giovedì 30 giugno 2011

Che Guevara...alcune frasi di un mito

FISCHIA IL VENTO....

PRIMO MORTO DELL’OPERAZIONE “TALPA” BLINDATO DEI CC INVESTE PENSIONATA


Ieri pomeriggio 29 giugno un mezzo blindato antisommossa dei Carabinieri diretto a Chiomonte  ha investito e ucciso una pensionata a Venaria, Anna Reccia e aveva 65 anni. Ci sentiamo di sottolineare da queste pagine quanto accaduto. E’ un’operazione militare a tutti gli effetti per la quantità di  numeri e mazzi impiegata e nelle operazioni militari si sa ci stanno anche i morti. Dalle prime notizie l’autista dichiara di essersi fermato a fare rifornimento e poi essere ripartito per fermarsi dopo decine di metri al semaforo. Solo lì dice di essersi accorto di un corpo accasciato a terra dagli specchi retrovisori. Questi mezzi corazzati usati a Chiomonte sono mezzi da guerra dati in mano a dei criminali. Come a Genova ancora una volta l’arroganza e la guerra uccidono sotto gli pneumatici dei mezzi dei carabinieri. Fino a quando ancora? Questa morte è responsabilità della lobby si tav.
Il media mainstream dirà che questa è una forzatura strumentale dei notav.  Non è così! In questi giorni decine e decine di mezzi incolonnati fanno su e giù per la valle.  La realizzazione dell’opera prevede centinaia di tir – oltre ai mezzi delle forze dell’ordine – ch efaanno su e giù per decenni… Perché i giornali non scrivono che il mezzo che ha investito l’anziana signora era diretto al cntiere della MAddalena? Quando diciamo che il Tav è un’opera dannosa, nociva,necrogena intendiamo proprio questo: un costo sociale, umano e ambientale senza misura con i presunti “vantaggi”. Alla famiglia il nostro pensiero…

La Ma-Vib licenzia solo donne: «Staranno a casa con i figli»

«Licenziamo le donne così possono stare a casa a curare i bambini, e poi quello che portano casa è il secondo stipendio...». Anno domini 2011 dopo Cristo, profondo nord. 

Siamo a Inzago, comune in provincia di Milano sulla strada che porta a Bergamo: qui galleggia tra crisi e ripresa la Ma-Vib, piccola azienda che produce motori elettrici per impianti di condizionamento, con 30 dipendenti, 18 donne e 12 uomini. 

Oggi scioperano, presidiano e decidono il da farsi, dopo le ultime prese di posizione di una proprietà ineffabile, uscita fresca fresca dall’italietta paternalistica degli anni Cinquanta e mai approdata al XXI secolo. Qualche calo produttivo, e la cassa integrazione inizia già quattro anni fa a corrente alternata, poi negli ultimi mesi si fa più massiccia (e senza anticipi), con una media di incidenza di 2-3 settimane al mese. 

Ma il punto è un altro: i dipendenti messi in cig sono solo donne, con l’eccezione di un uomo che sembra davvero confermare la regola. 

La motivazione, così come informano i sindacati, è grottesca: «Ci hanno spiegato che “le donne possono stare a casa a curare i bambini e che comunque il loro è il secondo stipendio” - dice Fabio Mangiafico della Fiom Cgil di Milano, che segue l’azienda manifatturiera - È purtroppo vero che la discriminazione nei confronti delle donne è una costante nei luoghi di lavoro, ma fatta in un modo così becero è un caso più unico che raro». 

L’incontro di ieri con i vertici aziendali ha fatto precipitare la situazione: ai sindacati che proponevano il contratto di solidarietà (si lavora meno, a stipendio ridotto ma senza licenziamenti), l’azienda ha opposto l’idea di aprire la procedura di mobilità (leggi, licenziare) una decina di dipendenti a partire da settembre, nonostante la prima opzione alleggerirebbe i conti esattamente come la seconda. 

Si tratterebbe, va da sè, delle stesse persone già colpite dalla cassa integrazione, ovvero praticamente solo donne. Anna (nome di fantasia, perchè la paura di rappresaglie è diffusa) lavora alla Ma-Vib da parecchi anni, di figli non ne ha (e non è l’unica), lo stipendio le serve eccome: «Il privato dei dipendenti è privato e a loro non deve interessare - dice - In azienda gli uomini sono un po’ protetti, la proprietà li vede come capifamiglia, e noi finora abbiamo subito la situazione, ma non intendiamo continuare a stare lì a guardare». 

Alla Ma-Vib in età di prepensionamento non c’è nessuno, e comunque i sindacati parlano di una situazione finanziaria e imprenditoriale con qualche difficoltà, qualche calo produttivo, ma senza i problemi drammatici che in questi anni di crisi molte altre aziende hanno invece dovuto fronteggiare. 

Le donne licenziande, tra i 30 e i 40 anni, sarebbero peraltro tutte operaie che montano i motori, quindi anche la strategia imprenditoriale resta oscura. «Se l’azienda dovesse insistere con i licenziamenti - riprende Mangiafico - è chiaro che non sarebbe difficile dimostrarne in sede legale il comportamento discriminatorio, ma intanto i tempi si allungherebbero, e molte dipendenti rimarrebbero fuori dalla fabbrica».

martedì 28 giugno 2011

Passo indietro per Fiom, sconfitta sui referendum


All'interno della Cgil a rimanere scontenta oltre alla minoranza La Cgil che vogliamo, è infatti la Fiom che si era subito dichiarata contraria all'accordo che riduceva il livello di rappresentanza: se ci sono le Rsu che decidono non si chiederà il parere dei lavoratori sui contratti e laddove non ci sono invece le Rsu, saranno le Rsa (nominate solo dai sindacati firmatari dell'accordo) a organizzare i referendum e con il 50% più uno dei voti renderanno valido l'accordo.
Un passo indietro quindi per la Fiom che ha sottolineato come prima ogni decisione fosse convalidata da un referendum.
«DEMOCRAZIA DELEGATA». Secondo i metalmeccanici con questo accordo invece verrebbe meno quella esigenza di democrazia diretta di cui la Fiom si è fatta portatrice e che ha trovato, dopo le elezioni amministrative e i referendum, un consenso sempre maggiore da parte dei cittadini.
A essere privilegiata sarebbe solo la cosiddetta «democrazia delegata». «Ma visto che gli accordi sindacali sono di per sé un compromesso, questo è il prezzo che tutti dovranno pagare», hanno commentato alla Cgil, dove durante il direttivo riunito il 27 giugno da Camusso per chiedere il mandato a proseguire la trattativa, e in caso siglare l'accordo, è apparsa chiara la volontà di procedere.

Contratti, siglato l'accordo unitario tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil


ROMA - Confindustria e sindacati dopo sei ore di trattativa
hanno firmato l'accordo su contratti e rappresentanza sindacale.
 A siglare l'intesa il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia e
 i leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
 L'accordo
«rende più forti ed esigibili i contratti aziendali», ha detto Emma Marcegaglia,
 sottolineando la possibilità di «adattare le norme definite dal contratto nazionale»
a livello aziendale. L'accordo unitario «chiude una stagione di separatezza tra di noi»,
 ha aggiunto il presidente di Confindustria, dicendosi «molto soddisfatta per il passo
 avanti significativo» che è stato compiuto. «C'è la volontà di andare avanti insieme.
 Le parti sociali hanno dato dimostrazione di responsabilità, di serietà».

L'accordo «non sostituisce l'altro, quello del 2009», che non fu firmato
 dalla Cgil,
 ha detto ancora Emma Marcegaglia, spiegando che «questo accordo ragiona
su altri temi,
 come la rappresentanza e l'efficacia erga omnes dei contratti aziendali».

L'accordo non è retroattivo rispetto ai contratti già firmati,
ha detto Susanna
Camusso, rispondendo «no» ad una domanda in tal senso. Il direttivo
di Corso d'Italia,
 ha aggiunto, «parlerà e discuterà» dell'intesa.

«È un accordo che estende a tutti i lavoratori il modello Fiat, è un 
cedimento
 gravissimo
 della Cgil che contrasteremo in Cgil, nelle fabbriche e nel Paese», commenta
 Giorgio Cremaschi della Fiom. L'accordo «va nella direzione delle istanze Fiat -
 ha risposto Emma Marcegaglia a chi le chiedeva se l'accordo andrà bene anche
 al Lingotto - Parleremo con Fiat. L'accordo va nella logica di rendere più esigibili
 e certi i contratti aziendali».

Le parti hanno lavorato in «un clima disteso» su un documento articolato
 in 9 punti: dalle nuove regole per la rappresentanza sindacale, alle garanzie di
efficacia per gli accordi contrattuali firmati dalla maggioranza dei rappresentanti
dei lavoratori, ad una sostanziale possibilità di deroghe a livello aziendale
 (termine che comunque non compare esplicitamente nel testo della bozza),
 al quadro dei contratti nazionali.

Il grazie di Tremonti. «Grazie a Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna
Camusso ed Emma Marcegaglia. Grazie per quello che hanno fatto oggi
 nell'interesse del nostro Paese». Così in una dichiarazione il ministro del
Tesoro commenta l'accordo.
Martedì 28 Giugno 2011 - 21:43    Ultimo aggiornamento: 23:28

Protesta dei No Tav arriva a Roma: bloccata via del Corso, fumogeno verde

Corteo di solidarietà di attivisti del Popolo Viola, Rifondazione e Sel contro l'Alta velocità nella Val di Susa: chiediamo mobilitazione nazionale
Uno degli striscioni (foto Mario Proto)
Uno degli striscioni (foto Mario Proto)
ROMA - E la protesta anti-Tav arriva anche a Roma. Lunedì pomeriggio una cinquantina di persone aderenti ai movimenti del Popolo Viola, di Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà e Cobas, hanno sfilato per via del Corso urlando slogan contro l'Alta Velocità in Val di Susa portando due striscioni con le scritte: «No allo stupro della Val di Susa», e «Chi tocca la Val di Susa tocca tutti e tutte noi!». Via del Corso è rimasta chiusa per un'ora circa e poi riaperta al traffico intorno alle 18.
FUMOGENO VERDE - I manifestanti sono arrivati in via Sant'Andrea delle Fratte e hanno lanciato un fumogeno verde contro la sede del Pd già protetta da blindati delle forze dell'ordine, gridando «Fassino boia». I manifestanti, un centinaio, hanno poi proseguito il loro corteo non autorizzato per le vie del centro di Roma e annunciando «dei blitz».
SIT-IN PALAZZO CHIGI - Poco prima, gli attivisti avevano organizzato un sit-in di solidarietà davanti Palazzo Chigi per i manifestanti coinvolti negli scontri di lunedì mattina in Val di Susa. «Chiediamo che la voce dei cittadini sia ascoltata e diciamo all'opposizione di rivolgere in Parlamento delle interrogazioni ai ministri Matteoli e Maroni sugli scontri di oggi», ha detto uno dei manifestanti. I partecipanti al presidio assicurano che la protesta contro un «governo morente e una repressione selvaggia continuerà». «Chiediamo a tutta l'opposizione di sollecitare una mobilitazione nazionale».
IN CORTEO NEL CENTRO - Il corteo è transitato da Piazza Santi Apostoli, si è fermato per qualche minuto in via dell'Umiltà, sede del Pdl. I manifestanti hanno gridato slogan contro il premier. Poco dopo, si sono spostati verso Fontana di Trevi e hanno raggiunto anche la sede del Pd che si trova a poche centinaia di metri. Uno dei cartello esposti nel corteo recitava: 'Pd=Pdl=Affaristi di m...».
Redazione online

SOLIDARIETA' AI COMPAGNI DELLA VAL SUSA!!!!!!!!!!!!

lunedì 27 giugno 2011

Tav/ Rizzo (No Tav): contro di noi una operazione criminale

Bussoleno (Torino), 27 giu. (TMNews) - Promettono battaglia da qui a sabato i No Tav, che nel corso di una conferenza stampa a Bussoleno hanno fatto capire che il blitz di questa mattina all'alba alla Maddalena non li ha per nulla convinti a desistere dalle loro azioni di protesta contro la'apertura dei cantieri a Chiomonte. "Il blitz delle forze dell'ordine e' stata un'operazione criminale, mentre noi abbiamo resistito in modo intelligente e calibrato alla storia del nostro movimento". Così ricostruisce i fatti di questa mattina fatta uno dei leader di Askatasuna, il centro sociale torinese che da sempre sostiene i No Tav. "Contro di noi - ha detto in una conferenza stampa - hanno tirato un numero spropositato di lacrimogeni e solo il nostro buon senso ha evitato che la situazione degenerasse". Un altro esponente No Tav, Maurizio Piccione, ha accusato le forze dell'ordine di essere andate contro inermi. "C'erano nonne che stavano soffocando, sotto i lacrimogeni". Per Federico Bellono, segretario provinciale della Fiom, "il movimento No Tav e' popolare, non estremistico ne' integralista; con tutti i suoi limiti e le sue peculiarita' - ha concluso - e' un movimento democratico". "Questa sera ci troveremo in Assemblea - gli fa eco Rizzo - che e' il cuore e la testa del movimento" e in quella sede verranno decise le prossime mosse del movimento che si oppone alla costruzione della Torino-Lione. I prossimi step avranno un unico obiettivo: "Disturbare il più' possibile i lavori". La fiaccolata che c'e' stata ieri a Chiomonte, verra' ripetuta mercoledì' sera a Susa. E gli organizzatori assicurano che sara' ancora piu' partecipata.

domenica 26 giugno 2011

VAURO: LETTERA AD UN AMMIRAGLIO ISRAELIANO

Passare dalle parole ai fatti.

Dopo il voto alle amministrative e sui referendum, tutti i cittadini si aspettano una sola cosa: la fine del berlusconismo. Il messaggio è stato chiarissimo. Ma la fine del berlusconismo non è un atteggiamento modaiolo, bensì una necessità sociale, economica, vista la totale incapacità di dare risposte a qualsiasi livello. Allora quelle che erano le Leggi strategiche della destra sono state spazzate via dai cittadini con i referendum. Il dibattito, allora, dovrebbe essere, nel centrosinistra, dopo il riconoscimento a chi i referendum ha promosso, cioè ai comitati, per l'acqua, ma anche a Di Pietro per nucleare e legittimo impedimento, l'elaborazione e l'approfondimento di linee politiche e programmatiche coerenti con il volere popolare. Si assiste, invece, a strane e stancanti discussioni sulla scelta del leader: ma non si è capito che i cittadini hanno capito che la buona politica si fa senza capi? Lo stesso Di Pietro che dice che lui non è nè di destra nè di sinistra, fino ad oggi ha usato solo ragionamenti di sinistra, come la piattaforma Fiom sul lavoro e le politiche sociali, energetiche e ambientali, proprie della sinistra. Allora il Partito dei Comunisti Italiani e la Federazione della Sinistra, raccolgono pienamente il messaggio che il popolo ha dato: cambiare, a favore di politiche giuste, basta con i licenziamenti di massa, basta con la chiusura di ospedali. Si parli di questo e non dei balletti. Al popolo che sia Bersani, Vendola, Di Pietro a fare il primo ministro non interessa un bel fico secco. Perchè non interessa la politica del capo, ma vuole la buona politica. E oggi il centrosinistra vero è chiamato a dare queste risposte.
Orlando Cervoni Seg. Prov.le PdCI Federazione della Sinistra  Frosinone

10 LAZY CAT - BREAK AND RAP (EXTENDED VERSION) (FROM ''NE.RA.FE. (new, ...

Freedom Flotilla 2, tra cavilli e minacce


Freedom Flotilla 2,
tra cavilli e minacce

25 giugno 2011
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Video - l’assalto israeliano a Flotilla 1

Genova - La Freedom Flotilla riparte da Atene, destinazione Gaza. Forse. L’opposizione alla missione umanitaria per i palestinesi, a cui parteciperanno molti attivisti italiani, inclusi giornalisti e intellettuali sembra trasversale sull’asse del Mediterraneo orientale: e anche la Grecia, che dovrebbe - dal porto ateniese del Pireo - vedere la partenza della missione, mette i bastoni tra le ruote. La paura è che il generale disinteresse, quando non condanna, che i paesi occidentali - Italia inclusa - riservano per l’operazione possa in maggior ragione legittimare le minacce del governo di Israele, che l’anno scorso intervenne sulla Flotilla con una incursione militare, provocando nove morti.
Il video del blitz israeliano
Una notizia positiva, per gli attivisti, arriva dalla Francia dove una imbarcazione ha lasciato senza problemi il porto di Marsiglia. Il governo transalpino sembra tra i pochi a non voler prendere posizione sulla Flotilla, mentre il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini ha espresso le proprie perplessità all’iniziativa. Di più ha fatto Hillary Clinton, segretario degli Esteri del governo Obama, che ha minacciato: «cittadini americani che dovessero partecipare alla missione potrebbero essere detenuti al ritorno in patria».
Ma più di tutto, conta la Grecia: la Flotilla conta una dozzina di imbarcazioni che devono portare a Gaza anche materiali di costruzione, sanitari, alimentari, e sembra che l’autorità portuale greca - già in crisi per l’ondata di scioperi delle ultime settimane - stia ponendo in essere un gran numero di problemi burocratici e doganali per ritardare la partenza, annunciata per lunedì.
Obiettivo principale della missione, che è anche pubblicizzata su Facebook, lottare contro la «situazione insostenibile inflitta al popolo palestinese». «Porteremo lettere d’amore e solidarietà alla gente di Gaza. Se i militari israeliani ci attaccheranno, sarà come se avessero attaccato un postino», dice Alice Walker, premio Pulitzer per la narrativa per il romanzo “Il colore viola”, tra i partecipanti. A 67 anni, dopo «una vita lunga e fruttuosa, mi sembra buono raccogliere i frutti di ciò abbiamo compreso essere importante, e condividerli, specialmente con i più giovani», scrive la Walker.
Le fa eco Henning Mankell, scrittore svedese di romanzi polizieschi e padre letterario del famoso commissario Kurt Wallander, che ha annunciato la sua adesione alla spedizione internazionale. «È un buono strumento» per cercare di cambiare lo status quo, «per tentare di favorire una situazione che permetterà ai palestinesi di non essere trattati come cittadini di seconda zona nel loro stesso Paese», ha spiegato lo scrittore che già l’anno scorso aderì alla spedizione. E «non vedo alcuna ragione di fermarmi finché il blocco non sarà cessato», ha ribadito Mankell. Sulla possibilità di essere intercettati da Israele, non si fa illusioni. «Ma spero che ci tratteranno in maniera diversa rispetto allo scorso anno», ha affermato, ricordando che la Flotilla 1 «non può essere considerata un successo visto che sono state uccise delle persone, ma ha avuto un impatto enorme».
Tra i passeggeri della Flotilla 2, il disegnatore Vauro Senesi, che ha scritto una ironica lettera all’ammiraglio israeliano che prepara l’incursione sulle navi umanitarie, e diversi giornalisti italiani, tra cui Giorgio Rinaldi, già caporedattore e inviato del Secolo Xix.