martedì 14 giugno 2011

Tre ex segretari della Cgil «Più potere ai sindacati»


Diritti, democrazia e lavoro, nonostante la crisi economica e la globalizzazione, non possono essere disgiunti. O contrabbandati. In tempi di crisi c’è bisogno di più sindacato, che in un mondo in cui i capitali si muovono più rapidamente del lavoro, sappia svolgere un ruolo di mediazione sociale e sia portatore di una rappresentanza non corporativa del lavoro. Dalla tavola rotonda, cuore del convegno “150anni al lavoro, rappresentanza sociale e contrattazione collettiva nella costruzione dell’ Unità nazionale e della democrazia”, organizzato ieri dalla Cgil di Reggio al Centro internazionale Loris Malaguzzi, per legare assieme i 150 dell’ Unità e i 110 della fondazione della Camera del Lavoro, è emersa la necessità di un sindacato che sappia rinnovarsi, mantenendo fermi l’obiettivo del progresso sociale e della democrazia. Un sindacato che chieda alla politica di fare la propria parte, ad iniziare dalla approvazione di una legge che regoli e riconosca il diritto alla rappresentanza dei lavoratori e che oggi manca.
L’appuntamento di ieri, che ha riunito e messo confronto tre ex segretari come Antonio Pizzinato, Sergio Cofferati e Guglielmo Epifani, (che hanno guidato la confederazione in stagioni tra loro molto diverse), ha fatto emergere un’analisi comune sulle nuove sfide che attendono il sindacato. Che, ha detto il segretario provinciale Mirto Bassoli nella sua introduzione, vedono oggi nel mirino di Governo e Confindustria la revoca del Protocollo Ciampi del 1993, il superamento dello Statuto dei diritti dei lavoratori e l’ipotesi di una serie di decreti per legittimare l’operato della Fiat a Pomigliano e a Mirafiori.
Per Guglielmo Epifani, che ha guidato la Cgil fino a pochi mesi fa, «la crisi economica ha dimostrato che i lavoratori chiedono sempre più sindacato», per aggiungere poi «che oggi il ruolo del sindacato si è fatto sempre più difficile, con la finanza mondiale che non ha corretto gli errori che sono alla base della crisi in cui siamo precipitati».
«Occorre un sindacato – ha detto Sergio Cofferati – che sappia leggere i cambiamenti legati al superamento del modello classico “fordista”, perché oggi il mondo produttivo è sempre più fatto di piccole medie imprese e di precari con sempre meno diritti». Per poi sottolineare che ci deve essere un autonomia tra rappresentanza politica e sociale. «Così come occorre una legge sulla rappresentanza che certifichi bilanci ed iscritti di ogni sindacato, che assicuri ai lavoratori il diritto di esprimersi sul contratto di lavoro che li riguarda».
«Oggi _ ha concluso Antonio Pizzinato che ha guidato la Cgil dal 1986 al 1988 _ il lavoratore di fronte alla globalizzazione è sempre più solo e occorre che vengano riscritte le regole condivise».
Roberto Fontanili
13 giugno 2011

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