venerdì 15 aprile 2011

italia lavoro licenzia i suoi lavoratori,compresa una donna al sesto mese di gravidanza

Italia lavoro, agenzia tecnica del ministero, lascia a casa i collaboratori a progetto. C'è anche donna di 36 anni che sta per diventare mamma. Lei: "Come si può ancora parlare in Italia di tutela della famiglia?". Il Nidil Cgil scrive ai ministri

"Italia Lavoro licenzia i suoi collaboratori, compresa una lavoratrice al sesto mese di gravidanza". È quanto denuncia il Nidil, sindacato Cgil dei lavoratori atipici. A rendere ancora più particolare la notizia, però, c'è il fatto che questa decisione riguarda i collaboratori a progetto di 'Italia Lavoro', l'agenzia strumentale del ministero del Lavoro "per la promozione e la gestione di azioni nel campo delle politiche del lavoro, dell'occupazione e dell'inclusione sociale". Ebbene, secondo la denuncia del Nidil, molti collaboratori a progetto si sono visti recapitare lettere di rescissione unilaterale del rapporto di lavoro.
C'è di più. Le rescissioni sono state inviate a seguito dell’invio, da parte dei lavoratori, delle comunicazioni per interrompere i termini dei loro diritti di impugnazione, come previsto dal collegato lavoro. Il sindacato considera l’invio di queste lettere di rescissione unilaterale "un atto ingiusto e lesivo di diritti fondamentali, non sussistendo motivazioni legate alla qualità delle prestazioni lavorative fornite o al mancato raggiungimento degli obiettivi assegnati".
Prosegue la nota: "Fra i destinatari vi è addirittura una collaboratrice al sesto mese di gravidanza. L’agenzia, con questo atto, ha scelto dunque di contraddire i suoi stessi compiti istituzionali, arrivando a colpirla in un momento particolare della sua vita in cui sono dovute invece maggiore attenzione e tutela". Il sindacato ha inviato una lettera al ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, dell’Economia Giulio Tremonti (azionista unico dell’agenzia) e alla titolare delle Pari opportunità, Mara Carfagna, chiedendo di fare tutto il necessario per far ritirare i provvedimenti all’azienda.
"Mi chiedo dove sono finiti i diritti e il rispetto dovuto alle donne lavoratrici. Mi domando come si possa ancora parlare in Italia di tutela della famiglia", scrive K.S., la donna che ha subito il licenziamento: "Ho 36 anni, sono laureata, ho un master e ho conseguito un dottorato di ricerca, ho perfezionato la conoscenza dell'inglese vivendo all’estero e ho sempre lavorato con impegno e dedizione. Tuttavia la mia condizione oggi è ancora quella di una precaria senza tutele e senza diritti. Una donna che sebbene viva in una condizione di perenne incertezza decide di formare una famiglia".

Nessun commento: