veloce che impiega un'ora di meno per portarmi in Francia: sono un criminale. Penso a una donna del trentino che va al supermercato a comprare un chilo di mele cilene. Se quelle mele costano meno di quelle coltivate sotto casa sua è evidente che in Cile c'è un contadino sfruttato e uno del trentino che resta disoccupato, un aereo che inquina inutilmente l'oceano e una piccola frutteria che chiude. Il lavoro era precario vent'anni fa. Oggi è la nostra visione del mondo ad essere precaria. Io non cerco voti per le prossime elezioni, né tessere per la prossima campagna di tesseramento. Non ho bisogno di carne da macello per la prossima guerra umanitaria o vittime del destino per il prossimo terremoto. Non scendo in piazza per un lavoro a tempo indeterminato o per qualche centesimo che il ministero della cultura succhia dai serbatoi della benzina. Non voglio mettere all'ordine del giorno del prossimo consiglio dei ministri o del prossimo talk show, del prossimo monologo teatrale o della prossima canzonetta il solito discorso del giovane sottopagato o disoccupato. Io dico che questo sistema violento mi fa paura e so che per liberarcene dobbiamo pacificamente far paura al sistema.
CGIL,NOTIZIA FALSA DEL TG1 DELLE 20 SUL SINDACATO
Secondo la Confederazione è evidente l'”intento strumentale della notizia”: tentare di colpire un'organizzazione che svolge un'azione fondamentale di difesa dei diritti e di contestazione del governo
Notizia falsa del TG1 delle 20. E' quanto denuncia la CGIL sottolineando, in una nota, che nel notiziario di questa sera è stata data “molta enfasi” alla notizia della contestazione di un piccolo gruppo di persone davanti alla sede nazionale della CGIL ed è stato affermato che ci sarebbero cause di lavoro contro il sindacato in tutta Italia.
“Notizia totalmente falsa” spiega il sindacato, infatti prosegue la nota “le cause di lavoro che sono state avviate contro la CGIL sono in tutto sei” e in una lettera della Segreteria Nazionale se ne dà conto caso per caso: si va da rapporti di lavoro totalmente inventati, all'interruzione del rapporto di lavoro di una persona accusata di appropriazione indebita, al rifiuto di un posto di lavoro.
Secondo la Segreteria Nazionale della CGIL “è evidente, quindi, l'intento strumentale sia della formulazione della notizia sia del ruolo che essa svolge” basti dire, spiega la nota, che “le telecamere del tg1 (unica televisione presente n.d.r.) erano in attesa davanti alla sede nazionale della CGIL molto prima dell'arrivo delle persone che hanno intentato la manifestazione”. Dunque aggiunge la nota “lo scopo della falsa notizia è chiaro: tentare di ridimensionare le decine di manifestazioni di giovani che domani riempiranno tante piazze del nostro Paese e tentare di colpire un'organizzazione che svolge un'azione fondamentale di difesa dei loro diritti e di contestazione del governo”. Il TG1, conclude la nota “dopo un lungo ed assordante silenzio sul tema dei giovani e del lavoro, ora lo riscopre solo per buttare fango”.
Notizia falsa del TG1 delle 20. E' quanto denuncia la CGIL sottolineando, in una nota, che nel notiziario di questa sera è stata data “molta enfasi” alla notizia della contestazione di un piccolo gruppo di persone davanti alla sede nazionale della CGIL ed è stato affermato che ci sarebbero cause di lavoro contro il sindacato in tutta Italia.
“Notizia totalmente falsa” spiega il sindacato, infatti prosegue la nota “le cause di lavoro che sono state avviate contro la CGIL sono in tutto sei” e in una lettera della Segreteria Nazionale se ne dà conto caso per caso: si va da rapporti di lavoro totalmente inventati, all'interruzione del rapporto di lavoro di una persona accusata di appropriazione indebita, al rifiuto di un posto di lavoro.
Secondo la Segreteria Nazionale della CGIL “è evidente, quindi, l'intento strumentale sia della formulazione della notizia sia del ruolo che essa svolge” basti dire, spiega la nota, che “le telecamere del tg1 (unica televisione presente n.d.r.) erano in attesa davanti alla sede nazionale della CGIL molto prima dell'arrivo delle persone che hanno intentato la manifestazione”. Dunque aggiunge la nota “lo scopo della falsa notizia è chiaro: tentare di ridimensionare le decine di manifestazioni di giovani che domani riempiranno tante piazze del nostro Paese e tentare di colpire un'organizzazione che svolge un'azione fondamentale di difesa dei loro diritti e di contestazione del governo”. Il TG1, conclude la nota “dopo un lungo ed assordante silenzio sul tema dei giovani e del lavoro, ora lo riscopre solo per buttare fango”.
sabato 9 aprile 2011
ELEZIONI AMMINISTRATIVE E REFERENDUM.ATTIVO PROVINCIALE DEI COMUNISTI ITALIANI DI FROSINONE
Venerdì 8 aprile a Frosinone si è svolto l'attivo dei Comunisti Italiani sulle Elezioni Amministrative e sui Referendum per l'acqua pubblica, contro il nucleare e per l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla Legge. Il segretario Orlando Cervoni ha illustrato la situazione dei programmi e delle liste per i 29 Comuni ciociari dove si voterà il 15 e 16 maggio. Ha invitato tutti gli iscritti, i simpatizzanti a fare il massimo sforzo per un appuntamento elettorale importante per le comunità amministrate e per il valore politico ad esso collegato. Sui Referendum del 12 e 13 giugno tutto il Partito dei Comunisti Italiani, con la Federazione della Sinistra, le Associazioni, i Movimenti ed i singoli cittadini, sta organizzando o aderisce alle iniziative per la massima mobilitazione. Si è sviluppato un interessante e costruttivo dibattito. Fra gli altri sono intervenuti Giuliano Sera, che ha annunciato l'adesione del PdCI alla manifestazione di Arce sui Referendum per Domenica 10 aprile; Fabio Petrucci, che ha riferito della manifestazioni svoltasi a sostegno della Pace; Tiziano Ziroli,RSU FILCAMS CGIL, che ha concentrato il suo intervento nelle politiche del lavoro. Particolarmente apprezzato l'intervento di Pompeo Rasi, RSU della Fiat di Cassino ( FIOM-CGIL), candidato alle prossime elezioni amministrative di Cassino,nella Lista della Federazione della Sinistra a sostegno di Giuseppe Golini Petrarcone. Ha illustrato i principali temi del programma elettorale, con particolare riferimento al progetto del Bene Comune, come necessaria svolta per una città importante come Cassino, da troppi anni frenata dalle politiche amministrative del centrodestra. Ha riferito di come Cassino e Fiat siano profondamente interconnesse, come si debbano sviluppare rapporti sindacato-azienda seri e non con accordi-ricatto come a Pomigliano e Mirafiori. Altro tema la questione del sapere e dell'Università. Ha ribadito come il commercio e l'artigianato possono riprendere se si inverte la rotta rispetto al passato. Tutti, quindi, ad impegnarsi per cambiare e rimettere al centro del dibattito le persone e non la speculazione.
venerdì 8 aprile 2011
IL RICATTO ITALIANO
di Alessandro Dal Lago
In qualsiasi paese normale, un ministro come Maroni si sarebbe dimesso, dopo l’incredibile spettacolo di Lampedusa, per non parlare di Manduria e altre tendopoli. Ma non è uno spettacolo. Quella a cui stiamo assistendo è una tragedia a cui il nostro governo sta rispondendo con la consueta miscela di brutalità e giochetti diplomatici, con la corsa a Tunisi – dove ieri è stato «respinto» – per imporre il ricatto soldi contro migranti. E ancora, dichiarazioni a vanvera, disorganizzazione e velleitarismi. Lasciare per giorni e giornimigliaia di esseri umani all’addiaccio, senza cibo e servizi igienici, salvo lamentarsi dell’Europa, della Francia o del destino cinico e baro, è inqualificabile.
La Tunisia ha accolto centocinquantamila profughi dalla Libia in modo infinitamente più civile. E parliamo di un piccolo paese che sta vivendo una difficile transizione politica e una crisi economia e sociale senza precedenti. Se, invece di trentamila o giù di lì, i migranti verso l’Italia fossero cinquantamila, non cambierebbe nulla. Dalla settima o ottava potenza economica del mondo ci si aspetterebbe ben altra risposta. Soprattutto, dopo che lo stesso Maroni aveva sparato l’incredibile cifra di cinquecentomila. Si ha proprio l’impressione che il piagnisteo sull’Europa che ci abbandona sia una cortina fumogena per giustificare a priori inadempienze, confusione e soprattutto il fallimento di una politica di lungo periodo sull’immigrazione. E tutto questo con una forza politica di maggioranza, la Lega, che spara truci bordate per tener buono il proprio elettorato.
Ma il problema è più grave e profondo. È l’intera classe politica, al governo e anche all’opposizione, che non sa che pesci pigliare. Basti citare un’intervista a Rutelli, in cui l’ex sindaco anti-Rom la mette sui «trafficanti di uomini», come se i responsabili degli sbarchi fossero gli scafisti, e non i conflitti sociali, economici e militari che stanno travagliando Maghreb e Mashrek. Ben pochi ascoltano le voci dei migranti: «vogliamo la libertà», «là non possiamo più vivere»… e poi «in Italia ci trattano come cani» e così via. I nostri politici, bolliti da decenni di fallimenti, non sospettano nemmeno che questi sono esseri umani, i quali, in primo luogo, devono essere riconosciuti come tali e trattati di conseguenza. E quindi ospitati e ascoltati. E provvisti di permessi di soggiorno, circolazione e transito. Solo allora, a partire dai loro bisogni, materiali e civili, ci si può appellare al resto del mondo. Senza però evadere dalle proprie responsabilità. Ripetiamolo: trentamila o cinquantamila migranti sono un problemache qualsiasi paese delle nostre dimensioni deve essere in grado di affrontare.
Ma nulla fa pensare che sia così. Sulla scia di se stesso, ma anche di Pisanu e Amato, Berlusconi non sa fa altro che offrire un po’ di milioni alla Tunisia, mentre da noi si rafforza il filo spinato intorno alle tendopoli e si mandano i poliziotti a cavallo a dar la caccia ai migranti che scappano. Mai come oggi l’abisso che separa la politica italiana dall’umanità è apparso così profondo. E allora ricordiamo che le mance ai dittatori di turno non sono servite a niente. E che con quei soldi, per non parlare delle spese sostenute per tenere in volo i Tornado (senza avere nemmeno il coraggio di dire che partecipano alla guerra), si potrebbe offrire una speranza, una via di scampo, una possibilità a questi ragazzi che fuggono dalla fame e dalla guerra. Ma siamo governati da Bossi e Berlusconi, come forse un giorno da Rutelli e Montezemolo. In attesa di qualcosa di meglio, non possiamo che augurare a quei ragazzi, e agli altri che li seguiranno, di farcela, quale che sia la loro destinazione.
il manifesto 5 aprile 2011
In qualsiasi paese normale, un ministro come Maroni si sarebbe dimesso, dopo l’incredibile spettacolo di Lampedusa, per non parlare di Manduria e altre tendopoli. Ma non è uno spettacolo. Quella a cui stiamo assistendo è una tragedia a cui il nostro governo sta rispondendo con la consueta miscela di brutalità e giochetti diplomatici, con la corsa a Tunisi – dove ieri è stato «respinto» – per imporre il ricatto soldi contro migranti. E ancora, dichiarazioni a vanvera, disorganizzazione e velleitarismi. Lasciare per giorni e giornimigliaia di esseri umani all’addiaccio, senza cibo e servizi igienici, salvo lamentarsi dell’Europa, della Francia o del destino cinico e baro, è inqualificabile.
La Tunisia ha accolto centocinquantamila profughi dalla Libia in modo infinitamente più civile. E parliamo di un piccolo paese che sta vivendo una difficile transizione politica e una crisi economia e sociale senza precedenti. Se, invece di trentamila o giù di lì, i migranti verso l’Italia fossero cinquantamila, non cambierebbe nulla. Dalla settima o ottava potenza economica del mondo ci si aspetterebbe ben altra risposta. Soprattutto, dopo che lo stesso Maroni aveva sparato l’incredibile cifra di cinquecentomila. Si ha proprio l’impressione che il piagnisteo sull’Europa che ci abbandona sia una cortina fumogena per giustificare a priori inadempienze, confusione e soprattutto il fallimento di una politica di lungo periodo sull’immigrazione. E tutto questo con una forza politica di maggioranza, la Lega, che spara truci bordate per tener buono il proprio elettorato.
Ma il problema è più grave e profondo. È l’intera classe politica, al governo e anche all’opposizione, che non sa che pesci pigliare. Basti citare un’intervista a Rutelli, in cui l’ex sindaco anti-Rom la mette sui «trafficanti di uomini», come se i responsabili degli sbarchi fossero gli scafisti, e non i conflitti sociali, economici e militari che stanno travagliando Maghreb e Mashrek. Ben pochi ascoltano le voci dei migranti: «vogliamo la libertà», «là non possiamo più vivere»… e poi «in Italia ci trattano come cani» e così via. I nostri politici, bolliti da decenni di fallimenti, non sospettano nemmeno che questi sono esseri umani, i quali, in primo luogo, devono essere riconosciuti come tali e trattati di conseguenza. E quindi ospitati e ascoltati. E provvisti di permessi di soggiorno, circolazione e transito. Solo allora, a partire dai loro bisogni, materiali e civili, ci si può appellare al resto del mondo. Senza però evadere dalle proprie responsabilità. Ripetiamolo: trentamila o cinquantamila migranti sono un problemache qualsiasi paese delle nostre dimensioni deve essere in grado di affrontare.
Ma nulla fa pensare che sia così. Sulla scia di se stesso, ma anche di Pisanu e Amato, Berlusconi non sa fa altro che offrire un po’ di milioni alla Tunisia, mentre da noi si rafforza il filo spinato intorno alle tendopoli e si mandano i poliziotti a cavallo a dar la caccia ai migranti che scappano. Mai come oggi l’abisso che separa la politica italiana dall’umanità è apparso così profondo. E allora ricordiamo che le mance ai dittatori di turno non sono servite a niente. E che con quei soldi, per non parlare delle spese sostenute per tenere in volo i Tornado (senza avere nemmeno il coraggio di dire che partecipano alla guerra), si potrebbe offrire una speranza, una via di scampo, una possibilità a questi ragazzi che fuggono dalla fame e dalla guerra. Ma siamo governati da Bossi e Berlusconi, come forse un giorno da Rutelli e Montezemolo. In attesa di qualcosa di meglio, non possiamo che augurare a quei ragazzi, e agli altri che li seguiranno, di farcela, quale che sia la loro destinazione.
il manifesto 5 aprile 2011
Iscriviti a:
Commenti (Atom)






