Nella Striscia Vittorio Arrigoni era arrivato la prima volta come rappresentante dell’International solidarity movement, a bordo di uno dei due battelli del Gaza Freedom Movement che violando, con successo, il blocco navale israeliano di Gaza, ha aperto la strada alla nascita due anni dopo della Freedom Flotilla. Diventammo amici in quei giorni. Per il suo look da lupo di mare – berretto, pipa e tatuaggi – lo ribattezzai «Capitan Findus». A lui piaceva quel nomignolo che qualche settimana dopo divenne purtroppo azzeccato, vista la fuga a nuoto che Vittorio tentò (invano) quando venne bloccato in mare da commando israeliani giunti a fermare le barche dei pescatori palestinesi. Venne incarcerato in Israele e rispedito in Italia ma lui, dopo qualche settimana, si imbarcò su di un altro battello della GFM e ritornò a Gaza. Fu una decisione davvero importante, forse perché era consapevole di ciò che stava maturando sul terreno. Il 27 dicembre 2008 si ritrovò ad essere l’unico italiano e uno dei pochi stranieri presenti nella Striscia di Gaza durante la devastante offensiva militare israeliana «Piombo fuso». I suoi racconti pubblicati dal manifesto, chiusi immancabilmente dalle parole «Restiamo umani», rappresentano una delle testimonianze più lucide e coinvolgenti di quanto accadde in quei giorni d’inferno in cui Gaza, peraltro, era chiusa alla stampa internazionale. Con il manifesto poi Vittorio ebbe qualche incomprensione ma non aveva esitato un minuto, lo scorso dicembre, a rivolgere in Facebook e Youtube un appello ai tanti che lo seguono – e sono molte migliaia, non solo in Italia in sostegno della sopravvivenza del nostro giornale.
A Gaza Vittorio Arrigoni era tornato, senza più lasciarla, poco più di un anno fa, passando dall’Egitto, per dedicarsi alla tutela delle migliaia di contadini palestinesi ai quali Israele non permette l’ingresso nei campi coltivati situati in quell’ampia «zona cuscinetto» costituita unilateralmente all’interno della Striscia. Era impegnato anche a scrivere il suo nuovo libro. Ma Gaza è un territorio dove troppi attori, spesso solo burattini manovrati da qualcuno, cercano un ruolo da protagonisti. Tra questi ci sono i salafiti della sedicente «Brigata Mohammed Bin Moslama», ai quali non interessa nulla di Gaza e dei palestinesi e ancora meno dei loro amici. Vedono nemici ovunque, tranne quelli veri. Ieri questi presunti salafiti hanno sequestrato Vittorio per ottenere dal primo ministro di Hamas, Ismail Haniyeh, la scarcerazione dello sceicco al-Saidani, noto anche come Abu Walid al-Maqdisi, leader di Al-Tawhid Wal-Jihad, una formazione qaedista. Al-Maqdisi è stato arrestato poco più di un mese fa dai servizi di sicurezza di Hamas che da due anni sono impegnati contro le cellule salafite che agiscono soprattutto nella zona di Rafah (dove meno di due anni fa hanno persino proclamato un emirato islamico. Hamas reagì facendo una strage). Vittorio Arrigoni non merita di essere usato come merce di scambio, lui che ha sempre creduto nella dignità di ogni persona, ovunque nel mondo, a cominciare dai palestinesi. Ai suoi rapitori possiamo solo rivolgere la sua perenne esortazione: «Restiamo umani».
2 commenti:
ho letto l'articolo però non mi tornano un po' di cose spero che lei possa farmi chiarezza. (ovvio rimanendo anche nell' ipotetico)
1. perchè è stato scelto come mezzo di diffusione youtube e non al jazeera (negli anni tutti i video dei sequestri sono stati passati dall'emittente araba)soprattutto in una zona come gaza in cui internet è quasi impossibile da trovare.
2. il video:
non mi convincono diverse cose come ad esempio la musica (che di solito è registrata in presa diretta e in questo caso è aggiunta con un programma video) i sequestratori non si vedono e non parlano, optano per delle scritte che scorrono (anche questo è atipico)
3. il dubbio maggiore.
Perchè è stato ucciso subito dopo il video e non sono stati rispettati i tempi dell'ultimatum. cosa sarebbe successo se hamas avesse deciso di liberare il prigioniero? loro non avrebbero avuto più la contropartita dello scambio no?
se ci si pensa per come vanno spesso le cose da quelle parti il prigioniero di hamas dopo l'uccisione dell'ostaggio potrebbe essere ucciso a sua volta (2 piccioni con una fava?).
caro anonimo effetivamente le cose che non tornano sono parecchie...i punti che tu tocchi sono strani ed e vero...in questo momento sis tanno facendo molte ipotesi , ma spero che solo un indagine seria e scrupolosa possa far luce su questo caso veramente strano...la sensazione e che vogliono far passare i palestinesi come dei criminali incalliti, cosa che il povero viki non pensava assolutamente,e che anzi voleva dimostrare il contrario,dai palestinesi era ben visto ed amato...lui era amico dei palestinesi...quindi ora te lascio io una domanda..possono essere stati i palestinesi?
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